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Sera. Qualsiasi giornale o telegiornale incarna una qualche forma di “partigianeria” e, prima ancora

di “essere scelto”, “sceglie” i propri lettori o telespettatori, individuando i profili – politici, sociali e

culturali – attorno a cui ritagliarsi. Un quotidiano sportivo che decide di rivolgersi ai tifosi di una

squadra calcistica si dispone non tanto a divulgare notizie false – o alterate – per mettere in buona

luce questa squadra, quanto a selezionare quelle funzionali a una certa interpretazione degli

avvenimenti (particolarmente gradita a una specifica tifoseria). Il sistema dei media segue quindi

questi tipo di realtà. Inoltre un quotidiano individua anche quei giornalisti che meglio rispondono

agli interessi di quel tipo di pubblico: Indro Montanelli, Enzo Biagi e Giorgio Bocca hanno legato il

proprio nome ad una testata giornalistica.

- Indro Montanelli fu per circa quattro decenni la bandiera del primo quotidiano italiano, Il

Corriere della Sera, e per vent’anni condusse un importante quotidiano d’opinione da lui

stesso fondato, Il Giornale. Fu inoltre autore di libri di storia cui arrise un vasto successo.

- Enzo Biagi all’età di diciassette anni scrisse il suo primo articolo, pubblicato sul quotidiano

L’avvenire d’Italia. Cominciò così la sua collaborazione con L’Avvenire, occupandosi di

cronaca, di colore e di piccole interviste a cantanti lirici. Nel 1940 fu assunto in pianta

stabile dal Carlino Sera, versione serale de Il Resto del Carlino, come estensore di notizie,

ovvero colui che si occupa di sistemare gli articoli portati in redazione dai reporter.

- Giorgio Bocca fu tra i fondatori del quotidiano la Repubblica. Tenne ininterrottamente sul

settimanale L’Espresso la rubrica “L’antitaliano” che sospese solo un mese prima di morire

a seguito del peggioramento della malattia che lo affliggeva.

C’è una corrispondenza ed un rapporto fisso tra le caratteristiche di alcuni giornalisti ed il giornale

per cui lavorano. Nell’Italia odierna abbiamo l’esempio di Bruno Vespa, giornalista televisivo e

autore di libri che vengono venduti moltissimo. Lui è l’esempio della versatilità. È in grado di fare

una intervista con il Presidente del Consiglio ed al tempo stesso è in grado di condurre una

trasmissione come Porta a Porta.

Premessa prima parte de l’”800

Anche negli Stati pre – unitari nascono giornali quotidiani. Esistevano gruppi ristretti che leggevano

volentieri i giornali quotidiani (nonostante i numeri fossero molto ridotti). In età liberale è evidente

che ci fu un rapporto molto stretto tra i lettori del giornale ed il corpo elettorale (anch’esso molto

ristretto). Alcune persone vedevano infatti i giornali come strumento utile per formare i propri

valori ed i propri gruppi. Si riteneva ad esempio che Il Corriere della Sera rappresentasse la voce

degli interessi della borghesia lombardo – milanese. Il Corriere della Sera fu fondato attraverso i

capitali dell’industria lombarda ed ha costruito la propria immagine attraverso la voce della parte

più dinamica della borghesia italiana. La ragione per cui il Corriere ha avuto così tanta importanza

in Italia e perché nelle vicende politiche il controllo della stampa è stato considerato un obiettivo

primario. Nessun governo infatti potrebbe resistere avendo contro di sé la stampa quotidiana; i

gruppi di potere in Italia hanno sempre voluto avere il controllo della stampa. Esistono molti gruppi

imprenditoriali che hanno versato (e hanno anche perso) molti soldi per cercare di controllare il

Corriere della Sera. Il suo controllo è stato oggetto di quella che viene anche definita legge

massonica P2 (Rizzoli  contenuti economici occulti e per questo è andato in galera). Tutta questa

vicenda perché controllare il Corriere della Sera era diventata una cosa di fondamentale importanza

dal punto di vista politico.

Episodio che risale alla fine degli anni ’90 per quanto riguarda questo quotidiano: per quanto

riguarda la proprietà del Corriere della Sera (oggi RCS MediaGroup), dovendo cambiare il direttore

del giornale, i proprietari prima di nominare il nuovo direttore andarono a parlare con il Presidente

della Repubblica italiana (Ciampi); lui li ascoltò ed i giornali riportarono subito il parere del

presidente a riguardo. In seguito i proprietari del giornale andarono anche a chiedere al Presidente

della Camera e al Presidente del Senato. Questo giornale mantenne un ruolo di potere anche perché

alcuni centri di potere lo ritennero e lo giudicarono così. Oramai negli ultimi 20 – 25 anni,

soprattutto in Italia, diversi commentatori politici hanno iniziato a ragionare e a basarsi sul fatto che

a fronte di una crisi di tutti i partiti politici nel Parlamento italiano, molti giornali hanno iniziato a

svolgere un ruolo di supplenza dei grandi partiti stessi. In Italia si parla di prodotti letti da una parte

minoritaria della popolazione e, i giornali, continuano a perdere lettori anche a causa dello sviluppo

di altre fonti mediatiche che permettono l'approvvigionamento delle informazioni. Molti giornali

riflettono le opinioni dei partiti ai quali sono più legati: Il Fatto Quotidiano riflette le opinioni del

Movimento 5 Stelle; Il Giornale riflette le opinioni di Forza Italia; La Repubblica riflette le opinioni

del Partito Democratico etc… C’è anche da dire che alcuni tratti del giornalismo italiano nel

rapporto tra Informazione Potere sono rimasti in una linea di continuità con il passato.

Il giornalismo d’Informazione nasce in strettissimo rapporto con le vicende politiche. In tutti gli

stati pre-unitari vengono adottati provvedimenti sulla stampa di intonazione liberale. In Italia

fondamentale è la normativa fissata dallo Statuto Albertino (marzo 1848) nel regno di Sardegna e

poi estesa in tutto il regno nazionale. Ogni periodo rivoluzionario rappresenta un fiorire di testate

giornalistiche. Nella città di Palermo nel solo periodo rivoluzionario, per esempio, furono fondate

circa 140 testate giornalistiche. Ci fu un numero altissimo di giornali con un’area di lettori che però

continuava ad essere molto limitata. Nel primo decennio post-unitario si calcola che tutti i giornali

(messi insieme) qualificati di informazione presenti in Italia non tiravano più di mezzo milione di

copie su 26000 abitanti. Successivamente vennero raggiunge le 800000 copie. In Italia il tasso di

alfabetizzazione era del 70% e la classe politica era formata da un numero abbastanza ristretto di

persone, oltre al fatto che il sistema elettorale, centrato su collegi locali uninominali, favoriva la

provincializzazione in questi termini.

Questi sono giornali che discutono di politica e delle vicende riguardanti il governo. Le norme

introdotte nello Stato Albertino erano riprese da leggi francesi, c’era dunque una circolazione di

normative sempre in linea alle esperienze degli altri paesi.

Importante fu l’Editto Albertino sulla stampa del 20 marzo 1848. L’articolo 28 affermava che: “La

Stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi. Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libri

liturgici e di preghiere non potranno essere stampati senza il preventivo permesso del Vescovo …”

(dallo Statuto del regno d’Italia, già in vigore nel regno di Sardegna dal 4 marzo 1848). In pratica

questo articolo aboliva molti aspetti della censura. C’è quindi un contenuto di innovazione ma ciò

non vuol dire che non esistano norme repressive piuttosto severe: bisognava consegnare le bozze di

stampa ad una autorità che doveva prenderne visione e stabilire il sequestro preventivo quando

necessario. Particolarmente ambigue erano le prescrizioni relative al sequestro preventivo, mentre

molto controversa continuava a rimanere la questione del cosiddetto gerente, vale a dire del

soggetto che “firmava” la testata divenendone responsabile di fronte alla legge. Sotto il profilo

qualitativo, va osservato che quella nata dall'unificazione fu un'espressione abbastanza moderata di

giornalismo “di informazione”. Figura del Gerente responsabile: figura di comando che veniva

retribuita per dare il proprio nome, ma poteva capitare che andasse in carcere (non era il

proprietario del giornale. Questa fu una soluzione bene accetta dai proprietario dei giornali). Le

denunce arrivavano sia all’autore dell’articolo che al gerente responsabile. Le testate che ritroviamo

oggi sono nate in questo contesto. Avevano una caratteristica particolare: il numero di pagine

(rispetto ad oggi) era molto limitato (dalle 4 alle 8 facciate); per quanto riguarda la pubblicità

inizialmente era totalmente assente, ma anche successivamente rimane abbastanza limitata. Proprio

perché si tratta di un oggetto nuovo anche i mezzi di diffusione dei giornali dovranno cambiare

rapidamente: prima la forma principale di diffusione era l’abbonamento, oppure si andava alla

tipografia dove venivano stampati i giornali (non esistevano ancora le edicole). Sono cambiati

anche i metodi di produzione dei giornali. Inizialmente c’era una scarsità dei canali per poter

accedere alle redazioni dei giornali, poi si è imposto l’uso dei telegrafi per essere informati di ciò

che accade nel mondo, ed infine si è imposto l’uso del telefono. Ed è proprio in questo periodo che

le agenzie di stampa iniziano ad offrire un vero e proprio servizio (in Italia l’Agenzia Stefani si

chiama così dal nome del fondatore). Di fondamentale importanza diviene dunque l’avere un

contratto con un’agenzia di stampa.

Varietà di strumenti attraverso i quali si definisce il rapporto tra potere e stampa

- Repressione: strumento per il quale le leggi dello stato (codice penale ma non solo) godono

di un’ampia discrezionalità del potere politico.

- Finanziamenti occulti che i governi in carica elargiscono ai giornali ritenuti “amici”.

- Varie forme di favori fatti dal potere politico ai giornali. Quando il governo concede

l’esclusiva per la pubblicazione ad una provincia favorisce quel giornale (pratica

abbonamenti privilegiati).

- Ruolo dell’agenzia Stefani che negli anni ’80 stipula un contratto di esclusiva con il governo

italiano.

Repressione dei reati a mezzo stampa: il meccanismo definito dalle leggi sulla stampa in età liberale

dava la facoltà alle autorità prefettizie (polizia) di disporre il sequestro preventivo; ciò induce la

redazione a far molta attenzione su quello che deve scrivere e quindi pubblicare. Legge 28 giugno

1906  una conquista della libertà di espressione: l’abolizione del sequestro preventivo. La legge

numero 278 fissa un principio essenziale di libertà: “Non si può procedere al sequestro dell’edizione

degli sta

Dettagli
A.A. 2015-2016
16 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandro.lora-1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Scavino Marco.