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V. in costume da espada di Manet, dove è nuovamente presente la Spagna, ricordando
Goya e la sua scuola piuttosto che un realismo di Courbet. È un doppio travestimento,
di un francese che imita uno spagnolo e di una donna che si finge torero, quindi uomo.
Sempre di Manet viene rifiutato anche Jeune Homme en costume de majo, opera del
1863, dove il costume spagnoleggiante non risulta in sintonia con gli stivali e altri
elementi. Tutte queste opere definiscono una struttura sempre coerente allo stile di
Manet del tempo. Con La morte del torero del 1864 si ha un quadro che nasce più
grande ma che viene successivamente diviso in due. È ispirato ad un dipinto intitolato
Soldato morto detto di Velasquez poi rivelatosi di Aniello Falcone. Il torero viene
rappresentato come soldato di tanti combattimenti isolato nella morte, mentre nel
quadro totale erano presenti il toro e altri uomini che non riuscivano a dare questa
sensazione di solitudine. Sono fortemente esaltati i particolari del corpo del soggetto.
Il secondo quadro derivato dalla divisione del lavoro unico è divenuto La corrida. È
probabile che questi quadri siano stati ritoccati dopo essere stati divisi.
Manet non si concentra solo su soggetti moderni, ma si mette alla prova anche con
altri: nel Cristo morto con angeli del 1864 si ha una rappresentazione molto distante
da Courbet. Manet tiene presente la tradizione, non se ne stacca completamente ma
la porta in una visione più contemporanea. Il percorso di Manet non è esclusivamente
rivoluzionario ma è denso di riferimenti storici e artistici, con presenza anche di
paesaggi.
La Colazione sull’erba del 1863 è un altro quadro di Manet che viene rifiutato. È
questa l’opera più bersagliata in assoluto dalle cronache dell’epoca. Vi è una forte
somiglianza fra gli oggetti sparpagliati e i soggetti rappresentati, ma il senso tende a
rimanere enigmatico. Il lavoro è una derivazione della scuola veneta, apprezzata dal
pittore durante un viaggio in Italia dal quale ha riportato numerosi schizzi. È stato
ispirato soprattutto dal Giudizio di Paride dell’incisore italiano Marcantonio Raimondi.
Lezione 4 – 11/02/2013: Degas e l’Impressionismo
È dal 1874 che la mostra diviene ancora più importante, anche grazie alla nascita dei
cataloghi. Gli artisti formano una società che permette loro di istituire una mostra
alternativa a quelle ufficiali. In tal modo risolvono in parte il problema dei pochi
investimenti fatti nell’arte. La mostra di questo tipo è molto allargata, sono presenti
opere magari già vendute che vengono prese nuovamente in prestito per essere
esposte.
Tra i numerosi dipinti presenti in queste mostre ricordiamo Boulevard des Capucines
di Claud Monet, dipinto attorno al 1872-73. Sono presenti quelle che saranno le più
importanti caratteristiche dell’Impressionismo: l’attenzione data ad uno sguardo verso
la realtà e alla dinamica dell’osservazione, la folla è formata da pennellate non
raffinate, il quadro è focalizzato sulla visione d’insieme e non sui particolari. Sono dati
validi per quasi tutti gli artisti di questa nuova corrente. Sarà proprio la mancanza di
definizione ad essere grandemente criticata. Si ha l’idea di una città in movimento,
sono rappresentati gruppi di persone e non singoli individui. Si pensa che, complice la
presenza della neve, quello rappresentato sia un momento di festa.
Berthe Morisot, con Nascondino del 1873, torna ad un rapporto con la realtà
quotidiana vissuta. Anche qui è presente una pennellata che non definisce i particolari.
La pittrice si rifà ad uno stile tradizionale della pittura femminile: la rappresentazione
di scene famigliari. Anche con La culla del 1873 si vuole trovare ciò che è presente di
significativo nel quotidiano. Viene data maggiore attenzione al meccanismo
rappresentativo piuttosto che all’episodio stesso rappresentato.
Camille Pissarro, con Paesaggio a Pontoise del 1874, ci ricorda che non esistevano
solo artisti giovani che si volevano liberare della precedente generazione, ma erano
presenti anche artisti già affermati che necessitavano di nuove possibilità espositive.
Lo stesso aspetto dell’en plain air viene accentuato rispetto al passato ma non si tratta
di una novità in assoluto. Il quadro rispetta una strutturazione precedente anche a
Manet, è fortemente disegnato e definito anche in lontananza.
Pierre-Auguste Renoir, con Monet che dipinge nel suo giardino di Argenteuil del 1873,
mostra il passaggio alla rappresentazione di ciò che si vede direttamente piuttosto che
del mito è evidente. L’Impressionismo mostra il processo opposto alla grande
definizione di quelle opere che descrivevano fatti invisibili, di fantasia.
Paul Cezanne con La casa dell’impiccato del 1873 ci mostra un quadro di paesaggio.
Era un pittore che viveva isolato rispetto a chi rappresentava la città centrale con la
sua modernità.
Edgar Degas con L’Orchestra dell’Opera del 1870 non ci mostra più il lato
impressionista degli spazi aperti e dei colori, bensì quello delle tipiche situazioni di
movimento nei luoghi di raccolta della folla.
Gustave Caillebotte dipinge nel 1875 Les raboteurs de parquets. È un quadro
sicuramente figlio del germoglio realista di Courbet. Si coglie lo sguardo
impressionistico che indaga il mondo in ogni suo aspetto e non solo in quelli più
importanti.
Ritornando a Claude Monet ha grande importanza il lavoro intitolato Impression,
soleil levant del 1872. Questa pittura d’impressione viene definita inutile e
raffazzonata dai critici accademici. Il nuovo, con gli impressionisti, diviene l’originale,
ciò che sta al passo coi tempi. L’idea effimera è simbolo essa stessa del passaggio fra
le diverse correnti, non solo artistiche ma anche sociali, dell’epoca. Questo sarà il
dipinto da cui nascerà propriamente il termine Impressionismo. Qui è sottolineato il
processo artistico piuttosto che il soggetto, viene data grande importanza alla
progettualità, tanto che in futuro quest’ultima quasi eliminerà il ruolo dell’artista.
Edgar Degas è più o meno dell’età di Manet; nel 1861 dipinge Semiramide alla
costruzione di Babilonia e si nota la sua formazione fortemente neoclassica, sostenuta
anche da numerosi viaggi in Italia che ha influenzato quadri giovanili come questo. Egli
presenta spesso studi famigliari con una grande dimensione psicologica, come in La
famiglia Bellelli del 1860, dove rappresenta i suoi zii fiorentini. Egli rappresenta un
conflitto interno alla dimensione famigliare: la madre e il padre sono divisi con la figlia
piccola che fa da tramite tra i due lati della famiglia (questa è una lettura fatta alla
luce della corrispondenza fra Degas e i suoi zii, i quali erano in gravi problemi
economici e cercavano un nuovo equilibrio). Il cane è rudemente tagliato, come
qualcosa che apparteneva in precedenza alla famiglia ma ora ne è distante. Con
questo quadro Degas dichiara il proprio spostamento di corrente artistica, poiché
l’accademia pretendeva che le situazioni famigliari venissero rappresentate sempre
con un grande senso di unità.
Telemaco Signorini dipinge nel 1865 La sala delle agitate nell'ospizio di S. Bonifacio. È
uno di quei quadri che probabilmente è stato visto anche da Degas durante i suoi
viaggi in Italia. Quest’ultimo usava spesso anche l’espediente della fotografia che
sfruttava come base per dipingere. Ma oltre all’Italia è importante anche la sua
permanenza negli Stati Uniti, in particolare a New Orleans dove aveva dei parenti.
L’ufficio del cotone del 1873 è una delle tante testimonianza dei suoi viaggi in
America. Degas mostra il suo amore per i ritratti, come anche in Place de la Concorde
del 1875 dove propone il ritratto dinamico di un visconte, in una dimensione non fissa
come poteva essere una posa per esplicitarne il ruolo.
Nel quadro precedentemente citato L’Orchestra dell’Opera sono presenti diversi
artifici tecnici atti a coinvolgere gli spettatori: l’osservatore è seduto in platea e
osserva i musicisti, che vengono rialzati rispetto ad una veduta reale. È quello che
viene definito un ritratto di situazione. Lo stesso sguardo dal basso all’alto ha una
derivazione vicinissima alle stampe giapponesi piuttosto che alla tradizione
occidentale. Delle ballerine presenti sullo sfondo sono tagliate le gambe e la testa.
Sono una presenza molto comune in Degas, come in La classe di danza del 1874. Era
un pittore che frequentava luoghi diversi, come testimoniato dal pastello del 1877 dal
titolo Il caffè-concerto agli Ambassadeurs. Un altro importante pastello, del 1878, è
L’etoile. La pittura ad olio diviene una forzatura, mentre il tratto a colore del pastello è
più significativo per descrivere le figure fluide di Degas, i cui gesti sono molto
importanti. La produzione dell’artista è molto ricca di corpi in movimento, in
particolare ballerine e cavalli.
In L’assenzio del 1873 si trova l’altra faccia dei precedenti lavori. Se la danzatrice era
un soggetto della futura alta borghesia francese (forse con la presenza di riferimenti
sessuali), spesso esse erano anche prostitute. Degas, in questo quadro, indaga la terra
dell’emarginazione, è presente il tema dell’invecchiamento, l’assenzio era un modo
per stordirsi e rifugiarsi in un altro mondo. Questo è un quadro assai duro dove manca
la speranza.
Di Degas è importante anche la produzione scultorea, come La Tinozza del 1888. La
scultura di Degas non viene mai esposta prima della sua morte, il suo era piuttosto
uno studio delle forme scultoree: modellava le figure per osservarle in diverse
prospettive e per poi dipingerle. La forma finale della scultura non lo convinceva e
questo lo ha persuaso a non mostrarsi al pubblico come scultore. L’utilizzo del bronzo,
pur ritenuto un bel materiale, rendeva il lavoro troppo statico, quasi celebrativo. Sono
molti i suoi bozzetti realizzati successivamente ed esposti solo in seguito alla dipartita
dell’artista. Mostrare la realtà poco comune di un bagno, come in La Tinozza,
richiamava immediatamente l’attenzione sul soggetto come prostituta. Degas coglie il
movimento prima della nascita del cinema, non ha una rappresentazione statica ma
vuole trovare l’articolazione del movimento.
L’unica scultura esposta in vita fu La ballerina di 14 anni. Degas, piuttosto che il
bronzo, preferiva la cera, un materiale che più si adattava alle sue mire plastiche, i
bronzi sono solo successivi. Alla scultura è applicato un tutù reale e i capelli sono
composti da crin