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Chimica farmaceutica - recettori prima parte Pag. 1
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RECETTORI (I Parte)

Un farmaco per esplicare la sua azione deve interagire in un determinato sito della struttura cellulare e quindi modificare in qualche modo la funzionalità della cellula stessa. Il concetto che le cellule posseggano siti specifici in grado di riconoscere determinate sostanze e di mediarne l'effetto risale agli inizi di questo secolo, grazie ai lavori di P. Ehrlich e di J.N. Langley. Tuttavia, fino ai primi anni '70, quando furono disegnati ed eseguiti i primi studi di binding ("legame"), i recettori erano soltanto un'entità un po' astratta, che nessuno sapeva esattamente come identificare. Tuttavia si tenga ben presente che il recettore si è evoluto geneticamente nella differenzazione cellulare esclusivamente per il riconoscimento di sostanze chimiche endogene o legandi endogeni (come, neurotrasmettitori, ormoni, fattori di crescita, autacoidi, ecc.) e non per interagire con una molecola estranea o xenobiotica come.

Di solito è quella del farmaco e con la quale la cellula solo occasionalmente può venire a contatto. Per far fronte ai complessi processi vitali e potersi anche adattare alla variazione dell'ambiente in modo coordinato con il resto dell'organismo, è necessario che le cellule possano comunicare tra loro. Fra cellule lontane o appartenenti a organi differenti la comunicazione avviene attraverso molecole, chiamate mediatori o trasmettitori, capaci di diffondere dal sito di produzione e di legare in modo specifico macromolecole proteiche presenti nella cellula ricevente, chiamate recettori. Il recettore è capace non solo di riconoscere e legare il messaggero ma anche, attraverso una modifica della sua struttura, di generare una risposta cellulare.

Un farmaco per interagire con un recettore deve possedere le stesse capacità di legame e quindi una struttura in qualche modo analoga al legando endogeno caratteristico del recettore stesso. Un farmaco quindi

non crea un effetto, ma, emulando in qualche modo ad una biomolecola attiva, modula una funzionalità preesistente. I siti di interazione dei farmaci o recettori possono essere localizzati su:
  1. recettori "classici" di sostanze endogene
  2. enzimici
  3. canali ionici
  4. acidi nucleici
  5. proteine strutturali
Farmaci anche di categoria diversa possono interagire con recettori situati su una medesima macromolecola o complesso macromolecolare; è questo il caso del neurotrasmettitore GABA, delle benzodiazepine (ansiolitici) e dei barbiturici (ipnotico-sedativi). Tutti e tre i farmaci (endogeno il GABA, esogeni gli altri) interagiscono con lo stesso complesso eteromerico, chiamato recettore GABA e presente in numerose cellule del Sistema Nervoso Centrale: Atuttavia ciascuno di essi riconosce e si lega ad un suo "sito di legame" distinto presente nel complesso macromolecolare che forma il recettore GABA (vedi). Non sempre sono conosciute l'identità o la

La funzione del recettore di un farmaco è quella di riconoscere e legarsi al suo ligando specifico, che può essere una sostanza esogena o endogena. In alcuni casi, l'identificazione dei recettori per sostanze esogene ha preceduto la scoperta del ligando naturale "endogeno". Questo è stato il caso dei recettori per gli oppioidi; all'inizio degli anni '70 è stata riconosciuta l'esistenza di recettori specifici per la morfina, un agente esogeno, e ciò ha stimolato la ricerca di sostanze endogene che si legassero normalmente a tali recettori. Da questa ricerca è poi scaturita l'importante scoperta di encefaline ed endorfine.

È importante ricordare che non tutti i farmaci necessitano di un recettore per esplicare la loro azione. Ad esempio, le proprietà disinfettanti dell'acqua ossigenata sono dovute alle sue generali caratteristiche ossidanti e l'uso del bicarbonato contro l'acidità gastrica non riflette l'esistenza di un recettore, ma semplicemente le sue caratteristiche.

acido-base; ancora, esistono farmaci che devono le loro azioni a proprietà osmotiche (certi lassativi) o surfattanti (disinfettanti). In generale, si può affermare che i farmaci, che non esplicano il loro effetto attraverso un recettore, agiscono a concentrazioni nettamente più alte di quelli la cui azione è invece mediata da un recettore specifico. Inoltre, molti farmaci possono anche legarsi, oltre che a recettori specifici, anche a componenti tessutali e a proteine plasmatiche senza indurre effetti biologici; in questo caso i siti di legame possono avere funzione di deposito o trasporto del farmaco (vedi).

TIPI di RECETTORE

La vecchia classificazione dei recettori era basata su effetti, ma quella attuale è basata sulla struttura, evitando così le inevitabili confusioni derivanti dalla molteplicità e complessità delle risposte evocate dalla loro attivazione.

Schematicamente le tecniche di studio dei recettori sono:

  • Riconoscimento

del recettore o studi di binding (legame): si tratta il preparato contenente il recettore o organiche lo esprimono o l'animale intero con un ligando specifico per detto recettore e isotopicamente marcato. Usando la radiatività come indicatore è così possibile isolare e sequenziare il recettore, studiare i parametri dell'interazione ligando-recettore e i siti di legame.

• Individuazione del genoma che codifica la struttura proteica recettrice e clonazione del recettore

In funzione della ubicazione nella cellula i recettori si dividono in: 1

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Publisher
A.A. 2012-2013
3 pagine
SSD Scienze chimiche CHIM/08 Chimica farmaceutica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Chimica farmaceutica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Grasso Silvana.