Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
O.
� 2
L’ATP si forma facilmente nell’enzima dalla sintesi di ADP e � anche in assenza
�
della forza motrice protonica. In soluzione questa sintesi non avviene perché le
due molecole siano messe in posizione appropriata e questo non avviene. Tuttavia
l’ATP non può lasciare il sito catalitico della ATP sintasi se non in presenza del
flusso protonico attraverso l’enzima. Quindi il gradiente protonico non serve a
formare ATP ma a liberarlo dal sito catalitico.
La forza protonica fa sì che le tre subunità � con funzione catalitica, svolgano una
diversa attività nella reazione in ogni determinato istante a seconda del tipo di
contatto che hanno con la subunità �, infatti questa è asimmetrica. Quindi
modificherà in maniera diversa la struttura delle subunità � che quindi
svolgeranno funzioni diversi. La rotazione (circa 60°) della subunità � fa cambiare
conformazione alle subunità �. In particolare a seconda della posizione di � le
subunità � possono essere nella conformazione:
L, lassa che lega ADP e � .
�
T, tesa che lega l’ATP e permette la conversione dell’ADP e � in ATP.
O, aperta che rilascia ATP e lega ADP.
In particolare i tre siti � cambiano funzione in modo sequenziale in seguito al
flusso di protoni.
L’ATP sintasi possiede una parte mobile (anello c e stelo ��) ed una fissa o
stazionaria formata dalle altre parti della molecola. L’aggiunta e la successiva
idrolisi di ATP (l’ATP sintasi ha anche attività ATPasica) induce la rotazione che può
essere osservata con il microscopio a fluorescenza.
Il movimento del complesso c che poi permette alla subunità � di interagire con le
varie subunità �. In realtà il complesso c è caratterizzato dalla presenza al suo
interno di due semicanali idrofilici, uno che viene definito semicanale
citoplasmatico che comunica con lo spazio intermembrana ricco di protoni ma non
con la matrice, l’altro comunica con la matrice ma non con spazio intermembrana
ricco di protoni. Inoltre è presente un residuo di aspartico presente su ogni
subunità c.
Un protone entra nel semicanale esterno e arriva in corrispondenza della porzione
del complesso c in cui è presente l’acido aspartico. Questo protone va a protonare
il residuo di acido aspartico, annullando una carica negativa dell’aspartato.
Questo permette la rotazione di una posizione del complesso c.
Il processo si ripete fino a che il protone sull’aspartato raggiunge l’altro
semicanale aperto verso la matrice povera di protoni il che induce il suo distacco
e il passaggio alla matrice.
Ogni rotazione di 360° del complesso c e quindi della subunità � si generano tre
molecole di ATP. Quindi considerando 10 subunità nel complesso c, ogni molecola
di ATP richiede 10/3 � , cioè
+
33,33 � . Poiché un individuo maschio di 70 �� consuma circa 8,3 �� di ATP, sono
+
necessari 3,3 × 10 protoni al giorno.
25
Il NADH e il FADH che vengono prodotti all’esterno della matrice mitocondriale
2
non possono attraversare la membrana mitocondriale, quindi devono essere
trasportati all’interno da un sistema navetta che viene chiamato sistema navetta
del glicerolo 3 – fosfato (G3P), ossia un trasporto di elettroni. In pratica si ha la
conversione del diidrossiacetone fosfato (DHAP) in G3P, ad opera della glicerolo 3
– fosfato deidrogenasi citoplasmatica che converte il diidrossiacetone e ossida il
NADH, quindi trasferisce gli elettroni al G3P. A questo punto il G3P viene
riconvertito in DHAP e trasferisce gli elettroni al FAD . A questo punto il FADH2 è
+
in grado di attraversare la succinato deidrogenasi e di trasferire gli elettroni al
complesso Q della catena respiratoria. Quindi gli elettroni del NADH diventano del
FADH2. Quindi il NADH citoplasmatico che utilizza questo trasporto si comporta
come FADH2, quindi il potere di questi elettroni è ridotto. Infatti quando il NADH
citoplasmatico è trasferito dalla navetta del G3P si formano 1,5 molecole di ATP
anziché 2,5. Il sistema navetta del G3P è particolarmente attivo nel muscolo.
Nel cuore e fegato funziona un sistema navetta più complesso e più efficace in
quanto il NADH citoplasmatico viene convertito in NADH mitocondriale. Questo
sistema è definito come sistema navetta malato – aspartato. In pratica
l’ossalacetato che si trova nel citosol viene convertito dall’enzima malato
deidrogenasi in malato. In quest’operazione si ha riduzione dell’ossalacetato e
ossidazione del NADH. Il malato può attraversare la membrana mitocondriale e
viene riconvertito in ossalacetato nuovamente dalla malato deidrogenasi la quale
questa volta ossida il malato a ossalacetato e riduce il NAD . A questo punto
+
l’ossalacetato può andare nel ciclo di Krebs, oppure si combina con il glutammato
e cede alcuni composti, formando l’� − chetoglutarato ed aspartato. L’� −
chetoglutarato è trasportato fuori in scambio con il malato. L’aspartato è
trasportato fuori in scambio con il glutammato. Questi scambi sono regolati da
delle proteine di trasporto specifiche.
Gli enzimi che convertono l’ossalacetato in � − chetoglutarato sono dette
transaminasi perché si ha un trasferimento di gruppi amminici.
La principale sede di degradazione degli amminoacidi è il fegato. La prima tappa è
la rimozione del gruppo � − amminico poiché i composti azotati non rientrano
nelle vie di distribuzione dell’energia. Gli enzimi che trasferiscono gruppi aminici
all’ � − chetoglutarato sono detti amminotransferasi o transaminasi.
Parallelamente avviene la degradazione dello scheletro carbonioso riemanante,
detto � − chetoacido.
L’ATP e l’ADP non diffondono liberamente attraverso la membrana mitocondriale
interna; quindi l’ingresso dell’ADP e l’uscita dell’ATP sono regolate dalla ATP – ADP
traslocasi. L’ADP esce solo se l’ATP entra e viceversa, cioè i due fenomeni sono
accoppiati. La traslocasi contiene un sito di legame per i nucleotidi che
alternativamente si affaccia sul versante citoplasmatico o della matrice.
La traslocasi contiene tre unità simili raggruppate in modo da formare un sito
attivo. La fosfato traslocasi opera in concerto con la ATP – ADP traslocasi e media
il trasporto di gruppi fosfati.La fosfato traslocasi agisce con un meccanismo di
simporto, mentre l’ATP – ADP traslocasi agisce con un meccanismo di antiporto.
I meccanismi di trasporto attraverso le membrane si dividono in:
Trasporto primario: richiede consumo di energia, normalmente sotto forma
di idrolisi in genere di molecole di ATP, è accoppiato direttamente al
movimento della sostanza attraverso la membrana.
Trasporto secondario: non richiede direttamente ATP, ma viene sfruttata la
differenza di potenziale elettrochimico creata dai trasportatori attivi che
pompano ioni al di fuori della cellula e consumano ATP. I tre tipi di trasporto
secondario:
Uniporto: vede il passaggio di un composto da una parte all’altra della
o membrana.
Simporto: vede il passaggio di due composti accoppiati che si
o spostano nella stessa direzione.
Antiporto: vede il passaggio di due composti che si dirigono in versi
o opposti.
La resa in ATP dalla completa ossidazione del glucosio è una stima e non si
possono fare conti esatti. In precedenza si dava come stima 36 ATP, tuttavia
adesso ammonta a circa 30 o 32 ATP; questo valore dipende dal sistema navetta
utilizzato (3 nel caso si utilizzi il sistema navetta G3P, mentre 5 nel caso si utilizzi
il sistema navetta malato – aspartato).
−
Gli � non fluiscono nella catena respiratoria se l’ADP non viene fosforilato ad ATP.
Quindi la concentrazione di ADP regola la velocità della fosforilazione ossidativa.
La velocità di consumo di � nei mitocondri aumenta aggiungendo ADP e rallenta
2
all’esaurimento dell’ADP. −
La sintesi di ATP da ADP e � controlla il flusso di � dal NADH e FADH . Quindi la
� 2
velocità della fosforilazione dipende anche dalla disponibilità di NAD e FAD ; di
+ +
conseguenza è controllata indirettamente anche dal ciclo di Krebs. Infatti se il
ciclo di Krebs rallenta, allora rallenta anche la sintesi di NAD e FAD ; di
+ +
conseguenza rallentano anche gli elettroni trasferiti e quindi c’è meno energia
potenziale per fosforilare l’ATP. Dal momento che il ciclo di Krebs è regolato dalla
concentrazione di acetil – CoA, per capire quanto veloce è il meccanismo di
fosforilazione ossidativa, bisogna osserva quanto è attiva la glicolisi e quanto è
attiva la degradazione degli acidi grassi, ossia le vie che portano alla sintesi di
acetil – CoA.
Quando si ha il disaccoppiamento tra la fosforilazione ossidativa e la sintesi di ATP
si ha una generazione di calore che viene utilizzata nei mammiferi adatti al freddo
e sembra anche nell’uomo. Il fenomeno si verifica nel grasso bruno che è ricco di
mitocondri. Il disaccoppiamento è possibile grazie ad una proteina disaccoppiante
(UCP – 1), o termogenina, che ha una struttura molto simile alla ATP – ADP
traslocasi e che attua un meccanismo di trasporto di tipo uniporto. L’UCP – 1
genera calore circuitando la batteria protonica mitocondriale, cioè l’energia del
gradiente protonico non viene usata per fare ATP ma per generare calore.
Il meccanismo si attiva quando la temperatura corporea comincia a scendere e
segue una risposta ormonale che induce la liberazione di acidi grassi dai
triacilgliceroli che a loro volta attivano la termogenina.
Recentemente, oltre alla proteina UCP – 1 è stata descritta la presenza di UCP – 2,
situato in molti tessuti, ed UCP – 3., situato soprattutto nel muscolo scheletrico e
nel tessuto adiposo bruno.I geni per le proteine UCP – 2 e UCP – 3 sono localizzati
in regioni del cromosoma umano che codifica per geni collegati all’obesità. È
quindi possibile che UCP – 2 e UCP – 3 siano implicati nella regolazione del peso
corporeo.
Il disaccoppiamento mediato da UCP – 1 determinala così detta termogenesi
senza brividi. Invece, la termogenesi da brivido è la contrazione ritmica
isometrica, cioè senza movimento, da parte del muscolo scheletrico. Dal punto di
vista sequenziale, prima avviene la termogenesi senza brivido e poi la
termogenesi da brivido.
Il brivido muscolare produce un calore che può innalzarsi anche di 6 – 8 volte
rispetto al