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Il 10 di Elafebolione si tiene la processione, organizzata dall’arconte eponimo, che da’ ufficialmente

inizio alla festa. E’ una processione religiosa che prepara ai sacrifici celebrati nel tempio di Dioniso,

tra i quali il principale è l’uccisione del toro. Vengono poi portate delle offerte: primizie e focacce;

sfilano dei falli giganti in onore di Dioniso.

Alla processione partecipano, oltre agli Ateniesi, i meteci (stranieri risiedenti in Atene) riconoscibili

dalla veste rossa. Con la veste purpurea sono invece vestiti i cittadini che finanziano gli spettacoli.

La sera di questo giorno, si svolge il komos, una processione festosa che termina con un

banchetto.

Nei giorni seguenti si svolgono, nel teatro di Dioniso, le competizioni drammatiche. I giorni a esse

dedicate probabilmente sono 4: in ciascuno dei primi 3 si rappresentano 3 tragedie (che possono

essere sia collegate sia indipendenti) e un dramma satiresco, tutti dello stesso autore; il quarto

giorno invece si mettono in scena 5 commedie di poeti diversi. L’ordine di rappresentazione, sia

per le tetralogie sia per le commedie, è stabilito tramite sorteggio.

I concorsi di tragedie hanno origine negli ultimi anni della tirannia di Pisistrato e il primo autore di

tragedie sarebbe Tespi, di cui conosciamo solo i titoli di 4 tragedie. Egli, secondo Aristotele, è

organizzatore della prima gara drammatica nel 536-533 aC. Sappiamo che Eschilo vince per la

prima volta nel 484, Sofocle debutta nel 468 e Euripide nel 455. Le commedie invece hanno

concorsi ha partire dal 486, con la vittoria di Chionide.

Fino all’inizio del IV sec i drammi rappresentati alle grandi Dionisie sono originali, ma poi al fianco

di testi nuovi, s’iniziano a fare repliche: nel 386 per la prima volta viene replicata una tragedia, nel

339 una commedia. E’ a partire dal 341 che ciò diventa una consuetudine, per le commedie dal

311.

La scelta delle tragedie e delle commedie da rappresentare spetta all’arconte eponimo, dal quale i

poeti si recano alcuni mesi prima delle grandi Dionisie, gli presentano alcuni brani dell’opera e gli

“chiedono un coro”. Ciò significa richiedere un corego, cioè la persona che finanzia l’allestimento

scenico ed è una per tribù.

La scelta degli attori inizialmente è del poeta, ma poi passa ad essere competenza dello stato,

quando nel 449 aC vengono istituiti concorsi per attori.

Le rappresentazioni iniziano all’alba e durano fino al tramonto. Prima di iniziare si fanno sacrifici e

libagioni a Dioniso e, nel periodo di maggior splendore per Atene, viene esposto il tributo degli

alleati e i figli degli Ateniesi caduti in battaglia che raggiungono la maggiore età nell’anno sfilano

venendo proclamati ufficialmente cittadini ateniesi adulti.

Gli spettatori trascorrono a teatro tutta la giornata, quindi per mangiare o tornano a casa o

comprano il cibo dai venditori ambulanti. Data la scomodità dei seggiolini, gli Ateniesi si portano un

cuscino.

Oltre alle gare teatrali, esistono quelle ditirambiche. Il ditirambo è un canto corale in onore di

Dioniso; la sua dignità letteraria la si deve ad Arione, vissuto tra il VII e il VI sec aC. La prima

competizione ditirambica risale al 508 aC.

Ogni tribù sceglie due coreghi, che hanno il compito di organizzare le gare, selezionare i coreuti e

provvedere alla loro paga. Per ogni tribù quindi ci sono due cori, uno di adulti e uno di ragazzi,

ciascuno formato da 50 elementi (per un totale quindi di 20 cori e 1000 coreuti). Il corega deve poi

scegliere il poeta, autore di musica e testo, e l’auleta, esecutore della musica; ma dal momento

che il valore dei poeti e degli auleti è differente, si tira a sorte per sceglierli. I coreghi quindi devono

essere particolarmente ricchi, dal momento che il numero delle persone da pagare è

particolarmente elevato. Essi devono anche trovare un luogo per le prove e un maestro che

istruisca i coreuti.

Le competizioni ditirambiche si svolgono anch’esse nel teatro di Dioniso, probabilmente il giorno

10 di Elafebolione. Il coro esegue il ditirambo cantando e danzando a volto scoperto.

Inizialmente il testo è più importante e di migliore qualità rispetto alla musica, ma a partire dal V

secolo è la musica che inizia a prevalere.

Abbiamo notizia di gare ditirambiche fino al 328 aC.

Alla fine degli spettacoli vengono pronunciati i verdetti sulle competizioni. Per la scelta dei giurati,

viene preparato un elenco di nomi da ciascuna tribù, che viene collocato in dieci urne. Da esse poi,

all’inizio di ogni gara, viene estratto un nome per ciascuna; si viene così a creare una giuria di 10

membri, uno per tribù. Ciascun giurato scrive poi su una tavoletta la propria graduatoria; tra le 10

tavolette l’arconte ne estrae 5, la cui media va a formare la classifica definitiva.

Il poeta vincitore riceve una corona d’edera.

Non sappiamo se la stessa giuria valga per tutte le competizioni o se venga sorteggiata una

diversa per ciascuna gara. Ogni cittadino avente diritti politici può essere scelto come giudice, ed è

questo il motivo per cui a volte alcuni giudizi appaiono poco “tecnici”.

La conclusione delle grandi Dionisio è un’assemblea pubblica convocata dopo un’altra festa (le

Pandie, dedicate a Zeus), il 16 di Elafebolione. In essa si esamina l’operato dell’arconte e si

giudica sia l’organizzazione sia lo svolgimento della festa. Se qualcosa è andato male, vengono

istituiti processi, se invece tutto si è svolto regolarmente, l’arconte riceve pubblico elogio e viene

incoronato.

Un’altra festività religiosa dedicata a Dioniso e che comprende rappresentazioni teatrali è quella

delle Lenee. Esse si svolgono due mesi prima delle Dionisie urbane, in inverno, nel mese di

Gamelione (gennaio/febbraio), e sono aperte solo ai cittadini ateniesi.

Il significato del nome “Lenee” è oggetto di controversie: da alcuni è messo in relazione al

sostantivo “lenos” (pressa per il vino), altri invece lo riconducono al nome “lenai”, cioè le Baccanti.

Anche l’origine della festa non è chiara: forse è arrivata in Grecia dalla Macedonia o dalla Tracia.

Le Lenee sono organizzate dall’arconte re, che guida la processione (momento principale della

festa) e presiede al sacrificio. Esse si svolgono nel “Leneo”, luogo di cui non conosciamo

l’ubicazione.

Anche sui vari momenti della festa abbiamo poche notizie: sappiamo che esiste la processione,

durante la quale i partecipanti intonano canti beffardi e derisori.

Ci sono poi gli spettacoli teatrali, con le commedie come spettacolo principale: infatti partecipano

solo due poeti tragici e ciascuno presenta solo due tragedie, mentre vengono rappresentate 5

commedie. La popolarità data dalla partecipazione alle Lenee per i poeti comici è molta. Essi,

poiché il pubblico è di soli ateniesi, nelle loro commedie trattano di vicende politiche, culturali e

sociali della polis.

Aristofane esordisce alle Lenee nel 427.

I primi concorsi tragici risalgono al 440/430, quelli comici sono un po’ più antichi (442); negli stessi

anni nascono i concorsi tra attori, sia tragici sia comici.

Le Dionisie rurali invece non si celebrano in città ma in campagna, in inverno, nel mese di

Poseidone (dicembre). I giorni precisi variano di demo in demo, in maniera da permettere alla

gente di partecipare a più di una festa.

L’elemento più particolare di queste feste è la falloforia, una processione durante la quale viene

portato in giro un grande fallo eretto, simbolo di fertilità. Si svolge anche un sacrificio di un

caprone.

Probabilmente questa festa ha origini antiche e anteriori all’introduzione del culto di Dioniso in

attica, ed è stata successivamente collegata al dio del vino.

Famose sono le Dionisie rurali del Pireo, durante le quali si tengono concorsi comici, tragici e

ditirambici. Probabilmente però si tratta di repliche di drammi già rappresentati in feste più

importanti.

Importanti sono anche quelle del demo di Icario, località mitologicamente collegata all’arrivo di

Dioniso in Attica: Dioniso avrebbe fatto conoscere il vino a Icario, pastore, col compito di diffondere

la bevanda tra i suoi compatrioti; ma questi, essendosi ubriacati, credono d’essere stati avvelenati

e incolpandolo, uccidono Icario. Quando scoprono il malinteso però, lo onorano con una sepoltura

solenne.

Le Dionisie rurali sono una sorta di piccole Dionisie urbane, ma importanti perché, sebbene le

compagnie teatrali e le opere siano di livello inferiore, esse diffondono la conoscenza del teatro

anche tra gli strati più bassi della popolazione.

Le feste meno legate al teatro sono le Antesterie: esse sono le feste più antiche e si celebrano l’11,

12 e 13 di Antesterione (fine di febbraio).

Il primo giorno (chiamato “Pithoigìa”, cioè “apertura degli orci”) si aprono gli orci contenenti il vino

vendemmiato nell’autunno precedente ed esso viene bevuto da tutti i partecipanti, di qualunque

rango sociale.

Il secondo giorno (“Chòes”, cioè “boccali”) si beve ininterrottamente e si tiene una gara tra bevitori

arbitrata dall’arconte.

Il terzo giorno (“Chytroi”, nome delle pentole in cui viene cotta la minestra da offrire a Hermes) è

invece dedicato al culto dei morti.

Non ci sono rappresentazioni teatrali durante le Antesterie, ma c’è una competizione tra attori

comici il cui vincitore acquisisce il diritto di partecipare a una commedia rappresentata alle grandi

Dionisie del mese successivo.

2.2 La struttura e le caratteristiche dei teatri greci.

Il teatro di Dioniso ad Atene.

In età classica la struttura dei teatri greci è sempre la stessa: il pubblico siede nella cavea

(“theatron”), gli attori recitano sulla scena (“skenè”) e i coreuti danzano nell’orchestra.

La cavea è appoggiata a un pendio naturale; verticalmente è tagliata da scalette che la dividono in

settori a forma di cuneo, orizzontalmente è tagliata da uno o più corridoi che permettono l’accesso

del pubblico a tutti i posti a sedere.

La scena è un palco ligneo più alto dell’orchestra. Quest’ultima si trova tra la cavea e la scena, ed

è uno spiazzo semicircolare in terra battuta, con al centro l’altare di Dioniso.

La scenografia nel senso in cui la intendiamo oggi non esiste, ma Aristotele attribuisce a Sofocle

l’introduzione della “scenografia” intesa come decorazione della scena, mentre Vitruvio la

attribuisce a Eschilo.

Per Aristotele l’elemento visivo e scenico è particolarmente important

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Publisher
A.A. 2016-2017
27 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beeabalbi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del teatro greco e latino e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Matelli Elisabetta.