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IL TEATRO IN GRECIA
Nonostante noi non affrontiamo lo studio della lingua e della letteratura greca come disciplina a sè
stante, in quanto non prevista dal corso di studi, dobbiamo considerare che, soprattutto nel periodo
degli albori della letteratura latina, le contaminazioni tra le due civiltà furono molto forti. Senza un
cenno dell’apporto innovativo e culturale del teatro in Grecia non possiamo comprendere il teatro
latino.
LA TRAGEDIA GRECA
- ORIGINE: La tragedia, secondo Aristotele, sarebbe nata dal canto ditirambo, canto in onore di
Dioniso. Il canto ditirambo aveva, dapprima, un tono semiserio, mescolato ad un elemento satirico
su cui noi non abbiamo molte informazioni. Secondo alcuni potrebbe trattarsi di un coro di satiri dai
toni comici- grotteschi. Con il passare del tempo i toni del canto diventarono sempre più seri, si
stabilì il metro del trimetro giambico e il capocoro si staccò dal coro e iniziò a dialogare con
l’attore. Da questo momento ebbe inizio la tragedia, in quanto questo è il suo nucleo essenziale.
Non si capisce che nesso abbia il canto diritambico con le vicende degli eroi, argomento frequente
del teatro tragico. Secondo la testimonianza di Erodoto esistevano dei cori tragici, di cui non
sappiamo nulla, che cantavano le vicende degli eroi. Probabilmente il canto ditirambico ha desunto i
suoi temi da un contatto con questi ultimi cori.
- I PERSONAGGI: l’eroe tragico è un semidio, nato dall’unione tra un Dio e una mortale.
Nonostante abbia qualità divine, è pienamente inserito nel flusso di vita mortale e, quindi, soggetto
alla morte. Egli ha qualità morali sia positive che negative, commette una colpa di hybris. Le eroine
sono donne che pretendono di comportarsi come uomini (hybris anche qui)
- LE PARTI DELLA TRAGEDIA: PROLOGO, prima parte della tragedia, serve per tracciare le
coordiante spazio temporali in cui si svolge l’azione e introdurre le tematiche PARODO- canto di
entrata del coro. Il coro entra dall’ingresso laterale accompagnato da un sottofondo musicale, si
dispone nell’orchesta e comincia a cantare in metri lirici riprendendo le tematiche del prologo. A
partire dalla rappresentazione della Medea di Euripide, il coro dialoga con i personaggi. A mano a
mano lo spazio dedicato al coro, quindi, si restringe. EPISODI- corrispondono ai nostri atti, sono
le parti recitate dall’attore. Nel teatro greco prevele di più la parola sull’azione. Ogni episodio
inizia con l’ingresso del personaggio e termina con l’uscita. STASIMO- canto statico del coro.
Esso funge da commento al termine di un episodio, come per mettere un punto, oppure può
raccontare dei fatti che non vengono rappresentati, ma che sono utili per comprendere la vicenda.
ESODO- la parte finale della tragedia. inizia con l’entrata del personaggio e finisce con l’uscita
di tutti gli attori e, poi, del coro. Essa è più lunga, perchè qui si scioglie l’intreccio. Al termine
della parte recitata, vi è l’ultimo canto del coro che chiude la vicenda. spesso entrano nuovi
personaggi che risolvono l’intrigo. In euripide abbiamo il deus ex machina, il dio calato con una
specie di gru a simulare il volo che ha il compito di risolvere il complesso intrigo dei fatti.
LA CATARSI: nella tragedia ha funzione importante la catarsi. Si sono spese molte righe per capire
che cosa sia; possiamo definirla l’eliminazione del surplus di emotività per un ritorno alla ragione.
Lo spettatore, messo di fronte ai drammi della tragedia, prova ribrezzo e si purifica, uscendo dal
teatro diverso da come è entrato. Aristotele la vede come un prevalere del razionale su un eccesso di
emotività: è il liberatorio distacco dalle passioni.
GLI AUTORI:
ESCHILO: il teatro delle idee. Secondo eschilo ad un atto di hybris segue sempre una punizione
divina con funzione edificante. La punizione serve per conoscere se stessi e rendersi conto che c’è
un ordine divino che regge il mondo (pathei mathos- apprendimento dal dolore). La sua concezione
religiosa è definita quasi monoteista per la centralità di zeus, dio onnipotente. Dettagli tecnici:
intotroduce il secondo attore, solo verso la fine introduce il terzo, attenzione alla danza e alle
coreografie.
SOFOCLE: teatro dei grandi personaggi i quali si confontano con un mondo che non è a loro
misura. Dettagli tecnici: introduce il terzo attore, scrive un trattato sulla coreografia, aumenta i
coreuti da 12 a 15
EURIPIDE: tragedia dell’interiorità dei personaggi. Pone il focus sul personaggio e sulla sua
psicologia, crea intrecci complessi con colpo di scena e intervento divino
LA COMMEDIA
ORIGINE: secondo Aristotele ha origine in ambito agricolo, nello specifico si sarebbe sviluppata
durante le falloforie, le feste dedicate alla fertilità in cui regnava un clima carnevalesco, di
sospensione del reale, della routine e tutto diventava lecito. Probabilmente è in queste occasioni che
cominciarono ad essere effettuate delle rappresentazioni comiche. La tragedia, quindi, nasce in un
ambiente cittadino ed è tutta cittadina (Atene e le sue problematiche sono portate sempre in scena,
in modo più o meno velato) mentre la commedia nasce in ambito rurale.
EVOLUZIONE DELLA COMMEDIA
ARCHIA. Aristofanene è, praticamente, l’unico esponente. Le tematiche trattate riguardano la
politica intesa sia come attualità che come convivenza civile
(confronto tra sessi, confronto generazionale). Gli intrecci di Aristofane rispondo tutti a uno stesso
schema compositivo: il protagonista è insofferente nei confronti della poleis e vorrebbe rinnovarla,
oppure evadere in un mondo utopico completamente diverso. L’evasione avviene attraverso un
simbolico passaggio attraverso una porta oltre la quale tutto è sovvertito. Per riuscire nella sua
impresa il protagonista deve sconfiggere un avversiario, presentato con toni grotteschi. Il linguaggio
è comico, colorito
COMMEDIA DI MEZZO. comincia a venir meno il ruolo del coro, gli intrecci si standardizzano e
abbandonano la tematica politica per dar spazio a quella amorosa, e i personaggi si tipizzano.
NEA (NUOVA COMMEDIA): Menandro. Avviene la divisione delle commedia in cinqua atti, la
progressiva riduzione dello spazio del coro, i personaggi vengono tipizzati, gli intrecci
standardizzati riprendono le vicende amorose, il linguaggio è più attenuato. Il mutamento del modo
di intendere il teatro è connesso al cambiamento dello scenario politico; Atene è in crisi e risente
dell’influsso della subordianzione ad Alessandro Magno. La città è governata da un gruppo di
“borghesi”che funge da classe egemone. Viene eliminato il contributo statale per permettere a tutti
di andare a teatro, quindi esso si rivolge solo ai borghesi interessati a tematiche private
Struttura della commedia: PROLOGO: ha scopo informativo. PARODO- entrata del coro e primo
canto, ma non ha grande rilievo come nella tragedia. AGONE: contesa tra il personaggio e
l’antagonista. in menandro scompare perché nella sua epoca il dibattito non era più così centrale
come prima. PARABASI, parte in cui avviene il dialogo con il pubblico. in Menandro scompare
poichè non si vuole interromepre la finzione scenica. LA SECONDA PARTE: si conclude la
recitazione, in genere o viene portata a termine la vicenda o si lascia spazio a epidosi marginali.
ESODO- parte finale che insiste sul tema del cibo e del sesso.
- EROE COMICO: eroe connaturato da hybris, (non è una colpa). Non ha qualità morali, ma non
per questo è negativo. Grazie ai suoi imbrogli e all’astuzia realizza fatti importanti. Esso si muove a
metà tra il mondo divino e quello umano senza partecipare a nessuno dei due.
LA MASCHERA
Nel teatro greco la maschera ha un ruolo importante: innanzitutto permette agli attori di
rappresentare più ruoli, anche femminili (visto che le donne non poteva recitare). La maschera ha
un valore apotropaico, scaccia il malocchio, e psicologico, serve per uscire dalla propria persona
così da calarsi nella personalità di un certo personaggio. La maschera copre il volto, quindi l’attore
doveva essere espressivo utilizzando la voce e la gestualità. Non serviva per amplificare la voce
perchè si sentiva già bene.
DAL MONDO GRECO AL MONDO LATINO
Fabula palliata: da pallium, il mantelletto che portavano i Greci, indica la commedia latina di
argomento e ambientazione greca.
Fabula togata: da toga, la veste tipica dei Romani. Ci restano pochio frammenti di Nevio; fu
coltivata soprattutto nel I sec a.C.,dopo che la palliata decadde per l’assenza di autori di prestigio.
Indica la commedia latina di argomento e ambientazione romana.
Fabula cothurnata: da cothurni, gli alti calzari che indossavano gli attori chiamati a rappresentare
Dei ed eroi dell’antica mitologia greca. Iniziata da Livio Andronico e Nevio, fu poi continuata
continuata da Pacuvio e Accio. In Seneca viene aggiunta la componente dell’orrido e del macabro.
Indica la commedia latina di argomento e ambientazione greca
Fabula praetexta: dalla toga praetexta, con ricami in porpora indossata dai magistrati romani,
metteva in scena momenti eroici della storia passata. Non ha tanta fortuna perchè comunque il
contesto è Roma, quindi c’è un maggior controllo su quanto viene detto e rappresentato. Indica la
commedia di argomento e ambientazione romana.
TEATRO ROMANO ARCAICO
Origine
In un passo piuttosto oscuro lo storico Tito Livio precisa che l’origine degli spettacoli romani è etrusca.
Leggiamo il passo:
Quell’anno e il seguente, in cui furono consoli Caio Sulpicio Petico e Caio Licinio Stolone, durò la
pestilenza. Degno di ricordo fu fatto che, per implorare il favore degli dei, si celebrò allora per la
terza volta dopo la fondazione dell’Urbe un lettisternio; e poiché la violenza dell’epidemia non
diminuiva né per umani provvedimenti né per aiuto divino, caduti gli animi in preda alla
superstizione, si dice che tra gli altri mezzi per placare l’ira dei celesti si istituirono anche i ludi
scaenici – una novità per quel popolo bellicoso, perché fin allora l’unico spettacolo era stato quello
del Circo – ; del resto fu anche una novità di non grande importanza, come quasi tutte le cose
all’inizio, e per giunta straniera. Senza canto alcuno, senza gesti atti a contraffare il canto, dei
ballerini fatti venire dall’Etruria, danzando al suono del flauto, eseguirono aggraziati movimenti alla
moda etrusca. Cominciarono poi i giovani a imitarli, scambiandosi nello stesso tempo motteggi in
rozzi versi; e i movimenti s’accordavano con la voce. Pertanto la novità fu accolta e s’andò sempre
più affermando con l’uso.