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La struttura di fondo dell'Universo plotiniano
Ora possiamo schematizzare la struttura di fondo dell'Universo plotiniano:
Uno -> nòus -> anima -> mondo sensibile
Cos'è l'Uno
Per descrivere l'Uno, Plotino adotta nuovamente una terminologia Platonica, più precisamente, quella che Platone usò per descrivere l'idea suprema, quella del bene: "al di là dell'essere". Se per "essere" intendiamo lo statuto del mondo intelligibile, dunque tutto ciò che può essere pensato, dire che l'Uno sia "al di là dell'essere" non vuol dire negare la sua essenza effettiva, ma negare la sua pensabilità. E ciò non è certo un limite dell'intelletto umano: il distacco dal piano intelligibile è insito ontologicamente all'Uno. Ma dalla sua impensabilità, ne consegue logicamente la sua incomunicabilità. E dunque, come possiamo porlo come principio primo? Plotino aggira il problema,
dicendo che l'unico modo per parlare dell'Uno è quello di dire ciò che esso NON è (più tardi "Teologia negativa"). Infatti, quando parliamo dell'Uno in realtà noi parliamo di noi stessi, intesi come effetto della causa, che è comunque l'Uno, in quanto esprimiamo il nostro rapporto di dipendenza da ciò che ci ha generato. Uno-nòs Tenendo a mente quanto detto, e ricordando la suddivisione dell'Universale precedentemente esaminata, vediamo ora il processo mediante il quale l'Uno genera le realtà sottostanti, che prendono, oltre il loro nome specifico, anche la denominazione comune di Esse, per definizione, sono "Nella filosofia greca, sostanza, natura, ciò che resta fermo dietro il fluire dei fenomeni transuenti". Def. 1. Treccani 1996, http://www.treccani.it/vocabolario/ipostasi1/ Dobbiamo porci due distinte domande per capire il processo diderivazione: Perché l'Uno lascia fluire le cose? Come ha modo tale processo? Per la prima domanda, dobbiamo riprendere due dottrine: una aristotelica, l'altra neoplatonica; per la prima, tutti i viventi, quando raggiungono il loro massimo grado di perfezione, procreano; per la seconda, il bene tende di per sé a comunicarsi, uscendo e diffondendosi. E da ciò capiamo che l'Uno abbia procreato espandendo il suo bene. Per la seconda domanda, le cose si complicano. Plotino propone, come facevano molti intellettuali di fronte a questioni metafisiche, una serie di metafore per spiegare l'espansione dell'Uno: ci dice che l'Uno produce le cose come il fuoco produce il calore, come il sole produce la luce o come la neve produce il freddo. Sotto tali immagini però vi è intrinseca un meccanismo fisico bene preciso. Ogni ente, ha un'attività e primaria, estrinseca secondaria. E una e Plotino applica tale concetto anche all'Uno.il quale, da attività primaria, genera in sé un'attività secondaria, diade indefinita chiamata (vedi dottrine platoniche non scritte), che funge da elemento passivo, in potenza di essere "attivata" da un qualcosa in atto. Ma solo l'Uno potrebbe farlo, e dunque, la diade indefinita si rivolge l'Uno e lo pensa come pensabile, in una sorta di atto di auto-intuizione. Tale processo ha come effetto lo sdoppiamento tra soggetto e oggetto di pensiero, che crea il nòs.
nòs-anima
Il processo visto subito prima, si ripete ugualmente per il nòs: essendo vivente e perfetto, genera un'attività secondaria, la quale genera l'anima mediante un atto di auto-intellezione. Anche l'anima produce nella stessa maniera, ma con un atto meno potente, il mondo fisico. La terza ipostasi ha però un ulteriore articolazione al suo interno: l'anima cosmica (il mondo fisico) e l'anima individuale. Inoltre, tale
ipostasi genera per spontanea volontà (quasi un istinto materno) rispetto a quelle precedenti, le quali procreavano per leggi ben determinate (anche se è incerto se tali atti siano liberi o necessari). Ed è tale inquietudine a dare origine al tempo visto come un atto di dilatazione della vita unitaria dell'intelletto.Corpi, materia, male
Ma perché l'anima rinuncia al suo statuto intelligibile per creare i corpi? Tale atto è un male o un bene? Per Plotino, tale atto è un bene, confutando così le teorie gnostiche di un divino maligno, la cui prova è data dall'anima del mondo che governa senza alcuna sofferenza. Ma, fintanto che le anime individuali sono in unione all'anima del mondo, anch'esse sono esenti dalla sofferenza. Ma capita certe volte, che alcune anime vogliano particolarizzarsi ancora di più, generando così gli esseri viventi. Ma tale processo risulta fatale per l'anima, che, seppuravuto il potere di creare l'universo e tutto ciò che contiene, compresa la materia corruttibile e instabile, si può affermare che l'essere intrappolato in essa ha ancora la possibilità di riscattarsi. È importante ricordare che il bene è stato il motore di tutto ciò che esiste e che, nonostante le difficoltà e le imperfezioni del mondo materiale, è possibile trovare la via per liberarsi da questa prigione.