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FUNZIONI
Il Golgi svolge numerose funzioni tra cui:
La modificazione della glicosilazione in N avvenuta nel RER. In particolare rimuove residui di
• mannosio in modo da semplificare le ramificazioni e formare una biforcazione. Inoltre aggiunte
residui di n-acetilglucossammina, galattosio, acido sialico e in alcuni casi anche fucosio. Più
precisamente:
1. vengono rimossi 2 mannosi;
2. viene aggiunta una n-acetilglucossammina;
3. vengono rimossi altri due mannosi formando così una ramificazione;
4. viene aggiunta un’altra n-acetilglucosammina;
5. in alcuni casi viene aggiunto un fucosio che si lega ad una delle 2 n-acetilglucosammine
che legate all’asparagina;
6. vengono aggiunti due galattosi, uno per ramificazione;
7. vengono aggiunti due acidi sialici, uno per ramificazione;
Questi processi che portano alla maturazione della proteine glicosilate in questione avvengono in
diverse cisterne del Golgi.
GLICOSILAZIONE IN O
La glicosilazione in O può avvenire solo nel Golgi e colpisce residui amminoacidici di Treonina o
serina per via del loro gruppo alcolico.
SINTESI DEI PROTEOGLICANI
I proteoglicani posseggono uno scheletro proteico che si forma nel RER e nel Golgi maturano
attraverso la loro particolare glicosilazione. Attraverso un ponte tetrasaccaridico legato a residui di
serina vengono legati GAG. I proteoglicani sono di vitale importanza per le matrici extracellulari.
TAGLIO PROTEOLITICO
Il taglio proteolitico può avvenire solo nel Golgi ed è importantissimo perchè consente l’attivazione
di enzimi e ormoni che vengono prodotti nel RER nella loro forma inattiva. Un esempio è l’insulina.
TRAFFICO VESCICOLARE
Il traffico vescicolare è richiesto per il trasporto di
proteine all’interno della cellula, da un comparto
membranoso all’altro. Il processo consiste in una
gemmazione di una vescicola contenente la
proteina cargo dal compartimento d’origine che
viaggia fino alla membrana di destinazione. Il
processo prevede che nel momento della
gemmazione la vescicola sia rivestita da uno strato
proteico che ha la funzione di evitare che la
vescicola si fonda nuovamente con la membrana
d’origine. Una volta gemmata la vescicola perde il
suo rivestimento e raggiunge il suo complesso di
destinazione dove viene intercettata da un
complesso antenna, infine la membrana
vescicolare si fonde con quella dell’organello di
destinazione liberando così il suo contenuto.
RIVESTIMENTI DELLE VESCICOLE
I rivestimenti che impediscono la fusione della vescicola con la membrana di partenza possono
essere di vario tipo in base al luogo da cui originano e a quello dove sono destinate:
il rivestimento di COPII riveste esclusivamente le vescicole che gemmano dal RE per andare al
• Golgi.
il rivestimento di COPI riveste vescicole che devono andare al RE dal Golgi, al Golgi stesso e
• alla membrana plasmatica.
il rivestimento di clatrina rivestono vescicole che possono gemmare dal trans-Golgi network
• dirette ai lisosomi, dagli endosomi precoci dirette al Golgi, dal plasmalema agli endosomi
(endocitosi), dalle vescicole di secrezione al Golgi.
CLATRINA
Il rivestimento di clatrina ha una forma ad icosaedro troncato. La clatrina è composta da 3 tre
catene leggere e 3 pesanti che formano dei trimeri detti trischeli. Un trischelio è una struttura a tre
braccia che formano particolari angoli, i trischeli
si combinano fra loro andando a costituire la
struttura del rivestimento.
La clatrina gode di una particolare proprietà,
ossia che il legame fra molecole di clatrina è
cooperativo ossia il legame favorisce la
formazione di altri legami. La formazione di
questo rivestimento non prevede l’intervendo di
GTPasi o di energia.
Il processo di formazione del rivestimento di
clatrina prevede diversi passaggi:
1. le proteine che devono essere trasportate si legano ad uno specifico recettore di membrana
che riconosce una sequenza segnale. Il legame cargo-recettore induce la modificazione del
recettore nel lato citosolico in modo che questo venga riconosciuto da delle proteine adattatrici.
2. Queste proteine adattatrici hanno il compito di legare a loro molecole di clatrina che legandosi
fra loro tramite legame cooperativo cominciano a formare il rivestimento della vescicola.
3. La forma icosaedrica della clatrina porta la membrana a ripiegarsi per rispettare gli angoli di
legame, il processo continua finche non rimane una piccola connessione citosolica fra la
vescicola e la membrana d’origine.
4. Qui interviene una proteina chiamata dineina che ha il compito, grazie alla sua particolare
forma a spirale, di strozzare il collegamento. Utilizzando ATP la dineina strozza il collegamento
facendo avvicinare le due membrana espellendo l’acqua intrappolata fra le due fino al loro
contatto.
5. Le membrane si fondono e la vescicola si distacca permettendo alla clatrina di concludere il
rivestimento attorno alla vescicola.
6. Una volta distaccata la vescicola viene attaccata da alcune proteine che contattano altre
proteine chaperons che hanno il compito di indurre il distacco del rivestimento di clatrina
lasciando le vescicole nude. I trischeli di clatrina e i complessi di adattamento vengono
successivamente riutilizzati in un altro processo.
COPII
Il rivestimento di COPII si forma con un processo del tutto simile al precedente, ciò che cambia è il
complesso adattatore e ovviamente le proteine che creano il rivestimento. Il segnale che induce
alla formazione di questo rivestimento è la glicosilazione, ossia la catena di zuccheri inserita nel
RE da cui è stato rimosso il glucosio e il mannosio, infatti le vescicole che possiedono questo
rivestimento gemmano esclusivamente dal RE.
Il complesso adattatore necessita di una proteina chiamata Sar1 che si lega sul versante citosolico
del reticolo e che se lagata al GTP (è una G-protein) promuove la creazione dello strato proteico
attorno alla vescicola. Il rivestimento necessita quindi di energia per essere formato.
Infine come nel caso della clatrina anche qui interviene la dinamina che permette il distacco della
vescicola.
COPI
Il rivestimento di COPI comprende quelle vescicole che appartengono al traffico retrogrado.
Similmente al COPII anche in questo caso è necessaria una G-protein che permetta la formazione
del rivestimento, in questo caso la proteina in questione è ARF. È una proteina citosolica dotata di
un’ancora lipidica miristolica che è nascosta in una tasca idrofobica quando la proteina è inattiva
ed è invece esposta e pronta ad ancorarsi alla membrana nella configurazione attiva.
Il legame con la membrana avviene in realtà anche se ARF ha legato il GDP ma questo legame
viene stabilizzato solamene se è legato GTP. L’interconversione GDP—>GTP è a cura di una GEF
(fattore di scambio dei nucleotidi guaninici).
Nel caso queste vescicole debbano tornare al RE la proteina che devon trasportare deve
contenere una sequenza amminoacidica denominata KDEL (Lys-Asp_Glu-Leu), questa sequenza
viene riconosciuta da uno specifico recettore nel cis-Golgi network e viene inserita in una vescicola
che verrà ricoperta da COPI.
RICONOSCIMENTO E AGGANCIAMENTO
Il riconoscimento delle vescicole è importante perché le
proteine che vengono trasportate devono essere portate nel
compartimento cellulare corretto dove adempieranno ai loro
compiti. Esistono tre tipi di segnalazione ovvero tre tipi di
molecole che sono legate alla vescicola e che permettono il
corretto riconoscimento di queste ultime da parte di
complessi antenna o di riconoscimento o di cattura
presenti nella membrana target.
i fosfatidilinositoli che sono delle varianti del classico
• fosfatidilinositolo per modificazione della posizione di
legame dei gruppi fosfato sull’anello dell’inositolo (ha 3
fosfato e due possono cambiare posizione, uno invece è
coinvolto nel legame con il glicerolo). Le membrane dei vari organelli differiscono fra di loro per il
tipo di fosfatidilinositoli presenti nelle loro membrane nel lato citosolico. Quando si viene a creare
una nuova vescicola essa viene creata cambiando il codice dei fosfatidiliinositoli, nel momento in
cui questa molecola raggiunge la membrana target il suo codice viene modificato e reso uguale a
quello della membrana di destinazione. Questi fosfatidilinositoli vengono riconosciuti da un
complesso antenna (costituito da un dimero proteico con superavvolgimento coiled-coil, nella
zona terminale è presente una proteina che riconosce i diversi PI, è un dominio molto lungo che
permette il riconoscimento anche in zone distanti e poi medierà anche l’avvicinamento della
vescicola).
una volta avvicinate subentra un altro tipo di riconoscimento mediato da proteine G chiamate
• Rab. Anche di Rab ne esistono di tanti tipi di cui ognuno è specifico per un organello. Esistono in
una forma attiva e in una inattiva (presente nel citosol legata a GDP). Hanno una molecola di
prenile legata, nella forma inattiva nel citosol una molecola di GDI copre con il suo dominio la
molecola di prenile. Una Rab può legarsi a una membrana solo se c’è una GDF che è in grado di
rimuovere il GDI e permettere al prenile di fare da ancora sulla membrana. Successivamente
una specifica GEF permetterà di sostituire il GDP con il GTP rendendo attiva la Rab. Quando è
attiva:
- viene reclutata in vescicole in formazione da quel comparto di membrana;
- finisce quindi dentro la vescicola legata nell lato citosolico;
- la vescicola viene reclutata da un complesso antenna grazie ai PI nella membrana di
destinazione;
- qui la Rab viene riconosciuta da un suo specifico recettore e ciò permette l’avvicinamento
della vescicola alla membrana;
- Un altro complesso media la fusione delle membrane e quindi la Rab si ritrova a fare parte
della membrana di destinazione, a questo punto idrolizza il GTP e questo la rende molto
affine alla GDI e viene facilmente estratta nella membrana con il gruppo prenile che viene
inserito nella tasca della GDI, da qui viene riportata nel citosol dove potrà ritornare a compiere
un processo identico.
La Rab serve quindi a determinare da quale organello deriva la vescicola.
il terzo sistema di riconoscimento è anche il sistema con il quale le vescicole si fondono
• all’organello di destinazione ed è composto da proteine che prendono il nome di Snare. Sono
proteine transemembrana che formano dimeri altamente specifici ma le due subunità del dimero
sono presenti una sulla vescicola (v-snare) e una sulla membrana bersaglio (t-snare). Ne
esistono di tanti tipi specifici, questo assicura un riconoscimento specifico. Le due subunità del
dimero una volta unite formano un dominio coiled-coil che sistrin