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B) Cambiamenti nel romanzo dovevano riguardare anche gli attori e le scena delle
loro azioni: l’intreccio doveva avere come attori delle persone particolari in
circostanze particolari contro gli stereotipi del passato. Questo mutamento
letterario fu analogo al rifiuto degli universali e all’enfasi posta sui particolari
che caratterizza il realismo filosofico. La tradizione critica del primo 700 era
ancora dominata dalla forte predilezione classica e universale: in questo modo,
quindi, il romanzo e il realismo filosofico era controcorrente. Il concetto di
particolarità realistica in letteratura è troppo generale: per offrire dimostrazioni
di tale natura bisogna considerare due aspetti, con cui ho iniziato il punto B,
quali CARATTERIZZAZIONE e PRESENTAZIONE AMBIENTE.
C) Filosofi e romanzieri diedero maggiore importanza all’individuo particolare
rispetto al passato; ovviamente la grande attenzione da parte del romanzo a
dare questo senso di particolarismo è molto vasto e Watt lo considera solamente
sotto il modo in cui il romanziere tipicamente indica la sua intenzione di
presentare un personaggio come individuo dandogli un nome come tutti hanno
nella vita ordinaria. I nomi propri sono l’espressione verbale della particolare
identità di ogni singola persona. Anche nelle forme letterarie passate, gli autori
davano i nomi propri ma questi non caratterizzavano le persone come
completamente individualizzate. La prosa passata tendeva ad utilizzare nomi
propri caratteristici o non particolari e irrealistici che denotano qualità
particolari o che nella loro semantica, si riferiscono a realtà fittizie o comunque
antichissime. I nuovi romanzieri, ruppero con il passato e diedero nomi ai loro
personaggi in modo da far intendere a noi lettori che quei personaggi erano
particolari nel contesto contemporaneo. Defoe da un uso casuale dei nomi propri
e talvolta contradditorio ma molto raramente da nomi fantastici; Richardson fu
più attento e diedi a quasi tutti i suoi personaggi un nome e un cognome.
Fielding diede ai suoi personaggi dei nomi che hanno una connotazione più
moderna. Ovviamente il genere del romanzo non esclude i nomi propri
appropriati al personaggio ma devono essere nomi, comunque, che non rendano
il personaggio un tipo. Malgrado l’uso dei nomi propri intesi come nel romanzo
non abbia avuto un successo tale da far si che ogni singolo fottuto autore del 700
lo facesse, fu in seguito riconosciuto come una delle caratteristiche del romanzo.
D) Secondo Locke l’individuo è in contatto con la sua identità in progresso tramite
la memoria di pensieri e azioni passate, cioè l’uomo pone la propria origine
dell’identità nei ricordi e questo concetto è presente anche in Hume.
Ovviamente, se Watt ne sta parlando, vuol dire che questo concetto è principale
anche nel romanzo. Il tempo e lo spazio sono importanti nel romanzo in quanto i
personaggi del suddetto possono essere individualizzati solamente se collocati in
un determinato luogo e determinato spazio(concetto de “il principio di
individuazione” di Locke). Il romanzo, quindi, da molta importanza al fattore
tempo attraverso il quale avviene la rottura con la tradizione di usare storie
fuori dal tempo(vedi filosofia platone) per dimostrare le verità immutabili e
morali; inoltre l’intreccio del romanzo viene distinto anche per l’uso di
esperienze passate come causa dell’azione presente. A questo punto risulta
chiaro come il tempo sia importante e quindi non stupisce il fatto che si abbia
marcato molto su questo: si pensi ad esempio al così detto stream of
consciousness che sappiamo tutti cosa è( mela, Adamo ed Eva, serpente, glie
piace assai, banana, Ilaria ecc). Nel tardo 700 vi fu il sorgere di uno studio più
obiettivo della storia e, quindi, uno studio più profondo del passato e del
presente. Tutti questi nuovi interessi e direzioni sono riflessi nei romanzi di
Defoe. La sua narrativa è la prima che presenta a noi lettori un quadro della
vita individuale visto come processo storico e questo processo viene mostrato
sullo sfondo dei pensieri e delle azioni più effimeri: una delle tante
caratteristiche che hanno reso Defoe un grande nel suo genere è che lui è in
grado di farci penetrare nella trama e che quest’ultima viene percepita come
collocata in un tempo e in uno spazio ben definito. I momenti da lui descritti non
sono legati in modo organico ma sono in grado di dare una prospettiva
biografica e questa impressione è ancora più forte nei romanzi di Richardson:
ogni fottuta lettera contiene data, luogo, e spesso l’ora. Fielding invece affronta
il tema del tempo in maniera più tradizionale: In Tom Jones disse che voleva
essere molto più selettivo rispetto a Richardson(insomma, non ti rompe il cazzo
su ogni minimo minuto della vita del personaggio tanto per riempire pagine e
pagine).
E) Ovviamente lo spazio è correlato con il tempo non solo secondo una definizione
fisica ma, e.g, anche secondo una definizione psicologica come ha bene intuito
Coleridge. Il luogo, come il tempo, era principalmente vago nella commedia,
tragedia e nel romance. Di nuovo entra in gioco il mitico Defoe che, a quanto
pare, è stato il primo a “visualizzare” la scena come se fosse avvenuta in un
ambiente reale e questa solidità di ambientazione viene vista in Defoe
attraverso il modo in cui tratta gli oggetti mobili nel mondo fisico: l’isola di
Crusoe è piena di articoli di vestiario(per caso era una drag queen?) e di
utensili. Richardson, anche qui figura centrale nello sviluppo di sto cazzo di
realismo del romanzo, da molte descrizioni degli interni(come la Austen);
Fielding, a cui glie piace assai, è ovviamente distante da Richardson: non ci da
esaustive descrizioni di interni e quelle che da degli esterni sono molto
convenzionalizzate.
F) Tutte le caratteristiche di cui sopra ovviamente costituiscono una rottura con la
tradizione e, ovviamente, ce ne sono altre tra le quali bisogna assolutamente
ricordare l’adattamento dello stile della prosa allo scopo di dare un’aria di
completa autenticità. La precedente tradizione stilistica si basava
principalmente sulle bellezze estrinsiche che si potevano aggiungere alle
descrizioni e alle azioni mediante l’uso della retorica. L’assunto implicito dei
critici e degli scrittori colti era che la loro abilità si vedeva nella sensibilità
letteraria con cui il suo stile rifletteva il decoro linguistico appropriato al
soggetto trattato. E’ naturale, quindi, che Defoe o Richardson venissero criticati
da coloro che rappresentavano la moda letteraria del momento. E’ quindi
plausibile che si debba considerare la rottura di Defoe e di R. come la naturale
conseguenza da pagare per ottenere immediatezza e aderenza del testo. In D. è
principalmente fisica, in R. è principalmente emotiva. Fielding, ovviamente, non
ruppe con la tradizione dello stile augustano.
II
Watt dice che le analogie del realismo in letteratura e in quello filosofico non
sono rigidamente esatte proprio perché sono due discipline che non centrano un
cazzo. I mutamenti nella sfera filosofica e nella sfera letteraria devono essere
intesi più come altro come delle vie parallele di un più vasto cambiamento del
mondo occidentale che dal Rinascimento in poi ha cambiato totalmente la
visione del mondo: da unitaria del Medioevo ad una basata essenzialmente di
individui in sviluppo aventi ognuno particolari esperienze. Il metodo narrativo
mediante il quale il romanzo esprime l’atteggiamento circostanziato della realtà
è detto realismo formale. Ovviamente è solo una convinzione: nessuno vieta che
questo genere sia più vero rispetto ad altri. Ma, sebbene convenzione, ha dei