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BRUNO MUNARI
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Bruno Munari nasce nel 1907 a Milano. Artista più legato alla contemporaneità, inizia a
lavorare con la II generazione di futuristi e con i pittori, sperimentando analogie tra pittura e
design nel mestiere del grafico.
« Conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé per tutta la vita vuol dire conservare la
curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare» dice Munari. Ed è questo
il pensiero con cui conduce la sua vita, con la curiosità e l’innocenza di un bambino che
scopre nuove cose. Il libro “Fantasia” ragiona su cos’è la creatività, l’invenzione, la fantasia e
l’immaginazione. Grazie alla divulgazione ed all’attenzione che ha ricevuto tra gli insegnanti,
in particolar modo di scuole materne ed elementari, l’attività di Munari in quest’ambito è
probabilmente quella più nota: se la diffusione geografica si potesse rappresentare con un
fascio di bandiere, qui davvero si vedrebbero sventolare molti colori. Con i giochi e libri per
bambini – il Gatto Meo in gommapiuma, i Prelibri di Danese, i Libri illeggibili di fogli
variopinti e senza testo, i libri con i buchi, le pagine trasparenti, tattili, componibili, le fiabe
riscritte visivamente e le molte altre invenzioni che hanno letteralmente fatto scuola – Munari
è entrato nelle camerette e nelle aule di molti paesi del mondo. La sua didattica si fonda
partendo dalla consapevolezza che la sperimentazione diretta facilita la comprensione e la
trasmissione delle conoscenze.
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Le Macchine Inutili costituiscono il lavoro più importante
con il quale Munari ha esordito nel panorama futurista
milanese degli anni trenta. Per la sua particolare idea di un
astrattismo fluttuante nello spazio, dà al suo progetto un nome
paradossale, un nome che ha l’indubbio merito di farci
riflettere, attraverso la sintesi di un ossimoro, sull’inutilità di
ciò che è utile (la macchina) e sull’utilità di ciò che è inutile
(l’arte). Munari crea dunque delle macchine da appendere al
soffitto composte da elementi di materiali leggerissimi (ad
esempio bacchette di legno di balsa, fogli di cartoncino dipinti
su entrambi i lati, vetro soffiato, fili di acciaio elastico) liberi
di muoversi nello spazio senza vincoli tra loro. La Macchina Inutile è una composizione che
cerca, attraverso la sua trasformazione dinamica, di suscitare nello spettatore la percezione di
una forma instabile.
Nel 1945, per la Zanotta, Bruno Munari inventa una sedia, parafrasando
uno stile di vita frenetico. I materiali sono classici, noce lucidato a cera
con intarsi e sedile in alluminio, per garantire, forse, un migliore
scivolamento dell’ospite verso l’uscita. Vengono prodotti solo nove
esemplari, tutti firmati da Munari. La seduta della Sedia per visite
brevissime, inclinata a 45°, invita l’ospite a non fermarsi troppo, perché
non c’è tempo, perché la sua visita probabilmente non è gradita, perché
c’è altro da fare e il tempo speso nell’incontro è valutato come perso.
Come uno scivolo per bambini, perché, forse cerchiamo riparo nei giochi
dell’infanzia dalla vita che facciamo da adulti, fare in modo che chi ci
viene a trovare sia indotto ad andarsene senza doverglielo dire è più
facile, più divertente. Bruno Munari nel 1946 espone a Parigi una nuova opera, una nuvola
costruita con una rete metallica quadrata che l'autore chiama Concavo-
convesso. Concavo-convesso assume delle forme plastiche che ci
ricordano forme naturali, per esempio quelle delle conchiglie o delle
nuvole, o forme topologiche della matematica. Utilizzando una fonte di
luce puntiforme direzionata su concavo-convesso è possibile generare
delle ombre che si muovono casualmente in base. Al contrario delle
vecchie decorazioni murali statiche si ottengono immagini dinamiche,
cinetiche, che cambiano in continuazione, come nel caso di un film o di
un video.
Le pitture negative-positive sono tra le opere più note di Bruno Munari. Con i
negativi-positivi ogni forma, ogni parte della composizione, sta in primo
piano o sullo sfondo a seconda della lettura di chi guarda. Si tratta di opere
d’arte bidimensionali, senza cornice, che teorizzano la visione di Munari del
mondo, relativo e soggettivo a seconda di chi lo osserva.
Tra il 1947 e il 1948, fonda il Movimento Arte Concreta (MAC), segnando il passaggio
successivo all’arte astratta. A partire dal 1950 Munari realizza delle proiezioni di
composizioni costruite con materiali «trasparenti, semitrasparenti
e opachi, violentemente colorati o a colori delicatissimi, con
materie plastiche tagliate, strappate, bruciate, graffiate, liquefatte,
incise, polverizzate; con tessuti animali e vegetali, con fibre
artificiali, con soluzioni chimiche». Questi materiali vengono
inseriti all’interno di comuni telaietti per diapositive. La
proiezione ottenuta dalle micro composizioni toglie fisicità alle opere e restituisce, attraverso
la luce, con proiezioni su larga scala, una dimensione monumentale, spettacolare. L’autore
immagina l’ambientazione di questo nuovo tipo di opere d’arte nel contesto della
progettazione di una casa moderna.
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Nel dicembre del 1951, Munari presenta la mostra di Oggetti trovati presso la Saletta
dell'Elicottero del Bar dell'Annunciata, a Milano in via Fatebenefratelli 22, un bar che diventa
a tutti gli effetti una sede per le mostre del M.A.C. (Movimento Arte Concreta). Quella di
Munari del 1951 è una mostra rilevante perché si presenta già formato il suo paradigma; quel
paradigma che darà luogo in seguito a mostre, cicli di opere ed interventi di spirito
pedagogico, tra i quali ricordiamo: il mare come artigiano (oggetti trovati sulla spiaggia), da
lontano era un'isola (mostra di sassi raccolti sulle spiagge liguri), museo immaginario delle
isole eolie (frammenti raccolti durante le vacanze alle isole eolie), ricostruzioni teoriche di
oggetti immaginari (raccolte di frammenti di origine incerta e di uso ignoto che vengono
completati graficamente dalla fantasia di Munari), fossili del 2000 (frammenti di oggetti
tecnologici dismessi, immersi nel perspex a futura memoria) e tanti altri frammenti utilizzati
per spiegare i processi morfologici della natura.
Zizì, progettata nel 1952, è l’esito della ricerca condotta da
Munari sulla gommapiuma Pirelli, già sperimentata nel
1949 con la progettazione e realizzazione del gatto Meo
Romeo. La scimmietta è in origine un giocattolo
tecnologicamente innovativo per l’utilizzo dei materiali:
gommapiuma armata internamente con un filo di metallo, e
per tale motivo morfologicamente manipolabile per
ottenere soluzioni di posture pressoché infinite che
permettono atteggiamenti espressivi diversificati. Alla scimmietta Zizì, viene assegnato, nella
prima edizione del 1954, il 1° Premio Compasso d’Oro La Rinascente. Munari con la
scimmietta Zizì, progetta un oggetto espressivamente simpatico e gradevole al tatto, la cui
manipolazione diviene un elemento di stimolazione creativa e della fantasia. Munari sceglie
come imballo un sacchetto trasparente con stampato un disegno a rete per comunicare a chi
l’apre la possibilità di liberare Zizì dalla gabbia, per stabilire con lei un rapporto amichevole.
Con il posacenere Cubo (1957), Bruno Munari, reinventa un
oggetto da tavola tradizionalmente aperto. Composto da due
elementi semplici, ovvero: una scocca cubica, aperta su un lato, e
una lamina metallica inserita al suo interno, che grazie alla sua
conformazione e all'inclinazione del taglio su di essa crea una
fessura capace di accogliere e nascondere cenere e mozziconi di
sigaretta al suo interno. La sua forma e la sua capacità
d'occultamento richiedono uno sforzo psicologico e astrattivo tale
da non comprendere facilmente che si tratti di un posacenere.
Infatti, il pensiero del posacenere e generalmente associato alla vista dei mozziconi. Forse e
̀ ̀
per questo motivo psicologico che risulto invenduto nei primi tre anni di produzione, finche
̀ ́
non arrivo Danese...
̀
Nel 1958 disegna le Forchette Parlanti; chiedendosi da cosa è nata la forchetta,
ipotizza che l’oggetto in questione sia un finto braccio, che ha sostituito l’uso
delle mani per mangiare: i rebbi della forchetta diventano dita e assumono
posizioni diverse, ispirandosi al gesticolare frenetico degli italiani mentre parlano.
Nel 1963, progetta un orologio utilizzando dischetti con colori primari
come lancette. L’oggetto prende il nome di Ora X, poiché è difficile leggere
l’ora: essa infatti assume di nuovo una valenza relativa, a seconda del ruolo che
l’osservatore assegna a ciascuna lancetta.
Munari è uno dei primi artisti ad utilizzare per scopi creativi le macchine fotocopiatrici,
inventate e commercializzate dalla Xerox a partire dagli anni '50. Le iniziali realizzazioni
artistiche sono datate 1963 e 1964. L’idea di Munari è semplice e consiste, durante il tempo
della scansione, nel mettere in movimento delle immagini, dei pattern o delle texture. Si
ottengono in questo modo immagini deformate dal movimento, rese uniche da un atto
creativo e non ripetibile. Le xerografie ottenute sono pertanto originali e grazie ad una
dettagliata sperimentazione dei materiali e della tecnica l'autore è in grado di creare in pochi
secondi delle opere d’arte, disegnando per superfici invece che per linee. La luce si muove
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sotto il vetro di esposizione in modo che sulla carta venga fissato tramite il
toner non solo la forma degli oggetti esposti, ma anche il loro movimento,
creando in questo modo una immagine nuova, dinamica, distorta, il cui unico
scopo è quello della comunicazione con finalità estetiche.
La lampada da soffitto Falkland è stata disegnata da Bruno Munari nel 1964
per Danese, pensata in origine usando una maglia elastica tubolare, prodotta
in un calzificio, che prende forma mediante l'inserimento di alcuni anelli
metallici di diverso diametro. La storia della nascita di questo oggetto è
sintomatica della genialità progettuale di Munari: coinvolgere una ditta che
fabbricava calze da donna nella realizzazione di una delle lampade più
conosciute del design italiano. La lampada Falkland definita "forma spontanea"
assume il suo aspetto quando viene sospesa, per effetto della gravità. Alta più di un metro e
sessanta quando sospesa, con un diametro di quaranta, si compatta nella sua confezione alta
pochi centimetri. «E' un abitacolo costituito da un telaio in acciaio
elettrosaldato, corredato da un letto e accessori v