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MULTIDIMENSIONALE E COMPLESSO

Secondo CUBAN ci sono delle motivazioni per le quali le tecnologie falliscono:

• Dimensione tecnico-pratica delle strumentazioni: mancanza di supporto e formazione

tecnica

• Dimensione organizzativa: come arrivano queste tecnologie? Se i processi partono

dal ministero la pratica è TOP DOWN, se i processi partono dagli insegnanti il

processo è BOTTOM DOWN.

• Dimensione socioculturale: è il nodo fondamentale. Secondo Cuban la scuola aveva

una sua grammatica istituzionale, delle sue regole che ne garantiscono la

sopravvivenza. Tra queste regole troviamo: la mission della scuola (cioè che tutti gli

studenti devono conseguire determinati obiettivi minimi di apprendimento) e il fatto

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che determinati obiettivi devono essere raggiunti con dei vincoli di carattere spazio-

L’insegnante tende,

temporale (in quel determinato modo e in quei determinati spazi).

quindi, spesso, ad utilizzare lo strumento più funzionale al raggiungimento

dell’obiettivo, considerando i limiti della scuola. Spesso le tecnologie non vengono

utilizzate per le maggiori possibilità che svolgono altre tipologie di strumenti. Si è

studiato che nella scuola primaria, con insegnante unico prevalente, essendoci

maggiore tempo da dedicare, vengono meglio sviluppati nuovi progetti maggiormente

innovativi. Alla secondaria invece, essendoci meno FLESSIBILITÀ dei tempi, le

innovazioni sono accolte con meno entusiasmo. L’insegante per questo tende ad

adottare lo strumento più facilmente utilizzabile, che crea minor problemi. Più è

innovativa la tecnologia e maggiori devono essere le abilità tecniche perché LE

TECNOLOGIE RIDUCONO LA FLESSIBILITÀ.

Quindi a parità di obiettivi, in base ai vincoli spazio-temporali sarà sempre preferibile

la scelta dello strumento più semplice.

anche fattori intrinsechi alla natura della figura dell’insegnante. Gli

Inoltre, ci sono

INSEGNANTI fanno parte di un sistema che tende a riprodurre e non ad innovare,

per via del background acquisito durante la propria esperienza temporale. Il mestiere

è l’unico al mondo nel quale prima di essere insegnanti si è stati

dell’insegnante

studenti; per questo il bagaglio culturale acquisito durante la propria esperienza

personale, porta spesso gli insegnanti ad essere più conservativi che innovativi.

5. LA TECNOLOGIA NON PUÒ ESSERE CONSIDERATA UNA SOLUZIONE

PER I PROBLEMI DELL’EDUCAZIONE

UNIVERSALE

La tecnologia non deve essere introdotta nella scuola per coprire problemi di carattere

diverso. La retorica tecno-fobica e la realtà della storia dovrebbero quantomeno introdurci a

non pensare alla tecnologia come una soluzione sempre pronta e sempre valida.

I NATIVI DIGITALI

TESI N. 1: i fautori di questa tesi ritengono che stia nascendo una generazione dotata di

cognitive legate all’uso intensivo delle tecnologie.

nuove capacità

TESI N. 2: secondo questa tesi questa trasformazione radicale starebbe producendo un

sostanziale scollamento tra giovani e le istituzioni educative. Queste ultime dovrebbero

quindi riconfigurarsi per rispondere ai nuovi stili cognitivi e soddisfare le nuove esigenze

emergenti dei giovani, sempre più insoddisfatti.

Secondo Prensky esiste anche una generazione di IMMIGRATI DIGITALI: cioè soggetti

chiamati così per contrapposizione che avrebbero appreso in un secondo momento le

essendo nati in un’epoca nella quale prevaleva l’utilizzo di strumenti

tecnologie digitali,

digitali. Secondo Prensky la soglia di passaggio tra immigrati e nativi digitali è collocata a

metà degli anni 80.

Ci sono una serie di DIFFERENZE tra NATIVI DIGITALI e IMMIGRATI DIGITALI:

I nativi digitali hanno un apprendimento veloce, da studenti, legato alle capacità multitasking.

Gli immigrati digitali invece ragionano da insegnanti, hanno un apprendimento lento, legato

al pensiero sequenziale. I nativi hanno un pensiero basato su immagini, gli immigrati sui

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testi; i nativi si approcciano alla tecnologia attraverso attività ludiche, gli immigrati attraverso

C’è una contrapposizione binaria tra le due figure.

attività più serie ecc.

La figura del NATIVO DIGITALE nasce nel 2001, momento in cui ci si chiedeva se tutte le

nuove generazioni ne facessero parte.

Sul tema dei nativi digitali si sono sviluppate negli anni numerose ricerche empiriche per

rispondere ai numerosi quesiti che gli studiosi si sono posti, mettendo in discussione le

tesi di Prensky. Queste ricerche si sono focalizzate sui seguenti ambiti:

dagli studi sull’accesso tecnologico si comprende che ci sia

ACCESSO TECNOLOGICO:

una differenza tra paesi industrializzati e meno industrializzati. Nei paesi industrializzati ci

sono storie di accesso diverse, con differenti opportunità. Nei paesi meno industrializzati

l’accesso tecnologico costituisce ancora una barriera che ostacola la piena fruizione ei

contenuti e dei servizi di internet. Queste tematiche rientrano nel concetto della DIGITAL

DIVIDE o DIVARIO DIGITALE. Non si può quindi utilizzare la variabile età come

discriminante decisiva per tracciare una linea tra i nativi e gli immigrati, perché non tutti i

giovani hanno lo stesso accesso.

USO DELLE TECNOLOGIE: dai dati emerge che la maggior parte degli studenti utilizza in

odo regolare solo tecnologie ormai comuni come l’e-mail o i motori di ricerca, mentre solo

un esiguo numero di studenti si avvale di strumenti più sofisticati.

COMPETENZE DIGITALI, intesa in termini complessi e non come semplice conoscenza e

abilità in funzioni tecniche, emerge che:

- la gran parte degli studenti possiede abilità tecnologiche di base, mentre mostra scarsa

familiarità con applicazioni più sofisticate

- la questione della validità dei contenuti non rappresenta un aspetto su cui i giovani

internauti (navigatori della rete) si interrogano spontaneamente legati all’impiego delle

- emerge anche scarsa consapevolezza sugli aspetti etico-sociali

tecnologie.

ASPETTATIVE DEGLI STUDENTI: dalle quali emerge un quadro molto più articolato

rispetto a quello prospettato dai sostenitori delle tesi sui nativi digitali:

- prevale un atteggiamento pragmatico di accettazione consapevole legata al ruolo della

scuola

l’uso del computer portatile in classe

- come pratica antisociale

- visioni influenzate più dalle precedenti esperienze di apprendimenti in situazioni formali

che dall’uso delle tecnologie al di fuori della scuola.

La questione dei nativi digitali non sta a significare che i più giovani abbiano

necessariamente capacità e competenze per un uso consapevole delle tecnologie. Spesso

grande utilizzo non significa capacità e competenze. Non è inoltre corretto il collegamento

diretto tra giovani e capacità tecnologiche.

Tutti questi studi ci portano quindi a concludere che se si vuole ragionare su istruzione,

educazione ed apprendimento, si deve iniziare a porci la questione di cosa significa essere

all’UTILIZZO DEI SOCIAL MEDIA.

COMPETENTI rispetto porci in un’ottica

Nel momento in cui ci si interroga sugli effetti della tecnologia dovremmo

maggiormente dialettica; dal nulla le tecnologie non vanno a modificare il modo di vivere,

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questo perché la tecnologia è socialmente determinata, si cala in contesti socialmente

determinati, non in ambienti senza precedenti.

È quindi importante abbandonare il termine di NATIVI DIGITALI, abbandonato anche dallo

stesso Prensky alla fine degli anni 2000. Questo termine è stato sostituito dal termine di

SAGGEZZA DIGITALE, come competenza che non si acquisisce spontaneamente.

RISCHI E OPPORTUNITÀ DEI BAMBINI IN RELAZIONE ALLA RETE: analizzati dai

ricercatori di EU kids online

I rischi sono raggruppati in 3 principali tipologie, in base ai ruoli che il bambino può rivestire

in rete:

- contenuti

- contatti

- condotta: mancato rispetto delle regole

opportunità sono state anch’esse raggruppate in base ai ruoli che il bambino può rivestire

Le

in rete:

- contenuti. accesso e impiego di risorse educative e comunicative

- contatti: partecipazione a reti sociali

- condotta: partecipazione a comunità di conoscenza, di interesse civico ecc.

Di per sé le tecnologie digitali non sono in generale positive e negative, ma presentano dei

rischi e delle opportunità a seconda dell’uso che ne viene fatto. In particolare è quindi

importante la mediazione pedagogica di educazione ai media per far sì che le opportunità

si traducano in benefici e che i rischi si traducano in danni.

LA COMPETENZA MEDIALE E DIGITALE

“alfabetizzazione

DIGITAL LITERACY alla lettera significa digitale”, il termine literacy però

implica anche attività che vanno oltre il leggere e lo scrivere: implicano comprensione,

scrittura creativa ecc. Si traduce meglio, quindi, con COMPETENZA e non

ALFABETIZZAZIONE.

sulla tecnologia è mutata dall’APPRENDERE CON I MEDIA E TECNOLOGIA

La questione

all’APPRENDERE I MEDIA E LA TECNOLOGIA, sono diventati loro stessi oggetto di studio.

Si è iniziato quindi a parlare di COMPETENZA DIGITALE: capacità di utilizzare senza

incertezze e in modo critico le ITC nel lavoro, nel tempo libero e nella comunicazione.

La competenza digitale secondo il modello di Ranieri, Fini e Calvani è rappresentata da

varie dimensioni:

- a carattere TECNOLOGICO: in base al quale si intende il saper affrontare e esplorare

in modo critico e riflessivo situazioni tecnologiche nuove

- a carattere ETICO: saper interagire con le TIC in modo responsabile e nel rispetto

degli altri

- e a carattere COGNITIVO: accedere, selezionare e valutare in modo critico le

informazioni 8

- questi aspetti si INTEGRANO tra loro per ottenere la capacità di comprendere il

potenziale delle tecnologie di rete per la costruzione collaborativa della conoscenza

e la partecipazione civica e sociale.

Il MED (associazione italiana per l'Educazione ai Media e alla Comunicazione), lavora da

anni rispetto alla definizione delle competenze mediali e di cittadino digitale critico. Un

cittadino competente deve:

• Saper accedere ai contenuti

• Saperli analizzare e valutare

• Saper creare contenuti a sua volta (rielaborare in modo critico)

• Riflettervi sopra (avere un approccio critico)

• Saper agire nella sfera pubblica in modo democratico.

Un altro modo di pensare la competenza mediale e digitale è stato pensato nel 1992 da

Buckingham. Viene proposta un’idea che si basa sul porsi domande critiche sui vari aspetti

dei media: LINGUAGGIO (come si rivolgono al pubblico), RAPPRESENTAZIONI (ch

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
25 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher education97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Ranieri Maria.