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Nacque a Firenze nel 1469, da una famiglia nobile ma di modeste condizioni economiche. Si hanno poche informazioni della
sua infanzia, ma è certo che compì studi umanistici. Nel 1498, diventò segretario della seconda cancelleria e segretario della
magistratura dei dieci di libertà e di pace. Tra il 1500 e il 1510 Machiavelli ricoprì incarichi amministrativi e diplomatici. Andò in
Francia per conto della Repubblica Fiorentina, fu Ospite di Cesare Borgia nello Stato della Chiesa, si dedicò alla
riorganizzazione dell’esercito formato da veri soldati e non da mercenari. Nel 1512 con il ritorno dei Medici a Firenze,
Machiavelli fu privato di ogni incarico e costretto a lasciare la città. Nel 1513 sospettato di aver partecipato a una congiura
antimedica fu imprigionato e torturato. Subito dopo fu liberato ma escluso dalla vita politica. Nel 1516 dedicò “il Principe” a
Lorenzo II de’Medici nipote del Magnifico, con la speranza di tornare alla vita politica, ma senza ottenere alcun risultato.
Grazie al favore di papa Clemente VII, Machiavelli poté tornare alla vita politica. Morì nel 1527 a causa di una breve e
improvvisa malattia. Poetica
Machiavelli ha una visione pessimistica dell’uomo, le vicende del passato e del presente confermano che egli è naturalmente portato al male. Un principe deve possedere virtù
(capacità pratiche e doti intellettuali) che gli permettono di raggiungere il suo scopo. Egli deve essere temuto, perchè la paura della punizione obbliga gli uomini all’obbedienza.
Secondo Machiavelli la “fortuna”(Sorte) governa per metà il destino degli uomini, e l’altra metà dipende dalle loro azioni “Virtù”.
La Virtù è sempre finalizzata al mantenimento o al rafforzamento del potere. Per far questo il principe non deve preoccuparsi della moralità delle proprie azioni e se necessario deve
ricorrere a comportamenti malvagi o immorali. Questo venne definito come “il fine giustifica i mezzi”. La riflessione politica di Machiavelli si basa sulla realtà concrea dei fatti, Machiavelli
considera di fondamentale importanza lo studio della storia antica e contemporanea, visto che da essa, possono esserci esempi da imitare. Secondi il poeta l’uomo è un essere
portato naturalmente al male. Qualsiasi azione si compia, buona o cattive deve avere come scopo il rafforzamento dello Stato. Poiché le azioni umane on regolate per metà dalla virtù
e per metà dalla fortuna è necessario che l’uomo politico sappia adattare il proprio comportamento alle circostanze. Machiavelli giustifica determinati modi di agire, il principe può
compiete azioni riprovevoli e lodevoli, se il bene dello Stato lo richiede. La chiesa considera “diabolico” il realismo di Machiavelli, si sollevarono numerose polemiche, chiedendo la
condanna dell’opera, cosi nel 1559 finì nell’indice dei libri proibiti. Machiavelli si preoccupa di stabilire, sulla base di una valutazione realistica delle circostanze, quale sia il fine politico
da raggiungere che, secondo il segretario fiorentino coincide con la compattezza, la sicurezza, la prosperità dello Stato, non con la libertà dei sudditi. Sull’Italia del primo
Cinquecento, frammentata e politicamente debole, incombeva la catastrofe he in effetti si sarebbe verificata di li a poco, prima con il Sacco di Roma (1527) e successivamente con
l’inizio della dominazione Spagnola (1559). In questa situazione sostiene Machiavelli, è doveroso perseguire anzitutto la solidità del sistema politico, anche a costo di sacrificare la
libertà dei cittadini. Opere
L’opera storica piu importante
Le istorie fiorentine, dove narra la storia di Firenze dalla Caduta dell’impero romano d’Occidente al 1492
Le due opere letterarie piu importanti
La mandragola. capolavoro del teatro italiano del cinquecento, che prende il titolo dal nome di un’era cui viene attribuito il potere di curare la sterilità; in essa l’autore denuncia il degrado
morale della società fiorentina del tempo;
Belfagor arcidiavolo, tratta della società fiorentina incentrata su alcuni temi tipici della tradizione novellistica toscana, in particolare la malignità delle donne e l’astuzia popolare, in grado di
beffare addirittura il demonio.
Le opere più importanti furono i trattati politici
I Discorsi, in tre libri furono iniziati nel 1513 (poco prima del principe) consiste in una serie di osservazione di carattere politico che prendono spunto dalla letterature dei primi dieci (deca,
“decade”), Tito Livio Ab Urbe condita (“libro sulla storia di Roma della sua fondazione”).
Dell’arte della Guerra, scritto tra il 1519 e 1520 è un trattato in forma di dialogo tra personaggi reali, in sette libri. L’opera analizza in maniera dettagliata il problema dell’esercito, affrontando
questioni di natura politica, soprattutto la necessita di dotarsi di eserciti non mercenari, sia argomenti di tecnica militare.
Il principe, fu scritto nel 1513, il cui titolo originale è “De princibatibus”e si compone di 26 capitoli raggruppabili in quattro sezioni, relative ai seguenti argomenti:
la conquista dei differenti tipi di principato
- la questione delle milizie
- la figura del principe
- dell’Italia.
le cause e i motivi delle sconfitte dei principi italiani, la natura della fortuna e l’esortazione finale a Lorenzo II de’ Medici a creare un nuovo stato in grado di risollevare le sorti
- I Temi nella prima parte del Canzoniere
l’amore per Laura, sempre non contrapposto e tormentato.
• il dissidio tra passione d’amore, il richiamo al pentimento e alla purificazione interiore.
• le tragiche condizioni dell’Italia del tempo.
•
I Temi nella seconda parte del Canzoniere
La consapevolezza della schiavitù delle passioni, perdere il controllo di se stessi, le emozioni prendono il sopravvento.
• La vanità della gloria e dell’amore
• Il desiderio di purificazione e di pace
•
Lo Stile
La rigorosa selezione a cui Petrarca sottopone il reale invece si traduce in una lingua che impiega un numero ristrettissimo di vocaboli; non solo ma il linguaggio petrarchismo è
anche rigorosamente uniforme: i pochi termini ammessi sono attinti tra quelli più pani e generici. Petrarca rifiuta ogni parola troppo corposa e precisa, troppo realistica ed
espressiva, troppo aulica, ed evita ogni scontro violento tra livelli stilistici, ogni stridore di suono e significato per questo si parla di Unilinguismo. Le figure attraverso le quali il
poeta rappresenta il suo conflitto interiore: l’antitesi e l’ossimoro. La prima esprime la perenne oscillazione di Petrarca fra stati d’animo opposti, (“riso/pianto”), (“pace/
guerra”). L’ossimoro collo in un medesimo nesso sintattico elementi di significato opposto, quindi l’amore diventa “dolce pena”. Nella lirica petrarchesca ci sono anche i
chiasmi, le metafore, le perifrasi, le allitterazioni, che impreziosiscono la strutta delle liriche e il discorso poetico. La sintassi è semplice ma nasconde un grande controllo
costruttivo, basato su richiami strutturali e semantici. Ampio l’uso di polisindeti, che coordinano, in armoniosa sequenza, i vari elementi del discorso.
Cesare Borgia
Nella prima sezione del trattato Machiavelli indica un modello di principe che aveva saputo
unire virtù e fortuna, Cesare Borgia, figlio di Alessandro VI, nominato Duca di Valentino dal
Re di Francia Luigi XII.
Trama:
Papa Alessandro VI nel voler rendere potente il duca suo figlio, dovette creare disordini tra
gli Stati , quindi acconsentì’ l'entrata di Luigi XII in Italia, i francesi appoggiarono l'impresa di
Cesare Borgia per la conquista della Romagna e sconfiggere i Colonna. Cesare Borgia
aspettò l’occasione giusta per eliminare anche gli Orsini. Questi ultimi sapevano che la
potenza del Duca e della Chiesa sarebbe stata la loro rovina, quindi fecero una lega militare
a Magione. Ma Cesare Borgia li sconfisse grazie all'aiuto dei francesi. Poi invitò tutte le
famiglie nobili romagnole tra cui gli Orsini a Senigallia , e li fece tutti uccidere. Poi prese il
terribile Ramiro de Lorqua , uomo crudele e deciso e lo mise a governare la Romagna. In
poco tempo pacificò e unificò la Romagna, in un secondo tempo, pensò che non era piu
necessario avere al comando un uomo cosi crudele e che seminasse terrore, quindi per
tranquillizzare gli animi della popolazione lo processò e lo giustiziò, fece esporre Ramiro de
Lorqua sulla pubblica piazza tagliato in due. Per Cesare Borgia ci fu una preoccupazione
riguardo i pericoli presenti, il timore nei confronti del Re di Francia. Il suo obbiettivo era di
mettersi al sicuro dai francesi e questo era possibile finché fosse rimasto in vita Papa
Alessandro. Riguardo i pericoli futuri, per non rischiare di farsi portare via da un nuovo papa
ciò che papa Alessandro gli aveva dato, decise di assicurarsi in 4 modi:
• Eliminare tutti i discendenti di quei signori che aveva esautorato.
• Cercare di guadagnare l'amicizia dei nobili di Roma.
• Portare il Collegio sotto la sua influenza
• Acquistare tanto potere, prima della morte del papa, da riuscire a resistere da solo a un primo attacco.
Ebbe una ascesa spaventosa, con situazioni fortunate, ma sfortuna sua dopo 5 anni dalla sua prima impresa il papa Alessandro VI morì e lascio Cesare Borgia con un Stato
consolidato. Gli succedette Giulio II della rovere. Il Duca possedeva tanto coraggio e tanta capacità politica e sapeva molto bene che gli uomini si debbano o conquistare o
annientare. Senza la malattia avrebbe superato ogni difficoltà.. La breve vita di Alessandro e la sua malattia si opposero ai suoi progetti. Dunque reputò necessario un principato
nuovo, proteggersi dai nemici, conquistarsi gli amici, vincere con la forza o con l’inganno, farsi amare e temere dai popoli, erano molte le azioni compiute da Cesare e gradite da
Machiavelli ma il suo unico grande sbaglio fu l’elezione di Giulio II che fu causa della sua definitiva rovina.
Commento:
Machiavelli afferma nel suo trattato che un principe deve essere temuto, il mio pensiero invece è che un principe deve essere sia temuto che amato, dimostrare la propria forza, essere
risoluto e spietato quando necessario. In tutto ciò ci deve essere anche quella fortuna di cui tanto parla perchè in fondo chi riesce ad andare avanti per lungo tempo oltre che a
cavarsela da solo con le proprie capacità, ha bisogno di essa. Cesare Borgia che dovrebbe essere un esempio da seguire, in realtà è la figura di un vinto, che tolto l’aiuto dall’alto, è
crollato. La fortuna del Duca era troppo legata alla protezione di suo padre, il potente e corrotto Alessandro VI, morto quest’ultimo svani’ anche il po