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HISTORIAE
Opera perduta di cui abbiamo solo frammenti, ma sappiamo per certo che trattavano il periodo 78-67, in 5 libri e rimasta incompiuta per la morte dell'autore.
Sallustio inizia dal 78, anno della morte di Silla, a cui seguono vari eventi (rivolta di Spartaco, rivolta di Sertorio in Spagna, disordini in oriente e guerra contro Mitridate, guerra contro i pirati di Pompeo), ma complessivamente questi anni segnano l'ascesa politica di Pompeo: Sallustio si collega a Sisenna, che aveva scritto la storia di Roma dal 90 al 78 e che aveva scelto di cominciare dal 90 perché là terminavano le Storie di Sempronio Asellione.
Si definisce una catena di storici che si passano il testimone: si costituisce con piena consapevolezza una tradizione latina di storici di valore, che producono storie parziali che trattano un periodo circoscritto.
Sallustio scrive due monografie e le Historiae, dotate di un taglio annalistico ma che comunque comprendono un periodo circoscritto.
L'esigenza di focalizzare l'attenzione su una fase storica risulta più importante che raccontare nuovamente, per l'ennesima volta, tutta la storia di Roma interesse per la storia contemporanea, più importante, ricca di documentazione e più strettamente legata alla politica.
Prototipo di questa storia parziale si vede nell'opera storica suggerita da Cicerone a Lucceio (dal 64 al 57): da una parte appare come una monografia perché caratterizzata dall'unità del protagonista, ma dall'altra è una storia parziale, di un periodo circoscritto di 7 anni.
L'anno di conclusione delle Historiae è ignoto: due ipotesi) Fino al 63, per collegarsi alla sua prima monografia. b) Fino al 60, anno del primo triumvirato che segnava il punto più alto del potere di Pompeo ma anche il punto di inizio dell'ascesa di Cesare.
Accentuarsi del pessimismo sallustiano rispetto alle due monografie: ritorna sul
Il concetto di metus hostilis, ma Sallustio afferma che i Romani coltivarono dei boni mores solo in una fase molto ridotta, quando, dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo, ci fu il metus Etruscus (paura del ritorno degli Etruschi). Sallustio dimostra di avere interessi geografici ed etnografici, aspetti del tutto assenti dal Bellum Catilinae (ambientato in Italia), ma già presenti nel Bellum Iugurthinum, che contiene un excursus geografico sulla regione africana, governata da Sallustio: molti scenari dei conflitti illustrati non sono italiani, es. rivolta di Sertorio in Spagna, campagne orientali di Pompeo, ecc. Sallustio come storico attento osservatore di luoghi e di popoli: Tacito, scrivendo l'Agricola e la Germania, si dimostra un continuatore di Sallustio anche da questo punto di vista. Circa 500 frammenti delle Historiae, segnale di una certa fortuna del testo: frammenti che consistono in 4 discorsi e in 2 lettere, conservate nel Codice Vaticano Latino 3864, che contiene anche
due lettere – probabilmente spurie – ad Cesarem senem de re publica.Maria Chiara Bergonzi Lezione 11Le Historiae ci sono pervenute in frammenti, ma possediamo 4 discorsi e 2 lettere, insieme ad altre duelettere spurie.- Antologia retorica che viene costituita mediante materiale sallustiano tratto dalle Historiae emateriale inventato, attribuito a Sallustio: questo ci attesta che Sallustio era letto con attenzioneall'interno delle scuole di retorica, che godono di una grande fortuna soprattutto in età imperiale.- I retori avevano colto la particolare abilità che Sallustio dimostra nel confezionare testi di questo tipo– lettere e discorsi – che potevano essere scorporati e proposti agli allievi come testi autonomi.- Abbondanza di discorsi nelle opere sallustiane – es. Cesare e Catone nella Congiura di Catilina – e icapitoli in cui sono articolati si possono togliere dal testo, in quanto sezioni a sé stanti, e andarePer acostituire antologie retoriche, si possono utilizzare diversi testi. Tra questi, le lettere indirizzate a Cesare De re publica sono particolarmente interessanti. Questi testi sono nati all'interno della scuola di retorica, dove si proponeva la tecnica dell'imitazione creativa nel genere della suasoria, ovvero del discorso persuasivo. Le lettere sono immaginarie e vedono Sallustio rivolgersi a Cesare. Il carattere troppo sallustiano di queste lettere è indice della loro inautenticità.
Probabilmente, ha avuto la stessa origine un'altra opera pseudo-sallustiana, una Invectiva in Ciceronem. Questo testo è un attacco che Sallustio rivolge a Cicerone (nel corpo ciceroniano una Invectiva in Sallustium). Queste due invettive sono verosimilmente nate nell'ambiente della scuola di retorica.
Per quanto riguarda il materiale autentico sallustiano, si può citare una lettera scritta da Pompeo al senato mentre si trovava in Spagna contro Sertorio. In questa lettera, Pompeo protesta perché i suoi uomini non hanno ricevuto la paga. Pertanto, minaccia di venire a Roma a prendersi tutto se gli stipendi non verranno pagati. Questa visione è negativa nei confronti di Pompeo.
che Sallustio ha di Pompeo, infatti Sallustio è un cesariano. Ipotesi per cui le Historiae non finivano con il 67, l'anno in cui Pompeo aveva sconfitto i pirati, quindi un momento per lui felice. Lettera da Mitridate- Chiede ad Arsace, re dei Parti, di concludere un'alleanza in funzione antiromana: Mitridate era già stato sconfitto dai Romani e ora organizza un fronte antiromano, chiedendo l'aiuto dei Parti. Finzione letteraria: il testo è scritto in latino, ma Mitridate non si sarà certo rivolto in latino al re dei Parti non ci sorprende che in un'opera storiografica ci sia un documento falso, perché questo uso era già stato legittimato al tempo di Tucidide. Ma perché Sallustio si inventa questo testo? Per dare voce a tutti i popoli orientali che in questa fase stanno subendo l'imperialismo romano: questo gesto sarà ripetuto da Tacito che, all'interno dell'Agricola, introduce undiscorso tenuto da un capo barbarico, Calgàco, che prima dello scontro decisivo inveisce contro i Romani e il loro desiderio di diventare padroni del mondo.- Incipit che riproduce esattamente lo schema di ragionamento che apriva il Bellum Catilinae: conferma l'autenticità sallustiana del passo.Maria Chiara Bergonzi- Strategie seguite dai Romani con l'inganno: i Romani presentano se stessi sempre come il popolo della fides, mentre Mitridate dice che sono ingannatori che sfruttano e divisioni per crescere in→potenza e ricchezza, sono il popolo del dolus immagine ribaltata.- La parte finale (17) prende la forma di una vera e propria perorazione retorica: interrogative dirette che creano un ritmo incalzante.- L'atto di accusa nei confronti dei Romani è fortissimo: ingannano, fanno guerra per le ricchezze, sono i predoni di tutti i popoli (latrones gentium).- Effetto che Sallustio voleva ottenere tramite questo testo molto offensivo nei confronti dei
Romani:- Ribadire la negatività dei vizi, essendo Sallustio un moralista: i vizi più gravi sono ambitio e avaritia, il desiderio del denaro legato a una politica di conquista militare degli altri popoli.
- Mostrare come Roma poteva essere percepita in un contesto internazionale: i vizi non distruggono solo il corpo civico di Roma, ma anche la sua immagine nel contesto internazionale.
- Generare nel lettore una nuova paura del nemico: metus Particus, paura dei Parti, popolazione che Roma non è mai riuscita ad assoggettare in modo definitivo.
- Presentare le campagne di oriente come campagne di predazione, motivate dal desiderio di acquisire ricchezze, che rovinano Roma facendo crescere l'avaritia: traccia dello scrittore popularis, che crea un'implicita contrapposizione tra le conquiste orientali che avevano avuto come protagonista Pompeo e le conquiste verso occidente, in particolare quelle galliche di Cesare, che non è uno dei latrones gentium.
Perché non è andato in Gallia alla ricerca di ricchezze.
Livio: una prosa epica
Livio nasce nel 59 a.C. e muore nel 17 d.C.- Nasce a Padova, antica capitale della popolazione dei Veneti, città ricca di tradizione repubblicana: Livio appartiene a una famiglia benestante e può avere un'ottima formazione culturale.
Si trasferisce a Roma dove ha buoni rapporti con Augusto, ma non aderisce mai al principato: aneddoto di Tacito che dice che Augusto, siccome Livio celebrava Pompeo, lo chiamava scherzosamente Pompeiano, ma questo non ostacolava la loro amicizia narrazione storica conforme alla visione repubblicana dell'autore, ma questo non infastidiva Augusto, che anzi aveva tutto l'interesse a esaltare una repubblica che non c'era più, presentandosi come colui che aveva restaurato la repubblica.
Livio dedica la sua vita alla letteratura: compone in età giovanili dialoghi di argomento storico (logistorici ciceroniani) e opere retoriche.
Come l'Epistula ad filium che conteneva consigli sui modellistilistici da seguire.
Con la sua opera storica, Livio realizza ciò che Cicerone aveva desiderato: una storia che è un opus→oratorium maxime, una storia eloquente stile forbito, lascia da parte le irregolarità e la brevitasdello stile sallustiano, adotta un periodare ampio e articolato che ricorda quello ciceroniano (anche se Cicerone ha capacità artistiche superiori).
Livio è uno scrittore retorico il cui pregio non è tanto nell'architettura del periodo, quanto nella scorrevolezza del testo e nella capacità di concentrazione drammatica (narrazione avvincente), di Maria Chiara Bergonzi →mantenere viva l'attenzione del lettore con colpi di scena, prodigi, presagi, ecc. dimensione sovrannaturale che stabilisce la comunicazione tra l'uomo e la divinità e che allontana Livio dalla storiografia in senso stretto e avvicina la sua storia alla
Poesia epica. - Livio fa ampio uso di discorsi diretti e della tecnica del ritratto (sotto questo aspetto è vicino a Sallustio). Opera monumentale nota con il titolo Ab urbe condita libri - Livio lascia da parte la prospettiva della storia parziale (stacco rispetto a Sallustio) e ritorna all'iscrittura annalistica tradizionale, che però appare innovata e migliorata dal punto di vista formale. - Passo di Livio in cui, parlando dei prodigi registrati nella cronaca pontificale, dice di diventare antico quando parla di fatti antichi: identificazione con il racconto, Livio si trasferisce nel tempo di cui parla e viene preso da uno spirito religioso che lo porta a dar peso ai fatti sovrannaturali quindi li riporta in meos Annales Livio definisce la sua opera Annales. - Opera in 142 libri, scritta poco dopo la battaglia di Azio: progetto di raccontare tutta la storia di Roma fino ai tempi in cui Livio viveva, quindi secondo la stessa prospettiva di Catone, che aveva
aggiornato→continuamente il suo testo il punto di arrivo doveva essere formattato correttamente.