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SOLE BENE
Luce Essere/verità Idee
vista realtà Intelletto
nous
occhio visibili (oggettività)
(coscienza)
Come il sole genera immediatamente la luce, così il bene genera essere e verità.
Verità: alétheia ciò che non si nasconde;
Idea: rimanda alla radice di vedere, l’idea si lascia vedere, così come la verità;
Tra questi due poli, da intendersi come fuori dal tempo, non viene spiegato come dalla luce e dall’essere si
produca la polarità tra intelletto e realtà intelligibile e tra vista e realtà visibili.
Perché l’essere si articola in intelletto e realtà intelligibili?
Perché il bene non genera solo essere ma anche coscienza?
Questo non ci viene detto, ma è lasciata una traccia riguardo la realtà visibile: “e la facoltà della vista non
l’ha perché dispensata dal sole come un fluido che filtra in essa” rapporto come fluire, scorrere della
luce del sole che si manifesta poi come vista.
La luce del sole scorre e dona la potenza della vista/occhio. La vista è lo scorrere della luce del sole che si
manifesta come attività percettiva.
! La luce del sole è esteriorizzazione, mentre la vista è interiorizzazione. Il gesto manifestativo della luce si
rovescia e si riflette su di sé interiorizzandosi. Il fluire si rovescia in modo che la luce diventi percezione di
sé, non semplice esteriorizzazione.
L’esteriorizzazione della luce si interiorizza in un punto limite. Il sole genera la luce, una sfera, che non è
diffusa ma la cui superficie è costituita dai centri di visione, c’è un ribaltamento del fluire della luce che
diventa vista e occhio immediatamente possibilità di vedere degli oggetti.
La cosa provocatoria è che ciò che succede tra vista e sole, succede tra BENE, essere verità e intelletto e
realtà intelligibili.
Il bene si esteriorizza e l’intelletto interiorizza il bene come coscienza: la manifestazione del bene non è
una manifestazione di essere puramente oggettivo ma è una interiorizzazione dell’essere nella verità.
Il rapporto qual è la tra unità e molteplicità?
Abbiamo un solo intelletto?
No, ma diversi punti di coscienza e dobbiamo immaginare il bene come il centro di una sfera con sulla
superficie vari intelletti. Il bene si dona (esteriorizza) e si rovescia in un interiorizzarsi (coscienza): si
manifesta non solo come essere ma anche come centri autonomi di percezione dell’essere (manifestazione
del bene).
Come gli occhi sono centri autonomi in cui la luce si percepisce, così gli intelletti sono centri autonomi di
percezione del bene.
Senza questo ragionamento non capiamo come mai il bene si manifesta anche come intelletto (coscienza).
15 ottobre 2014
Il bene è il centro originario di luce ideale e, fuori dallo spazio e dal tempo, questo centro sarà una sfera
luminosa e infinita. Il bene non ha impedimenti o condizionamenti nella sua manifestazione, è libero dono
di sé e incondizionato.
L’esteriorizzazione del bene deve essere vista in contemporanea con l’interiorizzazione:
BENE
Questa esteriorizzazione è completamente libera e quindi è libera da essere esteriorizzazione, altrimenti
sarebbe condizionata dalla sua identità, ciò implica che essendo incondizionata e libera rispetto a sé,
immediatamente è il suo contrario (si esteriorizza e interiorizza). Tutto è in unità immediata visto che
siamo fuori da spazio e tempo.
Il bene genera questa polarità fuori da s e t.
Differenza fondamentale:
sole e occhi sono distanziati da un sfera fisica;
bene e punti di coscienza hanno una relazione immediata, i componenti non sono risucchiati dal
centro e ognuno è rivelante tutti gli altri.
Non c’è coincidenza tra bene e punti di coscienza, non abbiamo staticità ma nemmeno un
movimento spazio temporale visto che siamo fuori dal t/s.
Immaginiamo tale unità non come successione di interiorizzazione ed esteriorizzazione ma come
una respirazione senza manifestazione fisica (espansione/concentrazione).
La sfera del bene è un ritmo oltre lo spazio ed il tempo in cui tutte le componenti della sfera
vivono in completa unità e trasparenza l’una rispetto all’altra.
Nella sfera non possiamo separare l’oggettivazione dell’essere nelle idee dalla coscienza dell’idea, l’essere
oggettivo è istantaneamente oggettivo e cosciente di sé. Altrimenti non saremmo fuori da s/t.
L’essere nella sua manifestazione più elevata è unità di essere e coscienza. Ciò spiega anche l’idea di bene
come dono di sé che genera l’autonomia di un altro. L’altro se non è cosciente non può essere autonomo.
Gli esseri intelligibili sono anche coscienze intelligibili, questo carattere comunitario spiega perché
l’esperienza del bene è indicata da Socrate come l’unica possibile per governare in modo giusto, dal
momento che il filosofo che ha questa esperienza, ha avuto l’esperienza della comunità originaria.
Il filosofo così sopperisce a quella lacuna di coscienza che gli altri, non avendo raggiunto l’esperienza del
bene, non possono possedere.
comunità originaria: sfera di una pluralità di centri in rapporto immediato e cosciente col bene.
Ognuno dei punti (che sono immagini del bene) è centro perché manifesta la trasparenza del centro nel
non
manifestare se stesso; vivono nella trasparenza del centro e quella reciproca. tendono verso una
meta volontariamente, ma possono avere un’attività accompagnata da coscienza che sia intesa come
volontaria.
Il mondo ideale è manifestativo quanto il bene: le idee tendono verso l’esterno ecco perché il mondo non è
solo ideale, ma vi è il mondo sensibile che è manifestazione di quello ideale. Vi è la generazione di una
realtà altra rispetto alla sfera stessa.
Non è un meccanismo automatico quello della generatività del bene ma una piena possibilità di
esercitare la libertà.
Ma come si arriva dal mondo ideale al mondo sensibile?
BENE
Ognuno dei punti è qualcosa che si manifesta, essi sono autonomi ma il loro manifestarsi non ci sarebbe se
non ci fosse l’origine. Il loro manifestarsi è mediato dal bene, inteso come determinato dalla propria
identità.
Il risultato del primo grado di manifestarsi del bene è esteriorizzazione/interiorizzazione perché è
libero, è immediatamente il suo contrario;
il manifestarsi dei centri (una sorta di secondo grado) che è determinato dall’essere se stessi è
un’esteriorizzazione infinita, essa resta sé. La luce esteriorizzata all’infinito è luce fisica (fisicità), cioè
spazialità. Tale fisicità è sempre INTERIORE alla SFERA.
l’unità di essere e coscienza si scinde.
La sfera non ha in sé interno ed esterno, la polarità nasce a partire del mondo sensibile. I punti
donano essere e anche coscienza. Ma dove è la coscienza in questa immagine?
Noi ci viviamo come un centro (coscienza) nel mondo sensibile, lo spazio è visto da noi come una
sfera. L’esperienza in sé è per tutti identica: tutti siamo come coscienza sensibile siamo un centro
rispetto alla sfera dello spazio.
La sfera non è accompagnata dalla nostra coscienza, essere e coscienza sono scissi: io sono
coscienza e davanti a me c’è un essere che non è la mia coscienza.
In quest’immagine i centri tendono verso il bene (l’esterno non è possibile, neanche l’interno in
realtà), la coscienza sarà al centro della sfera sotto forma di io empirico: l’io è un singolo, ogni
centro di coscienza sensibile nello sperimentare sé non sperimenta gli altri, come avviene invece
nella sfera intelligibile.
La coscienza del bene è in uno stato opposto: siamo un centro rovesciato rispetto al centro
originario dell’immagine precedente. Il centro di coscienza sperimenta spazio e tempo come sfera
di un essere non contemplato dalla sua coscienza.
Il bene è origine anche della realtà fisica, non solo intelligibile, a partire dall’immagine.
A partire dalla coscienza immanente a se stessa del centro rovesciato, non potremo mai ricongiungersi ai
centri della sfera intelligibili, ma ci relazioneremo indefinitamente allo spazio non accompagnato dalla mia
coscienza che si estende (esterno). SOLO in questo caso INFINITO POTENZIALE. 16 ottobre 2014
508-d4 (La Repubblica)
Condizione dell’anima rispetto al bene: l’anima deve rivolgersi alla luce della verità per comprendere la
realtà delle cose.
La verità è un non nascondimento del bene che si dona, non è ritratta in sé e separata dai soggetti che la
ricercano. Se non viene percepita dall’anima non è per responsabilità della verità ma del soggetto
conoscente che non si rivolge alla sua luce come dovrebbe.
L’idea di orientare l’anima verso la verità è una costante nei libri VI-VII perché la Repubblica è un itinerario
di orientamento della coscienza che è rivolta al mondo sensibile.
Tale separazione è esemplificata nel mito della caverna: gli esseri umani sono legati in fondo alla caverna
col volto rivolto alla parete su cui scorrono le ombre, senza potersi voltare a causa delle catene; tale
situazione può cambiare solo se ricevono la possibilità di riorientare lo sguardo (liberazione).
L’orientamento dello sguardo è già presente nel 508-d4 che indica la polarità della coscienza non rivolta e
rivolta al bene. esercita
“è manifesto che quest’anima ha l’intelletto” coscientemente la sua attività; il compito
dell’anima sta nel portare dalla non-coscienza alla coscienza l’attività del nous.
L’elemento che fornisce alle cose conosciute e a chi conosce, cioè la fonte della verità, è la manifestazione
originaria del bene. La manifestazione è Idea del Bene, intesa come “il farsi vedere del Bene”.
BENE
Essere/verità/idea
- L’essere inteso come non nascondimento è la visibilità;
- Tre termini intesi come unità;
508-e2
“L’idea del bene dobbiamo pensarla causa della scienza e della verità” imprecisione!
“ pensarla in quanto conosciuta”: noi incontriamo la forma del bene e in quanto
conosciamo quell’idea acquis