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LA MANDRAGOLA

Noi sappiamo che la vicenda è ambientata nel 1504 poiché ciò viene scritto dall’autore stesso. Questa data

è importante perché pone un problema: la commedia è divertente ma dietro le tinte del comico ci presenta

personaggi socialmente inquietanti, ci presenta un mondo violento e non privo di contraddizioni. L’autore

afferma che la vicenda si svolge a Firenze e ci si chiede perché egli abbia rappresentato una città meschina

proprio nel periodo in cui è egli stesso ad avere responsabilità importanti a Firenze. Questo ci porta a

considerare una sorta pessimismo cosmico di Machiavelli. La commedia viene scritta successivamente al

1512 (post quem) ma forse si può andare avanti anche un po’ dopo (non esiste né il manoscritto, né è

pervenuta fino a noi la prima edizione dell’autore). La tradizione testuale a cui noi facciamo riferimento non

è quindi controllata dall’autore ed è per questo che non sappiamo di preciso la datazione. Non è impossibile

anzi è evidente poter trovare elementi autoparodici (c’è un rimando ad un passo del Principe, ultimo

capitolo). Quando Ligurio spiega la beffa a Callimaco dice “ora tocca te” come Machiavelli afferma per

esortare il principe a liberare l’Italia. Sappiamo anche che l’opera è stata recitata nel 1520 alla corte di un

papa Medici quindi deve essere stata scritta prima del 20, forse nel 1518.

Il protagonista è il giovane e ricco Callimaco che torna a Firenze da Parigi perché ha sentito parlare della

bellezza favolosa di Lucrezia, una donna sposata con un ricco mercante, Messer Nicia, presuntuoso, sciocco,

credulone e vecchio. Callimaco è innamoratissimo, bello e cortese, ma non ha l’abilità dei beffatori

boccacciani poiché il furore amoroso non gli permette di usare l’ingegno: per sedurre Lucrezia ha bisogno

della furbizia di un parassita, Ligurio il quale studia attentamente la situazione. Egli capisce che il punto

debole della coppia è il fatto che non riescano ad avere un figlio. Messer Nicia attribuisce questo problema

alla moglie erroneamente a causa della sua ignoranza. Ligurio fa credere che da Parigi sia giunto un medico

in grado di curare Lucrezia. Callimaco, travestito da medico, si fa mostrare un’ampolla di urina di Lucrezia

(medicina degli umori) e afferma che, per guarire, la donna dovrà bere una pozione di mandragola, una

radice a cui la medicina popolare attribuiva qualità magiche. Lucrezia guarirà ma il primo a giacere con lei

morirà. Callimaco ispirato da Ligurio costruisce quindi l’escamotage: obbligano uno sconosciuto (in realtà

sarà lo stesso Callimaco a travestirsi da garzone) a giacere con la donna. Nicia, credulone e meschino si mostra

d’accordo. Bisogna però convincere Lucrezia, donna giusta e corretta. Interviene allora Fra Timoteo, furbo e

senza scrupoli, che per una lauta ricompensa convince la donna della liceità dell’accordo. Nella notte un

giovane viene rapito (Callimaco travestito) e una volta solo con la donna, una volta dimostrata la sua

passione, le rivela la sua identità. La donna infastidita dall’egoismo e dall’ipocrisia del marito ma anche

gratificata dalla nottata passata con Callimaco lo accetta e dispone i modi in cui i due in futuro si sarebbero

incontrati nuovamente.

La vicenda è narrata in prosa e vi è un luogo che precede lo scambio della narrazione vera e propria che è il

prologo in cui un personaggio assume il punto di vista autoriale e presenta la commedia. È un ruolo

importante perché contribuisce alla corretta lettura della commedia stessa. Nelle prime quattro strofe ci

presenta la scena iniziale, la seconda parte (le altre 4 strofe) presentano una sorta di polemica tra l’autore e

il pubblico del suo tempo, una polemica contro i costumi presenti. Si rivolge naturalmente al pubblico

fiorentino. (SLIDE 15)

Spesso nella Mandragola vi è la critica ai proverbi (l’abito non fa il monaco – prologo). I personaggi sembrano

sereni e positivi ma presentano in realtà numerose contraddizioni. Vi è una sorta di cortocircuito logico pieno

di spirito paradossale. Il paradosso è appunto uno strumento per avvicinarsi alla realtà andando oltre

l’apparenza. La seconda parte del prologo è problematica e vi è un chiaro riferimento al fatto che a

Machiavelli è stato impedito di occuparsi di materie più serie (l’impegno politico gli è stato revocato). (SLIDE

18). Noi in realtà sappiamo che gli estremi del comportamento sono facce della stessa individualità, punti di

vista che hanno pari dignità (sia l’alto che il basso, sia il serio che il frivolo). Il passaggio dalle cose grandi alle

cose vane è immanente alla conoscenza. Machiavelli è convinto che per comprendere a pieno la realtà sia

necessario passare costantemente dall’alto al basso, alternare il punto di vista senza temere di cadere nel

basso letterario come fa l’autore nella lettera ad un amico famoso e letterato, il Vettori, (SLIDE 20). C’è un

tentativo disperato del razionale sul reale la cui arma è proprio il punto di vista. La crisi esiste e rappresenta

il mondo che ha perso le sue coordinate di valori. (SLIDE 21-22)

Nei primi due atti l’autore dipinge le figure psicologiche di Nicia, Ligurio e Callimaco (e il servo di quest’ultimo,

Siro) e rende chiaro il carattere di questi personaggi. In questi primi due atti quasi non c’è dinamismo, se non

quello verbale e si intuisce che il regista sarà proprio Ligurio, il parassita. L’amante, Callimaco, non ha una

posizione centrale, l’amore non sembra una forza capace e sufficiente a guidare l’azione. (SLIDE 24) La

cortesia di Callimaco si riscontra nella purezza e nella bellezza di Lucrezia. Già all’inizio del primo atto viene

introdotto l’elemento storica della discesa di Re Carlo. Lucrezia guida il marito passo passo, lei non ha servi

da corrompere, guida la casa con fermezza. Come fa allora l’amante a infilarsi in un contesto così

apparentemente senza crepe? (SLIDE 25-26). Callimaco capisce bene che i due vorrebbero un figlio. (È un

desiderio funzionale ad un utile ereditario: sono ricchi). Si affida ad un intellettuale, ad un uomo che usa

l’ingegno a scopo economico: il parassita Ligurio il quale consiglia a Callimaco di andare a passeggiare con

Lucrezia alle terme, ma egli non vuole allontanarsi troppo (SLIDE 28). Ligurio riflette sulla fortuna che ha dato

a Nicia, tanto stolto, una moglie tanto bella e saggia (SLIDE 29). Ligurio si rende ben conto che la strategia dei

bagni potrebbe non funzionare dato che in questo modo la donna potrebbe incontrare anche altri uomini

ben più affascinanti di Callimaco. Nel primo atto Machiavelli muta la velocità delle battute che diventano più

irruenti e il ragionamento di Ligurio più incalzante. L’astuzia e l’irruenza sono separate ed è dalla propria

unione che si riuscirà nei propri intenti (da Il Principe – dicotomia leone-volpe che si traduce in irruenza e

astuzia. Ligurio rappresenta la volpe mentre Callimaco il leone). (SLIDE 30) Callimaco rappresenta l’eros

violento, privo di astuzia. È minata fin dall’inizio l’idea dell’amore superiore, mai Boccaccio avrebbe potuto

pensare ad una cosa del genere: per lui spirito cortese e amore erano legati, senza amore non si poteva

parlare nemmeno bene, come egli spiega nella novella di Madonna Oretta. La dimensione intellettuale

dell’arguzia sta tutta sul versante del beffatore e lascia scoperto l’amante. È un inno alla pulsione irrefrenabile

dell’eros ma anche e soprattutto a una prospettiva che insiste sull’astuzia calcolatrice. C’è un elemento di

rottura fondamentale consumatosi con la tradizione medievale cristiana: nella classicità l’astuzia era punita

mentre qui la vediamo usata per ottenere un guadagno. L’eros è quindi la molla primaria della commedia

anche se non è l’unica: c’è anche l’utile economico di Timoteo, ..

Nel secondo atto Callimaco deve convincere Nicia a lasciare che la moglie giaccia con un altro uomo e lo

imbroglia con le parole. È vestito da dottore e ragiona sul possibile problema di Lucrezia usando il linguaggio

della medicina ufficiale (SLIDE 31). Qui si può individuare la tradizione superstiziosa della medicina dell’epoca

che non si inventa l’autore ma che era già presente. Si credeva infatti che la radice della mandragola causasse

la morte immediata pur avendo positivi esiti dal punto di vista medico. È per questo motivo che prima i

personaggi fanno mangiare la mandragola ad un cane. Nicia accetta perché gli viene detto che così viene

sempre fatto nelle corti (segue l’autorità). Nicia non sa di essere ingannato e accetta che qualcuno muoia per

potersi riappropriare della moglie per avere un figlio. È un personaggio sciocco ma tutto sommato un

esponente della tranquilla borghesia cittadina, uno come tanti, è anche fin da subito lo specchio dell’ipocrisia

violenta di questa classe. Dietro il riso c’è la morte, la violenza di una società senza valori sulla quale l’autore

ha già polemizzato nel prologo, una società che ha perduto ogni rapporto tra comportamento e premio, non

maschere prefissate ma personaggi della contemporaneità che rendono un’immagine egoista di una realtà

che apparentemente sembra solo comica.

Il terzo atto è quello centrale perché si tratta di convincere Lucrezia, donna onesta, ad accettare l’amore di

Callimaco. La madre della donna, “buona compagna”, di facili costumi, dovrà convincere la figlia ad andare

da un frate che con la sua argomentazione cercherà di convincere Lucrezia a giacere con un giovane. La cosa

non è facile perché Lucrezia non vuole andare in convento dai frati perché l’ultima volta che vi era stata era

stata infastidita (premonizione della corruzione ecclesiastica). L’uomo di Chiesa da coinvolgere va in realtà

convinto a sua volta. Ligurio va a incontrare Fra Timoteo con Nicia a cui viene però detto di tacere a causa

della sua stoltezza. Gli viene detto di fingere di essere sordo (contrapposizione tra la stoltezza di Nicia e

l’istruzione dei frati). I due entrano in chiesa. Ligurio si avvicina al frate e gli racconta di una nipote di Nicia

che sarebbe dovuta restare al sicuro in un convento vicino e invece era rimasta incinta. Lo scandalo

incomberebbe sia sulla famiglia che sul monastero. L’unica soluzione è quella di fare abortire la donna.

Cercano di convincere il frate a dare la pozione alla donna per abortire in cambio di guadagno (SLIDE 33). Si

parla di aborto con un

Dettagli
A.A. 2017-2018
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentinaorbacchi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e storia della letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Tongiorgi Duccio.