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Il rovesciamento del monumento e l'arte di Wodiczko
Questa idea di rovesciamento del monumento è stimolante anche per gli artisti, come per Wodicszko, che dedica spesso ricerche a riguardo. Qui troviamo l'inaugurazione del monumento di Lenin nella Leninplatz di Berlino est nel 1970, questi anni vennero caratterizzati da una rilettura storica che rivalutava la fase leninista della rivoluzione alterare l'illuminazione dei monumenti per poi Wodiczko, Intervento sul Monumento di Lenin, 1980; lui era solito su di essi immagini che li "travestivano", qui diventa l'uomo del McDonald, e infatti dopo il crollo avviene proiettare un ingresso in tutto il territorio del consumismo tipico americano. "The Homeless Projection", 1986; Wodiczko, realizzato in corrispondenza del Civil War Memorial a Boston, e proietta immagini video di senzatetto che raccontano la loro storia e che diventano i nuovi destinatari di queste immagini, contrapposto quindi ad uno degli effetti della politica liberista, mostra l'altra.
faccia della medaglia. Wodiczko, Intervento sul Monumento di Langravio Federico II, 1987; a Kassel, sede della rassegna artistica chiamata "Documenta" e su questo monumento del passato tedesco mostra lo stereotipo dell'uomo d'affari tipico con camicia bianca e cravatta.
"Abraham Lincoln: War Veteran Projection", 2012; realizzato all'Union Square di Manhattan, una delle piazze più simboliche del potere americano, qui il monumento viene modificato con raccontano i traumi della guerra: narrazione dell'epopea immagini audio video di veterani di guerra che americana rovesciata nelle sue conseguenze oscure. Modifica il monumento ma ne conserva l'etimologia del termine, spingendoci al ricordo ma con contenuti diverse.
Iconoclastia degli artisti di pratiche iconoclaste realizzate dagli artisti durante il 900, dal primo modernismo all'epoca Varie forme post-moderna, a partire dal caso di Piet Mondrian, interessante per:
₰ Essendo
Un rappresentante della pittura d'avanguardia permette di semplificare l'iconoclastia B, contro il fermo immagine, che si manifesta proponendo nuove immagini;
Il suo lavoro è stato definito iconoclasta in uno dei testi della critica d'arte del Novecento, "Mondrian l'iconoclasta";
"Composizione con grande quadrato rosso + giallo, nero, grigio e blu", 1921; Piet Mondrian, pittura astratta a cui era arrivato attraverso un percorso graduale, dove tutto ciò che restava dell'esperienza visiva del mondo era un griglia di linee ortogonali, che è diventato icona del suo stile. Pittura che fa di tutto per non essere immagine ma lo diventa per l'iconizzazione, ed è infatti diventato il logo della L'oreal negli anni '80. In questa fase, Van Doesburg recensendo una mostra del collega definisce il suo stile "classico", come qualcosa che supera la dimensione temporale e lui non poteva accettare.
Che ci fosse una sola immagine a definire il suo profilo “Composizione con blu, giallo, nero e rosso” Piet Mondrian, [sx]; mette quindi indiscussione le modalità espressive del suo linguaggio con opere in cui la varietà cromatica si “Losanga consostituisce ad una prevalenza di bianco e la griglia diventava più una cornice.
Otto righe e angolo rosso”, serie di opere pensati in questo formato inclinato chiamato appuntolosanga, segue questo rettangolo interrotto nei suoi angoli come se non ci fossecorrispondenza tra forma e cornice.
Ogni volta che vede approdare la sua ricerca artistica ad un esito troppo sicuro e classico, che può essere riassunto ad uno stereotipodi imamgine, Mondrian distrugge questa forma e la mette in completa discussione, fino ad arrivare a pratiche decostruttive: “Broadway Piet Mondrian, Boogie.Woogie”, 1942; ultima sua serie di quadri in cui la sua da questi colori sgargianti. “Victory
"Boogie-Woogie", integrità formale viene messa in crisi i quadratini soro realizzati a collage con una certa frenesia quasi ossessiva in corrispondenza delle linee, la superfice stessa viene quindi decostruita, interrompendo la continuità del nostro sguardo. Questo tipo di iconoclastia non da intendersi in senso letterario, il modernismo è infatti allergico alle immagini, è un movimento anti-iconico, e Mondrian percepisce quando la sua opera diventa icona, decidendo quindi di allontanarsi. Iconoclastia dello schermo da Lucio Fontana alla Pop "Concetto spaziale. Ambiente spaziale in luce nero", 1949; Lucio Fontana, la sua opere consistevano nell'ambiente stesso, immerge lo spazio della galleria nella luce di wood nera, che illumina solo perpendicolarmente e non si diffonde, e quindi era impossibile identificare i confini materiali. Fontana quindi decostruisce i media tradizionali [pittura tagliando lo schermo, l'architettura nascondendo i]
limiti].“ConcettoLucio Fontana, spaziale. Attese”, 1958; le massime forme di iconoclastia sono i suoi tagli,attraverso i quali rompe l’idea dell’arte si era fondata: idea che medium fossedi pittura sul quale la storiaspazio simbolico in cui succede qualcosa di diverso. Trasforma quindi i quadri in oggetti materiali, quelloche vedo è spazio vero, non è illusione, Fontana infatti non definisce questa pratica pittura, ma sculturaperché obbligato dalla Galleria, ma per lui sono concetti spaziali. L’iconoclastia non riguarda quindi solol’immagine, ma anche le forme di mediazione tradizionale soprattutto in un ambito come quellomodernista.“Concetto spaziale. Fine di Dio”, 1963; serie caratterizzata da forme ovali e fratture più evidentiLucio Fontana,e violenti rispetto ai tagli, che sono protetti dietro da una parte scura, mentre qui vediamo dietro direttamente ilmuro. Inoltre, è più evidente la violenza,
come se fosse pallottole invece dei consueti tagli. Il titolo ha interrogato spesso i critici, che tendendo conto dell'epoca bizantina con il Cristo in mandorla, sono arrivati alla conclusione che questa idea dell'arte come immagine e che esso rappresenti Dio: lettura che ci porta alla distruzione dello schermo, del suo supporto come uno spazio per la loro produzione. Iconoclastia di tipo B, ma anche A, quindi controllo dell'immagine in generale [arte moderna non è più una questione di immagine]. "Schermo carta rotto", 1958; Fabio Mauri, egli realizzò una serie di opere di formato pittorico intitolate schermi, e infatti la funzione dello schermo viene messo in discussione, qui viene distrutto, non può più svolgere la sua funzione. È talmente impoverito dalla sua funzione di medium da essere arricchito di per sé, esiste per una finalità propria, fine a sé stesso riscopre la sua dignità della sua.materialità. "Marilyn", Mimmo Rotella, 1963; lui aveva adottato come soluzione linguistica il decollage: manifesti pubblicitari incollati e poi strappati, rivelando gli strati sottostanti. viene messa in scena la natura traumatica delle sue immagini, qui mostrate in maniera discontinua con diverse fratture, "Green Burining Car I", 1963; Andy Warhol, per lui schermare significa proteggere lo sguardo, qui infatti l'immagine di partenza è traumatica e la ripetizione su un colore freddo, contribuisce ad assuefare la nostra vista e dello spettatore dall'immagine a creare anche distanza [proteggere lo sguardo traumatica]. "Tunafish Disaster", 1963; Andy Warhol, sempre della stessa serie, qui si rifà ad un articolo di cronaca che riguardava la morte di due casalinghe per una partita di tonno.
Andata male, operando una selezione non troppo di tonno, foto delle vittime. L'immagine di per sé non è traumatica, ma si rigida mostra: scatolette mostra in maniera evidente un carattere della tecnica del "silk screen o serigrafia", che causa la sfocatura in alcuni punti. L'immagine viene impressa in una matrice di seta o di tessuto (soprattutto nelle foto), questa tecnica è seriale: leggero e poi inserito in una pressa azionata a mano che imprime l'immagine. Questa serialità non ha nulla a che vedere con l'industria, è un gesto individuale e quindi basta che la pressione non sia uniforme per creare errori, e lui valorizza queste imperfezioni come ulteriore elemento di distacco, rivelano lo schermo in quanto tale. "Ambulance Disaster", 1964; anche qui evento di cronaca che riguarda l'incidente di un'ambulanza Andy Warhol, e degli autisti, e viene ovviamente ripetuta l'immagine, ma nella versione
sotto siche causò la morte del paziente,vede uno squarcio in corrispondenza del volto della vittima. Lo schermo con Warhol viene rotto per apparirci inquanto schermo, la sua materialità non è da denunciare ma da valorizzare perché protegge il nostro sguardo, inquesto caso da immagini traumatiche.“Erased De Kooning Drawing” e a sinistra il disegno prima della cancellazione,Robert Rauschenberg,1953; chiede a De Kooning di regalargli un disegno e lo espone come opera sua dopo averloattentamente cancellato, il gesto iconoclasta è inteso come gesto costruttivo di un’immagine nuova.“Art Whiz?Andy Warhol, Oxidation Painting [Piss Painting], 12 parts”, 1978; parte di una serie ricca diesemplari ma poco nota perchè lontana dalla pop art anni ’50, dal titolo si capisce già il contenuto: dipingevalaste metalliche e poi faceva la pipì per creare immagini attraverso l’ossidazione. Questodanneggiamento delloschermo diventa una pratica catartica, si esprime attraverso espletando le sue funzioni fisiologiche sulloschermo costruendo un’immagine.
Iconoclastia del medium: distruggere il medium-feticcio
Con lo sviluppo della modernità, il medium stesso diventa immagine e quindi i nuovi media diventano un simbolo di un nuovovtipo di civiltà, che verrà definita “civiltà dei consumi” ed il medium che rappresenta in maniera più paradigmatica questoconsumismo è ovviamente la televisione.
“TV Burying”,Wolf Vostell, 1963; tentativo di distruzione iconoclasta, in cui le novità apportate alla civiltàcontemporanea vengono disattivate ed esorcizzate prendendo il televisore come capo espiatorio dagli iconoclasti.
Il dispositivo televisivo di fatto crea un nuovo tipo di cittadino facilmente condizionabile e pronto a diventare unospettatore, il gesto violento è rivolto ad esso è in
realtà rivolto alla situazione che rappresenta. Lui era componente del Fluxus ed organizzò questa sepoltura