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NADH.
La glicolisi partendo da una molecola di
glucosio permette di ottenere la produzione netta di 2 molecole di ATP e la formazione di 2
molecole di un composto, il NADH (nicotinamide adenin dinucleotide), che funge da trasportatore
di energia.
Nell'uomo, alcuni tessuti, che normalmente hanno un metabolismo aerobio in condizioni particolari
di carenza di ossigeno hanno la capacità di ricavare energia grazie alla glicolisi anaerobia. Ciò si
verifica, ad esempio, nel tessuto muscolare striato sottoposto a un intenso e prolungato sforzo fisico.
In tal modo la flessibilità del sistema di produzione energetica, che può seguire vie chimiche
differenti, permette all'organismo di soddisfare le proprie necessità. Non tutti i tessuti sono tuttavia
in grado di sopportare l'assenza di ossigeno; il muscolo cardiaco, ad esempio, ha una minore
capacità di compiere glicolisi, quindi più difficilmente riesce a sopportare condizioni di anaerobiosi.
Regolazioni:
Fegato glicolisi e gluconeogenesi sono regolate in modo tale che quando una è attiva, l’altra è
quiescente, e viceversa. L’enzima chiave della glicolisi è la fosfofruttochinasi-1, un enzima
allosterico. Quando la concentrazione nel plasma di AMP e ADP è elevata, significa che i livelli di
consumo di ATP sono alti e quindi l’enzima è attivato.
Al contrario livelli elevati di ATP e citrato indicano una condizione di elevata carica energetica
cellulare che ne determina l’inibizione della glicolisi.
In presenza di ossigeno nel mitocondrio si producono notevoli quantità di citrato che spostandosi
nel citoplasma inibiscono l’enzima fosfofruttochinasi e quindi la glicolisi.
La molecola fruttosio 2,6-bisfosfato è prodotto dalla fosfofruttocinasi-2 ed è demolita dal fruttosio
2,6-bisfosfatasi, queste due attività enzimatiche sono contenute nella stessa molecola e per questo si
parla di enzima tandem.
Ciò che determina il funzionamento verso un’attività e viceversa è la fosforilazione dell’enzima
stesso, cioè se fosforilato l’enzima tandem funziona come fruttosio 2,6-bisfosfatasi, se non
fosforilato come fosfofruttocinasi-2.
La fosforilazione dell’enzima tandem è catalizzata da una proteina cinasi cAMP-dipendente, un
enzima che si attiva sotto lo stimolo del glucagone.
Quindi il glucagone provoca il funzionamento dell’idrolisi del fruttosio 2,6-bisfosfato, la cui
concentrazione diminuisce, facendo venir meno lo stimolo sull’enzima chiave della glicolisi.
Facendo ciò le cellule epatiche producono glucosio e per questo ha effetto iperglicemizzante.
La defosforilazione dell’enzima tandem è catalizzata da una fosfoproteina fosfatasi che si attiva
sotto stimolo dell’insulina, un altro ormone.
Fermentazione
In condizioni di anaerobiosi (mancanza di ossigeno) il piruvato viene trasformato in due molecole
di acido lattico con la liberazione di energia sotto forma di ATP.
Questo processo, che produce 2 molecole di ATP, non può persistere per più di 1 o 2 minuti perché
l'accumulo di acido lattico produce la sensazione di fatica ed ostacola la contrazione muscolare.
In presenza di ossigeno l'acido lattico che si è venuto a formare viene trasformato in acido piruvico
che verrà poi metabolizzato grazie al ciclo di Krebs.
L’enzima coinvolto è la lattato deidrogenasi (LDH) che elimina l’eccesso di piruvato che non viene
utilizzato, inoltre questa reazione è importante per creare NAD+ ossidato poiché esso trova utilizzo
nell’ossidazione della gliceraldeide 3-fosfato. Se non è prodotto la glicolisi si ferma.
Il lattato acidifica l’ambiente in cui è prodotto, viene eliminato quando c’è maggior apporto di
ossigeno a riposo.
Gluconeogenesi
Il cervello ha bisogno di zuccheri: i neuroni lavorano quasi esclusivamente a glucosio, perciò è
necessario garantire un apporto continuo di questo zucchero. Il cervello consuma circa 120 g di
glucosio al giorno, mentre il fabbisogno quotidiano dell'intero organismo ammonta a circa 200 g.
Nel nostro corpo circa 100 g di glucosio sono immagazzinati sottoforma di glicogeno nel fegato,
altri 5-10 g si trovano nei fluidi biologici, mentre circa 200-300 g sono depositati nel muscolo,
sempre sottoforma di glicogeno. Per garantire la continuità di approvvigionamento di glucosio ai
tessuti che ne hanno bisogno, si utilizza una strategia che converte le molecole meno mobili in
glucosio: la gluconeogenesi.
La gluconeogenesi è il processo di sintesi del glucosio a partire da precursori non glucidici:
acido lattico: prodotto dalla glicolisi anaerobica
• aminoacidi: derivanti dall'alimentazione o dalla degradazione delle proteine strutturali
• glicerolo: ottenuto dall'idrolisi dei trigliceridi
•
La gluconeogenesi è fondamentale per garantire un adeguato apporto di glucosio ai tessuti
insulinoindipendenti (cervello, globuli rossi e muscoli durante l'esercizio fisico intenso).
La gluconeogenesi, che si svolge in molti i tessuti ed in particolare nel fegato, diventa
fondamentale durante il digiuno, quando le riserve glucidiche dell'organismo sono esaurite.
La gluconeogenesi parte dal piruvato ed in buona parte è l'inverso della glicolisi.
Il cervello:
in condizioni normali, utilizza esclusivamente glucosio;
• in caso di digiuno prolungato (2-3 giorni) sfrutta sempre più le proprietà energetiche dei
• corpi chetonici;
quando si ha digiuno immediato (tra un pasto e l'altro), dopo aver esaurito le riserve
• glucidiche, utilizza il glucosio derivante dagli amminoacidi ottenuti dall'idrolisi delle
proteine strutturali: gli enzimi proteasi degradano le proteine ad amminoacidi che poi, per
azione di enzimi transaminasi, vengono trasformati in alfa-chetoacidi, a loro volta utilizzati
per sostituire il glucosio (vedi degradazione degli aminoacidi).
La gluconeogenesi è di esclusiva competenza del fegato (avviene in misura minore anche
nei reni+ e nell'intestino); qui, tramite la gluconeogenesi, si ottiene il glucosio che verrà
trasportato ai vari tessuti, fino a raggiungere il cervello.
Sette reazioni su dieci della glicolisi avvengono in
verso opposto rispetto alla gluconeogenesi; se la
gluconeogenesi fosse l'esatto inverso della glicolisi,
in ogni tappa, sarebbe necessario fornire energia.
Quindi, tre reazioni della glicolisi non possono
essere sfruttate (per questioni energetiche) nella
gluconeogenesi; al posto di queste tre reazioni, si
sfruttano altre reazioni con substrati, prodotti ed
enzimi diversi.
La reazione che dal glucosio 6-fosfato porta a
glucosio è catalizzata da una fosfatasi anzichè da una
chinasi; anche il passaggio dal fruttosio 1,6-
bisfosfato al fruttosio 6-fosfato viene catalizzato da
una fosfatasi invece che da una chinasi.
La terza reazione che differisce dalla glicolisi è
quella che porta alla formazione del
fosfoenolpirivato dal piruvato; ciò avviene mediante
la piruvato carbossilasi, che utilizza una molecola di
anidride carbonica per allungare la catena
carboniosa, e mediante la fosfoenolpiruvato
carbossichinasi (l'energia per questo processo è
fornita dalla GTP).
Supponiamo di svolgere attività fisica e di essere
lontano dai pasti, è necessario attivare il
metabolismo del glucosio per produrre energia. Se
la glicemia nel sangue è minore di 5 mM allora si
concretizza il segnale di fabbisogno di glucosio: le
cellule α del pancreas rilasciano un ormone (è un
piccolo dipeptide) il glucagone che, tramite il sangue, raggiunge gli epatociti (fegato); qui viene
attivata la via gluconeogenetica e bloccata la glicolisi. Il glucosio neoformato verrà rilasciato in
circolo e veicolato soprattutto a globuli rossi, sistema nervoso e tessuto muscolare.
Via dei pentosi
Molte cellule hanno la possibilità di utilizzare il glucosio attraverso vie alternative alla glicolisi. La
più importante tra queste è la via del pentoso fosfato, le cui reazioni si svolgono nella parte
solubile del citoplasma cellulare soprattutto in tessuti come fegato, cervello, ghiandola surrenale e
ghiandola mammaria in allattamento. Attraverso questa via si realizza l’ossidazione completa a
CO di uno degli atomi di carbonio del glucosio 6-fosfato con formazione di due molecole di
2
NADPH+H+ e una molecola di uno zucchero a cinque atomi di carbonio.
L’importanza di questa via è da ricercarsi:
1. nella produzione di NADPH+H+ in organi o tessuti come il fegato, il tessuto adiposo, la ghiandola
mammaria in attività e quella surrenale, dove sono attive le vie anaboliche in cui tale coenzima
ridotto è richiesto, per esempio la biosintesi degli acidi grassi e del colesterolo;
2. nella produzione di zuccheri a cinque atomi di carbonio (pentosi) necessari per la biosintesi di
nucleosidi e nucleotidi.
La via del pentoso fosfato può essere suddivisa in due fasi: la prima fase, ossidativa ed
essenzialmente irreversibile, comprende le prime tre reazioni che trasformano il glucosio 6-fosfato
(G6P) in ribulosio 5-fosfato con liberazione di una molecola di CO e produzione di due molecole
2
di NADPH+H+
La seconda fase, detta «delle interconversioni», comprende una serie di reazioni reversibili e
procede attraverso l’isomerizzazione di una parte del ribulosio 5-fosfato in ribosio 5-fosfato
(utilizzabile per la sintesi di nucleosidi e nucleotidi) e l’epimerizzazione del rimanente in xilulosio
5-fosfato. La successiva reazione di due molecole di xilulosio 5-fosfato e una di ribosio 5-fosfato
attraverso il trasporto di frammenti a due e a tre atomi di carbonio da una molecola all’altra porta
alla formazione dei prodotti finali della via: due molecole di fruttosio 6-fosfato (F6P) e una di
gliceraldeide 3-fosfato (GAP), che possono essere utilizzate nella via glicolitica. Questa seconda
fase riveste importanza anche come via attraverso cui i pentosi alimentari vengono trasformati in
glucosio e attraverso questo utilizzati nelle varie vie metaboliche.
Dal punto di vista della stechiometria, considerando di partire da sei molecole di G6P, il bilancio
complessivo della via del pentoso fosfato è il seguente:
6 G6P + 12NADP+ 6 CO2 + 4 F6P + 2 GAP + 12 NADPH + 12H+
In altre parole è come se attraverso questa via ogni 6 molecole di glucosio, una venisse
completamente ossidata ed eliminata sotto forma di anidride carbonica. Per questa ragione la via
viene indicata anche come via dell’ossidazione diretta del glucosio.
Nei globuli rossi la via del pentoso fosfato è l’unica fonte del NADPH+H+ necessario per
mantenere in forma ridotta lo ione ferroso dell’emoglobina che, a causa della presenza
3
dell’ossigeno, ten