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Storia della televisione in Italia
Bertolotti, che riescono a trasmettere di una bambola che fa molto parlare igiornali, ma il debutto vero e proprio data la concorrenza molto forte tra gli stati, è nel 1932 inrisposta a ciò che avveniva in altri stati ci fu una mostra nazionale della radio in cui si iniziano aÈ il 1939 l’anno in cui si hanno delle verefare delle sperimentazioni. risposte, con la trasmissionepubblica, venne trasmessa un’immagine a distanza dal trasmettitore di Roma Monte Mario ad unoschermo collocato nel Circo Massimo e nella mostra nazionale della radio di quell’anno si fanno leprime trasmissioni sperimentali con una famosa cantante d’opera ed attrice, un disegnatore, WalterMolino che spesso disegnava le copertine della domenica nel Corriere, ma queste trasmissionivengono bruscamente interrotte con l’inizio della guerra e rimandate al dopoguerra.L’esordio della televisione in ItaliaNel 1952 iniziano le trasmissioni sperimentali da Milano eTorino con il primo vero Telegiornale a settembre, poi nel 1954 si ha l'inizio vero e proprio delle trasmissioni, nel 1957, pochi anni dopo, la copertura della televisione sul territorio è totale (90%), nel 1959 c'erano un milione e mezzo di abbonati, 1961 si aggiunge un secondo canale e nel 1964 si arriva 5 milioni di abbonati. Lezione VII La televisione pedagogica e il caso Carosello Due sono gli aspetti con cui solitamente si è indagato questo periodo, tradizionalmente indicato con inventato negli anni '80, tra i primi che lo utilizzano troviamo anche il termine di paleotelevisione, Umberto Eco, per indicare la televisione precedente alla rottura del monopolio: nel 1975 finirà il monopolio televisivo e radiofonico e negli anni '80 esploderà il fenomeno delle televisioni private con una tale forza che spinse i teorici a parlare di una nuova caratteristica del mezzo. È una distinzione dal valore teorico, non è unadistinzione rigida, non oppone due modelli di televisione del tutto antitetici. Questa classificazione viene sostanzialmente ricondotta a due aspetti: la dipendenza dalla radio (incertezza identitaria) che caratterizza soprattutto le prime fasi e il concetto della tv pedagogica essendo di monopolio e di Stato. Williams la definisce una disposizione parassitaria, o politica del saccheggio, per indicare che la televisione come un parassita attinge da ciò che la circonda (teatro, cinema, radio...) ma questa operazione è di rielaborazione. Uno dei casi più eclatanti è il teatro in televisione, a causa da una forte diffidenza contro questo media, esempio fu Eduardo De Filippo che aveva intenzione di diffondere i suoi spettacoli teatrali ad un pubblico più ampio con Miseria e Nobiltà del 1955 in diretta TV dal Teatro Odeon di Milano. La prima programmazione tv: televisione pedagogica Il riflesso della tv pedagogica si trova in due chiavi diLettura: la televisione nasce sul modello dell'atriade raithiana, cioè il modello di "Educare, l'idea educativa è quindi Intrattenere ed Informare", molto forte perché mezzo rivolto alle masse. In Italia l'istanza pedagogica è rafforzata dal mondo cattolico, eredità di un atteggiamento del mondo cattolico nei confronti dei mezzi di comunicazioni, rispetto ad una parte di intellettuali indifferenti. Persino il papa scrive delle encicliche che riguardavano il mezzo di comunicazione, ad esempio Vigilanti cura e la Miranda prorsus del 1936 e 1957. Si innesta anche il moralismo religioso cui emblema è il regolamento di monsignor Galletto che era un'autoregolamentazione su come ci si doveva comportare in televisione (lato censoreo). "Una debutta dopo l'apertura risposta per voi" della televisione, il 7 gennaio 1954 e si protrae fino al 1956 e che avrà un successo molto ampio, con protagonista il professor
Cutolo di storiamedievale, classica trasmissione a modello enciclopedico, fu una delle prime a spostarsi dal sera. Altra trasmissione di tipo zoologico era “L’amico degli animali” pomeriggio alla con unadimensione di informazione molto forte. Anche la tv dei ragazzi nacque con intento educativo, modellata direttamente sulle rubriche radiofoniche destinate ai ragazzi, si vedono trionfare personaggi come Mago Zurlì (Cino Zecchino d’oro.Tortorella), Topo Gigio, personaggio parlante e ribelle ma anche lo Altro aspetto della televisione pedagogica fu anche la religione con Padre Mariano, in accompagnamento alle celebrazioni religiose si aggiungono rubriche religiose, aveva un modo di “poverini”, i titoli delle più importanti trasmissioni sono Sguardi sul mondo, La posta di padre Mariano, In famiglia e Chi è Gesù. La vera e propria televisione pedagogica fuperò il progetto dell'educazione a distanza, il vero e proprio progetto varato con un'iniziativa parlamentare venne chiamato progetto Telescuola di istruzione secondaria, il costo di iscrizione era molto basso ma nonostante questo fu un fallimento. Molto più successo lo ebbe Non è mai troppo tardi, una rubrica per iniziare a leggere e scrivere, tenuto dal maestro Alberto Manzi, trasmissione anche spettacolarizzata, cui spesso gli ospiti erano degli anziani.
Amministratori delegati della prima Rai
La televisione viene quasi immediatamente configurata per generi, per quanto riguarda l'assetto istituzionale si assistono delle tappe estremamente veloci, nel 1954 viene nominato Filiberto Guala come amministratore delegato della Rai, la sua nomina riflette la preoccupazione sui contenuti dei media tanto che arriva dal partito della democrazia cristiana, cattolico militante. Nel 1956 viene con lui si vede un'impostazione più assegnato a Marcello Rodinò.
Che dapprima lavorava in Fiat, laica ed attenta allo sviluppo imprenditoriale della Rai, sotto questo imprenditore viene introdotto il contenitore Carosello, tipico di questa televisione.
Un genere unico: Carosello. Trasforma la necessità di rappresentare la pubblicità in una trasmissione televisiva, il suo esordio è il 3 febbraio 1957 fino al 1976 esclusa la pausa che venne fatta a causa della strage di Piazza Fontana nel 1969. Non si sa bene chi sia stato il primo ad introdurre questa trasmissione, probabilmente fu un lavoro collettivo di Emmer, Taurelli... etc.
C'era una sigla che simulava l'ingresso a teatro che proietta nel teatro del Carosello, c'è l'idea di "format" perché stabiliva delle rigide norme a cui i filmati pubblicitari dovevano adeguarsi: la separazione tra la base narrativa e il comunicato pubblicitario, l'unicità della trasmissione che aveva un rigido codice etico-morale.
Lezione
VIII I generi televisivi
Forte fu l'impronta data da Bernabei, perno su cui ruotano le trasmissioni televisive, la televisione di quel periodo viene a contatto con la televisione americana.
Il varietà come genere straordinario nel porre in luce la grande spazialità che rappresentava la consistenza del reale della televisione, dall'altro lato il quiz è il luogo in cui si saggiano altre modalità comunicative che sono orientate al cerchio del gioco e al suo coinvolgimento che per antonomasia ha le sue regole, tranne alcuni casi molto rari, del senso di appartenenza, con questo non solo nel senso più leggero del termine, ma impara proprio a stare al gioco e a misurarsi e riconoscersi come società ed impara anche a gestire il mezzo di comunicazione.
Il varietà molto rapido, rispetto alla radio si è già molto più avanti, oltre l'esempio di Edoardo De Filippo.
È minoritario il collegamento interno, anche probabilmente per le difficoltà visive della ripresa, per i problemi di illuminazione, etc... Per cui si allestisce uno degli auditorium pubblico all'inizio come teatro, questo allestimento subirà delle modifiche perché sarà una componente molto importante del varietà e lo rimarrà per sempre, quindi lo studio si ingigantirà progressivamente, nei primi tempi spostandosi ad esempio presso il famoso Teatro delle Vittorie, in fiera a Milano, e allestendo degli spazi scenici occupandosi anche del pubblico in presenza che non radiofonico "I recitavano nello studio con mancherà mai, invece nel teatro quattro moschettieri" il regista a differenza dei modelli americani in cui il pubblico anche in radio rimane presente, con la simulata delle cosiddette "risate (laugh formula in scatola" in the box) in cui si sente il sottofondo del pubblico che partecipa. Ma laLa televisione adotterà un modello di spettacolo pensato per la televisione: il primo varietà fu "Un, due, tre". Si nota una nascita già matura della televisione, saranno 5 edizioni dovute soprattutto all'arrivo all'interno di un programma di molto successo, tanto che avrà all'inizio sembra un programma del varietà della coppia Tognazzi-Vianello nel settembre del 1954. Un contenitore in cui si esibiscono pezzi di repertorio vari e allo stesso tempo la regia stessa aveva nomi come Mario Landi e Siena. Nel corso dei mesi acquista una fisionomia molto forte, tanto che quando arrivano Tognazzi e Vianello diventa una trasmissione due erano le tre parti in cui si strutturava lo spettacolo, ma anche per le 3 telecamere nello studio televisivo, una centrale con un carrello, una destinata al primo piano ed un'altra con un campo più ampio. I due protagonisti si figurano come incarnazione.
stessa della televisione come dichiarano le loro iniziali (TV), si nota nei dettagli una progressiva evoluzione nel programma. Questo modello così tanto teatrale cambia e diventa televisivo in tutti i suoi aspetti, specialmente nella sua autoreferenzialità, si nota la capacità della televisione di parlare di sé stessa, dagli anni 80 in poi si userà l'antitesi tra la finestra sul mondo e lo specchio. Gli sketch avevano una satira, come la rivista, immaginaria e sulla cultura e sui media del periodo ma il protagonista principale è proprio la televisione che viene messa in luce mettendo in scena se stessa dichiara la propria natura, le proprie regole, creando un spettatore che di fatto è consapevole. Un'altra dimensione che spesso viene applicata alla neotelevisione ma si ritrova qui perfettamente in molti aspetti della paleotelevisione è la dimensione ludica: guardare la televisione è un gioco, è riconoscere di
cosa si sta parlando e capirne il linguaggio. Nel varietà si trovano questi elementi, la rivista, l'avanscena come