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Stile e Gusto di Persio

Persio contrappone la sua poesia a quella mercenaria e vana dei contemporanei, viziata dalla degenerazione del gusto (segno di indegnità morale). Persio afferma la propria diversità rispetto alla fatua ricercatezza e ai insulsi soggetti mitologici della poesia alla moda, e si assume il compito di aggredire le coscienze nel tentativo di redimerle. Persio ricorre a un particolare campo lessicale, del corpo e del sesso, sfruttando il suo ricco patrimonio metaforico. C'è una forte esigenza realistica e una carica di deformazione surreale, baroccheggiante, che si manifesta nella scelta di un linguaggio ordinario e nel rifiuto di incrostazioni retoriche. Ma lo stile non è semplice e non è piano, ci sono nessi contorti, inesplicabili, metafore difficili, associazioni di idee sgradevoli, prodotti dal senso (ossessivo) di una malattia morale. La lingua quotidiana subisce deformazioni dello stile, che la forza a esprimere una verità non banale. C'è una contraddizione tra la volontà di chiarezza e l'oscurità.

dell'artificio stilistico. MA la difficoltà dello stile non è vezzo gratuito -> è funzionale alle istanze estetiche ed ETICHE della sua poesia.

LA FORTUNA: Fama cresce e si diffonde e resta alta per tutto medioevo, che apprezza Persio moralista intransigente. I dissensi arrivano in età rinascimentale. Negli ultimi tempi si sta avviando valutazione + equilibrata e approfondita.

Giovenale

LA VITA E LE OPERE:

Poche e incerte notizie su vita che < per lo + da cenni autobiografici delle sue satire e da alcuni epigrammi dedicatigli da Marziale. Nasce nel Lazio tra 50 e 60 dC, famiglia benestante. Buona educazione retorica ed esercita professione di avvocato, ma da cliente di potenti signori, privo di autonomia economica. Si dedica a poesia in età matura (dopo morte di Domiziano) e continua a scrivere fino a principato di Adriano. Non sappiamo della data di morte, di sicuro dopo 127. 16 satire in esametri, in 5 libri (divisione forse da attribuire

all'autore stesso). Carattere proemiale. Giovenale polemizza VS declamazioni alla moda e loro fatuità, disgusto VS1. corruzione morale dilagante che lo spinge a farsi poeta satirico → per cautelarsi contro vendette, parladi generazioni passate e non generazione del presente. VS ipocrisia di chi nasconde vizio sotto apparenze di virtù. Bersaglio principale= omosessualità.2. Descrive Umbricio (amico) che abbandona Roma, caotica città dove vita non è + sicura x onesti.3. Si narra del consiglio riunito da Domiziano per discutere di come cucinare 1 rombo donato4. dall'imperatore. Cena offerta da Virrone e umiliante condizione dei clienti coinvitati.5. + lunga. Feroce requisitoria vs immoralità e vizi delle donne.6. Vs generale decadenza degli studi e misera condizione dei letterati del suo tempo, rimpiange7. mecenatismo augusteo. Falsa nobiltà di nascita vs nobiltà d'ingegno e sentimenti.8. Dialogo. Proteste di Nevolo,

un omosessuale mal ricompensato per sue prestazioni.

Insensatezza di tante brame umane.

Lusso ostentato dei banchetti di ricchi vs cena modesta offerta a un amico.

Vs cacciatori di eredità.

Vs imbroglioni e frodatori di cui è rimasto vittima amico Calvino.

Discute su educazione dei figli e necessità di accompagnare precetti con esempi.

Descrizione di 1 episodio di cannibalismo in Egitto, provocato da fanatismo religioso.

Incompleta. Elenco di privilegi offerti dalla vita militare.

LA SATIRA INDIGNATA:Secondo G. la letteratura del tempo è lontana da clima morale corrotto della società romana del tempo. Indignazione= musa del poeta; satira= genere 'obbligato', il solo a poter esprimere la sua furia e disgusto. Nella I satira, Giovenale enuncia ragioni della sua poetica e centralità che occupa indignatio. Discostandosi da Orazio e anche un po' da Persio (che propone una terapia), Giovenale non crede che sua

La poesia possa influire sul comportamento degli uomini: si limita a denunciare senza coltivare illusioni di riscatto. G. non intende quindi uniformarsi a tradizione satirica precedente, razionalistica e riflessiva, con un rifiuto verso degli schemi del pensiero moralistico della diatriba cinico-stoica, una morale che insegna a restare indifferenti di fronte al mondo delle cose concrete, e coltivare beni interiori. Giovenale demistifica questa morale consolatoria con lo sdegno di un uomo animato da astio sociale e risentimento per la mancata integrazione, componenti importanti nella sua satira. Giovenale è rappresentante del ceto medio italico che vede mortificati i valori morali e politici della tradizione repubblicana. Secondo lui, non ci sono più condizioni sociali per poeti integrati come quelli della cerchia di Augusto, ora il poeta è bistrattato e vive in estrema povertà. Giovenale guarda al presente come a una tragedia di maschere grottesche, di fronte a cui non gli rimane

La soddisfazione dell'invettiva è evidente nel testo di Giovenale. La società romana gli appare perversa e i ruoli sono stravolti, in particolare la nobiltà. La satira non risparmia nessuno: l'arroganza dei nuovi ricchi, il potere eccessivo dei liberti, l'intraprendenza degli orientali e l'abiezione morale dei letterati. Il bersaglio privilegiato sono le donne, in particolare quelle emancipate e libere, che ispirano la satira nella sesta satira (la misoginia più feroce di tutti i tempi). La rabbiosa protesta di Giovenale ha fatto parlare molti di un Giovenale democratico, ma in realtà il suo atteggiamento nei confronti del volgo e di chiunque eserciti attività manuali è di disprezzo. Il suo orgoglio intellettuale gli consente di rivendicare per sé riconoscimenti sociali, ma non solidarietà sociale. Si rivela piuttosto una tendenza a idealizzare in modo nostalgico il passato, un tempo antico governato da una sana moralità agricola. La fuga dal presente sembra essere l'unico risultato a cui l'indignazione di Giovenale può approdare. Nella seconda parte dell'opera si nota un cambiamento di tono.

→ultimi 2 libri: poeta rinuncia a ripulsa dell'indignatio e assume atteggiamento distaccato, che mira a APATEIA, indifferenza degli stoici, riavvicinandosi a diatriba da cui si era allontanato all'inizio. Osservazione + generale, riflessione + pacata, rassegnata. Emerge però qua e là l'antico furore.

LO STILE SATIRICO SUBLIME: Adesso che vizio ha popolato la realtà presente di MONSTRA, anche satira deve farvi corrispondere caratteri grandiosi. NO stile dimesso, ma simile a quello dell'epica e della tragedia (generi opposti alla satira). Satira rimane realistica (sebbene sia un realismo deformante), ma con l'altezza di tono conforme alla violenza dell'indignatio. Giovenale recide legame con commedia e accosta satira a tragedia. Procedimento consueto: Ricorso a solenni movenze epico-tragiche in coincidenza con contenuti + bassi e volgari. L'espressione è icastica e pregnante, sentenziosa. Influssi della scuola di retorica

e delle declamazioni, (che Giovenale ha a lungo praticato) tono di denuncia e invettiva, fissità dei bersagli polemici, ripetitività dei topoi moralistici [Ma studi recenti hanno mostrato come tutto ciò sia funzionale alla sua ideologia.] LA FORTUNA: Ignorato nel II e III sec, fiorisce nel IV -> diffusione nelle scuole, per carattere moralistico dei versi. 6. L'EPICA DI ETA' FLAVIA Poesia di Stazio, Valerio Flacco e Silio Italico presenta concordanze di gusto e clima culturale e si propone come modello Virgilio. Ma Eneide diventa ora un rifugio e un orizzonte chiuso. Anche influsso di Ovidio. Stazio LA VITA E LE OPERE: Nasce a Napoli tra 40 e 50 dC, figlio di maestro di scuola. Va a Roma. Fin da giovane si cimenta in esercitazioni pubbliche e gare poetiche. Muore nel 96. Scrisse molto -> 3 poemi epici: Tebaide, Achilleide, De bello germanico + Silvae (carattere vario) -> 5 libri, opera varia nei temi e metri, ma ++ poemetti di ringraziamento o lode rivolti a

Suoi patroni e benefattori. Poesia colta e riflessa + impronta cortigiana e conformistica -> difficoltà a trovare estimatori -> TEBAIDE -> poemetto epico in 12 libri, racconta storia dei 7 contro Tebe. Figli di Edipo, Eteocle e Polinice, si alternano sul trono di Tebe. Ma l'ombra di Laio invita Eteocle a tradire il patto con Polinice, per usurpare il diritto sul regno. Polinice bandito dalla città, va ad Argo e organizza una spedizione -> 7 grandi eroi VS Tebe con le loro schiere. Morte di tutti -> nuovo re: Creonte. Eteocle e Polinice si uccidono a vicenda in duello. I 12 libri sono divisi in 2 esadi: 1° esade -> tratti 'odissiaci' -> narrazione del viaggio, come la prima metà dell'Eneide. 2° esade -> storia di guerra, come la seconda parte dell'Eneide. Stazio si mostra conservativo nei confronti del suo modello, Virgilio, conservando l'apparato divino dell'epica, tuttavia è presente la componente lucanea della guerra fratricida.

Che fa della Tebaide un'opera di compromesso, a metà strada tra le due tendenze. L'autore approfondisce la funzione del fato e del destino: divinità epiche appaiono svuotate e appiattite - forze divine sono perlopiù personificazioni di idee astratte, talvolta allegoriche (Furia, genio del Male, etc.). La storia è dominata da una NECESSITÀ UNIVERSALE - figure umane appiattite, schiacciate dalle leggi del cosmo - Stazio concede poco spazio a sfumature psicologiche, mettendo in scena tipi fissi (tiranno, bestemmiatore, etc). Anche se i riferimenti all'attualità non sono espliciti, l'opera riflette gli incubi della sua epoca: guerra civile tra regnanti specularmente uguali, dispotismo fanatico dei regnanti, problema della morale vivendo sotto dominio di tiranni. -> ACHILLEIDE - incompiuto, forse per morte Stazio. Si ferma a II libro. Doveva narrare vita di Achille. Contiene solo descrizione delle vicende di Achille a Sciro.

dove lo ha nascosto la madre Teti cosicché i greci non lo conducessero a Troia. Tema + disteso e idillico che nella Tebaide → progetto era ambizioso Omero/Virg.

LA FORTUNA: Comparsa di Stazio nel purgatorio dantesco, basata su falsa convinzione che Stazio si fosse convertito a cristianesimo. Stazio è impo punto di riferimento per sviluppo di epica medievale a contenuto allegorico.

Valerio Flacco Vita è ignota. Scrisse gli Argonautica, poema epico incompiuto a VIII libro. Narra vicende corrispondenti a ¾ del racconto del greco Apollonio Rodio. Flacco si ispira a Rodio, ma mira a riscrittura autonoma della vicenda: aggiunte, riduzioni, modifiche impo nella psicologia dei personaggi e nel ritmo del racconto. Rielaborazione guidata da ricerca dell'effetto → accentuazione del pathos e drammatizzazione, gusto per brevità dell'espressione → magg. coinvolgimento emotivo. Elegante e raffinato nel dettaglio, Flacco fallisce nella creazione di scene.

narrative articolate: difetti di chiarezza e linearità, mancata specificazione delle coordinate spazio-temporali → modo di comporre per blocchi isolati,

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
85 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/12 Lingua e traduzione - lingua inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marcorossi120 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Zago Anna.