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LA VISIONE DINAMICA NELL’ARTE
FUTURISMO
C’è un dialogo tra il futurismo italiano e il cubismo perché i cubisti hanno una forte influenza sui
pittori futuristi e i futuristi incontrano direttamente il cubismo tra il 1911 e il 1912.
Proprio in quel momento la loro pittura si avvicina, dal punto di vista stilistico, a quella dei cubisti.
Lo vediamo molto bene dal confronto tra Umberto Boccioni, Materia, 1912 e Pablo Picasso,
Ritratto di Ambroise Vollard, 1910: l’opera di Boccioni è del 1912, anno della prima mostra
pubblica del futurismo ma il primo manifesto del futurismo è del 1909. Due dipinti che
rappresentano un soggetto. Ci sono degli aspetti comuni ma anche aspetti che li differenziano. Da
una parte, in Boccioni abbiamo l’espressione di un’idea che è quella del dinamismo della materia.
Il concetto di dinamismo di Boccioni è un concetto molto articolato che ha delle componenti
filosofiche piuttosto complesse e che tende ad esprimere il dinamismo non tanto da un punto di
vista del movimento della materia nello spazio quanto un dinamismo psicologico secondo anche
quanto teorizzato filosoficamente da Schopenhauer. In Materia abbiamo una sorta di simultaneità
tra la fisicità del corpo della figura femminile e la fisicità del paesaggio della città che sta intorno a
lei; si intravedono le case sullo sfondo, si intravedono elementi di un interno e si intravede il
corpo di questa figura con le mani in primo piano, con una prospettiva quasi fotografica.
La percezione che si ha di fronte a quest’opera è di estremo dinamismo, di movimento della figura.
Qual è l’aspetto che colpisce di più guardando il dipinto di Boccioni rispetto a Picasso? I colori. Il
dinamismo è evidenziato ancora di più proprio dal colore. Il colore è importante soprattutto nel
cubismo orfico. Infatti, i futuristi guardano soprattutto al cubismo orfico che è un cubismo un po’
diverso da quello di Braque e Picasso.
Nell’opera di Picasso non c’è nessuna volontà di esprimere un senso di movimento ma un concetto
tutto cerebrale di rappresentazione spazio-tempo, una rappresentazione della figura umana nella
sua totalità, una dimensione che considera la visione da tutti i punti di vista.
L’unico aspetto che da un senso di dinamismo è dato dalla luce, dal colore bianco che si intravede
all’interno della composizione. 51
Come si arriva ad un’opera così dirompente come Materia di Boccioni?
Il FUTURISMO è un movimento artistico che ha in BOCCIONI uno dei maggiori protagonisti,
insieme a Giacomo Balla, a Carlo Carrà che insieme sono tra i firmatari del Manifesto della pittura
futurista che è del 1910. Il primo manifesto è del 1909 ed è un manifesto letterario scritto da
Filippo Tommaso Marinetti. Marinetti è un sostenitore dell’azione e del dinamismo e porta in
primo piano proprio l’idea del dinamismo come motore della vita. Dinamismo coincide anche con
modernità, con il cambiamento che questi uomini di inizio secolo intravedono nella società che li
circonda.
Anche se le prime opere sono dipinte con le tecniche più tradizionali, come ad esempio La signora
Massimino (donna alla finestra), 1907-1908 di Umberto Boccioni.
Confrontiamo La signora Massimino (donna alla finestra), 1907-1908 di Boccioni con La strada
entra nella casa, 1911 sempre di Boccioni: notiamo una differenza notevole dal punto di vista
tecnico tra il dipinto del 1908 e quello del 1911. Ci sono solo 3 anni di differenza ma la tecnica è
completamente diversa.
Il tema però è già molto nuovo perché il ritratto della signora Massimino è un ritratto che vuole
essere non tanto la rappresentazione della classica lettrice (il tema della lettrice è un tema che
troviamo molto nella pittura dell’ottocento, come nei Macchiaioli) quanto la vita di tutti i giorni, la
quotidianità, l’interno della casa che si pone in stretta relazione con ciò che avviene all’esterno
della casa. Il filtro tra l’interno e l’esterno della casa è un elemento architettonico realizzato in stile
moderno (la balaustra del balcone): sceglie uno stile moderno e poi lo mette in relazione con ciò
che sta all’esterno: all’esterno c’è una città che vive, che si muove, dove abbiamo non solo il
cavallo che trascina il carretto ma abbiamo il tram, uno dei primi mezzi di trasporto moderno.
Da un punto di vista stilistico, questa è un’opera divisionista. I maestri di Boccioni sono i pittori
divisionisti come Segantini, Previati, Longoni, quindi, usa il puntino anche lui: in Italia il puntino
non ha il significato scientifico che invece ha per il pointillisme francese.
Ne La strada entra nella casa, 1911, di Boccioni: abbiamo una figura femminile affacciata sulla
balaustra dipinta con uno stile moderno, dove la strada entra nella casa. Non è solo un affacciarsi
nella strada ma è proprio un essere invasi nella propria intimità, nella propria quotidianità dal
dinamismo della città moderna. La città moderna è una città che sale, cioè che cresce, con i
cantieri, con gli operai a lavoro. È proprio lo stile desunto dal cubismo orfico, da Delaunay, che è
fortemente espressivo, dinamico, che da quel senso di dinamismo e di emozioni. È una donna che
respira la vivacità della città moderna ed è partecipe della vivacità della città moderna.
Ne La signora Massimino la donna è ancora girata di spalle, è ancora una donna dell’ottocento che
sta leggendo, mentre la città si muove.
Invece, ne La strada entra nella casa, la donna non legge più ma è pienamente partecipe del clima
della modernità.
Cos’è successo dal punto di vista stilistico? Boccioni, insieme ad altri autori futuristi tranne Balla,
entra in contatto con i cubisti e cambia lo stile perché lo stile cubista è visto come uno stile
moderno, quindi, non più uno stile del passato come era quello dei suoi maestri ma uno stile
nuovo. Il rapporto con i cubisti non è un rapporto felice: i cubisti vedono nei futuristi dei
“concorrenti” ma, in realtà, la loro ricerca è molto diversa. 52
Confronto tra Umberto Boccioni, Rissa in galleria, 1910 e Umberto Boccioni, Forze di una strada,
1911. Rissa in galleria esprime un altro concetto del dinamismo “psicologico” di Boccioni: un
dinamismo non solo fisico ma anche psicologico. La rissa è lo sprigionarsi dell’energia. Non c’è la
connotazione negativa che potrebbe avere il concetto di rissa. Nel futurismo, la violenza è
completamente sdoganata. Lo spunto per il quale Marinetti scrive il manifesto è un incidente
automobilistico che gli fa comprendere la forza e l’energia che si può sprigionare dalla velocità. Poi
in altre opere ritroviamo il tema del pugno, della forza, della guerra.
In questo dipinto, vediamo un altro elemento della modernità: la luce elettrica. Intorno al 1902
circa, a Milano, arriva la luce elettrica: Milano è una delle prime città in Italia ad essere illuminate
dalla luce elettrica grazie alle turbine idroelettriche realizzate in Valtellina.
Notiamo questa luce brillante che si sprigiona dal caffè in Galleria, a Milano, che è uno dei luoghi
di ritrovo dei futuristi.
In Forze di una strada, 1911 vediamo sintetizzato il concetto di movimento, di azione e di luce. In
questo caso non è la luce elettrica ma è la luce dei fari delle automobili. L’automobile, per i
futuristi, diventa uno degli emblemi della modernità: nel 1910 le automobili erano ancora poche
però già ce n’erano e anche queste trasformano l’immagine della città moderna.
In queste opere quasi si perde la figurazione.
Boccioni, Gli stati d’animo. Gli addii. Quelli che vanno, quelli che restano, 1911: fa parte della serie
degli addii che vogliono rappresentare un soggetto figurativo. In realtà, questo dipinto vuole
rappresentare l’insieme dei fumi, dei movimenti dei corpi e dei treni che si muovono alla stazione
centrale di Milano dove la gente si ritrova per salutarsi, per dirsi addio e dove il tipo di emozione,
di sentimento coincide con il movimento fisico dei corpi. Psicologicamente c’è il senso di distacco o
di ritrovo così come fisicamente c’è il distacco o c’è l’abbraccio. I corpi sono invasi dai fumi; si
intravede una locomotiva. Questi uomini sono inglobati dallo spazio circostante.
Questo tipo di pittura così filamentosa, dal punto di vista tecnico, non è molto lontana da quella di
Previati. Previati, in opere come La Madonna dei gigli o Paolo e Francesca, usa un puntino
filamentoso, molto allungato. Boccioni ha preso spunto da quel tipo di filamento che ingrossa per
inventarsi questa idea di pittura avvolgente che da un senso di movimento e di azione.
Parigi è il punto di incontro dei futuristi con i cubisti. A Parigi vive Gino SEVERINI, un pittore
italiano molto importante anche in seguito per la pittura sacra. Severini fa da tramite tra Boccioni
e Carrà. Nel 1911, Severini dipinge in un modo molto originale con la scomposizione cubista,
affrontando un soggetto tipico francese, il Boulevard, (=le vie frequentate dalla gente comune),
quindi un soggetto da impressionista, con una scomposizione geometrizzante.
Boccioni, La città che sale, 1910-11: abbiamo un senso di grande e violento dinamismo. Si coglie
una drammaticità che non è negativa ma è la drammaticità degli eventi che spingono l’uomo verso
il futuro. Il cavallo in Boccioni ha 2 connotazioni: da una parte è il mezzo di trasporto
dell’ottocento, dall’altra, è il simbolo del futuro che avanza. 53
Alle spalle del cavallo ci sono dei palazzi in costruzione che sono i palazzi delle periferie di Milano
che Boccioni andava a dipingere, soprattutto quelli di porta romana.
Un altro pittore che firma il manifesto del 1910 è Carlo CARRA’.
Carlo Carrà, La Galleria di Milano, 1912: opera che rappresenta, con un tipo di pittura che è
decisamente allineata con il futurismo, l’interno della galleria di Milano in modo sintetico.
L’unico elemento che ci fa capire che questa è la galleria di Milano è la scritta BIFFI che è la scritta
di un locale importante della galleria di Milano, che simboleggia storicamente un locale
importante della galleria di Milano.
Diversamente dal cubismo, nel futurismo il collage e le scritte all’interno delle opere futuriste
hanno un valore semantico ben preciso. BIFFI è una effettiva chiave di lettura dell’opera.
Nel 1912, i futuristi organizzano la prima mostra a Parigi e questo evento viene organizzato