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1ª PARTE DI CHIMICA FISICA: PROCESSI REALI E TERMODINAMICA
PROCESSO 1: IDRATAZIONE DI UN FARMACO IN ACQUA
Sciogliere un farmaco significa solubilizzare il farmaco. Il soluto, essendo un farmaco, deve essere solubile nel corpo umano, e quindi deve reagire con H2O, e avere dei gruppi idrofili complessivamente maggiore dei gruppi idrofobi.
La formula secondo la quale il farmaco si solubilizza è f + nH2O ⇄ f (i) (i)=idrato fè solido, H2O è liquido, quindi per farli reagire deve succedere qualcosa che fa in modo che ogni molecola di f reagisca con ogni molecola di H2O e viceversa, serve Energia.
La logica di convenienza dell’universo è quella di liberare energia e stabilizzarsi. Se il solido passa da un livello di energia ad un altro livello di energia minore di quello di partenza, liberando una certa quantità di energia ΔE = Ef - Ei; liberandosi energia ΔE<0, il valore di ΔE è il livello di quanto si è stabilizzato il sistema.
Prendiamo un farmaco solido (es. acetilato), composto da ioni positivi e negativi che stanno insieme formando un solido cristallino, disposti in un reticolo cristallino. Per modificarle il f solido dovrò utilizzare un ΔE reticolare che farà rompere il reticolo istallino, facendo diventare f formato da coppie ioniche. Il ΔE è uguale all’energia reticolare, ed è stato somministrato per rompere il reticolo, quindi ΔE retico>0.
Per separare le coppie ioniche e quindi rendere tutti disponibili gli ioni del farmaco si dovrà somministrare un’altra ΔE per rompere il legame ionico, anche questo ΔE ionico>0. Disturbando la situazione stabile del sistema arriviamo però a un sistema a livello energetico più elevato.
Trattiamo ora l’H2O: la molecola di H2O è formata da due molecole di H e una molecola di O in forma angolare; l’O essendo più elettronegativo ha una densità di carica δ⁻ e gli H hanno una densità di carica δ⁺ che nell’acqua interagirano con altri poli positivi e negativi di altre molecole, legandosi a loro attraverso legami a ponte di idrogeno.
- Per ogni molecola ci sono 4 legami a ponte di idrogeno, che devono essere rotti applicando un ΔE legame h>0.
Ponendo fè in un recipiente con H2O può capitare che fè si depositi sul fondo e impedisca alle molecole di H2O di interagire completamente con lui, quindi per impedire questo bisogna compiere un mescolamento. Ciò succede perché fè è pesante, e quindi l’energia applicata è un ΔE mescolamento >0
Sommandо tutti i contributi ΔE per rendere le particelle libere, ci troviamo in un sistema finale di energia superiore a quello di partenza, come arriviamo al sistema ultimo di energia minore?
L’Energia in eccesso viene compensata con l’idratazione. Si crea un nuovo sistema stabile tra gli ioni fè e f⁻ e le molecola di H2O. Essendo l’H2O una molecola polare, questa interagisce elettromagneticamente con gli ioni formando un legame ione-dipolo. Il ΔE del legame, però, non compensa completamente il dispendio di energia, quindi non è l’unica parte del processo di idratazione.
Il processo si compensa con la formazione si sfere di idratazione, ciò è possibile solo poiché l’idratazione è un processo cooperativo, in cui collaborano un numero molto elevato di molecole di H2O.
La formazione delle sfere di idratazione avviene secondo la formula f + nH2O.
Tutti i vari ΔE variano da farmaco a farmaco (tutte tranne la ΔE legame h) e dipendono da:
- dimensione di f
- carica di f e la sua localizzazione
- rapporto tra idrofilicità e idrofobicità
- pesantezza
- rapporto dimensionale tra fs e fr.
CALCOLO DELL’ENERGIA E TERMODINAMICA
Il modo migliore e immediato per calcolare i vari ΔE è sotto forma di calore.
Per evitare errori di calcolo devo cercare la riproducibilità del processo, evitando, per esempio, l’influenza di calore esterno e perciò usando un calorimetro che isola il sistema.
La variazione di energia e di calore deve essere proporzionale alla variazione di temperatura, perciò facendo agire il calorimetro a vuoto posso misurare la capacità di calorimetro attraverso la formula
dq = Cdt dove C=capacità.
Una volta trovata la capacità posso applicarla ai sistemi, garantendo così riproducibilità e reversibilità, e un controllo dei processi.
Considero di mettere nel calorimetro una mole di H2O, in questo caso dq=C H2O e C diventa il calore specifico di H2O liquido, e cioè la quantità di calore necessaria per variare la T di H2O di 1°C.
Se la C è indicata con Cp significa che il processo è avvenuto a P=costante.
Cerchiamo di far bollire l’H2O, e sappiamo che per H2O pur a T di ebollizione è 100°C.
Rappresentiamo il processo in un grafico; notiamo che la retta di aumento della T quando raggiunge il valore di 100°C si ferma e poi riparte con una pendenza diversa, la pendenza delle varie rette è intesa dapprima come Cp liquido e poi come Cp vapore.
Il calore misurabile all’interno del calorimetro a questo punto non si chiamerà più dq ma ENALPIA dH.
ENTALPIA: contenuto termico del contenitore, misurabile, reversibile, riproducibile e controllato.
L’energia somministrata è Q, l’energia misurata è H, anche l’equazione diventa dH=Cdt e il grafico diventa:
Il calore che entra nel sistema, rimane calore o no?
Il calore dq si trasforma in qualcosa non correttamente misurabile, diventando così dq non misurabile.
In entrambi i sistemi la q genera nelle molecole di H2O movimenti, e quindi urti; gli urti fanno sì che si spezzino e si ricreino differenti legami a ponte di idrogeno. Gli urti fisici creano reazioni chimiche, poiché si rompono e si creano legami= EBOLLIZIONE.
Le particelle muovendosi e staccandosi e evaporando compiono un Lavoro W, ciò significa che il calore si trasforma in lavoro attraverso l’equazione dq≈6W.
Il calore però non si trasforma tutto in lavoro, ma una parte viene assorbita dalla molecole e diventa ENERGIA INTERNA.
Essa è sempre la stessa e sempre misurabile, quindi la possiamo indicare come una dU
dQ=6W+dU 1° principio della termodinamica
il dU ha 4 contributi:
- una dE cinetica traslazionale, che aiuta le molecole a compiere un lavoro dEct=½mv2;
- una dE rotazionale che ha sua volta ha 2 contributi, uno è il momento angolare rotazionale =mvr, l’altro è il momento d’inerzia =mr2;
- una dE vibrazionale che allunga e accorcia i legami chimici, considerati come molle
CONCENTRAZIONE
Riconsideriamo l'equazione dG=dH-Tds, sappiamo che dH=d(PV)+dE interna, ma in questo caso a T=costante dE interna=0 e Tds trascurabile, perciò dG=d(PV).
Da adesso in poi consideriamo la V=costante e utilizziamo come variabile P, poiché cambiando al concentrazione di farmaco nel contenitore, cambiamo anche il valore di pressione che questo ha sulle superfici del contenitore.
La formula PV=nRT anche se descritta solo per i gas perfetti, in realtà è però anche applicabile per le soluzioni reali, poiché l'essore complessivo in laboratorio giustifica l'utilizzo dell'equazione
dG=VdP, essendo V=(nRT)/P sostituisco tutto nell'equazione ed ottengo dG=nRT·(dP/P), essendo tutti differenziali faccio l'integrale e ottengo Giniziale∫finale dG=nRT· Piniziale∫finale dP/P. consideriamo l'equazione di partenza ηf→ Pf , il numero di moli di farmaco genera una pressione del farmaco, quindi
ΔGη=ηf RT·(ln Pfinale -ln Piniziale) → Gfinale=Giniziale + ηf·RT· ln Pfinale / Piniziale
Nelle tabelle troviamo i valori di G° riferiti a 1 mole, e quindi di μ°, ma non avendo più 1 mole di farmaco non posso più parlare di Potenziale Chimico ma di G iniziale standard.
Quindi Gf =G°f + η RT · ln Pfinale / Piniziale (= 1 atm) → Gf =G°f + η RT · ln Pfinale che insieme alla formula Pfinale=ηf /V ·RT ( che a RT=cost diventa Pfinale=[ ] ) ci serve per calcolare la pressione e l'energia libera di un farmaco in soluzione a una determinata f.
Utilizzare il logaritmo naturale però non ci conviene, perciò inglobando nella formula i: 2,3 della trasformazione da ln a log, la costante di proporzionalità P e la concentrazione, la costante R si trasforma in R’ facendo diventare l’equazione
Gfinale=Giniziale+ ηf·RT· log f [ ]