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L’EUROPA – IL RITORNO ALL’ORDINE
Radicale ripensamento circa le finalità e gli strumenti formali ed espressivi del linguaggio artistico: si diffonde
un atteggiamento più razionale e positivo. In ambito pittorico si ha un ritorno alla forma e alla tradizione del
passato come strumento di verifica di nuove possibilità espressive e plastiche. Un’operazione che mira a una
diversa interpretazione della realtà. I maggiori rappresentanti di questa tendenza sono De Chirico, Carrà e
Morandi, che condividono l’esperienza della pittura metafisica; assume particolare significato anche
l’esperienza di Mondrian.
• Le muse inquietanti , Giorgio De Chirico (1916)/Collezione privata – Milano: dopo gli iniziali
entusiasmi il pittore muta il proprio atteggiamento nei confronti delle avanguardie europee, alle quali
rimprovera l’eccessiva attenzione per i problemi linguistici a discapito di quelli filosofici: bersaglio
della polemica è l’involuzione formalistica che aveva provocato uno scollamento con la realtà e un
distacco dalla tradizione, nonché la fine della pittura come mestiere. L’applicazione alla pittura del
temine “metafisica” è invenzione di Carrà a Ferrara nel 1917: attingere tramite la pittura ad una
realtà trascendente. Nel dipinto in questione è resa esplicita l’importanza della città di Ferrara
nell’elaborazione di questo tipo di pittura: un’ampia piazza oltre la quale svetta la celebre fortezza
degli Estensi, simbolo di un passato glorioso, affiancata da una fabbrica con due ciminiere. Il primo
piano è dominato da misteriose figure costituite dall’assemblaggio di elementi appartenenti a
tradizioni e ambiti diversissimi: a sx statua greca femminile + testa di manichino innestata su un
torso virile; a dx manichino femminile attraversato da linee tratteggiate; in secondo piano una statua
paludata dal capo privo di volto. Il carattere malinconico e onirico è accentuato dai colori cupi e dalle
lunghe ombre; il dipinto può essere inteso come una sorta di speculazione sulla nullità dell’essere
basata sull’accostamento di oggetti che generano nell’osservatore un moto di sorpresa.
• Canto d’amore , Giorgio De Chirico (1914)/Museum of Modern Art – New York: lo scorcio di una
piazza italiana delimitata da un portico ad archi funge da palcoscenico per un’enigmatica messa in
scena, in cui la gigantesca testa del dio Apollo è appesa ad una parete insieme ad un enorme
guanto arancione; in primo piano una solitaria palla verde e sullo sfondo una sbuffante locomotiva.
La scena è pervasa da una luce ferma e abbagliante che genera ombre pesanti e profonde:
un’immagine fuori dal tempo dominata da un clima di immobile e allucinata sospensione.
• Autoritratto , Giorgio De Chirico (1920)/Toledo Museum of Art: nel 1919 il pittore pubblica il saggio Il
ritorno al mestiere, in teorizza la necessità di un ritorno al museo e alla grande tradizione artistica,
sottolineando il valore spirituale insito nella tecnica; realizza così numerose copie dagli antichi ed
ostentate citazioni all’interno delle sue opere. L’Autoritratto presenta un impianto di gusto
neorinascimentale, caratterizzato dal taglio a mezzo busto e dalla presenza in primo iano di una
natura morta. Sullo sfondo un edificio moderno di colore rosso sormontato da un cielo verde rimanda
ai dipinti metafisici degli anni dieci. L’immagine dell’artista in posa malinconica è raddoppiata
dall’erma marmorea, la cui impostazione di profilo riconduce lo sguardo sul ritratto vero e proprio.
Alla ricchezza delle citazioni dal passato fa riscontro la novità dello stile pittorico, caratterizzato da
pennellate sottili e raffinate modulazioni chiaroscurali.
• Il pino sul mare , Carlo Carrà (1921)/Collezione privata – Roma: nel primo dopoguerra la pittura di
Carrà – esordita in ambito futurista e proseguita in quello metafisico – cambia radicalmente e
recupera una figuratività tranquilla e radicata nella tradizione, una monumentalità nuova arricchita di
accenti antintellettualistici e primitivi. Emblema del “realismo magico”, l’opera trattata è di
composizione molto semplice e raffigura un paesaggio spoglio in cui l’esile figura di un pino
marittimo si incurva verso il mare; ai suoi piedi un cavalletto con un telo bianco; a sx un edificio
anonimo chiude la composizione; a dx un ondeggiante promontorio. Il significato dell’opera sta
nell’incanto malinconico delle piccole cose e della quotidianità, spesso sottovalutato.
• Natura morta , Giorgio Morandi (1919)/Collezione privata – Milano: da Cézanne dal Cubismo
Morandi eredita l’interesse per lo spazio e per l’uso di una tavolozza dai colori smorzati che applica
al genere artistico più antiretorico: la natura morta. Egli dipinge nature morte intimiste e incantate,
servendosi di una gamma limitata di oggetti; in questo caso prevale ancora un senso di rarefatta
sospensione. Il punto di vista rialzato esalta le qualità plastiche delle forme e la loro bilanciatissima
collocazione. L’unità è garantita dalle tonalità basse dei colori, stesi in maniera piatta, e dalla luce
chiara proveniente da sinistra.
• Composizione con rosso, giallo e blu , Piet Mondrian (1921)/Kunstmuseum – Basilea: nel contesto
della rivista De Stijl, per la quale collabora dal 1917, Mondrian conia il termine Neoplasticismo. Negli
anni 19-20 l’artista si dedica alle “Composizioni”, fondate su piani rettangolari tinti dei tre colori
primari + bianco e grigio. Il quadro in questione è articolato sull’incrocio di due ortogonali principali
che dividono la tela in 4 rettangoli a loro volta suddivisi da altre linee nere e stesure piatte di colore.
Nonostante la fondamentale asimmetria della composizione, essa appare in miracoloso equilibrio; il
carattere controllato delle linee e l’uniformità delle campiture ha anche la funzione di eliminare ogni
residuo romantico e contingente, proiettando l’opera in un universo formale regolato dalla razionalità.
• Victory Boogie-Woogie , Piet Mondrian (1943-44)/Collezione privata: rimasto incompiuto per la morte
dell’artista, il quadro si mostra ben lontano dalla purezza formale della fase precedente. L’opera
riprende il tema della losanga ed è costituito da una fitta griglia di quadrati e rettangoli di diversa
grandezza (i colori sono ancora i 3 primari + bianco e grigio). Il risultato è un intenso effetto di
vibrazione ottica che anticipa l’Optical Art degli anni ’60.
PARIGI
Nei decenni fra le due guerre Parigi continua ad essere un centro fondamentale della ricerca artistica; nel
quartiere moderno di Montparnasse si costituisce una folta colonia di artisti di varia provenienza, estrazione
e orientamento: l’École de Paris. E’ qui che prende forma il Surrealismo, nato dalle ceneri del movimento
Dada e guidato da Andé Breton. Se il Surrealismo guarda all’inconscio e alla dimensione onirica, altre realtà
artistiche si orientano verso la materialità della nuova civiltà industriale, che vede nella macchina il simbolo di
una società volta al progresso.
• Nudo sdraiato a braccia aperte (Nudo rosa), Amedeo Modigliani (1917)/Collezione privata – Milano:
le prime opere di Modigliani risentono dell’influenza di Cézanne, Gaugin, Toulouse-Lautrec, ma
anche dell’erotismo malato e della cultura simbolista di Klimt e Munch. Nel 1907 incontra il dottor
Paul Alexandre che lo presenta a Brancusi, il quale inciterà l’artista a dedicarsi ad una scultura
primitiva e negra. I riflessi di questa fruttuosa attività plastica sono ben visibili anche nei numerosi
dipinti successivi: in questo caso il geometrismo di Cézanne si combina con il sintetismo proprio
dell’arte primitiva; l’inquadratura dall’alto e l’audacia della rappresentazione concentrano lo sguardo
sul monumentale corpo femminile, delineato da una linea marcata e sensuale, le cui qualità
plastiche non sono il risultato di un movimento istintivo, bensì di una precisa volontà progettuale. La
modellazione anatomica è realizzata esclusivamente tramite il colore, steso attraverso pennellate
dense e corpose. Il volto della modella presenta occhi privi di pupille: il pittore disdegnava infatti
l’introspezione psicologica e l’esibizione dei sentimenti.
• Nudo su fondo ornamentale , Henri Matisse (1924-27)/Musée national d’art moderne – Parigi: fedele
all’idea di una pittura che non rinuncia all’organicità di forma e disegno, Matisse sviluppa una visione
dell’oggetto considerato nelle relazioni con l’ambiente che lo circonda attraverso un personale uso
del colore. Una donna dal corpo monumentale (ricorda un idolo primitivo) siede su un tappeto
variopinto al centro di una stanza altrettanto decorata; accanto a lei una pianta, una fruttiera e un
cuscino; alle sue spalle uno specchio in stile rocaille. I colori sono accesi e aggressivi (memoria
fauve) e stesi con pennellate morbide. La profondità è annullata dalla mancanza di prospettiva e
chiaroscuro e dalla riduzione di ogni cosa alla bidimensionalità. Caratteristiche principali della
composizioni sono la supremazia del disegno e il carattere antinaturalistico del colore: l’obiettivo è
dare vita a un grande stile decorativo e ornamentale (determinante l’influenza dell’arte giapponese).
Sono le fondamenta di una nuova concezione del quadro, basata sulla riduzione della sintassi
pittorica ai tre elementi base linea – colore – superficie.
Analoghe osservazioni valgono per i numerosi dipinti dedicati alle odalische, come ad esempio
Odalisca con pantaloni grigi (1927) linee orizzontali e verticali si intersecano a delimitare – come in
una partitura musicale – le note dei colori (altre linee più curve richiamano il corpo femminile). La
danza (1932-33)esito finale di tale linea di ricerca; monumentale ciclo pittorico destinato a decorare
i muri della Barnes Foundation di Merion; figura umana ridotta a simbolo astratto.
• Maiastra , Constantin Brancusi (1912-15)/Collezione Guggenheim – Venezia: dopo aver seguito i
corsi di scultura all’Accademia di Belle Arti di Parigi, Brancusi orienta la propria arte verso le
tradizioni popolari della Romania, sua terra natia. Ammiratore della scultura negra e primitiva, lo
scultore giunge alla conclusione che l’esteriore naturalismo della tradizione può essere superato.
Nelle fiabe popolari rumene la Maiastra è un magico uccello parlante, una figura mitica e
apotropaica: Brancusi la rappresenta in posizione eretta, fortemente stilizzata; lo slancio maestoso è
addolcito dalla pura forma ovale dell