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Il successo delle pubblicazioni illustrate di Pinocchio

Il successo di queste pubblicazioni fu tale da essere seguite, nel 1883, da una pubblicazione illustrata di Enrico Mazzanti che avrà moltissimo successo e che nel giro di un ventennio consoliderà l'idea che "Le avventure di Pinocchio" fosse prevalentemente un racconto illustrato. Infatti, all'inizio del '900 furono fatte altre due pubblicazioni illustrate: una nel 1901 di Carlo Chiostri, che Comencini omaggia, e l'altra nel 1911 di Attilio Mussino. L'edizione di Mazzanti (1883): le illustrazioni mostrano bene l'abbigliamento del burattino recuperando alcune caratteristiche dell'epoca e iniziando a codificare alcune caratteristiche del romanzo, come le mani sui fianchi, l'aria impettita. Quest'edizione tende a mescolare elementi tipici dell'epoca, come la divisa scolastica, e altri elementi più originali. Le illustrazioni di Mazzanti sono chiare, leggere e con un taglio più ironico rispetto alle.

edizioni successive. Le tavole di Mazzanti tendono a evidenziare i momenti d'azione e i momenti clou che riprendono e sottolineano il modello del feuilleton.

L'edizione di Carlo Chiostri (1901): il tipo di illustrazione scelta diventa più complicata e il disegno cambia: alcune cose vengono riprese, ad esempio in alcune scelte Chiostri si concentra su analoghe scene che aveva scelto anche Mazzanti, consolidando una versione di Pinocchio che diventerà superiore all'originale. Il disegno apre ad una direzione più cupa, dominata da figure scure che creano un clima ben diverso dal Pinocchio di Mazzanti. Chiostri in più fa un bagno di realismo a Pinocchio, con precisi riferimenti alla cultura realista ottocentesca specializzata in interni, che fanno sì che all'azione subentrino delle scene di ambientazione.

L'edizione di Attilio Mussino (1911): edizione illustrata ma a colori, copertina soprattutto. Alcune tavole avevano un tratto

elegante che riprende un aspetto più funambolico del burattino, che rianima il burattino di una dimensione del colore, del divertimento, della leggerezza del tratto. La copertina introduce un elemento autoreferenziale molto forte: Pinocchio che si affaccia sul suo libro, quasi come se leggesse le sue avventure. Mussino è ben consapevole nel 1911 del ruolo di popolarità che Pinocchio ha, e che sta facendo un'operazione ben radicata nella cultura di massa. Quando Comencini decide di fare Pinocchio, non si ispira solo a queste edizioni, perché la storia di Pinocchio è una storia iconografica tra le più ricche nella storia letteraria italiana. Nel 1911, in parallelo alla versione illustrata di Mussino, Giulio Cesare Antamoro, un importante regista milanese, realizza una versione cinematografica. Le musiche, come anche i titoli, non solo originali ma basate su partiture ispirate ai fogli di musica diffusi delle case di produzione e l'interprete.

Il principale è Ferdinand Guillaume-Polydor, un grande comico dell'epoca. Anche i vestiti e le movenze che Mussino codificherà con questo burattino allegro e snodato, con pose particolari, vengono riprese da Polydor. Antamoro, poi, riflette un carattere metalinguistico, con un inizio che sembra ispirato alla copertina del romanzo, in cui Pinocchio anziché guardare la copertina guarda al di là del romanzo. Oltre all'aspetto teatrale c'è anche una dimensione realistica che non era per nulla scontata nel cinema del periodo: vediamo un vero mercato, persone coinvolte nelle riprese, la polvere del mercato, l'Italia del 1911. Antamoro fa un'operazione di consolidamento intorno ad alcuni luoghi topici: la casa, la falegnameria, l'aula del tribunale, il mare. Egli attua una serie di variazioni e infrazioni al romanzo di Collodi, ma c'è l'idea di una storia che si va stratificando e consolidando, una storia visiva.

che culmina nel 1940 con la versione della Disneyana, dove Pinocchio è un bambino, i luoghi hanno un'ambientazione quasi Svizzera, il taglio del legno era prezioso e lavorato. Nella versione Disney c'è una forte propensione alla favola e al fiabesco (grillo parlante), antropomorfismo, attenzione agli animali che spesso divengono umanizzati (Gatto Figaro, pesce Cloe). "Le avventure di Pinocchio" di L. Comencini, 1972 è una vera operazione culturale portata avanti dalla Rai. L'incipit della prima puntata rende esplicitamente omaggio alle illustrazioni di Chiostri, e vuole offrirci da subito uno spaccato di cosa è Pinocchio. In queste puntate ci si inserisce in un vero e proprio mondo altro in cui al centro c'è il burattino mostrato in tutti i suoi dettagli che rendono conto non solo dello stile della scrittura, ma anche drammatizzano la situazione. I gesti e i dettagli ci danno un'idea e un'immagine molto forte, ci

Raccontano la storia ancora prima di cominciare. La prima inquadratura ci inserisce in un modo italianissimo, molto ambiguo nella sua situazione spazio-temporale, un eterno presente italiano raggiunto complicando ulteriormente la stratificazione della cultura visuale del tempo.

In alcune scene della prima puntata sono presenti angolazioni, soffitti e inquadrature dal basso, utili a rendere la situazione più deformata, fantastica del ciocco animato. Nella prima parte della puntata c'è la lavorazione del pezzo di legno e la sua trasformazione in burattino. Dopodiché si vede Andrea Balestri, scelto dal regista per interpretare Pinocchio e le sue avventure, che domina in tutta la messa in onda. Già nella prima puntata le immagini possono essere lette in profondità per via della stratificazione che caratterizza il teleromanzo: oltre al riecheggio a Chiostri, l'ambientazione dell'Appennino toscano è una scelta figurativa che riecheggia un

certo tipo di pittura (es:caseggiato, case arse dal freddo e dal gelo). Tale ambientazione non rimanda di certo alladimensione poetica e idilliaca e neanche a quella strettamente realista, ma colloca la vicenda allimite della pittura metafisica. Altri riferimenti sono: l'anno '72, che decreta il successo dei generipopolari e del western all'italiana, di fatti ritroviamo molti elementi del western autentico, infatticostruisce la cittadina di Pinocchio come una strada, con l'idea della main street del western, in cuila gente che guarda dalle finestre segna l'arrivo del pericolo. Ci sono anche rimandi letterari, concespugli che attraversano la strada per via del vento, era la ripresa di un realismo che in quelmomento aveva questo tipo di ambientazione deserto, isolato. In questo concetto di realismo sistratificano ascendenze molto lontane tra loro come il western, le illustrazioni di Chiostri, il generepopolare del cinema, il realismo pittorico. Alla finedella prima puntata si ha un elemento di sorpresa che Comencini riprende dal Pinocchio delle illustrazioni seriali e del romanzo a capitoli. Comencini era molto noto non solo al pubblico cinematografico, ma anche a quello televisivo, come "il regista dei bambini". Nei primi anni '70, infatti, egli aveva creato una serie di pellicole di grande successo, come "L'incompreso" (1977). Comencini era un regista di formazione che veniva seguito anche da un pubblico non di adulti. Tra tutte le sue opere fece anche un programma televisivo che bambini e noi", ebbe un enorme successo, "I dove ritroviamo alle musiche Fiorenzo Carpi, che curò anche la musica di Pinocchio. Questo programma si svolge in un momento in cui è già chiaro l'interesse di Comencini per Pinocchio e quindi ha la funzione di reclutamento. Comencini si avvicina al mondo dell'infanzia televisiva e in uno di questi episodi troviamo infatti Domenico Santoro, che.

incarna il personaggio di Lucignolo. Il programma va in onda un anno prima dell'inizio delle riprese di Pinocchio. Le inchieste a puntate condotte in diverse città hanno un fondo estremamente graffiante, in cui Comencini cercava di trovare Pinocchio. Nel corso del '71, infatti, quando iniziano le riprese, ci sono numerosissimi articoli che fomentano le varie fasi della produzione, compreso un concorso, seguito da Radio Corriere, per diventare protagonista, che poi avventure di Pinocchio sarà dato a Andrea Balestri. In "Le di Comencini, la fame, la povertà e altre condizioni sociali appaiono in un'altra luce, quella dell'inchiesta, di un realismo non casuale ma ripreso dal programma del 1970. La scelta così diversa di Pinocchio rispetto ad altre formulazioni (es. Disney), dialoga con il precedente dell'inchiesta dello stesso regista. Nel Pinocchio di Collodi il burattino deve guadagnarsi l'umanità, mentre in

quello di Comencini Pinocchio è già bambino ed in qualche modo deve riscattare la sua umanità. Nel personaggio della Fata Turchina si nota la volontà di Comencini di simboleggiare il rapporto tra l'infanzia e l'età adulta, e di proiettare la figura di una madre/matrigna in un ruolo quasi onirico. Nelle inchieste di Comencini le madri erano assenti e distanti, le maestre disattente, prese da un meccanismo premiale per cui chi è bravo è bravo mentre chi non lo è non merita nulla. La Fata Turchina riprende molti di quei tratti delle figure femminili di riferimento. Solo attraverso questo orizzonte onirico si può far finta che la Fata Turchina non sia una matrigna ma una madre.

Lo sceneggiato originale negli anni '70

Negli anni '70 c'è un'uscita dal romanzo e un'apertura a nuove sfide. In questo periodo si ha un osvecchiamento tecnologico e un rinnovamento, una nuova narrazione televisiva

Con nuovi temi, contenuti e linguaggio. Si assiste a grandi cambiamenti come l'adozione di registri di stampo cinematografico, modi diversi di costruire il racconto televisivo. Il teleromanzo è sempre stato un genere in continua evoluzione, che conquista molto rapidamente l'apertura dalla logica universale evoluta da Bernabei che esplode a fine anni '60. Nei primi anni '70, con un generale svecchiamento tecnologico, figlio dell'arrivo della concorrenza nel privato, il teleromanzo adotta una tecnologia in parte dotata di electronic cams (dispositivi ibridi tra la telecamera e la cinepresa, a metà tra cinema e televisione), ampex (possibilità di elettrizzazione magnetica), chroma key, colore ecc. Lo svecchiamento tecnologico porta sempre di più ad uscire dal territorio del teleromanzo. Le scene in esterni cominciano ad essere non più come collante tra una scena e l'altra, come ne "L'isola tesoro".

nera”ma scene separate e autonome, come l’inizio della “Freccia 1968. Si comincia, così, asvecchiare il modo di concepire il teleromanzo.Poi arriva il dialogo biunivoco del teleromanzo

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
61 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jemba98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della radio e della televisione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Valentini Paola.