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LIBRO X DIOGENE LAERZIO
Diogene nel decimo libro riportò alcune lettere ed alcuni degli Ipsissima Verba di Epicuro
difficili da reperire anche in quell'epoca. In questo modo ebbe la consapevolezza di
svolgere un servizio per l'intera comunità. Un'altra importanta fonte per i testi epicurei è la
Syntaxis ton philosophon di Filodemo di Gadara che visse ad Ercolano proprio nel periodo
dell'eruzione del 79 d.C e che frequentò il circolo della villa dei Pisoni o villa dei papiri. La
testimonianza circa le diadokai ( successioni filosofiche ) ci è fornita proprio da Filodemo di
Gadara e da Diogene. L'opera di Filodemo è stata rinvenuta in età napoleonica tra i papiri
Ercolanei. Lo studioso Dorandi decise di rieditare le vite dei filosofi in maniera ecdotica (da
ekdosis o pubblicare/editare ). Fece ciò per rendere il testo editato il più simile possibile a
quello scritto e redatto da Diogene stesso. La struttura del libro X risultò essere la
seguente:
1-16 notizie biografiche riguardo Epicuro
16-21 testamento di epicuro nel quale il maestro lascia i propri beni e la proprietà giuridica
del Kepos
22-26 Discorso sugli Epicurei e sulle diadokai
26-28 catalogo delle opere di Epicuro
29-34 silloge della Canonica o logica epicurea
35-83 Epistola ad Erodoto concernente la fisica
84-116 Epistola a Pytocle riguardante i meteora o fenomeni celesti
117- 121a Dossografia sul saggio
122-135 Epistola a Meneceo
136-138 differenza tra la dottrina edonistica degli epicurei e quella dei cirenaici
139-154 Massime capitali.
Dorandi ha voluto rieditare il testo di Diogene perchè fosse vicino alla stesura originale
voluta da Diogene e non aveva intenzione di editare Epicuro all'interno del X libro,
stravolgendo così l'edizione laerziana.
Ad esempio nella lettera ad Erodoto è presente il termine "amighè" che Diogene edita in
questo specifico modo (corpi minimi non mescolati in grado di conservare una propria
autonomia ontologica) alcuni studiosi (Von Harminn) hanno però ritenuto che questo
termine fosse insensato e che sarebbe stato più opportuno tradurre con "amirè" che
avrebbe rispettato maggiormente la prospettiva filosofica di Epicuro (amirè significa privo
di parti, ossia il motivo per cui i corpi sarebbero stati minimi risultava quello di essere privi
di parti). Dorandi però mantiene il termine amighè utilizzato anche nei codici più antichi
BPF, il B risalente al XII secolo, il P dell'XI e XII secolo e l'F risalente al XIII secolo.
Dorandi quindi si attiene ai codici più antichi. Non necessariamente però l'antichità dei
manoscritti è garanzia di legittimità. Il fine di questo criterio adottato da Dorandi è quello di
dare autonomia autoriale a Diogene Laerzio. DL è interessato a trasmettere delle epitomi
o sintesi o riassunti che Epicuro stesso scrisse ad Erodoto a Pitocle ed a Meneceo. La più
lunga è la lettera ad Erodoto che tratta di argomenti legati alla fisica, la più breve è quella
a Meneceo riguradante l'etica. Ci sono poi le 40 massime capitali. Epicuro era un filosofo
di sintesi, scrisse sì trattati, ma specialmente sintesi e massime il cui fine era l'efficacia per
una facile memorizzazione. I 37 libri della fisica infatti erano rivolti soltanto agli addetti ai
lavori, mentre il resto dei testi era rivolto anche ai meno eruditi che però secondo lo stesso
Epicuro avevano diritto a raggiungere la felicità. DL sei secoli dopo decise di copiare alcuni
scritti per rendere un servigio alla comunità, egli era cosciente del fatto che queste lettere
fossero introvabili e di conseguenza aveva intenzione di tramandarle. La lettera ad
Erodoto ad esempio potrebbe appartenere alla giovinezza di Epicuro. Queste lettere
presentavano numerosi scolii contenenti informazioni supplementari utili a ricostruire
almeno in parte gli argomenti trattati in altri libri a noi non pervenuti. Ci dicono in aggiunta
quali altri filosofi ed in quali testi abbiano trattato quegli argomenti. Dagli scolii si evince
che lo scoliasta fosse un grande conoscitore della filosofia epicurea, sarebbero scolii già
antichi appartenenti ad un erudito entrato in possesso di molti testi sia di Epicuro sia di altri
epicurei. Se gli scolii appartenevano al testo che DL copiò allora saranno appartenuti ad
un membro della stessa scuola.
Nella tradizione epicurea erano presenti anche antologie di lettere ed epitomi di Epicuro.
DL spesso citava le sue fonti che probabilmente provenivano da manuali. DL racconta di
come Epicuro sia stato calunniato da Diotimo stoico il quale fece circolare delle lettere
oscene facendole passare come scritte da Epicuro. Anche Timocrate fratello di Metrodoro,
calunniò Epicuro. DL tuttavia riporta che l'insuperabile bontà di Epicuro verso tutti sia
testimoniata dal fatto che la patria lo aveva onorato con statue di bronzo. DL sostiene che
mentre nel III secolo le scuole filosofiche erano quasi estinte, quella epicurea era ancora in
attività segno della sua genuina bontà. Epicuro fu un autore prolifico tanto che DL scrive
che ci fossero circa 300 volumi, molto raramente Epicuro citava altri filosofi. Solo Crisippo
lo eguagliava per numero di libri tuttavia DL per bocca di Carneade afferma che i testi di
Crisippo fossero solo una continua citazione di idee altru, mentre nelle opere di Epicuro
sarebbe contenuto il genuino pensiero di Epicuro. DL sostiene anche però che nelle lettere
sia contenuta l'intera filosofia di Epicuro, cosa non vera, poichè nella lettera ad Erodoto
non era presente la dottrina del clinamen ovvero della deviazione atomica dovuta al caso,
rispetto alla traiettoria in linea retta percorsa dalle particelle. Ciò è ancora più a conferma
del fatto che la lettera ad Erodoto appartenesse al periodo giovanile di Epicuro. DL riporta
questi testi poichè vuole che Epicuro sia conosciuto e giudicato per il filosofo che è
veramente stato. DL si fa carico quindi di sostenere un'apologia di Epicuro, è responsabile
di un vero e proprio riscatto della figura di Epicuro, dedica infatti l'opera ad una donna
amante di Platone che ovviamente non aveva in grande considerazione la dottrina
epicurea.
DL ci riferisce la partizione della dottrina epicurea in 3 parti : Canonica Fisica ed Etica. Il
termine canonica deriva da"canon" o regolo per misurare in architettura, il trattato dello
scultore Policleto si intitolava proprio "canone" ( Ploicleto autore del doriforo ). Epicuro
filosofizza il canon, in quanto la canonica ci fornisce gli strumenti per conoscere la fisica.
La Fisica riguarda tutta la scienza e lo studio della natura ed è esposta nell'opera
suddivisa in 37 libri e, in forma di compendio, nelle lettere. L'Etica riguarda le forme di vita
da preferire e quelle da fuggire ed è esposta nelle lettere e nei "Generi di Vita".
Ad un tratto nel testo compare il termine "eiotasi" avviene un cambio di soggetto in quanto
eiotasi sta a significare sono soliti, non è stato ancora determinato a chi si stesse riferendo
DL con quel termine. Lo studioso Hirsef sostiene che si stesse riferendo ai discepoli di
Epicuro. DL ha appena affermato che per Epicuro fosse fondamentale la distinzione tra
canonica fisica ed etica, mentre i discepoli sarebbero appunto stati soliti unire canonica e
fisica, parlando di criteri. Inoltre per gli epicurei, la dialettica era priva di senso. Ma nel
Canone Epicuro menziona 3 criteri
Kriteria tes aletheias ( criteri per conoscere la verità )
1) aisthetis ( sensazione ) 2) prolexsis ( prolessi ) 3) pathe ( passioni )
DL però aggiunge anche il contributo apportato dagli epicurei che introdussero anche le
phantastikai epibolai tes dianoias. Questo fu considerato un quarto criterio dagli epicurei
seriori. DL afferma che di questo però si sia parlato sia nelle massime capitali sia nella
lettera ad Erodoto. Ogni sensazione sarebbe irrazionale e non parteciperebbe della
memoria, le sensazioni sarebbero prive di logos e di memoria, questa è la ragione per cui
sono sempre vere, perchè registrano l'impatto esterno dei simulacri o pellicole atomiche
distaccate dagli oggetti. La sensazione registra solamente l'impatto esterno, non giudica
quindi il sensibile, ma registra in virtù di un urto tra materiale esterno ed organi di senso.
Avviene quindi un impatto con il reale. ( anche Kant riprenderà questa concezione di urto
ed impatto ) Le sensazioni non hanno la mneme, il loro grado zero implica la registrazione
dell'impatto, ma non la memorizzazione. Sono le prolessi ad essere intrinsecamente
dotate di memoria, ciò presuppone il ricordo degli urti provocati dagli eidola e recepiti dagli
organi sensoriali. Prolessi viene da pro-lambanein, ovvero afferrare prima che avvenga la
sensazione, le prolessi sarebbero quindi i concetti, o calchi nella nostra mente di quelle
sensazioni reiterate che attraverso la ragione si sono costituite in concetto. Nel momento
in cui pronuncio un nome riferito ad un concetto, tutti possono comprendere ciò a cui mi
sto riferendo. Il concetto richiama l'oggetto, prima o in assenza di sensazione. Le affezioni
corrispondono all'ultimo criterio, e consistono nel piacere e nel dolore, intrinsecamente
connessi alle sensazioni e quindi di carattere epistemologico. Il piacere ci darà la
dimensione di ciò che dobbiamo perseguire, mentre il dolore ciò che dobbiamo fuggire.
Prima di una scelta, si produrrà un giudizio, al quale poi conseguirà la scelta e l'azione. Le
phantastikai epibolai sono invece applicazioni responsabili delle rappresentazioni.
Troviamo altri due termini Katalexis che si richiama allo stoicismo, e orthai doxai che si
richiama alla filosofia di Platone. Quando troviamo il plurale DL inizia a parlare degli
epicurei seriori. DL non ci trasmette cosa sia la prolessi, bensì i suoi nomi, gli epicurei la
chiamano anche katalepsis o orthai doxa, DL utilizza una terminologia appartenente ad
altre scuole filosofiche il che sta a significare che gli epicurei stessi cercavano di trovare
una corrispondenza tra il proprio concetto e quello presente in altre filosofie.
La dossografia sul saggio ci presenta il saggio epicureo, cosa faccia, come debba essere.
Spesso negli scolii viene citato Diogene epicureo, il quale sembra abbia scritto ulteriori
epitomi riguardanti la filosofia di Epicuro.
Nel testamento di Epicuro si legge che il Kepos non fosse stato lasciato ad Ermarco di
Mitilene primo scolarca, ma ad altri poichè erano cittadini ateniesi.
L'epistola ad Erodoto è uno dei testi più importanti sulla fisica, i primi due paragrafi sono
dedicati al destinatario. Epicuro indirizza ad Erodoto l'epitome per lui e per tutti coloro che
hanno bisogno di una sin