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Malgrado le fonti tendano a dare l'idea di un'economia chiusa, in realtà si trattava di un'economia aperta.
È un sistema pervasivo o è un sistema che interessa solo le grandi proprietà fiscali e monastiche?
Elementi molto simili al sistema curtense si ritrovano anche in Inghilterra.
Fino al IV secolo il sistema di produzione di età romana era basato sul predominio delle villa schiavistica, una villa rurale gestita da schiavi. Tra il IV e il VI
secolo, col venire meno degli schiavi, si diffonde il colonato: si cominciano a localizzare sul territorio i contadini e si danno in gestione a questi contadini degli
appezzamenti più o meno indipendenti. La villa rimane il centro amministrativo. Non esiste una parte gestita in maniera diretta da un signore e le prestazioni
d'opera non sono sistematiche, ma soltanto sporadiche e generalmente di trasporto.
Nell'Italia longobarda di VIII secolo emerge un sistema precurtense, ma sono ancora elementi sparsi, non gestiti in maniera razionale, senza una diffusione
sistematica del sistema.
Nell'area bizantina l'assenza di conduzione diretta, la mancanza della schiavitù e le scarse corvées fanno pensare all'assenza del sistema curtense, ma recenti
studi tendono a vedere una diffusione del sistema anche in queste zone.
Capitulare de villis: testo che sarebbe stato emesso da Carlo Magno stesso; una sorta di vademecum da consegnare a funzionari pubblici per la gestione dei
beni del fisco regio. Diventa un modello culturale di riferimento dell'élite.
La famiglia contadina era nucleare, non patriarcale: padre, madre e 24 figli, che al momento del matrimonio si spostavano a formare un altro nucleo familiare.
In queste società esisteva uno squilibrio a favore del signore fra il signore stesso e i coloni: i re dovevano spesso intervenire per regolare le ingerenze.
cf Breve di Wala (abate del monastero di S. Colombano di Bobbio e cugino di Carlo Magno): le corti vengono divise per differenti funzioni. Un inventario dell'862
ci permette di vedere lo sviluppo del monastero.
Il sistema curtense italiano vede calato il modello ideale nelle diverse realtà locali, con elementi di continuità rispetto al modello ed elementi personali, locali.
Una particolarità italiana è il contratto di livello, la forma scritta con cui il contadino libero diventa dipendente di un signore. È attestato nel IV secolo, ma è
sostanzialmente reinventato nel IX secolo. Questo contratto aveva la durata di 29 anni (perché a 30 cominciava l'usucapione) e spesso si prevede l'obbligo di
residenza. Come affitto si prevedeva un canone parziario o fisso in natura o in denaro (molto raro). Il canone parziario va a favorire il colono dipendente. Le
prestazioni d'opera possono essere presenti, ma non sono obbligatorie. I donativi (il cosiddetto exenium) sono doni ricognitivi dati durante le feste del santo
patrono o le feste dei lavori agricoli e servono a sancire davanti a tutta la comunità la dipendenza del colono dal signore. Il conquestum è la possibilità del
colono dipendente di portare via, allo scadere del contratto, parte degli animali e parte dei beni mobili che aveva accumulato durante la permanenza nel podere
(anche la casa stessa, opportunamente smontata). Un elemento ambiguo è la presenza di clausole di iustitia dominica: nel caso di vertenze contrattuali con il
signore non ci si avvale di un tribunale pubblico, ma si avvale del tribunale del signore stesso. Anche in caso di gravi inadempienze si paga una penale, ma il
contratto non può essere interrotto in alcun modo. Questo contratto è sottoscritto dal notaio davanti a testimoni.
Le implicazioni sociali del sistema curtense:
ambiguità delle prestazioni d'opera: nell'Italia longobarda venivano fatte solo dai servi, mentre in età carolingia vengono fatte sia da servi, sia da
uomini liberi; avviene un livellamento sociale verso il basso con l'assimilazione di uomini liberi a servi. Mercoledì 5 Novembre 2014
Eginardo, Vita Caroli. «La notte dormiva interrompendo il sonno 4 o 5 volte […] mentre si alzava o vestiva ammetteva alla sua presenza gli amici […]». Agisce
come sovrano in tutti i momenti della sua vita: esiste una continua commistione di affari pubblici e affari privati. « […] Riusciva ad esprimere molto chiaramente
ciò che voleva […] Si diede da fare anche per imparare lingue straniere […] Coltivò con grandissima cura le arti liberali […]». Non riusciva molto bene a scrivere
con caratteri regolari. A Carlo si deve la fondazione della cosiddetta schola palatina, alla quale affluirono importanti dotti e intellettuali; la logica che sottende alla
fondazione della schola palatina è quella di creare una cultura di base comune all'élite sia laica sia religiosa che va a comporre il suo impero. Pur con tutti i suoi
limiti, Carlo Magno era un uomo di cultura.
«Praticò la religione cristiana, nella quale fu iniziato sin dall'infanzia […] e per questo costruì la Basilica di Aquisgrana […] E non potendo avere da nessun'altra
parte colonne o marmi […] le fece portare via da Roma e da Ravenna […]». Ravenna, dal 402 capitale imperiale, e Roma sono due capitali dell'Impero: Carlo
vuole creare una linea di continuità ideale fra le capitali imperiali e la sua capitale imperiale. Da una serie di altre fonti sappiamo che fa arrivare anche delle
colonne di porfido rosso: la porpora rossa era il simbolo stesso dell'autorità imperiale. Queste colonne verranno poi portate via e reimpiegate a Parigi da
Napoleone, per poi ritornare alla loro primitiva sede.
«Nella pratica […] dell'elemosina rivelava grandissima dedizione […] Era solito far mandare somme di denaro oltremare […] dove aveva notizia che i Cristiani
vivevano in povertà […] Portava particolare devozione alla Chiesa di S. Pietro Apostolo in Roma […] Ma pur tenendo questa Chiesa in così grande
considerazione […] partì [verso questa Chiesa] solo 4 volte».
Un aspetto della vita di Carlo Magno che non si uniformava alla morale cristiana del tempo era la sua famiglia e la sua vita privata, dove non riusciva ad
esercitare continenza: ebbe innumerevoli concubine. Nel 763 contrae un legame con una donna di nobile origine che gli dà come figlio Pipino il Gobbo. Nel 770,
su consiglio della madre, sposa la figlia del re dei Longobardi, forse Ermengarda, figlia di Desiderio, della quale le fonti non ci dicono precisamente il nome. Il
papa Stefano III protesta riguardo a questo matrimonio, rivendicando il legame del 763 come legittimo: la situazione è comunque confusa e viene contratto un
matrimonio in chiesa con la figlia di Desiderio.
Nel 771 ripudia la principessa longobarda e sposa Ildegarda, che da parte di madre discendeva da una famiglia ducale alamanna ed era imparentata con un
potente vassallo della corona, il Duca di Baviera. Ildegarda gli darà tre figli: Carlo, Pipino e Ludovico. In contemporanea ha una concubina probabilmente nobile
di cui non si hanno molte notizie.
Nel 783 Ildegarda muore, dopo aver dato alla luce una figlia che muore dopo qualche giorno.
Carlo si risposa con Fastrada, una figlia del Conte franco orientale: sono sempre matrimoni che rispettano una logica di rafforzamento di aree.
Nel 794 muore anche Fastrada e Carlo prende in moglie Liutgarda, che muore nell'800. A quel punto Carlo non si sposa più e mantiene un parco di concubine,
generando anche una serie di figli illegittimi.
Carlo Magno non fece mai sposare le sue figlie per evitare che i matrimoni potessero aprire delle possibilità di mancato controllo di determinate aree e quindi di
indebolimento del suo potere centrale.
«Dopo aver assunto il titolo imperiale […] meditò di aggiungervi [alle leggi] quelle leggi che mancavano e di unificare quelle che presentavano contraddizioni […]
fece definire e tramandare per iscritto le leggi di tutti i popoli che erano sotto il suo dominio» I Franchi erano composti da due grandi gruppi tribali e abbiamo due
diversi codici di leggi. Carlo riuscì nel suo intento solo in parte.
A partire dal 771 Carlo inizia una politica espansiva verso la penisola iberica, verso l'Italia longobarda e verso l'area tedesca, venendo in contatto coi Sassoni,
tribù germaniche molto bellicose: abbiamo dunque lunghe e continue campagne dal 772 all'804. Nel 772, nel corso della prima campagna, viene distrutto
l'albero sacro delle tribù sassoni, il loro nucleo identitario, una quercia sacra, e Carlo vi fa costruire sopra una cappella. Tra il 775 e il 780 altre campagne. Nel
782 si verifica una vera e propria ribellione dei Sassoni, sconfitti in una sanguinosa battaglia: viene emesso da parte di Carlo un Capitolare che prendeva in
esame il rapporto tra Sassoni e Franchi. Tra il 783 e il 785 ci sono nuove campagne. Tra il 792 e il 799 vi sono numerose ribellioni in Sassonia, ripetutamente
domante. Nell'804 si assiste all'ultima campagna e alla definitiva sottomissione della popolazione.
«Dopo la fine di questa guerra, fu ripresa quella contro i Sassoni, che sembrava quasi interrotta, della quale nessuna fu mai intrapresa che fosse più lunga,
atroce e penosa per il popolo dei Franchi. I Sassoni […] erano violenti per natura, dediti al culto dei demoni e ostili alla nostra religione […] Vi erano concreti
motivi per cui succedeva che la pace fosse continuamente turbata […] su questo confine [tra Sassoni e Franchi] non cessavano mai le stragi e gli incendi portati
reciprocamente. Per tali eventi i Franchi […] giudicarono dignitoso […] iniziare un conflitto aperto […] per 33 anni senza interruzioni […] La grandezza d'animo
del re […] non potevano essere vinte né scoraggiate dalla loro instabilità e volubilità [dei Sassoni] […] Si vendicò della loro slealtà e inflisse loro la meritata
punizione […] Giunse al punto che […] li disperse [i Sassoni] qua e là per la Gallia e per la Germania».
Capitolare Saxonicus del 797: «Se uno sarà entrato a forza in una Chiesa e da essa avrà portato via qualcosa […] sia punito con la morte. Se qualcuno non
avrà rispettato il santo digiuno quaresimale […] sia messo a morte. Se qualcuno […] avrà creduto […] che un uomo o una donna siano stregoni […] sia punito
con la morte. Se qualcuno avrà bruciato un cadavere […] sia messo a morte. Se un uomo avrà sacrificato in onore del diavolo […] sia messo a morte. Se
qualcuno avrà complottato coi pagani a danno dei Cristiani […] sia messo a morte […] Se qualcuno sia risultato infedele al re, sia punito con sentenza capitale
[…] Tutti i bambini siano battezzati entro il termine di un anno dalla nascita […] Se qualcuno avrà contratto un matrimonio proibito o illecito paghi un'ammenda
[…] Se qualcuno […] avrà fatto voti a fo