vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
OSSIGENO TERAPIA
L’aria è una miscela composta da azoto, un gas inerte, per il 78%, ossigeno per 20,95% ed anidride carbonica
per l’1%. Le concentrazioni di ossigeno dell’aria che respiriamo, pur se così basse, sono sufficienti a garantire
l’ossigenazione del sangue nelle persone sane. In un soggetto sano, la concentrazione periferica di ossigeno,
misurata con il saturimetro, oscilla tra il 98 e il 100%.
Quando l'ossigeno è deficitario, al di sotto di queste concentrazioni, si instaura uno stato di sofferenza
tessutale. Piccole regressioni dell'apporto di ossigeno al di sotto del 90% di saturazione periferica, provocano
riduzioni di O2 nel sangue arterioso con grave ipossiemia arteriosa.
Ipossia: diminuzione dell'apporto di ossigeno ai tessuti.
Anossia: completa assenza di ossigeno.
Ipossiemia: riduzione della concentrazione parziale di ossigeno nel sangue arterioso. Le cause possono
realizzarsi nel: pz affetto da malattia polmonare (BPCO), per deficit di estrazione di ossigeno, pz affetto da
infarto acuto del miocardio, per conseguente deficit di pompa, pz che abbia assunto farmaci o droghe con
effetto depressivo sui centri respiratori, pz che inali fumi o sostanze tossiche, pz traumatizzato, per riduzione
della massa ematica circolante come conseguenza di uno shock emorragico. I segni sono: la dispnea,
l'ortopnea, i rumori respiratori patologici, la cianosi, le alterazioni dello stato di coscienza, dall'irrequietezza
all'agitazione, fino all'arresto respiratorio. Questa si corregge con l'ossigeno terapia.
Lo scopo dell’O2 terapia è il trattamento e la prevenzione dell’ipossiemia. Questa si verifica in caso di
squilibrio tra l’apporto di O2 e il consumo di O2. L’obiettivo terapeutico è il raggiungimento di una SaO2 di
almeno il 90%. Inoltre la terapia con O2 deve essere instaurata ogni qual volta le condizioni cliniche del
paziente suggeriscono la possibilità di una ipossiemia arteriosa rilevante. L’ossigenoterapia permette di
provvedere ad un adeguata concentrazione di ossigeno nel sangue, con conseguente riduzione dell’impegno
respiratorio e dello stress del miocardio, che stante la sua notevole domanda di ossigeno, potrebbe facilmente
andare incontro a fatti ischemici (cardiopatia ischemica). L'ossigenoterapia è, dunque, la somministrazione di
ossigeno a concentrazioni più alte di quelle presenti nell’ambiente atmosferico affinchè si modifichi il contenuto
arterioso di O2. L’ossigenoterapia è un trattamento atto a compensare l’insufficienza respiratoria sia acuta
(IRA) che cronica (IRC).
Sistemi di somministrazione di O2: prima di somministrare ossigeno al paziente, è sempre necessario
individuare il miglior dispositivo di erogazione per quella determinata circostanza. I presidi comunemente usati
vengono divisi in due grossi gruppi:
1) sistemi a basso flusso; cannule nasali, maschere semplici, maschere con reservoir
Le cannule nasali (occhialini), rappresentano la modalità più semplice di somministrazione; permettono di
erogare da 1 a 6 litri/minuto. Le maschere semplici che incorporano sia il naso che la bocca del paziente,
munite di piccoli fori laterali che permettono il passaggio dell'aria con l'ambiente esterno, con le quali si può
somministrare ossigeno fino a 6-8 l/min e percentuali che variano tra il 35 e il 60%. Le maschere con reservoir,
maschere a cui è collegato un serbatoio che funge da riserva continua di ossigeno; somministra
concentrazioni di ossigeno comprese tra 60 e 90% se utilizzate con flussi compresi tra 10-15 litri/minuto.
2) sistemi ad alto flusso; maschere di Venturi
Le maschere di Venturi, sono il metodo più usato ed affidabile per erogare concentrazioni precise di ossigeno
attraverso un metodo non invasivo. Utilizza dei dispositivi che cambiano in base alla concentrazione e ai litri di
ossigeno che bisogna somministrare, sono facilmente distinguibile attraverso i colori. Il flusso di ossigeno
passa attraverso una strozzatura che determina un aumento della velocità delle particelle e una riduzione
della pressione. La conseguenza è un richiamo di aria dall’esterno che va ad aumentare il flusso. Tutti questi
dispositivi consentono, in vario modo, di somministrare correttamente ossigeno al paziente, a condizione che
egli presenti una ventilazione autonoma ed efficace. L'ossigeno è considerato un farmaco e come tale non è
scevro da effetti collaterali.
Tra gli effetti collaterali si ricorda: la tossicità dell'ossigeno, in cui i polmoni possono reagire negativamente alla
sua somministrazione quando il flusso e la concentrazione sono eccessivamente elevati; l‘insufficienza
respiratoria fino all'arresto respiratorio nei pazienti affetti da BPCO, che sviluppano una tolleranza a livelli di
CO2 più elevati del normale e che quindi regolano la loro respirazione sui livelli di O2 circolante. Una
eccessiva somministrazione di ossigeno a tali pazienti porta come conseguenza depressione respiratoria fino
all'arresto respiratorio.
Compiti infermieristici: la preparazione dell’utente, informare la persona sulla tecnica che verrà eseguita,
compatibilmente al livello di stabilità/instabilità clinica della persona e alla collaborazione, aiutarla ad assumere
la posizione più idonea per effettuare correttamente l’ossigenoterapia, la preparazione dell’ambiente,
compatibilmente al livello di stabilità/instabilità clinica della persona e della collaborazione, predisporre
l’ambiente in base alla tecnica da eseguire, ponendo particolare attenzione alla sicurezza, all’igiene, al comfort
alberghiero/ambientale, al microclima, alla privacy. La tecnica l’infermiere deve eseguire la tecnica
assistenziale seguendo una sequenza logica degli atti secondo principi scientifici. Riposizionamento della
persona dopo aver eseguito la tecnica, l’infermiere e/o l’operatore devono posizionare confortevolmente la
persona avendo cura di avvicinare il sistema di chiamata. Riordino dei materiali dopo aver eseguito la tecnica,
l’infermiere e/o l’operatore devono riordinare il materiale e rifornire il carrello usato. Smaltimento dopo aver
eseguito la tecnica, l’infermiere e/o l’operatore devono smaltire i presidi non riutilizzabili secondo la normativa
vigente. Comunicazioni/segnalazioni dopo aver eseguito la tecnica, l’infermiere deve comunicare e annotare
con i sistemi in uso, quanto rilevato durante l’esecuzione. Durante l'ssigeno terapia valutare l’efficacia della
terapia (mediante il monitoraggio dei parametri vitali e neurologici, della meccanica respiratoria con l’ausilio
dell’emogasanalisi) e controllare l’umidificazione verificando il corretto funzionamento dell’umidificatore, il
livello dell’acqua nell’umidificatore, la temperatura, le condense, eliminando le stesse dal circuito del
respiratore.
-Come calcolare l'autonomia di somministrazione di ossigeno di una bombola: volume della bombola per
pressione dell'O2: l/min da erogare. Per esempio se si vuole somministrare ossigeno ad un paziente alla
velocità di 10 l/min avendo a disposizione una bombola da 7 litri carica a 200 atmosfere, l'autonomia è di circa
140 minuti (7 x 200 = 1400; 1400 : 10= 140).
calcolo della riserva di O2: quanto tempo di autonomia ha una bombola? Contenuto della bombola in litri
(volume per pressione) / flusso di O2 erogato (in litri). Il risultato sono i minuti di autonomia della bombola.
Umidificazione: non è necessaria per la somministrazione di bassi flussi di ossigeno o per la somministrazione
di alti flussi per brevi periodi. In base ai risultati di studi clinici, è consigliabile utilizzare ossigeno umidificato
per i pazienti che richiedono alti flussi di ossigeno per periodi di tempo superiori alle 24 ore o che lamentano
secchezza delle vie aeree superiori.
Saturimetro: permette una misurazione rapida, precisa, non invasiva, della quantità di ossigeno presente nel
sangue. Misyra la quantità di emoglobina legata al sangue (normalmente l'emoglobina si lega all'O2). In
pratica l'apparecchio legge il colore del sangue per determinare il contenuto di O2.
EMOGASANALISI
L’EGA si esegue prelevando un campione di sangue arterioso che viene analizzato con apposito strumento.
I parametri esaminati possono essere indice di alterazioni respiratorie o metaboliche. E’ l’unico esame valido
per valutare la necessità di ossigenoterapia. Occorrono pochi cc. di sangue arterioso per avere informazioni
su: Ph, PCO2, PO2, eccesso basi e bicarbonati, saturazione %. Responsabilità professionale: il Consiglio
Superiore di Sanità, ha espresso parere “ favorevole alla effettuazione del prelievo arterioso radiale- (non per
quello femorale!)- per emogasanalisi da parte dell’infermiere, sia in ospedale, sia in ambulatorio che
nell’espletamento del servizio di assistenza domiciliare integrata (ADI) semplice e complessa…” , ovviamente
“all’infermiere che ne abbia acquisito la completa competenza”. Deve “essere prevista sempre, per le corrette
implicazioni sia mediche che infermieristiche, l’esistenza nell’unità operativa o nella struttura sanitaria di un
protocollo operativo condiviso ed approvato, in grado di: assicurare la buona pratica di tecnica del prelievo
arterioso radiale e l’adozione di utile misura di prevenzione delle complicanze e del necessario trattamento
nonché la tempestiva gestione dei rischi”.
GESTIONE DEL REGISTRO STUPEFACENTI
Premessa: la Struttura di Farmacia rappresenta il referente per la gestione dei farmaci stupefacenti e
psicotropi in ambito ospedaliero. Il Responsabile della Farmacia è incaricato di svolgere periodiche ispezioni
per verificare la corretta tenuta del registro di carico e scarico.
Procedura ispezione: NOTA 1 Il registro di carico e scarico delle sostanze stupefacenti e psicotrope in
dotazione alle UU.OO. è conforme al modello approvato dal Ministero della Salute. NOTA 2 Il Primario ed il
Caposala dell’UO sono responsabili della corretta gestione del registro e degli stupefacenti. NOTA 3 Il
Responsabile del Serv. Farmaceutico, mediante periodiche ispezioni, accerta la corretta gestione dei farmaci
stupefacenti e del registro di carico e scarico. NOTA 4 Il verbale di ispezione viene redatto a cura del Serv.
Farmaceutico ed inviato alla D.S. NOTA 5: In base a quanto rilevato dal Serv. Farmaceutico, la D.S. archivia il
verbale o denuncia le irregolarità riscontrate all’Autorità Giudiziaria competente.
RESPONSABILITà
La responsabilità connessa alla tenuta del registro è di carattere penale. Il Caposala è responsabile della
buona conservazione del registro. La responsabilità si protrae per un periodo di due anni dalla data dell’ultima
registrazione. Il Dirigente medico dell’U