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Appunti di tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento, prof.ssa Maria Ranieri Pag. 1
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Le origini risalgono ai primi decenni del Novecento con la nascita del movimento per l’istruzione

visuale. Dai primi film educativi ai contenuti audiovisivi, nei primi cinquant’anni del Novecento il

focus è sui media per insegnare ad apprendere. Domina d’approccio strumentale ai media e alle

tecnologie. L’educazione tecnica è intesa come scienza dei mezzi.

La svolta sistemica si ha a partire dagli anni Sessanta, quando il focus si sposta dall’impiego dei

media per apprendere alla progettazione, gestione e valutazione di sistemi di istruzione/

apprendimento. «Un modo sistematico di progettare, sviluppare e valutare l’intero processo di

insegnamento/apprendimento in termini di specifici obiettivi, basandosi sulla ricerca relativa

all’apprendimento e alla comunicazione umana, e utilizzando una combinazione di risorse umane

e non umane per rendere più efficace l’istruzione». Così “debutta” l’approccio sistemico.

L’educazione tecnica è intesa come scienza dell’istruzione.

I due filoni riguardano:

1. la ricerca sugli impieghi educativi dei media e delle ICT;

2. la ricerca sulla progettazione, gestione e valutazione dei sistemi istruttivi (Instructional design).

Il focus in chiave storica sul primo filone consiste nel comparare interventi formativi in cui si faceva

uso di tecnologie con interventi formativi in cui non si faceva uso di tecnologie e valutare quale

fosse l’intervento migliore. Il primo media posto in analisi fu il cinema. L’immagine in movimento

porta il mondo in aula. L’utilizzo di questi media allarga l’accesso perché porta informazioni anche

laddove non ci sono le scuole. Negli anni Venti e Trenta, la radio permette l’ascolto, anche a

chilometri di distanza, della voce di un professore che vuole far lezione. Negli anni Cinquanta è

stata la volta della televisione, anche grazie al maestro Manzi che istruiva tantissime persone

grazie a trasmissioni televisive. Negli anni Settanta i computer vengono introdotti nelle scuole dei

paesi industrializzati. Dagli anni Settanta ad oggi, si è accompagnata una particolare visione dei

computer nell’aula scolastica: in principio si è visto il computer come uno strumento per veicolare

contenuti e proporre esercitazioni con feedback automatico. A partire dagli anni Ottanta, l’accento

si è spostato sulle opportunità che il computer forniva di amplificare alcune funzioni cognitive. Lo

studente poteva così ampliare e sviluppare alcune facoltà cognitive. Il computer è stato visto come

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uno strumento che ampliava le funzioni comunicative ed espressive. Oggi internet abilita la

collaborazione a distanza tra persone.

Larry Cuban ha ricostruito la storia cercando di fare un bilancio riguardo le tecnologie in

educazione. Una prima importante osservazione che deriva dall’analisi di Cuban è che lo sviluppo

delle tecnologie educative è paragonato ad uno sviluppo ciclico fatto di corsi e ricorsi. La storia

delle tecnologie in educazione, infatti, si ripete e in particolare si ripete lo schema che vede

l’alternanza di entusiasmo, speranza e delusione. Secondo Cuban, ogni volta che una nuova

tecnologia fa la comparsa sulla scena educativa, per un effetto di novità e sorpresa e per uno

sguardo volto al futuro più che al passato, si genera un effetto di grande entusiasmo e attrazione

verso di essa. La ricerca si sofferma soprattutto sui benefici e sulle opportunità delle tecnologie.

Molto spesso, però, l’adozione delle tecnologie non è mai passata da una fase di sperimentazione

ad una fase di messa a regime. Molto spesso arriva una nuova tecnologia e il processo di

entusiasmo per quest’ultima si ripete. La fase del declino è caratterizzata principalmente dalla

delusione e la ricerca si sofferma sulle motivazione delle criticità di una determinata tecnologia. La

ciclicità della storia ci fa pensare al fatto che sembrerebbe che chi si occupa di questi temi soffra di

amnesia della storia, al punto di dimenticarsela. La storia ci dice anche che non basta introdurre le

tecnologie per produrre una trasformazione delle istituzioni educative: la tecnologia non è una

magia che basta per cambiare il mondo delle istituzioni educative. Una visione deterministica

attribuisce alla tecnologia il potere univoco di cambiamento. Il determinismo tecnologico duro

attribuisce alla tecnologia la capacità autonoma di modificare la società e le organizzazioni.

Secondo Buckingham, nelle visioni deterministiche si ritiene che le tecnologie siano il risultato di

un processo neutrale su cui non incidono forze sociali politiche ed economiche. Queste forze

giocano un ruolo cruciale nel determinare quali tecnologie verrano sviluppate e vendute. Ne

consegue che alla tecnologia viene imputata la capacità di avere effetti, produrre cambiamenti

psicologici e sociali, indipendentemente dal modo in cui viene usata e i processi sociali in cui

interviene. La tecnologia non è una forza autonoma, ma è influenzata dalla società che ne fa uso e

che la produce. La tecnologia condiziona però i modi in cui la società ne fa uso.

L’oggetto ha delle proprietà che ne condizionano l’uso. Un’affordance implica la complementarietà

dell’animale e dell’ambiente. Secondo Gibson, le potenzialità degli oggetti tecnologici emergono

nell’interazione con gli esseri umani.

Esistono una varietà di fattori per cui i processi di innovazione tecnologico-educativa possono

essere ostacolati:

- la dimensione tecnico-pratica, che riguarda le strumentazioni;

- la dimensione organizzativa, che riguarda la modalità di implementazione dell’innovazione;

- la dimensione socio-culturale, che riguarda la grammatica della scuola in quanto istituzione, cioè

il fatto che la scuola, poiché è un’istituzione che deve sopravvivere, ha delle regole di

funzionamento che ne garantiscono l’esistenza, e la natura del ruolo professionale

dell’insegnante. I 2 aspetti della grammatica sono la finalità della scuola, cioè il raggiungimento

degli obiettivi minimi di apprendimento, e l’organizzazione di tempi, spazi e programmi. Quando

l’insegnante vede minacciata questa novità da una pratica innovativa, l’insegnante scarta le

tecnologie che gli rubano tempo e opta per quelle che sono più funzionali alla grammatica

scolastica. La natura del ruolo professionale dell’insegnante consiste nel fatto che tutti colo che

sono diventati insegnanti hanno avuto un lungo apprendistato nel ruolo di studenti.

Cuban conclude che la visione della tecnologia come una medicina capace di risolvere i problemi

della scuola è da considerarsi definitivamente chiusa.

Educazione e tecnologie: la tecnologia trasforma le nuove generazioni di studenti?

Coloro che sostengono la tesi secondo cui genererebbe una nuova generazione di studenti

caratterizzata da pratiche cognitive diverse dalle generazioni precedenti, muovono dall’assunto

che le nuove generazioni vivono immerse nelle tecnologie. Il vivere immersi nelle tecnologie

produce delle conseguenze: Prensky sostiene che l’inversione tecnologica sarebbe all’origine della

nascita di una nuova generazione dotata di nuove capacità cognitive. La prima tesi sostiene che

sta nascendo una generazione dotata di nuove capacità cognitive legate all’uso intensivo delle

tecnologie. La seconda tesi sostiene che questa trasformazione radicale sta producendo un

sostanziale scollamento tra i giovani e le istituzioni educative. Queste ultime dovrebbero

riconfigurarsi per rispondere ai nuovi stili cognitivi e soddisfare le nuove esigenze emergenti. 2

Secondo Paolo Ferri lo spartiacque va spostato in avanti perché l’inserimento delle tecnologie è

più tardiva rispetto agli Stati Uniti e va collocato a metà degli anni Novanta.

I dati relativi all’accesso tecnologico riferiscono che la distribuzione delle tecnologie a livello

planetario è caratterizzato da forti disuguaglianze. Assumere l’età anagrafica come criterio per

delineare uno spartiacque non è sensato perché bisogna riferirsi anche al contesto sociale e

geografico in cui una persona è nata. Dalle ricerche emerge anche che tendenzialmente gli

adolescenti prediligono e si dedicano ad attività abbastanza banali nell’uso delle tecnologie. La

nuova generazione dell’Homo zappens può organizzare una grande quantità di informazioni. La

tendenza prevalente è quella di fidarsi di ciò che si trova su Internet.

Dalle ricerche emerge un quadro molto più articolato rispetto a quello prospettato dai sostenitori

delle tesi sui nativi digitali:

- un atteggiamento pragmatico di accettazione consapevole legata al ruolo della scuola;

- l’uso del computer portatile in classe come una pratica “antisociale”;

- visioni influenzate più dalle precedenti esperienze di apprendimento in situazioni formali che

dall’uso delle tecnologie al di fuori della scuola.

Internet: quali rischi e quali opportunità?

Un gruppo di ricerca ha provato a creare una mappa dei rischi e delle opportunità di Internet. Il

gruppo ha considerato i diversi ruoli che i bambini possono avere in rete. Il bambino può essere

visto come il ricevente di un contenuto, come qualcuno che partecipa ad un’interazione o a uno

scambio e come qualcuno che produce un contenuto. In base al ruolo del bambino, il gruppo di

ricerca ha creato una tabella che elenca i rischi e una che elenca le opportunità.

La competenza digitale è formata da 3 ambiti:

1. tecnologico;

2. etico;

3. competitivo.

Tecnologie e apprendimento: paradigmi teorici e modelli applicativi

Storicamente si sono delineati due filoni: il primo poneva l’attenzione sui mezzi e il secondo

guardava i mezzi in un’ottica sistemica. L’ottica sistemica si caratterizza per una visione che fa leva

sugli apporti e i contributi teorici forniti della ricerca relativa all’apprendimento e alla comunicazione

umana. La ricerca su questi due ambiti non era stata sufficiente da fornire una base teorica per

altre discipline.

I paradigmi teorici che hanno influito sullo sviluppo delle tecnologie dell’istruzione come scienza

dell’istruzione sono:

1. il comportamentismo, negli anni Cinquanta e Sessanta. I lavori di Skinner gli permisero di

scrivere The sciente of learning and the art of theaching. Uno dei concetti fondamentali del

comportamentismo è che non possiamo conoscere ciò che accade nella mente, detta black

box, perché i processi cogniti non sono osservabili, ma possiamo conoscere solo i

comportamenti. Si afferma quindi l’idea di una pedagogia come scienza di ciò che è

direttamente osservabile. A partire da questa prem

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A.A. 2016-2017
5 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher likelikelike di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Ranieri Maria.