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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVAFACOLTÀ DI ARCHITETTURA
CORSO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA I-A(PROF. GIANLUIGI CIOTTA)
L’ARCHITETTURA NELL’IMPERO GERMANICO ALL’EPOCA DELLADINASTIA DI SASSONIA (962-1024)
GIANLUIGI CIOTTA
L’ARCHITETTURA NELL’IMPERO GERMANICO
ALL’EPOCA DELLA DINASTIA DI SASSONIA (962-1024)
Estratto da
«QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA»
Serie XXV (1979) - Fascicoli 151-156
MULTIGRAFICA EDITRICE - ROMA
Marzo 1981
delle tribune corrispondono a due arcate del piano inferiore. La divisione in due parti della parete della navata sia nella zona inferiore che nel piano delle tribune non si mantiene, però, nella parte più alta: le finestre che vi si aprono, non essendo in asse né con le arcate del pianterreno né con quelle delle tribune, appaiono senza legame con i due piani sottostanti (fig. 13).
Nell'ordinamento interno delle pareti della navata maggiore si manifesta così, un tratto fondamentale che si riscontra in tutte le architetture fondate in Germania nel periodo degli imperatori sassoni. Partiti architettonici singolari si dispongono ai vari piani ritmando le superfici, ma uno stesso ritmo non si estende all'intera parete. Soltanto all'epoca del regno dell'imperatore Corrado II il Salico (1024-1039) nelle pareti delle navate della cattedrale di Spira (cominciata nel 1024) si trova definito in Germania un «ordine colossale», che sostituisce alla sovrapposizione di piani in orizzontale una coordinazione sistematica delle parti in verticale: nella navata semicolonne addossate ai pilastri s'innalzano al livello delle finestre — poste in asse con le arcate sottostanti — e sono unite da arcate che inquadrano le arcate in basso e le finestre in alto.
L'introduzione del sistema alternato di due sostegni (pilastri e colonne), denominato renano poiché il suo uso è maggiormente diffuso nelle regioni attraversate dal Reno, e la volontà di ritmare le pareti della navata maggiore rivelano, infine, negli architetti sassoni il desiderio di attuare, al pari di quelli che operano negli altri ducati, un rinnovamento del semplice ordinamento della parete della navata paleocristiana.
La chiesa abbaziale di San Michele di Hildesheim (fig. 2) rappresenta il coronamento e la sintesi di tutte le ricerche condotte dagli architetti sassoni nella seconda metà del decimo secolo (13). Bernward, precettore di Ottone III e vescovo di Hildesheim dal 993 al 1022, fonda la chiesa e il complesso monastico nel 1011 circa per accogliervi i benedettini che aveva chiamato da Colonia sin dal 996. Il vescovo partecipò probabilmente anche alla redazione del progetto in virtù delle conoscenze approfondite delle architetture paleocristiane e carolingie da lui acquisite durante i frequenti viaggi a Roma, nell'Italia settentrionale e in Francia.
L'edificio, terminato nel 1033, è stato modificato a successivi interventi; i due corti contrapposti sono stati poi vive rimaggiati, mentre molti capitelli cubici delle colonne delle navate sono stati sostituiti nel dodicesimo secolo nelle forme tipiche dell'architettura promossa dagli Hohenstaufen. La navata e i due transetti sono stati restaurati dopo l'ultima guerra mondiale a causa dei gravi danni provocati dai bombardamenti.
Nella chiesa di San Michele di Hildesheim, la cui navata principale è larga quanto i due transetti, appare definita più chiaramente che in altri edifici ottoniani precedentemente fondata o ristrutturati (ad esempio nella chiesa di Santa Maria di Mittelzell nell'isola di Reichenau) lo schema
Fig. 18 - Hildesheim: Chiesa di San Michele, disegno assonometrico di un capitello originario della navata.
spazialmente illusiva (fig. 43). Il peso della semicupola sferica non si scarica sui pilastri visibili del vano centrale: è trasmesso sugli ambulacri e va, infine, a cadere nelle torri esterne. La semicupola sembra, tuttavia, scorrere dall'involucro del vano centrale che essa corona, e poiché quest'involucro è ridotto ad un traforo, ad un ritmico susseguirsi di aperture, essa sembra staccarsi e liberarsi: assume un'immagine di leggerezza accentuata dalla luce proveniente dalle finestre esterne delle tribune che la taglia alla base (fig. 39 e 41). I sostegni trasversali dell'interno alto sono stati sottratti allo sguardo dell'osservatore, il quale nell'entrare nello spazio non ha precisa racconta della disposizione totale della costruzione che lo sovrasta. I pilastri interni, su cui le volte appoggiano, non appaiono tali da potere sostenere, essendo ridotti a leggeri diaframmi. Dovunque sosti o si volga, l'osservatore non riceve l'impressione di una forma di spazio definita, ma espansa, senza precisi limiti materiali. A quest'effetto contribuiscono fortemente gli ambulacri, soprattutto del primo piano, dei quali, dal vano centrale, si hanno soltanto visuali oblique, sfuggenti su spazi indeterminati, complicati dal moltiplicarsi degli appoggi per il trasferimento su di essi del peso della cupola.
All'esterno le due torrette che disimpegnano le tribune e che sono accorpate per metà nel muro, si affiancano come, o come parti indipendenti, alla torre ottagonale decorata, come ad Augusta, a colui nella Torhalle di Lorsch (25), con paraste coronate da capitelli (fig. 40). Al di sotto delle torri si estendeva un atrio (fig. 42), chiuso ad ovest da un battistero. Tali atri avevano non solo la funzione di consentire il passaggio, ma anche grande importanza nelle processioni liturgiche.
La chiesa di San Lucio di Werden, costruita presso la stessa abbaziale del San Salvatore, cominciata nel 995, fu terminale nel 1063 circa. L'edificio, venduto agli inizi del diciannovesimo secolo (1811), è stato successivamente demolito, tranne la campata nord del coro (26). I resti, tuttavia, hanno consentito di operare una ricostruzione dell'edificio ottoniano (fig. 44 e 45). La chiesa era costituita da tre navate, che si concludevano direttamente nelle parte absidale per la mancanza di transetto. La navata maggiore, articolata in colonne e in pilastri, era formata da tre campate doppie. Il coro era preceduto da due campate di sostegni alternati, come quelle della navata centrale: una maggiore ricercatezza formale fu, tuttavia, riservata alle colonne del coro, composte da quattro colonne fascicolate (fig. 48). Una stretta campata senza colonne tra pilastri s'interponeva tra il coro allungato e la navata: la corrispondenza di questa campata s'inalzavano nelle navatelle due basse torri e si aprivano, inoltre, due ingressi (fig. 47). Il portico d'ingresso principale occidentale era sormontato da un'alta e massiccia torre ai cui piani s'accedeva mediante scalette ricavate nello spessore murario. Questa torre occidentale dominava per la sua enorme mole sull'impianto basilicale di modeste proporzioni (fig. 45 e 47). All'interno una decorazione raffinata e complessa animava le pareti delle navatelle. Il motivo decorativo a nicchie scavato nello spessore murario, riscontrato ad Essen, era presente non solo nella parte bassa dei muri delle navatelle (fig. 45), ma anche nella parte di muro compreso tra le arcate della navata maggiore e le finestre che ora concludevano all'esto dell'imposta del tetto. Esso era associato al motivo decorativo ottimale di una parete storicamente frege: le finestre il muro erano fiancheggiate da nicchie accentuanti di tutte da paraste e capitelli in corrispondenza delle colonne del pianterreno e da un andamento che si portava in giù col fascio per tutto l'altezza del parterreno: in tal modo si ripetiva nei piani si alternava esterni dei sostegni della navata centrale (fig. 44). Un fregio continuo che svolte l'imposta del tetto formano, insieme con le paraste e i settori di parete che s'alternavano nella fascia sottostante, riquadri traforati da finestre: paraste e fregi adossati alla parete valgono a ravvivarla decorativamente, accentuandone la modulazione già ottenuta con il gioco delle nicchie.
Gli edifici renani edificati nella prima metà dell'undicesimo secolo sono scarsamente influenzati dalle disposizioni spaziali dell'abbaziale di Werden, e meno ancora dai rapporti fra vano centrale e copertura con il fianco ed il corpo di ingresso del fronte occidentale. Il loro linguaggio mantiene, tuttavia, strette relazioni con il semplice pianta con sviluppo sia verso il corpo centrale, sia verso la copertura ottagona dell'estate, nonché, naturalmente nelle influenze più dirette, che modificavano l'articolato strutturale dell'edificio di San Lucia, quadruplice la massa nel contesto da iímavere un litorale gusto elaborarr. Numerosi, ancora, i rapporti con i corpi laterali nella sezione delle costruzioni proprio come nei sostegni. Superano, del resto, l'influenza dei caratteri basilicali ausiliari all'impianto liturgico caratteristico riorganizzando complessivamente con coperture superiori i battisteri ritrono.
Fig. 19 - Hildesheim: Chiesa di San Michele, navata principale.
Fig. 20 - Hildesheim: Chiesa di San Michele, arcate della navatella meridionale.
Fig. 21 - Hildesheim: Chiesa di San Michele, navatella meridionale.