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ANALISI: "DIETRO I VETRI"
Da "Come un'allegoria", ci troviamo sempre nei pressi di Borgoratti, luogo del primo
amore del poeta, Olga Franzoni. Il poeta riflette una forte costruzione musicale
nell'uso delle figure retoriche:
⁃ assonanze e consonanze ("colori-orti-fioritura")
⁃ allitterazioni ("segreta-silenziosa")
⁃ anafore ("col-col")
⁃ enjambement ("col gesto delle tue mani / solito […]")
⁃ iperbato ("col gesto delle tue mani / solito […]")
⁃ rime interne ("fuoco-fioco")
STROFA I: la poesia apre con la figura di una donna al balcone (ricordiamo in
Pascoli, il ricordo della sorella), e la violenza ancora una volta dei colori accesi delle
piante "dai grezzi colori […] fuoco dei suoi gerani". La prima e la seconda strofa sono
collegate dalla figura retorica dell'anafora "col-col".
STROFA II: la donna chiude la finestra all'improvviso: l'effetto è dato dall'uso
dell'iperbato, che allunga la frase dividendo soggetto e aggettivo, e dà l'effetto dello
scatto del gesto. È importante dire che la prima poesia della raccolta, "Marzo", si
apre con l'immagine di una fanciulla che apre una finestra. In "Dietro i vetri", ultima
poesia della raccolta, la ragazza chiude la finestra, come simbolo della chiusura
dell'intera raccolta e scomparsa del ricordo della fanciulla stessa ("silenziosa
t'appanni / come nella memoria").
La figura della donna in Caproni ha una connotazione malinconica di distacco: la
drammaticità sta nel raccontare di Olga, amante dell'autore morta in procinto del loro
matrimonio, immagine di grande dolore, e protagonista di molte opere, tra cui i suoi
racconti in prosa (pubblicati negli anni 50). la donna ha una doppia valenza: è vitalità
nel ricordo e nel presente, ma allo stesso tempo è sinonimo di perdita (Olga).
In seguito a queste due poesie (primo libro), la poetica di Caproni prende una svolta.
Siamo nel 1943, piena Seconda Guerra Mondiale, Caproni compone la raccolta
"Cronistoria". Il dramma privato, per la morte di Olga, anticipa il dramma collettivo per
la venuta della guerra. È il momento del suo cambio di stile, il passaggio
all'ermetismo: metrica chiusa, compone sonetti, tra cui "I sonetti dell'anniversario",
per la ricorrenza della morte di Olga.
Le sue poesie sono caratterizzate dall'avere come incipit il nome di una città (Roma,
Pisa, Valtrebbia, Udine, Assisi … ), con lo scopo di ricostruire attraverso le poesie
una narrazione cronologica, come fossero i frammenti di un racconto, che si è
spezzettato in molte poesie. Per Caproni la narrazione è superiore alla poesia: è lo
stadio massimo che la poesia non è riuscita a raggiungere.
Il tema del nome è importante nella poesia di Caproni: in seguito al lutto per Olga, ed
in seguito alla guerra, il poeta perde totalmente fiducia nella parola, il nome, prima
schermo dell'oggetto reale, è ora un elemento debole, che svanisce nel tempo, che
dissolve i ricordi, che non riesce ad evocare e rendere nitidi gli oggetti . "Il nome
mente" dice Caproni: il nome di Olga si dissolve nel vento-tempo (elemento sempre
presente) sia perché l'oggetto (Olga) non c'è più, sia perché il nome è un elemento
fragile. Ci si pone dunque l'enigma: dove inizia l'oggetto e finisce il nome?
Un punto di svolta nella vita di Caproni è stato certamente la guerra, incontro del
poeta con il male: ha distrutto ogni certezza trasformandola in frantumi, e causando
smarrimento, perdita di fiducia. Per "salvare" la parola Caproni riprende la metrica del
sonetto classico, per "salvare" la frantumazione del soggetto cerca un punto fermo
per raccontarlo, la metrica. Si tratta comunque di un anacronismo (scelta fuori dal
tempo). Il genere sonetto di Caproni è diverso da quello tradizionale: non ci sono
spazi tra le strofe, sonetti monoblocco, versi legati, nessuna differenza fra quartine e
terzine. Uso diffuso di metafore musicali (ricordiamo che Caproni era un violinista):
"finali in settima diminuita", cioè sospesi, irrisolti (nel linguaggio musicale la settima
diminuita è un accordo incompleto, che lascia la melodia sospesa).
ANALISI: sonetto senza titolo ispirato ad un episodio reale
L'episodio in questione la visione di cadaveri di ragazzi partigiani esposti in un
obitorio, una veglia funebre. Questo episodio sarà citato anche nei suoi "Racconti
Partigiani" (scritti per forza, per potersi mantenere). Il sonetto esprime la perdita di
vitalità di fronte ai cadaveri. I nomi citati nel primo verso sono i nomi dei ragazzi, detti
"due volte morti", perché già erano nomi fittizi, in più sono nomi di persone morte,
quindi il loro vero nome è morto due volte. La ripetizione delle esclamazioni ("Ahi",
"oh") esprime il dramma intenso. Ricorrente è la figura dei cani nella guerra
rappresentata da Caproni, all'interno di un paesaggio morto, pietrificato, privato di
vita. Espressione finale che informa che il vero dramma è la morte dei nomi dei
ragazzi.
Nella sua raccolta "Muro della terra" (1975, cita Dante nell'episodio della città di
Dite, metafora del muro invalicabile della ragione contro il quale il pensiero si scontra)
troviamo la poesia "Cadenza irrisolta" composta da quattro versi, che definisce la vita
come un accordo in settima diminuita, ed è questa la causa della guerra, e la
conseguente sfiducia nel progresso e nella speranza (ormai inesistente). Il soggetto è
talmente smarrito che non riesce più a parlare di sé in prima persona, crea così delle
prosopopee, degli alter ego per poter parlare di sé stesso, dietro alle quali potersi
nascondere. L'esempio più celebre è la figura di Enea, espresso nella macroraccolta
intitolata "Il passaggio di Enea" pubblicata nel 1956. Struttura del LIBRO III: 1) sonetti
degli anni tedeschi; 2) stanze, strofe del poemetto narrativo (lunghe); poesie scritte
tra 1943-45, che esprimono la necessità del poeta di raccontare ed aprirsi con la
prosa, sebbene non ne siano capaci ("Tentazione della prosa" - Sereni-).
La scelta di Enea è interessante: Caproni ricorda di aver visto al centro di una piazza
bombardata a Genova, la statua ancora intatta di Enea nella celebre scena in cui
trasporta il padre Anchise sulle spalle e tiene il figlioletto Ascanio per mano; la scena
colpisce il poeta, il quale vede in Enea l'allegoria dell'uomo contemporaneo uscito
intatto dalla Seconda Guerra Mondiale, in Anchise l'allegoria di un passato inutile, ma
amato, che l'uomo contemporaneo vuole tenere sulle spalle, ed in Ascanio un futuro,
non ancora in grado di camminare da solo. Grande novità: la discesa del MITO nella
QUOTIDIANITÀ (la piazza); è il viaggio mitico di un uomo solo e smarrito nella
Genova del dopoguerra, il quale trova personaggi mitici in luoghi quotidiani
(Proserpina lava i piatti in un bar).
ANALISI: "Didascalia"
Linguaggio semplicissimo, rime limpide. Citazioni dantesche. L'io è nella casa
cantoniera (soglia, limite, transito, confine…), vede passare le macchine
"attraversando le stecche delle persiane […] scheletri di luci rare" ("passaggio di
Enea" il viaggio che ognuno compie). Il tema del viaggio è il tema della ricerca dei
limiti (/confini), come per il "Muro della Terra", e come Dante, il quale però vede
un'uscita dalle tenebre dell'Inferno; Caproni non vede nessuna possibilità di risalire
dai giorni grigi e soprattutto non vede nessun Virgilio al fianco dell'uomo solo del
dopoguerra: "Io sono e rimarrò nella Selva Oscura".
"Il seme del piangere" (1959) è una raccolta dal linguaggio semplice e leggibile, ma
dai contenuti filosofici complicati. Il titolo è una citazione dal canto XXXI Purg. di
Dante, episodio in cui Beatrice lo esorta a deporre il suo dolore ed i suoi rimpianti.
Raccolta ambientata a Livorno, è un Romanzo in versi (versi Livornesi), dedicato alla
madre Annina Picchi. Versi ricchi, ma semplici per raccontare la semplicità della
giovinezza di sua madre. Descrizione dei gesti compiuti da Annina, dei colori dei suoi
abiti e della sua bicicletta, quasi come si trovasse all'interno di un sogno. Nota di
angoscia si coglie nell'appello di Caproni all'anima della sua poesia (come un
congedo stilnovista), dove chiede di recarsi a Livorno dalla madre e riportargli indietro
i racconti raccolti.
ANALISI: "Urlo"
Racconta del giorno di fidanzamento dei suoi genitori, contrapposto alla vicenda
bellica, che minaccia quel giorno così felice. Rime fresche, oggetti concreti semplici e
quotidiani (bicchieri, cari al poeta), per esaltare l'innocenza e la semplicità della
madre.
ANALISI: "Per lei"
"Per lei voglio rime chiare … " aperte, ventilate, che producano suoni dolci e freschi, i
suoni degli orecchini della madre. Limpidezza. Le rime sono importantissime, perché
sono lo scheletro della poesia intera, da lì nascono le idee; sono importanti come le
note in musica e le fondamenta in architettura. Il cozzare delle rime tra loro invoca
sensazioni (pensa all'Inferno dantesco: "Vita- Smarrita // Dura- Oscura" sentimento di
smarrimento). Il significante crea il contenuto, crea l'immagine essenziale.
ANALISI: "Ad portam inferi"
La madre è ormai vecchia, si trova alla stazione (= smarrimento), che aspetta un
ultimo treno, che non sa dove la porterà (= morte). Persa, pensa a passato presente
e futuro mescolati insieme e confusi tra loro; ha paura ed è diffidente (= vecchiaia).
Per Caproni la figura della stazione e del treno è molto importante, simbolo del