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Le stragi a Perugia e la riconciliazione tra Antonio e Ottaviano a Brindisi

Originario di Perugia, il poeta Properzio ( p. 000) ricorda più volte le stragi che avevano colpito la sua città e la sua stessa famiglia. Dagli accordi di Brindisi alla fine del secondo triumvirato, nel 40 Antonio e Ottaviano si incontrarono a Brindisi per riconciliarsi. Furono confermate le sfere d'azione dei triumviri: Antonio in Oriente, Ottaviano in Occidente con Lepido, sempre più subordinato. A garanzia del patto, Antonio, già vedovo di Fulvia, sposò Ottavia, sorella di Ottaviano; mediatori dell'accordo furono Clinio Mecenate (dalla parte di Ottaviano) e Asinio Pollione (per Antonio). Si cercò anche di affrontare il problema costituito dal figlio di Pompeo, Sesto, che dei tempi della sconfitta di Munda (45 a.C.) aveva organizzato una flotta con cui imperversava nel Mediterraneo. Mentre in Oriente Antonio affrontava la guerra contro i Parti, Ottaviano fallì nel tentativo di debellare Sesto Pompeo.

Lamediazione di Ottavia, i due si incontrarono nuovamente a Taranto nel 37: Antonio siimpegnava a sostenere il collega nella lotta contro Sesto con una flotta per combattereSesto Pompeo, mentre Ottaviano avrebbe dovuto inviargli alcune legioni in appoggiocontro i Parti. Gli sviluppi successivi favorirono Ottaviano: mentre campagna controin Oriente era segnata da numerosi insuccessi, Sesto Pompeo fu definitivamentenel 35 a Nàuloco, lungo la costa della Sicilia, dall’ammiraglio di Ottaviano,sconfittoMarco Vipsanio Agrippa. Grazie a questa vittoria, amplificata da un’abile azione dipropaganda, Ottaviano rinforzò la sua posizione estromettendo dal triumvirato Lepido,cercato di costituire un centro di potere in Sicilia. All’ex triumviro restò soloche avevala carica di pontifex maximus, che aveva ottenuto dopo la morte di Cesare.Antonio e CleopatraDopo un inizio faticoso, la spedizione in Oriente si conclude felicemente: Antonioriordina l’Asia

Minore attraverso un sistema di monarchie fedeli a Roma e conquista l'Armenia. Il trionfo viene celebrato ad Alessandria d'Egitto; nella cerimonia, un ruolo di primo piano spetta alla regina d'Egitto, Cleopatra, figlia di Tolomeo Aulete e già amante di Cesare. Fin dal 37 Antonio aveva stretto con Cleopatra una relazione amorosa e soprattutto un'alleanza politica che lo aveva notevolmente agevolato nell'Oriente. Ai figli dell'unione con Cleopatra, Alessandro Helios e Cleopatra Selene, erano stati assegnati i regni Armenia e di Libia, mentre un terzo figlio della regina fu proclamato re di Siria e Cilicia. La nuova dinastia era un utile strumento di controllo delle province orientali; rispettava infatti le tradizioni e la cultura dei popoli d'Oriente: quei territori, in cui il potere era ormai da secoli rappresentato dalle monarchie ellenistiche rette da sovrani divinizzati, erano infatti refrattari ai sistemi di governo.

“occidentali”. La sconfitta di Antonio ad Azio: Ottaviano padrone del campo

Pur consapevole che l’Oriente richiedeva un sistema di governo conforme alle proprietradizioni, Ottaviano mise in atto una pressante di propaganda che mirava a screditarel’ex triumviro e la sua politica filo-ellenistica. Antonio veniva così accusato di averabbandonato la moglie romana (Ottavia, allontanata 35) per una spregiudicata amantestraniera e di aver ceduto alla tentazione di diventare un vero monarca orientale,rinunciando al mos maiorum e all’identità romana. Di conseguenza, l’erede di Cesarepoteva presentarsi come il vero e unico difensore delle tradizioni e degli interessi diRoma, che apparivano minacciati dal dispotismo orientale. Ottaviano percorse fino infondo questa via, sollecitando un giuramento di fedeltà dai cittadini d’Italia e delleprovince occidentali, la coniuratio Italiae et provinciarum, che lo autorizzava aintraprendere una

guerra contro Antonio e Cleopatra. Si giunse così allo scontro finale, che avvenne il 2 settembre del 31 a.C. nelle acque di Azio, sulla costa dell'Epiro. Quila flotta di Ottaviano, comandata da Agrippa, travolse quella egiziana, costringendonel 30. L'episodio, Antonio e Cleopatra alla fuga; i due si sarebbero infine suicidati ampiamente celebrato dalla propaganda, segnò l'ascesa definitiva di Ottaviano al potere. La rivoluzione silenziosa di Ottaviano Augusto Un problema costituzionale Dopo Azio, l'erede di Cesare era rimasto il padrone incontrastato di Roma. Il suo potere poggiava su un vasto consenso, che gli veniva soprattutto dall'aver posto fine a un secolo di sanguinose guerre civili. Dal punto di vista costituzionale, tuttavia, la sua posizione era de tutto irregolare: alla vigilia di Azio, in una situazione di emergenza, erano state conferite a Ottaviano prerogative eccezionali (tra cui il consolato e lo ius auxilii, concesso dai

tribuni della plebe) che gli sarebbero state prorogateininterrottamente per tre anni. Nel frattempo egli si mosse abilmente per regolarizzarela situazione, assicurandosi il sostegno di quelle forze politiche (la nobilitas senatoriain primo luogo) che si erano opposte al dominio di Giulio Cesare. Per gradi, Ottavianoriuscì ad ottenere una completa legittimazione; la chiave del suo successo fu la capacitàdi rassicurare il senato, mostrandosi formalmente rispettoso di quella legalitàrepubblicana che, di fatto, la sua stessa esistenza comprometteva.

La svolta del 27: Ottaviano diventa “Augusto”

Il primo passo verso la soluzione del problema costituzionale fu compiuto nel 27 a.C.,quando Ottaviano rimise ogni carica straordinaria nelle mani del senato. Veniva cosìformalmente ripristinata l’antica res publica; ma in cambio Ottaviano fu nominatoprinceps senatus (con il diritto di votare per primo in qualsiasi deliberazione delSenato) e ottenne

Nuovamente la carica di console. Inoltre, al controllo dell'Egitto (che era stato assegnato come possesso personale già nel 30), si aggiungeva il titolo di imperator; la carica, che passerà a indicare il potere assoluto, comportava il governo delle province dove erano stanziati gli eserciti e quindi il pieno controllo delle forze militari. Ottaviano veniva infine nominato Augustus: il titolo evocava il concetto di auctoritas, "influenza" (a cui è legato etimologicamente) e di per sé non indicava un potere giuridicamente definito, ma un carisma morale; di fatto, però, il titolo comportava il riconoscimento di una superiorità rispetto alle altre magistrature.

L'inizio di una dinastia

Nel 23 a. C. il processo di assestamento costituzionale fu completato. Ottaviano depose anche il consolato: in cambio ottenne l'imperium proconsulare senza limiti di tempo. Come proconsole, il princeps aveva il controllo di tutti gli eserciti.

e il governo di tutte le province (anche quelle che nel 27 erano rimaste al senato). Ricevette inoltre la tribunicia potestas, che lo rendeva inviolabile, gli garantiva il potere di convocare le assemblee e di presentare le leggi, nonché il diritto di veto su qualsiasi decisione del Senato e del popolo. In altre parole, Augusto aveva ormai il pieno controllo della vita politica romana, sia interna che estera: il suo enorme potere era di fatto equiparabile a quello di un monarca assoluto, anche se formalmente le istituzioni repubblicane continuavano a esistere sotto la sua tutela. Nel 12, con la morte di Lepido, Augusto avrebbe assunto anche la carica di pontifex maximus: il "sacerdozio che era stato rivestito da mio padre" (ossia da Cesare), come nelle Res gestae (p. 000); si affacciava così l'idea di una continuità dinastica. Il problema della trasmissione del potere avrebbe lungamente tormentato Augusto, che perse, uno

Dopo l'altro, gli eredi da lui designati. Morì giovane il nipote Marcello, figlio di una sua sorella (lo ricorda Virgilio in un celebre passo dell'Eneide, T000); morirono giovani anche Gaio e Lucio Cesare, nati da sua figlia Giulia e dal generale Marco Vipsanio Agrippa. Restavano due figliastri, che Livia, moglie di Augusto in seconde nozze, aveva avuto dal primo marito: uno di loro, Druso, morì in Germania nel 9 a.C.; l'altro, Tiberio, sopravvisse e fu il successore di Augusto alla sua morte, nel 14 d.C.

Il nuovo ordine

Augusto seppe organizzare un sistema di governo durevole ed equilibrato. Il fatto che questo sistema fosse stato imposto con una politica assolutamente spregiudicata fu presto dimenticato, non solo per l'opera intelligente di propaganda che i collaboratori del princeps seppero mettere in atto, ma soprattutto per i benefici concreti che la pace, dopo un secolo di guerre civili, apportò a tutte le categorie sociali. I

senatorimantenevano gli antichi privilegi, ai cavalieri veniva garantita la possibilità di svolgeretranquillamente le attività commerciali; ma soprattutto di prendere in appalto alcuni servizi dell'amministrazione statale, come la riscossione delle imposte. La plebe di Roma riceveva dall'imperatore generose distribuzioni di grano e gli spettacoli pubblici, che diventavano così un importante strumento di organizzazione del consenso. Una categoria sociale in ascesa era quella dei liberti, a cui, secondo la tradizione spettava il compito di amministrare i patrimoni dell'aristocrazia senatoria e quindi, anche l'immensopatrimonio personale dell'imperatore, costituito dai tributi provenienti dalle province poste sotto il suo controllo. L'amministrazione e l'esercito L'amministrazione dell'Impero si basava sull'appoggio garantito ad Augusto dai due ordines più abbienti: i senatori e i cavalieri, per cui furonoorganizzate carriere separate. Ai senatori era riservato il tradizionale cursus honorum, con la questura, la pretura e il consolato e infine il governo delle province più tranquille; inoltre il comando delle legioni che custodivano i confini dell'impero era affidato a un legatus Augusti propraetore di rango senatorio. Anche ai cavalieri veniva data la possibilità di svolgere mansioni amministrative all'interno dello stato; la loro carriera culminava in quattro importanti prefetture: la prefettura dell'Egitto, imperiale (il corpo dei pretoriani), il comando flotta e la prefettura dell'annona, che provvedeva ai rifornimenti di viveri, specialmente per la capitale. Un pilastro dell'ordine augusteo era inoltre l'esercito: Augusto diminuì il numero delle legioni, che scese da sessanta a ventotto (a venticinque, dopo di tre legioni a Teutoburgo, vedi p. 000). Al termine della carriera militare, i veterani.ricevevano un compenso in denaro e soprattutto una piccola proprietà terriera, che li vincolava
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
19 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marinocarmine di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pellacani Daniele.