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Questo dipinto fa parte della scuola “Kano”, la scuola a servizio dei
potenti, è la scuola che ha dipinto tutti i castelli dall’inizio del 1500. In
questo caso ritroviamo una aggiunta del colore rosso, una linea più
pittorica, un ritratto e non un esercizio Zen. Trascina il pennello che si
secca verso la fine della stesura del colore.
Il messaggio di questa pennellata trascinata che si unisce all’immagine
è “Daruma, non so!” che apre infinite vie di interpretazione, ce bisogna
arrivare non pensando ma meditando. Il secondo invece suggerisce il
messaggio di “Vastità aperta. Nulla di sacro” è un andar contro alla
propria formazione e al proprio pensiero. DI nuovo è un input che viene
dato attraverso la calligrafia.
Arti visive, design spettacolo dell’Asia Orientale
28.09.15
Altre forme di pittura Zenga, sono le parabole. Dei disegni simili a dei fumetti realizzati con pittura
monocroma su carta giapponese, accompagnate da delle scritte. Questo è un dipinto di Hakuin, in
cui troviamo un pellegrino su un ponte di tronchi, resi da una pennellata rapida che non permette
incertezze. Il significato viene reso solo dal viandante con il suo bastone e il suo cappello da
viaggio, non ci viene lasciata alcuna indicazione a proposito del luogo. Questo tipo di immagine è
ancora più eloquente nell’immagine dei “Ciechi sul ponte” che indicano la realtà umana, e due
modalità differenti attraverso i quali possiamo approcciarci alla vita.
Enso – Bankei Eitaku
Altro simbolo spesso utilizzato nella pittura Zen è il simbolo assoluto corrispondente al carattere
“Mu” di nulla, è il Enso. Indica l’infinito, il tutto e il nulla, il principio e la fine, una cosa e l’esatto
contrario. E’ il simbolo assoluto dello Zen. In questo caso non è trattato con un unico tratto di
pennello, ma è fatto in due parti, ed è accompagnato da una parte calligrafia che aggiunge
significati.
Arti visive, design spettacolo dell’Asia Orientale
28.09.15
Isshi Bunshu – Daruma rosso nell’Enso
All'interno dell'enso è il Bodhidharma, rappresentato di schiena che medita. Il Bodhidharma di
questo dipinto è stato realizzato con tre tratti di pennello. Il primo definisce la spalla, la seconda
parte da metà capo e definisce le braccia sulle ginocchia, e il terzo definisce le gambe incrociate.
Di nuovo un equilibrio perfetto tra immagine e spazio. Oltre ai significati delle parole, nel momeno
in cui inseriamo una calligrafia, fondamentale è il peso di quella calligrafia rispetto all’immagine,
non solo il peso rispetto alla forma, ma il peso del blocco intero del blocco intero, rispetto al peso
dell’Enso.
Nei “Gibboni e riflesso della luna” Kokan è stato abile nel dipingere le tre scimmiette legate alle
apparenze, ovvero al riflesso della luna, invece che alla realtà, ovvero la luna nel cielo. Da un
punto di vista tecnico, le pennellate d’inchiostro dei ciuffetti vengono utilizzate per dare la
sensazione del pelo arruffato, introno alle figure, ma anche al centro così come la figura della luna,
hanno un colore biancastro, non è un colore applicato è il bianco stesso della carta, che ci appare
come vuoto, o che ci forma delle figure, per “riserva” rispetto invece alla copertura con un
inchiostro delicatamente applicato, e quindi molto annacquato come una nebbia, su tutto il resto
del dipinto. Dunque tutta la parte introno ha una nebbiolina grigia, e l’effetto di questo
annebbiamento, da per risalto la macchia della luna lasciata completamente scoperta. Questa
tecnica risalta la tridimensionalità delle forme.
Come l’Enso esistono anche altri simboli semplici, ma potenti, come l’Uno che contiene il tutto. E’
un tratto orizzontale, semplice, stilizzato ma potente. “Ichi” indica l’uno, l’unico ma anche il tutto.
Arti visive, design spettacolo dell’Asia Orientale
28.09.15
Un tratto orizzontale potente accostato a una calligrafia leggera e delicata, che fanno da
bilanciamento alla parte calligrafica dell’immagine.
Sengai Gibon – Hotei che sbadiglia
Divinità della fortuna, che si stiracchia, con la pancia in aria che poggia su un sacco enorme,
caratteristica della divinità, una divinità giocosa che si diverte. E’ un dipinto fatto con impeto libero,
per gioco e per divertimento.
Arte difficile da realizzare. Sono pochissimi gli artisti abili nella realizzazione
di questo soggetto e Sengai Gibon è uno di questi. Si parte con una
pennellata carica impiegata per i primi noti, che lentamente si scarica
interrompendosi. Le parte vuote non vengono corrette, né riempite di
inchiostro, ma è una modalità sfruttata per rendere la pienezza e la rotondità
di ogni singola canna di bambù.
“Pazienza”, non nel senso di peccato, ma nel senso vero
di pazienza, in quanto talento e dote da sviluppare,
concetto su cui meditare. Il salice, esempio dell’essere
umano sbattuto. Il salice che rimane lì con le sue fronde e
di fianco il messaggio di pazienza hanno un forte impatto.
(Giappone potere e splendore.)
Arti visive, design spettacolo dell’Asia Orientale
28.09.15
John Cage – Where R= Ryoanji R8/15-92
John Cage, ascolta legge e prova la meditazione. Si ispira al Giappone in particolare alla cultura
Zen, è un disegno che si intitola Ryoanji, uno dei giardini dei tempi più antichi, composto da soli
ghiaia, sassi e rocce che ricostruiscono in maniera essenziale le qualità di un paesaggio vero e
proprio, paesaggi secchi che si chiamano “Karesansui”. Il nome Ryoanji vuole dire “il tempio del
drago in stato di pace” è un giardino costruito introno al 1520 da un maestro architetto, artigiano e
giardiniere, chiamato al servizio di questo tempio per costruire questo giardino, ed era una pratica
che faceva parte delle pratiche dello Zen. E’ un giardino che è nato dopo lunga meditazione da
pare di Soami, e si dice che avrebbe scagliato dei ciottoli, e avrebbe così definito la posizione delle
15 rocce di questo giardino, e si dice di questo giardino che queste rocce non si riescano a vedere
tutte e 15 da un'unica angolazione. John Cage da il titolo Ryoanji a una serie di disegni realizzati
con graffite, gettando su fogli di carta millimetrata delle monetine e come Soami, traccia queste
tracce di “rocce” attorno alle monetine, e realizza il suo giardino su carta.
Altri artisti colgono questa particolarità della pittura Zen e la reinterpretano a modo loro. Come
Henri Michaux, che utilizza una pergamena di carta su cui fa cadere delle gocce molto liquide di
inchiostro, arrivando alla pittura astratta in assoluto. Gioca di più con l’istintività dell’opera dell’arte
Zen.
- L’uomo straordinario è tale rispetto agli altri uomini ma è normale rispetto al Cielo, da qui il
detto un uomo insignificante per il cielo è un grande uomo per gli uomini, un grande uomo
per gli uomini è un uomo insignificante per il Cielo –