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ARCHITETTURA DEL DUECENTO-TRECENTO IN ITALIA
In Italia, nelle opere gotiche realizzate nei secoli XIII e XIV, vengono condotte ricerche
architettoniche diverse dalle espressioni delle altre aree europee. Si utilizzano forme gotiche
trasformate: è usato l’arco a sesto acuto senza arrivare alla formazione dello spazio gotico tipico
delle cattedrali francesi. Non si assiste alla distruzione delle pareti, non si ha il gusto dello spazio
dissolto per mezzo della luce, né si ricercano altezze e lunghezze eccessive. Il volume esterno
appare chiaro e unitario, non viene frantumato da innumerevoli archi rampanti ed altri elementi
scultorei. Nell’interno poi si rileva spesso l’uso delle capriate, strumenti costruttivi paleocristiani, e
quindi la sconnessione tra pareti e copertura. Non si ricerca tanto la continuità formale tra pareti e
copertura quanto la creazione di uno spazio vasto e unitario, dilatato ma chiaramente percepibile,
nel quale le navate laterali addirittura costituiscano un ampliamento della navata principale e
formino con essa un tutto unico. L’architettura religiosa gotica italiana persegue un altro tipo di
bellezza, conducendosi una ricerca diversa in connessione con tante differenti componenti spirituali
e materiali. Sull’architettura religiosa influisce anche l’avvento degli ordini mendicanti francescani
e domenicani, che sentono l’esigenza di un forte legame con la povertà. Ne consegue l’utilizzo di
poveri mezzi costruttivi, l’ubicazione in aree meno costose fuori dalla città e il non impiego di
preziosi elementi decorativi. Influiscono sull’architettura gotica italiana il fatto che i committenti
non sono più le monarchie, e soprattutto l’ulteriore sviluppo dei comuni in rapporto con la
liberazione del popolo dal sistema feudale. A partire dall’anno mille si erano verificati i primi
sintomi della crisi del sistema feudale, poi nel periodo romanico appare sempre più accresciuto,
determinandosi così l’importante fenomeno della nascita dei comuni in contrapposizione ai feudi.
Torna a ripopolarsi e a rifiorire la città, essendosi anche allontanato l’incubo delle invasioni dei
popoli orientali. Si realizza così il comune, che nel periodo gotico assume uno sviluppo maggiore.
Tutta la popolazione dei comuni nel periodo romanico e gotico concorre con entusiasmo alla
costruzione dell’edificio comunale e della cattedrale quale casa di Dio e degli uomini. Gran parte
dell’architettura religiosa gotica italiana è riconducibile ad alcuni grandi gruppi principali costituiti
dalle abbazie dei benedettini-cistercensi, dalle chiese degli ordini mendicanti francescani e
domenicani, dalle cattedrali comunali. I benedettini-cistercensi sono i principali diffusori del gotico
in Italia. Le loro abbazie riflettono un ideale basato su una decisa e più austera osservanza della
regola di S. Benedetto, che prescriveva oltre alla povertà di vita sia il lavoro intellettuale che quello
manuale. Per cui le abbazie non hanno la torre campanaria, che comporta un notevole onere in più,
né sculture, né vetrate colorate, non sono coperte di ori, ma neanche di affreschi. Questo intento di
essenzialità assoluta, di una bellezza raggiunta con la nuda espressione architettonica delle linee,
delle masse, dello spazio va in parte visto in rapporto con l’essere le abbazie destinate
essenzialmente ai monaci.
Il III d.C. secolo segna in tutta Europa una profonda crisi politico-militare ed economico-monetaria;
ne consegue una ruralizzazione ed una riduzione del fenomeno urbano: le comunità degli abitanti si
restringono nell’antica cerchia urbana caratterizzando una vocazione difensiva delle città. Dal
VII-VIII secolo la popolazione europea è in leggera ripresa e si riavvia un’economia di mercato. Le
popolazioni cittadine vedono nel Vescovo un protettore. Nell’Italia centro-settentrionale vi è la
ripresa della città; a nord delle Alpi la campagna resta autonoma; nell’area mediterranea si ha la
conquista islamica che vi trasporta la propria civiltà urbana. Un aumento della produttività agricola
e un rilancio tecnologico favoriscono nell’XI secolo la rinascita del commercio. A nord delle Alpi le
sedi del potere sovrano vivono in un ambiente rurale e i nuovi insediamenti sono di piccole
dimensioni. A partire dal X-XI secolo la città è un fenomeno comune a tutta l’Europa ed è in città
che si stabiliscono i nuovi operatori economici: mercanti, banchieri, uomini d’affari. All’espansione
della vita cittadina contribuiscono anche il sentimento religioso. Alle città sviluppatesi
gradualmente si affiancano quelle fondate ex-novo; nella Spagna si creano nuove fondazioni, le
poblaciones; nella Francia burgi e salvitates; in Inghilterra il fenomeno è più tardo e limitato;