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Nel modello topico facciamo riferimento alla prima concettualizzazione di Freud che risale all’opera “interpretazione
dei sogni” del 1899 secondo cui l’autore definisce la mente come strutturate in una serie di componenti psichiche
funzionalmente collegate le une alle altre in cui la loro collocazione è in alcuni casi all’estremo confine della
stimolazione sensoriale e all’altra estremità al confine con la coscienza. Queste forze sono in collegamento tra loro
grazie ad un’energia che si propaga connettendole e facendole comunicare.
In questa prima formulazione dell’apparato psichico definisce 3 diversi sistemi che sono diversi tra loro rispetto
all’accessibilità, alla coscienza e rispetto al fatto che utilizzino l’energia pulsionale libera o legata. I 3 sistemi sono:
• l’inconscio: contiene i contenuti primitivi organizzati secondo i processi primari di pensiero, pensiero
ontologico e funziona veicolando energia pulsionale non legata.
• il preconscio: contiene i contenuti che possono essere riportati alla coscienza con un semplice sforzo
dell’attenzione;
• il conscio: funziona attraverso il processo secondario del pensiero quindi secondo il pensiero logico e contiene
tutto ciò che consapevole alla coscienza in un determinato momento.
La teoria topografica di Freud viene superata molti anni dopo nel 1922 con il modello strutturale, modello ancora oggi
utilizzato.
Secondo il modello strutturale la mente è composta da 3 strutture, ciascuna a sua volta costituita da un gruppo di
contenuti e processi funzionalmente collegati gli uni agli altri e ogni struttura ha caratteristiche e funzionamento
specifico.
Le 3 strutture sono:
• l’Es: definito come l’istanza inconscia tesa allo scarico della tensione, è governata dal principio di piacere e
quindi il suo obiettivo è la scarica dei desideri pulsionali ed è conosciuto soltanto attraverso l’influenza che
esercita sugli altri due sistemi quindi viene definito come un sistema non definibile di per sé se non attraverso
le influenze che ha sugli altri due.
• L’Io: sede della consapevolezza ed è la struttura psichica che funziona da mediatore tra le pulsioni e le
richieste provenienti dall’Es, la realtà esterna e il Super Io cioè il principio regolatore. È governato dal
principio di realtà ed è separato dall’Es dalla barriera della rimozione o dal funzionamento delle altre difese.
• il Super Io: considerato l’agente morale dell’apparato psichico. Viene costruito sulla base della corporazione
dei divieti genitoriali che costruiscono all’interno della psiche le norme morali che regolano la condotta gli
ideali e tutti quegli aspetti di limitazione e normatività che l’individuo assimila e incorpora grazie ai divieti alle
regole e ai limiti posti dalle regole genitoriali. È anche la struttura psichica responsabile del senso di colpa e
del senso di vergogna.
_ANGOSCIA_
Nel corso dell’opera freudiana assistiamo a delle modificazioni importanti a quelle che vengono definite la teoria
dell’angoscia.
• In un primo momento l’autore considerava l’angoscia come conseguenza fisica, di una sessualità anormale,
cioè legava strettamente l’angoscia alla funzione sessuale e quindi considerava l’angoscia come il risultato di
una scarica incompleta, o bloccata, o inibita della sessualità, o il fatto che l’individuo si difendesse dalla
sessualità stessa, dall’emergere delle pulsioni sessuali. In qualche modo l’emergere dell’angoscia veniva
definito dall’autore in stretta connessione con la pulsione sessuale e con le deviazioni della pulsione sessuale
stessa.
• In seconda battuta la teoria dell’angoscia si modifica in senso più generale perché lega il senso dell’angoscia
sempre alla pulsione in senso generale ma più in generale alla necessità di soddisfare le pulsioni come se
l’angoscia fosse una sorta di risultato della difficoltà di soddisfare i desideri dell’Es.
Nell’opera “la funzione dell’Io” del 1926 formula quella che attualmente è la teoria dell’angoscia:
• Inizia a considerare l’angoscia come una funzione di segnale a disposizione dell’Io, quindi non
necessariamente come il risultato di processi pulsionali o dell’Es che avevano una conseguenza negativa per
l’individuo, ma come una funzione di segnalazione all’Io di alcuni aspetti della vita psichica che non si stanno
svolgendo in una maniera del tutto adattiva. Quando l’Io presume che un certo tipo di scarica emozionale, che
sia essa libidica o aggressiva, comporti un certo pericolo, l’angoscia avrebbe quindi la funzione di segnalare
questo pericolo e di impedire la scarica pulsionale. Per fare questo utilizza i meccanismi di difesa, ovvero quei
meccanismi che impediscono in vario modo che avvenga la scarica della pulsione.
In qualche misura la formulazione finale della teoria dell’angoscia vede 2 aspetti centrali di differenziazione
dalle formulazioni precedenti:
o Il ruolo dell’angoscia come un segnale del rispetto all’Io e non necessariamente come la conseguenza
di un processo, ma come l’innescarsi di un progetto che vede la pulsione e l’Io in contrapposizione e
quindi l’emergenza dei meccanismi di difesa come una possibile soluzione rispetto alla scarica
pericolosa o percepita come tale della pulsione;
o La scarica pulsionale non è più legata soltanto alla sessualità e non soltanto alle pulsioni di natura
sessuale ma anche alle pulsioni di natura aggressiva. In qualche misura tutta la spinta pulsionale può
costituire o essere percepita come una sorta di pericolo laddove si registra l’insorgenza dell’angoscia e
quindi l’attivazione dei meccanismi di difesa.
Molto utile quest’ultima formulazione della teoria dell’angoscia per tutti quegli aspetti clinici sia nella formulazione
della psicopatologia sia nella tecnica psicoanalitica perché ha a che fare con le strade che l’individuo prende, funzionali,
patologiche o sintomatologiche per in qualche misura bilanciare o bloccare l’esprimersi delle proprie spinte pulsionali
rispetto quelle che sono la percezione del pericolo da parte dell’Io.
_PUNTO DI VISTA GENETICO_
Un concetto importante della teoria freudiana è quello che fa capo all’aspetto definito del punto di vista genetico, ossia
il fatto che secondo l’autore il passato dell’individuo influenza sempre il suo presente, quello che abbiamo già definito
come determinismo psichico.
L’idea di Freud è che esista una dimensione temporale dei fenomeni psicologici e quindi l’interesse riguarda la
possibilità di comprendere come si verifica tale influenza. In qualche misura nell’idea di Freud c’è una sorta di
continuità e causalità nello sviluppo, sia in quello sano che in quello psicopatologico laddove l’interesse è quello di
comprendere quali siano queste regolarità e causalità e soprattutto comprendere le modalità con cui queste influenze si
verificano.
Questo è un costrutto molto importante quando andiamo ad analizzare la teoria del costrutto psicosessuale, la quale
l’autore ci descrive nei tre saggi della teoria sessuale del 1905 dove proprio emerge l’idea di un modello evolutivo per
cui l’individuo matura sia fisicamente che psichicamente secondo una sorta di stadialità per cui ad ogni fase segue una
successiva che in qualche misura supera la precedente ma che anche la contiene.
Per quanto riguarda lo sviluppo psicosessuale inoltre si assiste all’altra caratteristica della stretta correlazione tra il ruolo
del corpo nello sviluppo e il ruolo della psiche connesso al funzionamento del corpo. Gli stadi dello sviluppo
psicosessuale individuati dall’autore infatti sono in stretta connessione con lo sviluppo di determinate aree del corpo e al
significato psichico che la stimolazione di queste aree va a ricoprire nell’equilibrio dell’individuo.
È abbastanza nota la stadializzazione dello sviluppo psicosessuale:
1. Stadio orale (0-18 mesi): le zone erogene, le zone che si stanno sviluppando, maggiormente utilizzate dal
neonato e che sono la fonte di maggiori stimolazioni e piacere per il bambino sono le zone della mucosa orale
(allattamento). In questa fase il piacere è legato alla stimolazione dell’apparato orale.
2. Stadio anale: le zone erogene implicate sono la zona anale con un superamento dell’oralità e l’investimento
sul piacere anale quindi sul controllo degli impulsi e dei bisogni fisiologici legati all’analità.
3. Fase fallica: riguarda il fatto che bambini e bambine sono ugualmente interessati all’organo genitale maschile
o comunque al fallo, con un indifferenziazione alla preferenza sessuale almeno in una prima fase, che però
verrà superata dal periodo della latenza.
4. Fase genitale: dopo il periodo di latenza, con l’accesso alla pubertà e all’adolescenza con la differenziazione
tra il maschio e la femmina quindi legata anche alle funzioni del piacere legate agli organi sessuali e quindi alla
scelta d’oggetto differenziata che non è più fallica ma genitale, quindi che riguarda la scelta d’oggetto
eterosessuale, laddove il maschio sceglierà l’oggetto femminile come fonte di gratificazione e stimolazione
genitale e la femmina sceglierà il maschio.
2 GLI PSICOLOGI DELL’IO
_RENE’ SPITZ_
Gli psicologi dell’io sono caratterizzati da un insieme di studiosi e pensatori che si organizzano dopo la seconda guerra
mondiale e che sono per lo più personaggi di spicco della cultura europea emigrati negli Stati Uniti per la guerra e che si
riconoscono e si raggruppano. Fra questi l’attenzione è ricaduta su Renè Spitz e su i suoi interessi che riguardano 3
aspetti particolari:
• 2 aspetti teorici nel senso che la sua opera si è focalizzata
o da una parte sullo studio delle funzioni dell’io, che consentono al bambino di acquisire la
consapevolezza del partner materno e quindi di costituire la relazione dell’oggetto come altro da sé;
o dall’altra parte l’importanza centrale delle cure materne sullo sviluppo e quindi la centratura sulla
conseguenza della mancanza delle cure per la sopravvivenza sia fisica che psicologica per il bambino;
• ultimo aspetto centrale e attuale è il tentativo di inserire il metodo sperimentale nell’osservazione del bambino
per la costruzione delle ipotesi e delle teorie psicoanalitiche. Quindi riportando i temi dell’osservazione
longitudinale e il metodo sperimentale come possibile base alle formulazioni teoriche della psicoanalisi e alla
formazione di queste.
Il primo aspe