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LA COMMEDIA DELL’ARTE:
Fenomeno che copre circa tre secoli, dalla metà del Cinquecento (prime attestazioni con l’atto
notarile del 1545 del padovano) all’Ottocento: viene definita commedia in quanto genere teatrale
buffo e farsesco, mentre il termine arte allude romanticamente alla creatività, alla bravura degli
attori in scena.
+ altra interpretazione: significato non in senso estetico, ma pratico, collegamento a una
professione, alle corporazioni.
Nel Seicento, nasce il melodramma che, per il grande successo, rallenta lo sviluppo degli altri
generi teatrali in Italia: il teatro all’italiana nasce per ospitare l’opera.
La commedia dell’arte nasce in area padovana, ma si diffonde trovando fortuna in tutt’Europa
genere condiviso, tocca tutte le corti e raggiunge tutte le popolazioni, poiché da tutti può essere
compreso.
Nasce sui “banchi di vendita”: affianca quei momenti di vendita di pozioni, elisir… nelle piazze da
parte di ciarlatani che, spostandosi di città in città, erano assai abili nella vendita grazie alla loro
mimica e alla loro bravura affabulatoria
Non esistevano testi teatrali, ma c’erano scenette, caratteristiche che venivano riprodotte
Prime figure femminili, che collaboravano alle vendite e che prendevano parte alle scenette, agli
sketch messi in atto dal ciarlatano: il pubblico veniva attirato vivacemente da queste donne.
Si creavano così “fraternal compagnie” tra i ciarlatani e queste donne, costituite al fine di,
lavorando assieme, guadagnare proponendo uno spettacolo al pubblico delle piazze.
L’atto notarile non conteneva indicazioni sui contenuti degli spettacoli, ma piuttosto si presentava
come un regolamento interno della compagnia.
Gli attori indossavano maschere in cuoio ben aderenti dalla duplice funzione:
identificare e stilizzare i ruoli.
Limitando la visibilità, la maschera rendeva i movimenti innaturali, favorendo una certa
meccanicità nei gesti dell’attore. Il ritmo aumentava e diventava più meccanico, la maschera non è
più soltanto un elemento caratteristico ma acquista una certa utilità alla recitazione degli attori un
attore abituato a indossare la maschera fatica a recitare senza.
NON tutti gli attori della commedia dell’arte usavano le maschere.
Struttura di base della commedia dell’arte, che si ritrova in tutte le compagnie, prevedeva
ruoli con le maschere:
• due vecchi:
1. Pantalone o Magnifico, mercante veneziano, lo caratterizzano l’avarizia (legata alla sua
professione) e la lussuria (insidia una giovane popolana, tentando di corromperla col denaro
in cambio di favori sessuali) aspetto sessuale esplicito, motore dell’azione: Pantalone
indossa un grosso fallo (origine dalle processioni falloforiche), una maschera dal naso
pronunciato, incurvato. Costume rosso.
2. dottor Balanzone o Graziano, bolognese, borioso signore che si spacciava per professore
universitario, intellettualone Bologna, primo ateneo della nostra penisola, coincideva con
la sapienza, con la conoscenza; il dottore parlava il dialetto bolognese utilizzano spesso
vuote espressioni latine: utilizzava un latinorum finto, sonoro, senza senso. Portava con sé
libri di medicina o codici su cui fondava le proprie sentenze.
Costume che ricordava l’abito indossato dai docenti di medicina gorgera, colletto bianco
vistoso,
• due servi, zanni (termine derivato dal latino medievale o dal nome “Gianni"):
1. Brighella (di Venezia), servo furbo, astuto, piccolissimo imprenditore, oste, albergatore,
riesce in un qualche modo a differenza del servo sciocco a raggiungere i propri scopi.
2. Arlecchino (di Bergamo) e Pulcinella (di Napoli) esempi di servo sciocco, incapaci di
soddisfare i due bisogni primari: sesso e fame.
• un capitano (ruolo mobile, cioè presente o assente):
Capitan Spavento o Fracassa, dalla grande capacità affabulatoria paladino di tutte le
ingiustizie, sempre in prima fila a parole, ma il primo a scappare in una reale situazione di
pericolo (richiamo al miles gloriosus del teatro latino), mingherlino;
parlava una lingua spagnoleggiante, tipica dei conquistatori invisi al popolo italiano ruolo
ostile, il pubblico lo riconosceva come fonte di problemi.
Non in tutte le compagnie c’erano attori in grado di interpretare il ruolo del capitano ruolo
mobile. Non esisteva l’intercambiabilità dei ruoli: ogni attore interpretava sempre lo stesso
ruolo.
ruoli senza maschera:
• innamorati o amorosi, giovani di bell’aspetto provenienti non dai campi o dalle montagne ma da
luoghi dove avevano potuto curare la propria bellezza, si univano tra di loro per amore (NO
sesso), che veniva ostacolato nello svolgimento della vicenda.
Parlavano il toscano, la lingua della letteratura.
Alle fraternal compagnie prendevano parte “meretrici oneste” e studenti universitari con una
cultura non indifferente che interpretavano il ruolo degli amorosi.
• servetta, ruolo che ha storicamente più fortuna, perdurando più a lungo
es. Colombina, Smeraldina (legate all’ambito veneziano), Despina (in ambito napoletano)
caratterizzata da una vivacità intellettuale facendo trionfare la sua capacità e i propri interessi,
aiutando il padrone, la padrona o chiunque le desse denaro (mezzana, aiutava gli amori, leciti o
illeciti), intorno a lei ruotava la vicenda. Senza maschera, mostrava la propria bellezza.
Le attrici erano imprenditrici, avevano un proprio mestiere, facevano parte della compagnia ed
erano indispensabili per essa, restando sullo stesso piano degli uomini non erano ben viste dagli
intellettuali che vedevano nella donna sulla scena un pericolo sociale.
Esse mostravano la bravura e la propria libertà, distanziandosi dalla precedente condizione
femminile la donna si evolve professionalmente
Queste donne venivano considerate meretrici, poichè mostravano sulla scena oggetto di interesse,
cioè il proprio corpo, manifestando comportamenti trasgressivi e lascivi.
Sono abili nel canto, vocalmente istruite, creano un genere parallelo si staccano dalla commedia e
si dedicano al teatro musicale, genere dell’opera buffa, dell’intermezzo, atti unici molto brevi,
rappresentati all’interno di spettacoli teatrali molti ampi interpretati dalla servetta in contrasto con il
padrone.
“Così fan tutte”, “Don Giovanni” (Zerlina), “Le nozze di Figaro” (Susanna) di Mozart presenza del
ruolo della servetta, la soubrette, ruolo di grande vivacità, al centro della vicenda sviluppo della
servetta della Commedia dell’Arte aldilà dell’opera buffa, fino al melodramma.
Cfr. “La serva padrona” (1733) intermezzo
>carattere estemporaneo della Commedia dell’Arte ciascun ruolo copriva un spazio
temporalmente limitato all’interno della propria azione scenica nel quale improvvisava.
Zibaldone grande libro, uno per ciascun ruolo (es. uno per i Pantalone, uno per i Pulcinella…),
dove gli attori appuntavano, nel corso della loro carriera, cosa aveva successo sulla scena e le
battute, le gag dei propri personaggi; del resto, ogni attore portava avanti il suo ruolo per tutta la
vita.
I momenti di improvvisazione nascevano proprio dalle indicazioni contenute nello Zibaldone.
I dialoghi tra i personaggi, per quanto questi improvvisassero, lasciavano sempre trasparire i
caratteri principali di ognuno di essi.
Canovacci brevissime scalette, fogli dove erano scritte le entrate e le uscite dei personaggi e i
momenti in cui i personaggi, all’interno della vicenda, si trovavano a dialogare, oltre a un riassunto
della storia.
Catalogo delle robbe catalogo degli oggetti, degli abiti presenti sulla scena.
In genere, al Pantalone spettava l’incarico di organizzatore controllava che il catalogo delle robbe
fosse aggiornato e che i canovacci fossero della rappresentazione corrente.
Lazzo momenti, contenuti negli zibaldoni, in cui l’attore era chiamato ad improvvisare
un’esibizione fisica e gestuale; i lazzi lasciavano spazio all’improvvisazione, che gli attori
calibravano, aumentandone o diminuendone la durata, in base alla risposta del pubblico.
Erano legati soprattutto al ruolo dei servi, meno comuni quelli dei vecchi, quasi assenti quelli degli
amorosi.
>I comici dell’arte mettevano in scena storie legate all’attualità dell’epoca o vicende più classiche,
come il Don Giovanni, la cui paternità viene riconosciuta a Tirso de Molina nel 1630: la Commedia
dell’Arte metteva in maggiore risalto la figura del servo di Leporello i comici dell’arte non
recitavano solamente quegli spettacoli con maschere
Il Don Giovanni deve la sua fortuna ai comici dell’arte, che la trasmisero fino a noi attraverso i loro
spettacoli nell’intera Europa (da Madrid a San Pietroburgo) non avevano una sede stabile, si
spostavano alla ricerca di nuovi spettatori a cui proporre le loro vicende, recitando nei loro dialetti
(le vicende erano molto semplici, e non era necessario capire esattamente le parole, poiché la
gestualità aiutava la comprensione) es. l’Arlecchino ha avuto sempre lo stesso successo anche
senza la comprensione del testo;
affrontavano viaggi molto complessi, vivendo una vita di grande fatica, ed erano spesso ostacolati:
• dagli organi di controllo, di polizia che negavano il loro permesso di circolazione nelle città
• dagli organi ecclesiastici es. Carlo Borromeo vietò l’ingresso a Milano dei Comici dell’arte
• dagli intellettuali delle accademie, che non apprezzavano il loro lavoro, in quanto non
portatori di cultura
A Parigi si apre la Comedie italienne, casa che ospitava le grandi compagnie di comici dell’arte, che
cominciano a scrivere, nella metà del Seicento, i testi che mettevano in scena per nobilitare la
propria professione (es. famiglia Andreini) la commedia dell’arte diventa una commedia regolare,
scritta, e viene accolta dalle accademie e dagli organi di potere, per la maggiore possibilità di
monitoraggio
Due drammaturgie:
• una preventiva, ciò che viene messo in scena dai comici dell’arte non è scritto, ma è casuale
e può modificarsi
• una consultiva, testi teatrali scritti e poi editi dagli attori alla conclusione di certi spettacoli
teatrali (es. la famiglia Andreini pubblica le proprie opere dopo averle messe in scena)
Oggi In Italia il sistema teatrale è
il 90 % itinerante, le compagnie fanno le tournee forma di nomadismo ereditata dalla
Commedia dell’Arte
Il 10 % stabile, con una sede fissa
Alcuni comici dell’arte raggiungono grande notorietà (es. le loro effigi vengono riprodotte sulle
monete).
Il fenomeno della Comm