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SE LA PROTEINA DEVE FAR PARTE DELLA MEMBRANA
• ESTERNA: queste proteine non vengono traslocate nella
matrice ma nello spazio fra le due membrane dove vengono
contattate dalle chaperonine, da qui vengono catturate dal
complesso SAM presente sulla membrana esterna che le
introduce nello strato lipidico dove acquistano la loro
conformazione nativa.
SE LA PROTEINA DEVE FAR PARTE DELLA MEMBRANA
• INTERNA: o come già detto viene traslocata da TIM-22
oppure entra in gioco il complesso OXA posto nella membtana
interna e da li almeno un dominio viene traslocato nella
membrana interna.
un ultimo tipo di proteine è quello che rimane nello spazio
• intermembrana. Il processo comincia con l’alfa elica
anfipatica che comincia la sua traslocazione attraverso il
complesso TIM verso la matrice. Il processo però si ferma
al termine del peptide segnale e il resto della proteina
rimane con un dominio transemembrana e il resto della
proteina nello spazio intermembrana. Successivamente
una proteasi taglierà la proteina producendo due peptidi:
uno libero nello spazio fra le membrane e uno inserito nella membrana interna.
PEROSSISOMI
Struttura vescicolare con singola membrana, diamtero di 0,5-1 μm;
• hanno un contenuo elettrondenso (cristallo di enzimi);
• funzioni: perossidazione ( 2H O —> 2H O+O ), sintesi plasmalogeni (lipidi,
• 2 2 2 2
,mieline), rimuovono i ROS e i radicali liberi.
ORIGINE
I perossisomi posso avere origini diverse:
possono essere prodotti ex-novo a partire dal reticolo
• endoplasmatico come vescicole che maturano grazie
all’incameramento di proteine prodotte nel
citoplasma.
possono nascere dalla fissione di perossisomi di
• dimensioni maggiori.
Per la maturazione di un perossisoma sono necessarie
proteine citoplasmatiche che come nel caso dei
mitocondri devono possedere delle sequenze segnale
in modo da poter essere riconosciute ed entrare nel
perossisoma.
Esistono due tipi di recettori per l’entrata delle proteine:
PTS1 che possiede il recettore citoplasmatico Pex5p;
• PTS2 che possiede il recettore citoplasmatico Pex7p.
•
Il complesso sequenza segnale-recettore può passare
attraverso il complesso taslocatore (traslocone)
presente sulla membrana perossisomiale. Una volta
entrati il legame fra proteina e recettore viene rotto
dall’ambiente presente all’interno dell’organello. I
recettori tornano poi nel citoplasma attraverso il
traslocone. RETICOLO
ENDOPLASMATICO
cisterne delimitate da una singola membrana, è in
• comunicazione con l’involucro nucleare
(attraverso i pori) e al citoplasma, pH 7.
RER: presenza di ribosomi sulla superficie,
• produzione e glicosilazione delle proteine;
2+
REL: deposito e rilascio di ioni Ca , sintesi e
• distribuzione lipidi e fosfolipidi, sintesi di steroidi,
rimozione delle tossine.
LISCIO
la produzione di fosfolipidi: comincia sul
• versante citosolico del REL con due acidi
grassi che reagiscono un glicerolo fosfato
formando un acido fosfatidico (il più
semplice dei fosfolipidi), successivamente
questo viene modificato con l’aggiunta di
un gruppo specifico come la colina. Infine
vengono distribuiti.
ridistribuzione dei lipidi: i lipidi vengono portati agli altri organelli o alla
• membrana plasmatica direttamente dal REL utilizzando delle zone della
sua membrana (MCS, membrane contact sites) che sono in stretta
vicinanza con quelle dell’organello bersaglio. Per fare ciò entrano in
gioco proteine trasportatrici che legano i lipidi, li trasportano all’organello
bersaglio e poi tornano funzionali per un altro ciclo. Nel caso delle
membrane dove è necessario il mantenimento della polarità i lipidi
neoformati vengono portati in posizione dalle floppasi.
++
deposito di Ca : il REL ha il compito di essere un deposito di ioni calcio
• che devono essere rilasciati al momento corretto e sotto determinati stimoli. Gli ioni si
accumulano grazie a delle pompe che spingono contro gradiente gli ioni all’interno del reticolo
endoplasmatico.
++
rilascio di Ca : nella cellula il citosol è povero in ioni calcio e questo permette nel momento in
• cui viene stimolata la rapida uscita dal reticolo liscio degli ioni calcio che si muovono secondo
concentrazione e secondo gradiente elettrico. Lo stimolo avviene in questo modo:
- una molecola segnale si lega ad una proteina G (che funziona con GTP);
- la proteina G attiva la
fosfolipasi C che attacca
PI(4,5)P ;
2
- da questo si libera inositolo
trifosfato;
- questo interagisce con i canali
per il calcio aprendone il filtro
di selettività detrminando una
fuoriuscita di ioni;
- la cellula risponde allo stimolo
e successivamente l’equilibrio
viene rispristinato grazie alle
pompe per il calcio.
RUGOSO
Composto da una serie di cisterne piatte con i ribosomi attaccati alla membrana nel lato citosolico.
Questo avviene perchè la sintesi comincia dai ribosomi citosolici che cominciano la traduzione,
successivamente essa si blocca e la proteina legata al ribosoma si lega alla membrana e la
traduzione si conclude, la proteine viene traslocata nel reticolo endoplasmatico. Questo processo
viene definito traslocazione cotraduzionale. Avviene perchè nella arte N terminale della proteina
è presente il segnale per il RE, è un peptide segnale idrofobico. Il recettore per questo peptide è
citosolico e si chiama SRP (ribonucleoparticella) ossia 6 proteine tenute insieme da uno scheletro
di RNA ed è una G-protein.
Il meccanismo è il seguente:
l’inizio è la traduzione della proteina da parte di un ribosoma libero e un mRNA.
• Successivamente la prima parte della proteina ad essere sintetizzata è il peptide segnale che
• interagisce con SRP che blocca l’entrata A del ribosoma e quindi la traduzione entra in stallo.
L’SRP reagisce con il suo recettore posto sulla membrana del RER trascinando con se il
• ribosoma e il peptide.
L’SRP si stacca e il ribosoma si lega ad un traslocone. Essendosi staccto l’SRP lìattività
• ribosomiale può riprendere e quindi la traduzione continua. L’aggancio del ribosoma provoca
l’apertura del traslocone e permette il passaggio della proteina nel lume del reticolo. L’SRP viene
riciclata per reclitare nuovamente nuovi complessi ribosoma-proteina.
La proteina una volta nel lume viene agganciata da chaperonine Hsp70 che hanno il compito di
• evitare che questa si avvolga prima della fine della traslocazione.
CICLO DELLA GTPasi PER SRP E IL SUO
RECETTORE
Sia la SRP che il suo recettore sono proteine
G e sono attivate quando legano il GTP. In
particolare il primo lega il peptide segnale e il
secondo lega l’SRP. Quando il ribosoma lega il
traslocone l’SRP e il suo recettore idrolizzano
il nucleotide, ciò comporta che l’SRP si
distacchi dal recettore e dal ribosoma, quindi
l’SRP non può più legarsi al peptide segnale
permettendo la sua entrata nel traslocone.
CONTROLLO DEL TRASLOCONE
Il traslocone è un canale specifico per il
passaggio delle proteine. Esiste in due stati: in
quello aperto e in quello chiuso. Ciò che
determina questi due stati è la presenza o meno
di un tappo proteico. Il tappo è un dominio
funzionale che blocca il canale quando il
traslocone non è legato ad una specifica
sequenza segnale che identifica per una proteina
che deve passare.
Nel caso precedente il legame della sequenza
segnale stabilizza l’attacco del ribosoma e induce
un cambiamento conformazionale che rimuove il
tappo. Il peptide può quindi passare attraversi il
canale e successivamente attaccato da proteine
chaperon. Una volta conclusa la traslocazione il
ribosoma si stacca, il traslocone torna alla sua
struttura chiusa ed è pronto a compiere un altro
giro.
INSERIMENTO DELLE PROTEINE NELLA
MEMBRANA
Anche le proteine integrali di membrana che devono
inserirsi nella membrana del RER vanno incontro al
fenomeno della traslocazione cotraduzionale. La
differenza rispetto agli esempi precedenti è che
queste proteine contengono uno o più tratti
altamente idrofobici che consentono di passare dal
traslocone al doppio strato lipidico. Questo può
avvenire perché lo stesso traslocone possiede un
apertura laterale che da ad ogni proteina che viene
traslocata la possibilità di passare nel doppio strato
lipidico. Se una proteina presenta un tratto molto
idrofobico questo si inserirà e andrà a formare il
dominio transmembrana di quella proteina integrale.
In base al modo in cui questa proteina interagisce
inizialmente con il traslocone essa potrà avere
l’estermità N terminale nel versante citosolico o in
quello del lume, lo stesso vale per l’altra estremità.
Inoltre esistono casi in cui il peptide segnale diventa
lui stesso il dominio transmembrana oppure casi in
cui viene rimosso e sarà un’altra zona idrofobica a
diventare un dominio transmembrana.
Infine nel caso la proteina in questione abbia più di
un segmento altamente idrofobico essa avrà di
conseguenza più domini transmembrana, nel
momento in cui finisce la traslocazione di un
segmento transmembrana il traslocone è di nuovo
pronto a traslocarne un altro. In molti di questi casi
una volta che la proteina è completamente tradotta i
domini transmembrana si uniscono in un unica
struttura.
FORMAZIONE LEGAMI DISOLFURO
La formazione di ponti disolfuro avviene nel
lume del RER, la reazione prevede che due
cisteine siano ossidate tramite la perdita di
due elettroni e che si formi un legame
covalente fra gli atomi di zolfo. Questo
legame è importante perchè aiuta la proteina
a ripiegarsi nel modo corretto e inoltre
impedisce alla stessa di fuoriuscire, ciò
rende la traslocazione un processo
irreversibile.
La formazione di questi legami può essere
mediata da un enzima chiamato PDI
(proteina disolfuro isomerasi) che forma un
legame disolfuro con una delle cisteine
inducendo gli altri legami disolfuro alla
formazione. La riattivazione dell’enzima
richiede l’intervento di altri enzimi e porta alla
formazione di acqua ossigenata.
FORMAZIONE ANCORA GPI
Avviene solo per proteine che hanno un
dominio transmembrana C terminale e il
resto della proteina immerso nel lume del
RE, uno specifico enzima taglia la proteina
subito dopo il dominio transmembrana e
successivamente induce il