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Il risvegliarsi del passato
Questo risvegliarsi del passato ha prodotto in lui stupore e dolcezza: il ricordo ha in sé qualcosa di dolce.
Quarta strofa:
Alza gli occhi al cielo e segue il movimento delle nuvole, che cambiano continuamente il loro aspetto, si dissolvono nel cielo, perché sono vapore.
Le nuvole gli fanno venire in mente la transitorietà della vita, la morte degli amici. Dio cos'è?"
A questo punto il pensiero della morte gli fa venire in mente questa domanda: "Ma questa idea di Dio gli è diventata così estranea, che non pensa più al Dio come ce lo immaginiamo a catechismo, ma capisce che Dio è qualcosa.
Se tu pensi alla nitezza dell'essere umano, ti chiedi anche se c'è qualcosa che dura oltre il tempo.
Basta questa domanda per stabilire un ponte che si collega alla strofa successiva.
Sesta strofa: "E la creatura atterrita": Parla di se stesso, l'essere creato che sente oscuramente che si.
èristabilito questo contatto con la dimensione eterna. Nel momento in cui nascono questi pensieri, riconoscendosi creatura, si apre all’assoluto e allora anche la realtà gli appare in una luce diversa. Probabilmente sta scendendo la notte, le “gocciole di stelle” sono la rugiada, che però viene da una dimensione astratta, è una specie di lavacro, cioè un momento di purificazione. Non è più l’uomo chiuso, che cercava di estirpare da se il motivo della religione, adesso si riconosce come creatura, come bra dell’universo. Si apre allo spazio, alla pianura nel silenzio della notte, che il il senso di un respiro che si dilata e tutto questo produce un senso di consolazione. Sensazione che non si saprebbe spiegare in termini razionali, sente di risvegliarsi in se stesso. Quella domanda è un risveglio, che produce un contatto che rianima. Anche se il poeta non ha risposte ai suoi interrogativi, emerge forte e chiara la
presenza divina. È proprio questa presenza a dare ad Ungaretti il coraggio di continuare a vivere, nonostante tutto.
Dannazione. Nonostante la poesia sia molto breve, può essere suddivisa in due parti: la prima parte (i primi due versi) è caratterizzata dalla rassegnazione, invece la seconda parte è caratterizzata dalla speranza (irraggiungibile).
Il titolo, come in altre poesie di Ungaretti, è essenziale per capire il senso della poesia. "Dannazione" è intesa come la nostra condanna: vuole esprimere la dolorosa consapevolezza dei limiti dell'uomo, fragilità di ogni cosa esistente, ma al contempo il profondo desiderio che l'uomo ha di superare questi limiti, di giungere all'assoluto, a Dio, forse.
Il primo verso ci dice che il poeta è un individuo mortale e che si trova "chiuso tra le cose mortali". Questo vuol dire che non solo egli stesso morirà prima o poi, ma anche tutto ciò che
locirconda è destinato a nire. Questo morire va visto con desolazione e disperazione, come una sensazione claustrofobica, in quanto il poeta si sente accerchiato e impossibilitato ad uscire da questa negatività.
Il secondo verso rende più forte il concetto di morte: se prima si stava facendo riferimento alle cose in terra, ora il discorso viene esteso al cielo, in particolare alle stelle. Nel cielo apparentemente infinito vi sono le stelle, che noi vediamo sempre brillare, ma se per noi il loro destino è segnato e un giorno si spegneranno, che speranza possiamo avere noi comuni mortali sulla Terra? È questa la domanda esistenziale che si pone il poeta. Quindi la morte non fa eccezione fra chi vive in terra o in cielo.
Il terzo verso, invece, quasi ribalta quel senso di pessimismo che hanno caratterizzato i primi due versi. Egli dice "perché perdiamo tempo a cercare Dio se tanto alla fine moriremo in ogni caso?"
desideriamo la vita eterna in un mondo
dove tutto ciò che ci circonda ha un inizio oppure "perché una ne?". Qui Ungaretti esprime drammaticamente tutto il tormento dell'uomo in ricerca di dare un senso alla vita. Egli invoca Dio, l'unico essere che resisterà in eterno, perché noi comuni mortali non possiamo sapere ciò che c'è dopo la vita. Credere in Dio e riporre in lui le nostre speranze è un modo per sentirci più leggeri in quanto possiamo scaricare nella religione tutte le nostre preoccupazioni più grandi e di cui non siamo in grado di dare una spiegazione (come quello che ci sarà dopo la vita), e chi non è capace di fare ammenda a Dio cade in dannazione. Destino Da "L'Allegria", sezione "Il porto sepolto". poesia ermetica, Questa è una cioè di difficile comprensione. DESTINO = il titolo lascia intendere che poesia tipo la in questione è di religioso, il destino vainteso come fedee speranza. "Al travaglio" vita dolore, sofferenza, tortura. "Volti" cioè scaraventati in una che è quasi una bra creata". "Come" siamo circondati da circostanze dolorose, cioè soffriamo perché facciamo parte di una natura dolorosa e perché siamo scossi dalle onde del destino. "Perché" il poeta si chiede "perché ci lamentiamo se Dio ci ha creati?": è un interrogativo angosciante un perché mette in risalto le sofferenze di cui la vita ne è piena. E anche se non è possibile rispondere con esattezza alla domanda, quel punto interrogativo finale lascia una piccola speranza alla nostra vita volta alla sofferenza, che ci prende e ci spinge verso l'alto perché non siamo.Fatti solo per patire il dolore. Ognuno di noi dovrebbe accettare il dolore, cercare di guardare oltre, trovare un significato, una speranza, per restare attaccato alla vita. Il "noi" dà una sorta di speranza perché non si è mai soli nella sofferenza: tutti gli uomini soffrono e quindi questo dona una sorta di speranza, una sorta di unione e condivisione del dolore.
C'era una volta Paesaggio che diventa uno stato d'animo. Apparentemente è una poesia semplicissima. Il titolo ha una risonanza abesca, è la formula iniziale delle abe. Prima strofa: toponimo, La poesia si apre con un cioè il nome di un luogo, che in questo caso ha un nome abesco. È come se fosse l'impronta paterna che dispone le parole in catene. Al poeta le parole vengono in mente in virtù del suono. Similitudine: quel declivio gli fa venire in mente la morbidezza del velluto, che richiama la poltrona.
Seconda strofa: Inizia con un infinito con una sfumatura , che
esprime un desiderio“Là”: non qui, ma la —>quella poltrona di velluto verde ha fatto rinascere in lui il ricordo di un altroluogo, che non è un luogo di natura, ma un luogo urbano. Indica un ca è di Alessandria o diParigi, un luogo conosciuto in un altro momento felice della sua vita, dove poteva appisolarsi,abbandonarsi.
Solitudine confortante, perché ti rassicuraL’aggettivo “remoto” da il senso della distanza, ricollegandosi a “la”C’è una luce so usaDi colpo ritorna al punto di partenza, vedendo la luna del luogo in cui si trova ora.Movimento di allontanamento e movimento di ritorno nella stessa poesia.ffi fi ff fi fi fi fi fi ff ff fi ff ff ff ff ff fiSono una creatura Tre strofe, si chiude con una sentenza.La parola si fa nuda, perché per dire la guerra non è possibileusare nessuna parola con funzione abbellente. Il poeta haproceduto per arte di togliere. similitudine.Tutta la
La poesia è costruita come una:
Prima strofa: anafora=ripetizione
Serie di aggettivi preceduti dal "così": all'inizio di versi successivi di una stessa parola. Questa ripetizione ha qualcosa di ossessivo.
Climax: Gli aggettivi sono disposti in un crescendo
Questa pietra non è permeabile, respinge l'acqua, non c'è vita
Refrattaria=Qualcosa di impenetrabile
Disanimata: quella natura minerale è completamente estranea alla vita, non c'è vita nella pietra
Seconda strofa:
Riprende la similitudine, ma questa volta c'è il termine di paragone.
Lui è diventato pietra, chi è stato in guerra sente di essere diventato una cosa, per sopravvivere diventi freddo, duro, disanimato.
Però dice che in fondo in fondo al suo essere c'è il dolore, che è come pietra cato, non si vede, è chiuso in una profondità insondabile, solo lui sa che c'è.
Questo pianto non trova sfogo.
Non si vede.Terza strofa: aforisma=aSi può definire un'affermazione sentenziosa.Tre trisillabi, che, se messi insieme, avrebbero formato un novenario, invece il poeta frantuma il verso, è come se avesse inciso queste parole.L'uomo è condannato alla morte, ma questa condanna non la scontiamo morendo, ma la scontiamo attraverso la sofferenza della vita.morte condanna, liberazione.Perciò la guerra è la nostra ma potrebbe essere anche la nostra reazione vitale:Il ha un carattere di profanazione, è una specie di se ti impietrisci no infondo, perdi la tua umanità, ti dimentichi di essere un uomo. È una specie di rivendicazione disperata: la guerra mi ha pietrificato, ma sono una creatura, perché c'è in me il dolore.fi ff ff fi fi fi 24/10/22In dormiveglia Poeta in trincea, durante un conflitto a fuoco.titoloIl è anche la parola che chiude la poesia, circolarità.c'è una sorta diPrimo verso:Verboassistere usato transitivamente: con questo espediente riesce a rinnovare il senso della parola, usa l'espressione in senso metaforico.
La notte personifica, è un'entità che subisce violenza. La notte normalmente è silenziosa, calma, tranquilla, è il riposo dopo le fatiche e i travagli della giornata, invece questa è una notte dove la guerra sconvolge il ritmo e l'ordine delle cose.
Seconda strofa:
L'aria è attraversata dai proiettili, che la forano, rendendola simile a una "trina", cioè un merletto, un tessuto in cui ci sono buchi. Il paragone con la latrina ha qualcosa di gentile, che è in antitesi con la guerra.
Gli uomini sono l'elemento che sconvolge la notte, ma il poeta si è astratto da questo.