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Contratti di Produzione (o anche detti “production contracts”) fissano le condizioni dello
scambio (quantità e qualità del prodotto), dei prezzi, dei tempi di consegna, delle tecniche
produttive (ossia un controllo sulle decisioni imprenditoriali per l’utilizzo di tecniche o fattori
particolari). A loro volta nei contratti di produzione si distinguono due sottocategorie:
a. Production Management Contract in cui il contratto oltre agli elementi di mercato
(qualità e quantità di prodotto, tempi di consegna e prezzo) contiene anche
specifiche riguardanti le tecniche produttive da impiegare (tempi e modalità di
semina, trattamenti antiparassitari, modalità di raccolta e condizionamento).
b. Resources-Providing Contract il contratto prevede ulteriori specifiche riguardo alla
fornitura da parte dell’acquirente (che diviene fornitore del prodotto agricolo) e
all’impiego di determinati input (sementi, antiparassitari, concimazioni, mangimi,
zoofarmaci…) e di disporre una assistenza tecnica. In conclusione l’impresa
integrante (industria) si incarica di fornire fattori di produzione e indicazioni sulle
tecniche colturali all’impresa agricola.
Entrambe queste due tipologie racchiudono le caratteristiche sia dei contatti di mercato,
sia dei contratti di produzione; in questo caso si ha un maggior ruolo dell’acquiente.
Analizzando le principali forme di contratto a partire da quelli con minore intensità di legame tra le
parti stipulanti, si ha:
Forma di Controllo di Produzione Pagamento del Produttore
Governo
Mercato Spot Il produttore agricolo ha un Il produttore agricolo riceve il prezzo
controllo autonomo sulle risorse e negoziato al tempo della vendita,
sulle decisioni di produzione nella appena prima della consegna (in linea
impresa agricola. di massima si considera come il prezzo
di mercato).
Contratti di Il produttore agricolo esercita un Il produttore agricolo riceve un prezzo
Mercato controllo autonomo sulle risorse e per la produzione agricola, negoziato
sulle tecniche di produzione; la prima o durante la produzione del bene
produzione, il prezzo e i tempi di agricolo.
consegna sono determinati dal
contratto.
Contratti di Il contraente esercita un controllo Il produttore agricolo viene retribuito
Produzione sulle decisioni di produzioni e sul con un salario per i servizi agricoli
controllo della stessa impresa offerti nella produzione del bene.
agricola; il contratto indica inoltre
la produzione e il tempo di
consegna.
Integrazione Una singola azienda controlla le Il produttore agricolo ricopre la
Verticale risorse e le decisioni produttive funzione di un manager, compensato
nelle fasi di processo e in quelle per le proprie competenze e il proprio
adiacenti l’agricoltura. tempo.
In una impresa agricola i vantaggi apportati dai contratti sono i seguenti:
Riduzione del rischio commerciale derivato dalla certezza del prezzo e del suo
collocamento sul mercato, in taluni casi anche con garanzie pluriennali. In questo caso si
ha una maggiore specializzazione del prodotto, un aumento delle rese e infine la possibilità
di attuare investimenti nel medio-lungo termine.
Accesso a risorse altrimenti non disponibili ossia l’informazione e la conoscenza derivate
dalla assistenza tecnica e dalle innovazioni tecnologiche.
Riduzione dei problemi di finanziamento
Tuttavia la stipulazione di contratti porta anche dei svantaggi, tra cui:
Parziale perdita di autonomia
Impossibilità di beneficiare degli andamenti di mercato
Nel caso dell’acquirente i vantaggi derivati dalla stipulazione di un contratto sono:
Maggiore sicurezza nell’approvvigionamento della materia prima, con conseguente
miglioramento della programmabilità della produzione e dell’utilizzo degli impianti aziendali.
Quantificazione preventiva del prezzo in quanto ciò favorisce una maggiore gestione
finanziaria con un migliore calcolo della economicità.
Possibilità di controllo della quantità di approvvigionamenti e della qualità della materia
prima.
Gli svantaggi sono:
Costi di controllo per controllare l’osservanza del contratto.
Impossibilità di beneficiare di andamenti favorevoli di mercato.
Costi amministrativi i quali aumentano per sostenere l’attività di redazione e di stipulazione
dei contratti. Cooperative Agroalimentari
Le cooperative agroalimentari sono strutture in cui i soci sono imprenditori agroalimentari che si
associano per portare a compimento una politica comune; uno dei casi maggiormente diffusi è
quello della cooperativa di commercializzazione, produzione e trasformazione dei prodotti.
Solitamente si attua una integrazione a valle, ossia ci si unisce per produrre un determinato
prodotto dalla materia prima (vinificazione del vino, caseificazione del formaggio, spremitura delle
olive…); tuttavia esistono anche cooperative con forme di integrazione a monte, per cui i diversi
produttori si uniscono per acquistare in modo congiunto gli input.
Impresa cooperativa: il concetto aziendalista
Le questioni che differenziano una cooperativa da altre tipologie di imprese sono: la distribuzione
del surplus e la distribuzione del rischio.
Una impresa può essere considerata come un centro di interesse, in cui converge l’interesse di
diversi soggetti, tra cui:
• Fornitori i quali in cambio di una remunerazione in denaro forniscono la materia prima
all’impresa.
• Investitori forniscono investimenti in cambio di un interesse, questi investimenti
contribuiscono a fondare il capitale di impresa.
• Lavoratori i quali in cambio di un salario offrono la propria manodopera.
• Stato il quale attraverso il pagamento delle imposte, fornisce servizi, infrastrutture e regole.
• Consumatori essi acquistano il prodotto finale presente sul mercato.
Tutte queste componenti convergono in una impresa, dove uno di questi protagonisti assume il
ruolo di imprenditore che regola gli interessi di tutte le componenti; il gruppo imprenditoriale si
assume il rischio di impresa.
Solitamente in una cooperativa il ruolo di imprenditore viene svolto dai produttori.
In una cooperativa il computo spettante al contadino si attribuisce alla chiusura di bilancio. La
differenza tra i ricavi e i costi, a meno di quelli destinati alla materia prima, costituiscono i dividendi
che si dividono tra i soci in base al contributo apportato da ognuno. Il profitto corrisponde alla
remunerazione per il rischio assunto.
Impresa cooperativa: il concetto mutualistico
La gestione dei servizi senza fini di lucro permette di distinguere una impresa di servizio da una
impresa di profitto. Dunque premesso ciò, una cooperativa può considerarsi come una erogatrice
di servizi, i cui servizi saranno caricati sul prezzo finale del prodotto; questi servizi sono in grado di
soddisfare le esigenze dei soci.
Il concetto mutualistico di cooperativa ne rappresenta la natura come erogatrice di servizi, in grado
di sodisfare le esigenze dei propri soci; solitamente essa non possiede potere decisionale
senonché quello di individuare il momento migliore di collocamento della produzione sul mercato.
Impresa cooperativa: il concetto intermedio
Una impresa possiede sempre due differenti componenti: un principale che possiede esigenze,
che devono essere svolte; un agente che si incarica dello svolgimento di queste esigenze.
Dunque applicando questo modello a una cooperativa si ha che il socio rappresenta le esigenze,
mentre la cooperativa rappresenta l’agenzia che si incarica di soddisfare le diverse esigenze del
socio; ad esempio nel caso della cooperativa “Conserve Italia” essa possiede un piano di
commercializzazione e di produzione, in base al quale richiede un prodotto in determinate quantità
e qualità, stipulando contratti interni con i soci che ricoprono così il ruolo di agenti.
Secondo l’ICA (International Co-operative Alliance) l’identità cooperativa è:
<<una cooperativa è una associazione autonoma di persone unite volontariamente per dare una
risposta ai loro bisogni ed aspirazioni economiche, sociali e culturali; tramite una impresa
posseduta assieme e controllata democraticamente>>
i fondatori storici delle cooperative credono nei principi di uguaglianza, onestà, solidarietà sociale e
altruismo.
I principi cooperativi fondamentali, o “Principi di Rochdale” in onore della prima cooperativa che si
è data delle regole tutt’ora prese come linee guida, sono:
1. Associazione aperta e volontaria
Le cooperative sono organizzazioni volontarie, aperte a qualsiasi persona in grado di
utilizzare i loro servizi e disponibile ad accettare la disponibilità di essere loro socio; senza
attuare discriminazione di genere, classe sociale, appartenenza politica o religiosa. Non
sono società chiuse, allo stesso modo delle società per azioni dove ognuno è libero di
acquistare una quota; ovviamente la libertà di ingresso implica anche la conseguente
libertà di uscita con le necessarie implicazioni e limitazioni.
2. Controllo democratico da parte dei soci
Le cooperative sono organizzazioni democratiche controllate dagli stessi soci, che
partecipano attivamente nella presa di decisioni; dunque ci sono uomini e donne che
servono come rappresentanti eletti e rispondono alla base sociale. Nelle cooperative di
primo grado tutti i soci possiedono uguale diritto di voto (secondo il canone: un socio=un
voto); nelle cooperative di grado differente (ad esempio associazioni di cooperative) il voto
è organizzato con modalità differente (solitamente in modo proporzionale alla
partecipazione nella cooperativa) ma pur sempre in maniera democratica.
Le decisioni fondamentali vengono prese dai soci medesimi, che si riuniscono in una
assemblea sociale, mentre il consiglio di amministrazione è composto dai soci
rappresentanti eletti dalla assemblea sociale. Dunque si distingue una partecipazione
diretta attraverso l’assemblea dei soci e una partecipazione indiretta attraverso l’elezione
dei soci rappresentanti.
Una cooperativa mutualistica possiede agevolazioni fiscali, che non agiscono sulla impresa
stessa bensì sul reddito dei singoli soci.
3. Partecipazione economica dei soci
I soci partecipano equamente al capitale della propria cooperativa e lo controllano
democraticamente, di cui una parte diventa usualmente parte comune della cooperativa
stessa. I soci ricevono una remunerazione limitata al capitale sottoscritto come condizione
della propria associatività. I soci impiegano il surplus prodotto per perseguire questi
obiettivi:
Favorire lo sviluppo della cooperativa attraverso l’accantonamento di fondi di
riserva, di cui una parte indivisibile.
Creazione di un beneficio ai soci in relazione al loro scambio