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Da Woolley viene ritrovata anche una lira in legno di cui W. fa un calco di cera e poi gli applica le decorazioni trovate
all’interno della tomba. Come vedremo più avanti, nello stendardo di Ur si vede come i musicisti suonavano la lira.
Il ritrovamento della lira è importante in quanto è uno dei più antichi strumenti musicali rinvenuti in uno scavo
archeologico.
Altra tomba rinvenuta da Woolley è la tomba 779 anch’essa costruita sotto terra rivestita con mattoni crudi ossia fatti
essiccare al sole e composta da 3 camere di cui una suddivisa in due camerette più piccole.
stendardo di Ur
Il reperto più significativo ritrovato in questa tomba è lo che attualmente si trova al British Museum
di Londra. Lo stendardo di Ur è costituito da una cassettina di legno alta e stretta con decorazioni su due lati
soprannominati lato della pace e lato della guerra e viene denominato stendardo in quanto si pensa che venisse issato
su un palo di legno e venisse portato in processione per essere mostrato al popolo. Esso raffigura tutta la società di
Ur.
Analisi dell’Opera:
datazione 4 o 5 mila anni fa
nell’arte sumerica non interessano le dimensioni reali, ma esse hanno ragioni ideologiche, di importanza, il re è
raffigurato in maniera più grande rispetto agli altri personaggi.
Questo reperto va guardato dal basso verso l’alto, in ordine gerarchico.
Dal lato della guerra nel registro in basso troviamo la fine della battaglia: ci sono i carri da guerra con ruote piene senza
raggi trainati da onagri (parenti de cavalli, ma non asini)
Ai piedi degli onagri troviamo i nemici morti, nudi. Riconosciamo i nemici dal fatto che vengono rappresentati nudi,
essi infatti, in segno di disprezzo venivano denudati e lasciati sul campo di battaglia.
Salendo nel secondo registro troviamo i nemici rimasti in vita, catturati dai soldati sumeri e condotti verso la città di
Ur dove diventavano schiavi. A sinistra i Soldati sumeri sono riconoscibili dall’elmo, gonnellino da guerra.
La società di Ur era così composta: all’apice c’era il re, poi gli scribi, il sacerdote, il popolo: i contadini e i pastori, e in
ultimo gli schiavi che sono principalmente prigionieri di guerra. Ricordiamo che la guerra veniva combattuta
principalmente da contadini e pastori.
Salendo nel registro più in alto troviamo il re in centro arrivato sul campo di battaglia, sceso dal suo carro. Di fronte a
lui vediamo i soldati che portano i nemici con le mani legate dietro la schiena davanti a lui e li consegnano al re. Scena
conclusiva di una battaglia.
L’opera è fatta in madreperla (parti chiare) e in lapislazzuli. Il rosso era dato dalla corniola. Pietre incollate con il bitume
su legno.
Dal lato della pace, sempre guardando dal basso verso l’alto troviamo pastori che conducono animali e contadini con
sacchi in spalla.
Se saliamo nel secondo registro vediamo ancora pastori che portano arieti nel palazzo reale, in quanto il palazzo reale
era il centro, non solo politico, militare, religioso, ma anche e soprattutto della vita economica. In altre parole lo stato
sumerico aveva un sistema economico redistributivo, ossia il potere centrale incamera tutti i beni prodotti e in parte
li ridistribuisce, ridistribuisce le eccedenze tra il popolo, inoltre in parte i beni venivano immagazzinati nella zona del
tempio in cima alla Ziggurat, e in parte venivano usati per sfamare le classi più abbienti (funzionari, clero) e pagare
altre forme di lavoro quali mercanti, produttori di tessuti.
Tutti i beni vengono portati nel palazzo reale dove è in corso un banchetto (terzo registro). Il re è seduto, così come gli
scribi e i nobili, ma notiamo che il re è la figura più grande di tutti. Gli inservienti sono in piedi e sono alti quanto i nobili
seduti. La dimensione fisica quindi è commisurata al valore e allo status di ogni personaggio.
I nobili tengono in mano una sorta di coppetta con la quale fanno un brindisi cerimoniale, una Libagione: si sta
svolgendo una festa particolare, la festa del nuovo anno che cadeva intorno al 21 marzo, data in cui si festeggiava la
rinascita della natura.
Durante il banchetto c’era il suonatore di lira che allietava gli ospiti, musicista che sta in piedi, come gli inservienti.
Notiamo l’abbigliamento fatto di gonna lunga fino alle caviglie con ciocche di lana, non gonnellino da guerra, piedi
nudi e petto nudo.
Come per la parte della guerra, anche qui le pietre (lapislazzuli, madreperla) venivano incollate con il bitume su legno.
Altra scoperta di Woolley a Ur è la tomba 1237 detta grande pozzo della morte. Essa conteneva 74 defunti di cui 68
donne, tutti allineati in modo tale da far pensare che si fossero avvelenati e aspettassero il sonno eterno.
Probabilmente dato il numero di donne presenti si pensa che fosse l’harem del re.
Altre immagini della civiltà sumerica ci arrivano anche da statuette, ossia fedeli oranti che avevano le mani giunte in
segno di preghiera. Esse venivano riposte dentro al tempio, avevano le mani giunte e misuravano 20/30 cm di altezza.
Hanno lo sguardo fisso, l’iride è reso con lapislazzuli ed esse esprimono trascendenza ossia l’idea di un dialogo con il
divino. Esse venivano riposte nel tempio per sostituire la preghiera del singolo.
ziggurat di Ur
La è datata 2500 AC è un basamento molto alto e grande, è una sorta di piramide a gradoni, gradoni
che si restringono salendo. Il tempio è situato in cima in una stanzina sull’ultima terrazza.
È un basamento fatto di mattoni crudi, ossia fatti di argilla e messi ad essiccare al sole, tutto pieno non ci sono cunicoli
o passaggi. Intorno alle facce troviamo i mattoni cotti nei forni ad alta temperatura in modo da diventare indistruttibili,
attaccati sulle facciate con il bitume che rendeva il basamento impermeabile. La parte esterna è quella che si è
conservata meglio.
La ziggurat di Ur è stata utilizzata per migliaia di anni e i vari sovrani che si sono susseguiti facevano iscrivere il proprio
nome sui mattoni cotti. Ricordiamo in particolare il sovrano Ur Nammu che ha fatto eseguire uno dei primi più antichi
restauri.
Composizione: scalinate di accesso, terrazze usate probabilmente come giardini pensili, sulla cima il tempio.
Il tempio non era aperto a tutti, era destinato per essere usato solo dai sacerdoti, dal re e dal suo entourage. Il popolo
non poteva accedervi, neanche sulle terrazze e durante le celebrazioni si radunava ai piedi della ziggurat.
Intorno alla ziggurat troviamo i cortili circondati da mura, mura costituite da stanzette, sono dei magazzini dove
venivano immagazzinate le risorse agricole e della pastorizia.
Alcune testimonianze sostengono che all’interno del tempio situato in cima alla ziggurat si svolgeva la iero gamia, ossia
iero = sacro, gamia = nozze dal greco ossia la sacra unione, cerimonia in cui il re si univa alla sacerdotessa anche in
maniera fisica, si presume. Tale rito era il simbolo della fertilità, della fecondità dei terreni.
Il sovrano Ur Nammu sosteneva di aver costruita la ziggurat. La stele ossia una lastra di pietra, data la costruzione della
ziggurat intorno al 2100 AC.
La stele è decorata solo da un lato ed ha una parte finale in cima arrotondata, in linguaggio tecnico si dice che è
centinata. Nella parte a lunetta c’erano (parliamo al passato in quanto la stele è molto danneggiata e non si vedono
più) gli dei di Ur, ricordiamo che ogni città sumerica aveva un proprio dio protettore e il dio di Ur era il dio Luna,
chiamato Nanna ed Era maschio e aveva una moglie. La ziggurat di Ur era dedicata a lui. Nella stele in alto a destra si
intravede una figura seduta in trono (il dio Nanna) con in braccio un bambino, figlio del re e futuro erede al trono. la
figura di fronte al dio è il re.
Nel secondo registro si ripete la stessa situazione in più troviamo l’albero della vita, pianta che ha un significato sacro.
Il dio Nanna tiene in mano un bastone e un anello simboli del potere, ciò sta a significare che consegna al sovrano il
potere sulla città di Ur.
In mezzo la scena è ribaltata, come se ci fosse uno specchio: troviamo due figure che si danno le spalle, essi hanno un
copricapo con le corna, quindi sono 2 personaggi divini. O meglio sono lo stesso personaggio divino ribaltato. Sono
una divinità minore che accompagna il sovrano Ur Nammu e lo presenta al dio Nanna. Dall’altro metà, stessa scena,
ma il sovrano Ur Nammu sempre accompagnato dalla divinità minore va a salutare la dea, moglie del dio Nanna, che
gli dà la benedizione.
Nel registro sotto possiamo capire che c’è il re Ur Nammu che si fa raffigurare con in spalla uno zaino da muratore,
dietro ha un servo e davanti il dio. il re quindi si autoproclama come costruttore della ziggurat di ur per volere di dio.
Forma di propaganda politica. Il pozzo del diluvio
Ultima scoperta importante di Woolley è quella che lui ha chiamato .
In questo caso W. decide di fare un grande sondaggio archeologico, ossia fare una stratificazione in una porzione di
terreno cercando di arrivare fino all’inizio delle fondazioni della prima città.
Una volta arrivato molto in profondità si imbatte in uno strato di argilla di qualche metro, scava ancora e sotto trova
ancora i resti di un villaggio.
Per questo motivo W. dice di aver trovato ciò che la Bibbia chiama il Diluvio universale., in quanto lo strato di argilla
che copre il villaggio antico di Ur pensa che sia l’effetto di un’alluvione enorme che aveva distrutto il villaggio e lo
aveva ricoperto di fango. Prova che il diluvio universale fosse realmente avvenuto.
Alla metà del 1900, precisamente nel 1963, si ha l’ingresso dell’Italia nel panorama archeologico delle grandi scoperte
Ebla
del Vicino oriente, ovvero viene scoperta la città di , meravigliosa capitale di un regno contemporaneo a Ur,
collocato in territorio siriano.
Ebla si trova in un punto strategico, nel punto in cui l’Eufrate si avvicina al Mar Mediterraneo, in uno dei bracci della
mezzaluna fertile.
Il tell di Ebla ha una conformazione particolare: è basso e largo con una cinta muraria intorno.
L’archeologo italiano scopritore di Ebla è Paolo Matthiae.
All’età di 25 anni, Matthiae va in Siria, scava e trova Ebla che da testi sumerici era una città ricchissima verso occidente.
Gli scavi a Ebla si sono fermati per la guerra civile siriana nel 2011.
L’identificazione del sito tuttavia è stata molto difficile, Matthiae inizia col capire che è una città del 2500 AC
(contemporanea a Ur) poi trova un frammento di una statua rotta con scritte cuneiformi. Gli esperti leggono quanto
scritto e trovano un’iscrizione dedicata alla dea Ishtar di Ebla. Tuttavia affermare che quella città fosse Ebla, era molto
azzardato, poteva essere solo una statua dedicata alla de