Appunti su Il porto sepolto e Ungaretti
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cui il caos si contrappone all’ordine. L’ultima parola della raccolta è “abisso” che
rimanda al porto sepolto. Successivamente verrà cambiato il titolo dell’ultima poesia
programmatica da “poesia” a “congedo”.
Il ruolo della guerra
La guerra è il luogo del raggiungimento di un’identità grazie alla parola. Con la parola
si è entrati in guerra (propaganda)e con la parola e la poesia se ne esce. Ungaretti
indica quindi una strada, quella della poesia, che però non tutti sanno imboccare.
Rebora parte volontario sul fronte come Ungaretti – confronto Ungaretti e Rebora.
Nella poesia “Veglia” di Ungaretti c’è un continuo riferimento alla realtà presente.
Rebora evidenzia il sentimento di fratellanza che però è senza speranza di fronte alla
guerra, poiché non rimane che il silenzio. La violenza è quella parola che aveva
l’esigenza di uscire prima della guerra, ma appare dopo celata con vergogna. Per
Ungaretti è l’esatto opposto. La notte al fronte produce come unica risposta la
scrittura, la parola d’amore. Egli trova la salvezza proprio nella parola. Anche il tema
della fratellanza è trattato da Ungaretti sia nel Porto sepolto che in Allegria. Nella
prima raccolta vi è infatti una poesia intitolata “Soldato” che verrà ripresa e
modificata nella seconda raccolta con il titolo “Fratelli”. Nella prima edizione la
domanda della prima strofa è seguita da una lunga risposta che presenta vari participi
con funzione aggettivale (tremante, …). Il soggetto è assente e questa assenza mette
in risalto l’umanità espressa nella parola “fratelli”. Nella redazione finale l’impianto
viene mutato, a partire dal titolo (soldato fratelli). Egli cerca di scremare i riferimenti
alla realtà attuale per sottolineare il valore universale della poesia. La domanda
iniziale rimane immutata ma la glossa appare ridotta e si rimanda al vuoto il compito
di riempire quei nessi che nell’edizione precedente erano esplicitati. Vengono attenuati
moltissimo tutti quei termini patetico – crepuscolari della prima edizione (fogliolina
diventa foglia, sparisce la similitudine). Nella redazione finale le rime sono molto coese
dal punto di vista semantico. La guerra è paragonata a un fiume che permette agli
uomini di trovare se stessi. È nell’uniforme del soldato che il poeta si può sentire
cullato dal padre. La poesia della guerra di Ungaretti è una poesia spontanea, non
filtrata da un esercizio poetico e retorico elaborato, non è sottoposta al “Labor limae” ,
è sgorgata naturalmente dall’esperienza di guerra. Una delle poesie di Allegria è
“Pellegrinaggio”. In questa poesia c’è un’allusione specifica ai cumuli, alle case
distrutte. Il titolo ci dà qualche spunto: pellegrinaggio fa riferimento a un cammino che
si avvia nel mezzo della guerra in cui la nebbia diventa un mare consolante. La
salvezza parte dalla storia però impone una salvezza alla fantasia che permette di
allontanare l’io da quella condizione di disperazione che nasce come conseguenza
della guerra. Vi sono poi due poesie: “Soldato” e “Rischiaro” inviate nel ’16 a Papini. Si
tratta di due poesie che appaiono statiche, fissano l’immagine ad un’intenzione
poetica e la loro fusione genera una nuova poesia che produce un risultato poetico che
è tutto dentro la proposta del porto sepolto cioè la visione dell’ancora di salvezza
come mente, parola, poesia nel passaggio dal dramma alla speranza. Vi è poi la poesia
di “San Martino del Carso” pubblicata nel Porto Sepolto e poi redatta successivamente.
L’intuizione di fondo delle due versioni rimane la medesima ma presenta un confronto
di due visioni: quella realistica della distruzione della guerra e quella della
testimonianza affettiva (il cimitero del cuore). Il peso dei deittici diventa ancora più
assoluto. L’obiettivo dichiarato nella volontà di lasciare sospeso il senso, di rimandare
con la forza della pausa e del silenzio è quello di ottenere un’attesa di senso che in
termini poetici va ben oltre la specificazione del verso scritto. Questo movimento si
avverte anche nella seconda strofa e rafforza in modo sensibile la forza dei pronomi
indefiniti tramite il vuoto. La metafora del cimitero del cuore riprende quel cimitero
reale che è stato evocato nella strofa precedente. Nell’ultima redazione la metafora è
assai meno scontata, accade improvvisa, nell’ultima redazione non c’era stato fino a
quel momento un cimitero reale evocato se non la morte. Si apre quindi un orizzonte
non preparato con un tasso meno didascalico, meno preparato e dunque fortemente
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentinaorbacchi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e storia della letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Modena e Reggio Emilia - Unimore o del prof Tongiorgi Duccio.
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