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IMMAGINI:
Parte iniziale:
1. Veduta di Firenze detta della Catena 1471-82
2. Donatello: Amore-Atys 1435, Museo del Bargello, Firenze
3. Iacopo della Quercia, Annuncio a Zaccaria 1427, Battistero di Siena
4. Donatello: Convito di Erode 1423-27, Battistero di Siena
5. Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta: Il sogno della madre del beato Sorore 1441, Spedale di Santa Maria
della Scala, Siena
6. Donatello: San Giorgio che libera la principessa, predella del tabernacolo del S. Giorgio, 1416-17, Museo del
Bargello, Firenze
7. Donatello: La consegna delle chiavi a san Pietro dopo il 1428,Victoria and Albert Museum, Londra
8. Masaccio: Trinità 1427, Santa Maria Novella, Firenze
9. Paolo Uccello: Studio prospettico di calice 1470, Uffizi, Firenze
10. Orsanmichele, Firenze
11. Palazzo Pitti: facciata progettata da Filippo Brunelleschi 1440, Firenze
12. Filippo Brunelleschi: Rotonda di Santa Maria degli Angeli 1434-36, Firenze
13. Filippo Brunelleschi: Spedale degli Innocenti a Firenze, 1419,
14. Nanni di Banco: Quattro santi coronati 1410-15 Museo di Orsanmichele, Firenze
15. Donatello: San Marco 1411-13 , Museo di Orsanmichele, Firenze
16. Donatello: San Ludovico sa Tolosa 1424, Museo dell’Opera di S. Croce, Firenze
17. Lorenzo Ghiberti: San Giovanni Battista 1412-16, Museo di Orsanmichele, Firenze
18. Lorenzo Ghiberti: Santo Stefano 1425, Museo di Orsanmichele, Firenze
19. Hubert e Jan Can Eyc: Adorazione dell’Agnello mistico, pannello centrale del Polittico di Gand 1425-32,
Cattedrale di San Bavone, Gand
20. Jan van Eyck: Adamo ed Eva, particolari pannelli laterali superiori del Polittico Gans 1432, Cattedrale di S.
Bavone, Gand
21. Robert Campin: Annunziazione, pannello centrale della Pala di Mèrode 1425-28 Metropolitan Museum, New
York
22. Beato Angelico: Pietà, predella Pala di S. Marco 1438 Monaco
23. Rogier Van Der Weyden: Deposizione nel sepolcro 1450, Uffizi, Fi
24. Masaccio, Adorazione dei Magi, polittico di Pisa 1426 Berlino
25. Stefano di Giovanni detto Il Sassetta, Adorazione dei Magi 1428-29 Collez. Chigi saracini, Siena
26. Beato Angelico, Imposizione del nome del Battista, prima del 1435, Museo di S. Marco, Firenze
Pag 79:
1. Luca della Robbia: Madonna col Bambino detta Madonna della mela 1440 Museo del Bargello, Firenze
2. Luca della Robbia :Visitazione 1445, San Giovanni Fuorcivitas, Pistoia
3. Luca della Robbia :Resurrezione 1442-45, Santa Maria del Fiore, Firenze
4. Luca della Robbia :Stemma dell’arte dei Medici e speziali 1460, Orsanmichele, Firenze
5. Andrea della Robbia: Trovatello in fasce, 1487, Spedale degli Innocenti, Firenze
Pag 90:
1. Luca della Robbia: Cantoria 1431-38, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze
2. Donatello: Cantoria 1433-40, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze
3. A-b: Luca della Robbia: Cantoria, particolari 1431-38, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze
4. Donatello: Cantoria 1433-40, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze
Pag 104:
1. Beato Angelico: Annunciazione 1449-50 Museo di San Marco, Firenze ( secondo corridoio del primo piano)
2. Beato Angelico: Annunciazione 1440, Museo di San Marco, Firenze ( terza cella del primo piano)
Pag 121:
1. Michele Giambono: San Crisogno 1445, San Trovaso, Venezia
2. Iacopo Bellini: Andata al Calvario dal Libro dei Disegni del Louvre, 1440, Museo del Louvre, Parigi
14. L’Italia delle corti dopo la pace di Lodi
Seconda metà del Quattrocento
1. Corti e città
- Dopo la pace di Lodi
Se nella prima metà del Quattrocento la penisola italiana appare ancora geograficamente e politicamente molto
frammentaria, dopo la pace di Lodi, stipulata fra Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano nel 1454, si assiste a un
progressivo semplificarsi della scena politica, dominata da cinque grandi stati regionali: oltre a Venezia e Milano, lo
Stato Pontificio, la Repubblica fiorentina e il Regno delle Due Sicilie. Attorno a queste potenze si sviluppano centri
minori, la cui ascesa è favorita dalla politica di non aggressione attuata dagli stati maggiori. Le campagne si svuotano e
le città diventano il fulcro della vita socioeconomica e culturale. Sotto il profilo interno questi processi coincidono con
l’affermarsi di strutture governative monarchiche, o tutt’al più oligarchiche, che si configurano come principati
assoluti. Il signore, laico o ecclesiastico, come nel caso del papato a Roma, è il vero protagonista della vita culturale e
intellettuale del paese e la corte ne è lo specchio fedele. Egli programma e promuove la propria immagine servendosi
di poeti e letterati che esaltino le sue doti private e pubbliche, nonché commissionando e finanziando imprese
artistiche. Ecco perché le corti divengono nel Quattrocento i più importanti centri di produzione e irradiamento
artistico della penisola. Oltre gli altri stati maggiori, sotto questo profilo acquisiscono grande peso le signorie dei
Gonzaga a Mantova, gli Este a Ferrara, dei Bentivoglio a Bologna, dei Malatesta a Rimini e Cesena, dei Montefeltro a
Urbino. Il Meridione è gestito secondo un modello feudale che vuole elevarsi al rango di capitali Napoli e Palermo.
Nelle città e nelle corti si attua un rinnovamento culturale e si diffondono, le concezioni dello spazio e dell’uomo
formulate a Firenze dagli umanisti.
- L’utopia delle città ideali
Nella sua ricerca di conoscenza e dominio dello spazio circostante, l’artista rinascimentale si pone il problema di una
razionalizzazione dell’ambiente urbano, che si vuol consono ai nuovi ideali umanistici e non in crescita disordinata
come nell’epoca medievale. Leon Battista Alberti nel De aedificatoria teorizza da antesignano una risistemazione della
rete viaria e una uniformazione dei quartieri, ordinati secondo un criterio per arti e professioni che rifletta la struttura
sociale della città e suddivisi in isolati simmetrici. Lo seguiranno in tale ricerca di armonia e regolarità Bernardo
Rossellino e Antonio Averulino detto il Filarete, che ipotizza la mai realizzata città di Sforzinda per i signori di Milano
(1461-64), formulando per primo il concetto di città ideale: oltre alla pianta e alla rete viaria se ne pianificano anche i
singoli edifici pubblici, posti in uno stretto rapporto con la città intera, possibilmente a ridotto del centro. I nuovi
canoni di proporzione, simmetria e visione prospettica vengono utilizzati anche per ampliamento o rinnovamento di
città preesistenti come Ferrara, mentre Urbino lo stesso Palazzo Ducale si configura come una piccola città,
perfettamente raccordata alla parte medievale e al paesaggio circostante. Molti sono gli architetti che si cimentano
con la progettazione di spazi urbani organizzati secondo di principi della nuova visione prospettica, poche sono però le
realizzazioni pratiche. Numerose proposte sono infatti destinate a restare utopistiche perché noncuranti degli ingenti
sforzi finanziari necessari per attuarle e dell’impossibilità di eleminare o modificare a piacimento il contesto urbano
preesistente. Irrealizzabili, possono essere addirittura singole costruzioni, come nel caso dei numerosi templi a pianta
centrale di segnati del senese Francesco di Giorgio Martini, nel suo trattato di architettura civile e militare.
- Il ruolo dell’artista nella corte
All’interno dei singoli centri si instaura un rapporto privilegiato fra signore e gli artisti, ai quali è affidata la cura della
sua immagine attraverso le frequenti commissioni di progetti che abbelliscano la città ed esaltino i buon governo del
principe. Di fatto, laddove il potere centrale incombe maggiormente, si verifica una minore diversificazione del gusto e
le opportunità di concorrenza fra gli artisti diventano scarse, poiché gli incarichi sono di preferenze offerti a medesimi
maestri o a personalità culturalmente affini. Nasce così la figura dell’artista di corte, mantenuto e stipendiato
direttamente dal signore per il quale lavora in esclusiva realizzando sia imprese monumentali sia apparati effimeri per
cerimonie. Tale ruolo è magistralmente incarnato, per es da alcuni dei massimi pittori del Rinascimento: Andrea
Mantegna a Mantova, Cosmè Tura a Ferrara, Piero della Francesca a Urbino e Leonardo a Milano.
2. I principali centri artistici
- La Firenze medicea
Della situazione descritta si discosta a Firenze, dove all’avvicendandosi dei Medici al potere ( Cosimo 1434-64, Piero il
Gottoso 1464-69, e Lorenzo il Magnifico 1469-92) e all’affermarsi delle rispettive preferenze culturali corrisponde lo
sviluppo di una committenza borghese colta, critica ed esigente, che stimola una costante concorrenza fra gli artisti. In
architettura, fra il rigore classicista di Alberti e l’originalità di Brunelleschi, trova spazio la corrente moderna di
Michelozzo architetto prediletto dei Medici. In scultura si assiste allo sviluppo in senso dinamico e decorativo delle
invenzioni di Donatello, mentre in pittura, prende piede una molteplicità di fenomeni di rinnovamento. Negli stessi
anni in cui l’Angelico lavora in San Marco, Veneziano, giunto in città nel 1439, coniuga la cultura prospettica
masaccesca e albertiana con una straordinaria perizia nell’uso di una luce perlacea e di toni cromatici chiarissimi,
stemperando così la severa monumentalità di Masaccio in una visione accordata su tinte raffinatissime e delicate.
L’influsso di questa interpretazione della lezione masaccesca è di enorme portata in città per pittori aggiornati quali
Angelico stesso, il giovane collaboratore di Domenico Piero della Francesca, e Andrea del Castagno. Quest’ultimo,
partendo dall’insegnamento del Veneziano, addolcisce progressivamente la propria pittura energica, fortemente
realistica e plasticamente donatelliana. Di diversa natura è il gusto per la sovrabbondanza di dettagli preziosi e alla
moda nel sontuoso Viaggio dei Magi affrescato da Benozzo Gozzoli, allievo dell’Angelico, nella cappella del palazzo
della famiglia Medici. Egli, più che attenersi ai principi masacceschi, avvia in pittura una tendenza narrativa ed
elegante, che troverà fra i suoi aderenti Domenico Ghirlandaio. Nei cicli anni ottanta, Ghirlandaio documenta con
grande abilità descrittiva la realtà contemporanea , mentre celebri sono i suoi ritratti, resi naturalisticamente versi
sull’esempio dei coevi capolavori nordici. Ghirlandaio e altri affermati frescanti fiorentini quali Cosimo Rosselli e
Sandro Botticelli vengono inviati da Lorenzo il Magnifico a Roma per collaborare all’immane impresa decorativa della
Cappella Sistina, con un equipe di artisti umbri e capeggiata da Pietro Perugino pittore formatosi a Firenze che
avrebbe riscosso poi un grande successo per il suo linguaggio suadente e aggraziato. Con geniale intuito Lorenzo
comprende che è possibile ribadire la supremazia culturale di Firenze sul resto d’Italia approfittando della propensione
degli artisti fiorent