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STORIA DEL TEATRO E DELLO SPETTACOLO
IL TEATRO ANTICO:
Il teatro antico ha origine in Grecia, dove si sviluppa pienamente nel V secolo a.C.
Ad Atene, le rappresentazioni teatrali, a cui partecipava l’intera cittadinanza, avvenivano
durante le feste in onore del dio Dioniso (le Grandi Dionisie).
Il teatro greco si costituiva di:
• cavea, cioè un sistema di gradinate a semicerchio sul pendio naturale di una collina dove
sedevano gli spettatori;
• orchestra, area circolare dove agiva il coro e attorno a cui era edificata la cavea;
• skenè, edificio alle spalle dell’orchestra dove erano depositati gli oggetti di scena e dove gli
attori potevano cambiarsi i costumi che fungeva da sfondo alla vicenda, la quale si svolgeva
sul…
• …proscenio, area rialzata davanti alla skenè sulla quale recitavano gli attori;
• paròdoi, passaggi laterali dai quali entrava ed usciva il coro
Gli spettacoli teatrali si svolgevano di giorno, secondo le tre unità aristoteliche indicate da
Aristotele nella sua Poetica:
1. Unità di luogo, per cui l’azione si svolgeva nello stesso luogo, senza cambiamenti di scena
2. Unità di tempo, per cui la vicenda si svolgeva entro un’unica giornata, dall’alba al tramonto
3. Unità di azione, per cui la rappresentazione raccontava una sola vicenda
Gli attori recitavano indossando maschere, le quali celavano all’interno una sorta di megafono per
amplificare il tono di voce; potevano recitare gli uomini soltanto, che ricoprivano perciò anche ruoli
femminili: indossavano costumi lunghi, alcuni dai colori sgargianti, e coturni, cioè calzature alte
simili a degli stivaletti. Negli spettacoli venivano impiegate macchine sceniche che riproducevano
suoni e rumori naturali o piattaforme girevoli.
Deus ex machina intervento risolutore della divinità per mezzo di un marchingegno meccanico
(l’attore veniva calato o sollevato tramite una gru)
Durante gli spettacoli, si verificava la catarsi cioè “purificazione”, gli spettatori immedesimandosi
nei personaggi si liberavano dalle passioni evocate nelle forti vicende portate in scena.
I tre tragediografi greci di maggiore fama e importanza sono Eschilo, Sofocle e Euripide.
>Edipo Re, di Sofocle: la trama è stata ripresa nel mondo del teatro dai registi Giovanni Testori, nel
suo “Edipus”, e da Vittorio Gassman, che, come Franco Branciaroli, ha anche interpretato la parte
di Edipo, mentre nel mondo del cinema da Pasolini, nel suo film del ‘67.
>Medea, di Euripide: il tormentato personaggio viene interpretato da Maria Callas nell’opera lirica
di Cherubini e nel film omonimo di Pasolini del ‘69, e da Mariangela Melato.
Insieme alla tragedia, si sviluppa in tre fasi (archaia, mese, nea) la commedia, i cui maggiori
esponenti vengono individuati in Aristofane (commedia archaia) e Menandro (commedia nea)
Il teatro latino riprende quello greco: vengono riadattati i metodi teatrali ma si perde il rapporto di
profonda adesione alla vita della società.
Ludi circensi spettacoli dalla grandissima popolarità nella Roma antica che, per la loro violenza,
divertivano i cittadini (es. corse coi cavalli, battaglie navali, scontri fra gladiatori…)
Scrivono, per la commedia, Plauto e Terenzio “tipizzazione” dei personaggi, cioè presenza di
“tipi”, “caratteri” fissi all’interno delle loro commedie (es. l’avaro, il servo, il soldato fanfarone…)
che Machiavelli prenderà a modello; aspetto alla base della Commedia dell’Arte.
Seneca, invece, scrive diverse tragedie, destinate, tuttavia, alla lettura, non alla messa in scena.
La struttura dei teatri greci e latini è a noi nota grazie alle informazioni contenute nel trattato De
Architectura di Vitruvio: il teatro latino si differenziava da quello greco per la trasformazione
dell’orchestra da luogo dove agiva il coro -che oramai aveva perduto la propria funzione- a platea
dove sedevano i senatori.
MEDIOEVO:
Nel 476 d.C., in seguito alla caduta dell’Impero Romano d’occidente, si perde l’idea di teatro con la
disgregazione delle forme culturali di quella società. Inoltre, contro il teatro e, in particolare, contro
quegli spettacoli brutali come le lotte fra gladiatori a cui si assisteva negli ultimi secoli della
romanità, si scagliano i Padri della Chiesa:
• Tertulliano sottolinea il legame tra tali spettacoli e la paganità,
• Lattanzio parla di “ossessione dello sguardo” a proposito del rapporto di seduzione che
queste esibizioni intrattenevano con il pubblico, e similmente
• Agostino mette in guardia i fedeli dalla diabolica potenzialità di attrazione di esse.
Nel Medioevo gli edifici teatrali vengono abbandonati, ma resta una “spettacolarità di strada”,
costituita dalle esibizioni di mimi e histriones prima e dei giullari poi.
La Chiesa scopre l’importanza del teatro quando monaci e predicatori assumono abilità e tecniche
spettacolari tipiche dei giullari al fine di evangelizzare e conquistare l’attenzione del pubblico di
fedeli “spettacolarizzazione delle predicazioni”.
Nasce il Teatro religioso La lettura di testi liturgici coincideva con una drammatizzazione di questi
stessi (es. “Quem Quaeritis?”): se in origine ciò accadeva all’interno di luoghi di culto, in seguito
questi momenti liturgici avvengono nelle piazze e altri spazi liberi delle città medievali.
Il teatro religioso nel tempo comportò uno slittamento dal latino ai diversi volgari.
Dario Fo (1926-), il drammaturgo italiano premio Nobel per la letteratura nel 1997, si rifà alle
improvvisazioni giullaresche medievali nel suo spettacolo teatrale di grande successo “Mistero
buffo” (portato sulla scena per la prima volta nel 1969) nel quale recitava fantasiose fonti del Medio
Evo arricchendole con un linguaggio vocale e corporeo originale, composto cioè da intrecci di
lingue e dialetti diversi misti a parole inventate uniti a una abilità gestuale e mimica unica da parte
dell’attore, che rendeva possibile la comunicazione con gli spettatori a prescindere da che lingua
parlassero grammelot.
RINASCIMENTO:
In Italia, nel corso del Quattrocento, la riscoperta della cultura classica ad opera degli umanisti porta
all’inventio, al ritrovamento del teatro.
Le Accademie e, soprattutto, le corti centro-settentrionali diventano centro di diffusione della nuova
tipologia del teatro classico Se il teatro religioso medievale riguardava una comunità di fedeli,
senza distinzioni di alcun tipo fra di essi, il teatro rinascimentale si riferisce a un élite.
All'inizio del Quattrocento le rappresentazioni avvenivano in luoghi privati come giardini, cortili e
saloni dei palazzi addobbati per le rappresentazioni.
In seguito, con la rimessa in scena di testi greco-latini, come le commedie di Plauto e Terenzio e le
tragedie di Seneca, vengono costruiti degli spazi atti a contenere scenografie, alle volte anche molto
complesse grazie al De Architectura di Vitruvio, a cui si rifece anche Sebastiano Serlio nel suo
trattato sulla scenografia teatrale, diventa possibile ricostruire quegli edifici teatrali dalle strutture
classiche dimenticati nel Medioevo.
Verso la fine del ‘500 vengono costruiti nuovi spazi teatrali:
nel 1585 il Teatro Olimpico, progettato da Andrea Palladio per l’Accademia Olimpica e
terminato, alla sua morte, da Vincenzo Scamozzi, a Vicenza, viene inaugurato con l’Edipo Re di
Sofocle.
nel 1590 il Teatro di Sabbioneta, la cui costruzione venne affidata a Scamozzi dal principe
Vespasiano Gonzaga. Scamozzi si rifà all’Olimpico di Vicenza nella costruzione del primo
teatro europeo stabile (il Teatro Olimpico, difatti, era stato realizzato all’interno di un
preesistente complesso medievale); il teatro si caratterizza per la cavea mistilinea sormontata da
un peristilio coronato da statue di divinità mitologiche e per la loggia da cui si affaccia il
principe per assistere allo spettacolo
nel 1618 il Teatro Farnese di Parma, costruito da Giovan Battista Aleotti.
Il teatro è caratterizzato dalla profondità del palcoscenico che permetteva arretramenti
dell’azione teatrale, dall’imponente arcoscenico che faceva da cornice alla scena, dall’ampia
cavea a U che faceva del Farnese il teatro più grande d’Europa e dai due ordini di palchi che
dividevano gli spettatori.
BAROCCO:
In Italia, nel periodo barocco, nei teatri compare la “sala all’italiana”, dalla struttura ad
alveare,costituita da:
• loggiati, che erano suddivisi da tramezzi così da formare delle celle (ovviamente, quelle più
verso il proscenio avevano una visione limitata). I nobili, proprietari dei palchetti, conducevano
vita sociale all’interno di essi, ricevendo visite e organizzandovi banchetti.
• foyer, grandi spazi di intrattenimento dove si andava prima o dopo lo spettacolo o durante le
pause.
• platea, che ospitava il pubblico che restava in piedi posti meno privilegiati, per la presenza
dell’orchestra che ostacolava la vista
• loggione, palchetti più in alto.
LA COMMEDIA DELL’ARTE:
Fenomeno che copre circa tre secoli, dalla metà del Cinquecento (prime attestazioni con l’atto
notarile del 1545 del padovano) all’Ottocento: viene definita commedia in quanto genere teatrale
buffo e farsesco, mentre il termine arte allude romanticamente alla creatività, alla bravura degli
attori in scena.
+ altra interpretazione: significato non in senso estetico, ma pratico, collegamento a una
professione, alle corporazioni.
Nel Seicento, nasce il melodramma che, per il grande successo, rallenta lo sviluppo degli altri
generi teatrali in Italia: il teatro all’italiana nasce per ospitare l’opera.
La commedia dell’arte nasce in area padovana, ma si diffonde trovando fortuna in tutt’Europa
genere condiviso, tocca tutte le corti e raggiunge tutte le popolazioni, poiché da tutti può essere
compreso.
Nasce sui “banchi di vendita”: affianca quei momenti di vendita di pozioni, elisir… nelle piazze da
parte di ciarlatani che, spostandosi di città in città, erano assai abili nella vendita grazie alla loro
mimica e alla loro bravura affabulatoria
Non esistevano testi teatrali, ma c’erano scenette, caratteristiche che venivano riprodotte
Prime figure femminili, che collaboravano alle vendite e che prendevano parte alle scenette, agli
sketch messi in atto dal ciarlatano: il pubblico veniva attirato vivacemente da queste donne.
Si creavano così “fraternal compagnie” tra i ciarlatani e queste donne, costituite al fine di,
lavorando assieme, guadagnare proponendo uno spettacolo a