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CAP. 8 - AVVENTO DELLA TV E CAMBIAMENTI NELLA STAMPA
1.Stampa in allarme
La sconfitta della coalizione di centro nelle elezioni politiche del 1953 segna la fine dell'era di de
Gasperi. Nel frattempo, nel paese ci si avvia verso una lenta espansione industriale che da vita ad un
movimento migratorio dal sud verso il nord e dalle campagne alle zone industrializzate. Tuttavia i
giornali rimangono ancora legati a partiti politici diversi tra loro. Tutti i quotidiani indipendenti e i
che l'opposizione chiama “legge
settimanali di attualità sono favorevoli a un nuovo sistema elettorale
truffa”. Al contempo emerge una volontà repressiva nei confronti della stampa e aumentano
notevolmente le incriminazioni per vilipendio, un reato che consiste nella mostrare disprezzo verso
particolari beni giuridici.
2. Il telegiornale di massa
I giornali radio sono ancora caratterizzati dall'ufficiosità e le dirette sono riservate in genere solo eventi
di particolare rilevanza e le inchieste sono rare. I telegiornali e le telecronache in diretta sperimentali
cominciano nel ’52, mentre l'inizio ufficiale delle trasmissioni avviene nel ’54. Il telegiornale va in onda
alle 20.30 e viene replicato in tarda serata. Al termine del ’54 il numero di persone che può captare il
segnale delle trasmissioni è ancora relativamente basso in quanto la televisione costa troppo. Tuttavia
di alcune trasmissioni come “Lascia o raddoppia?”, fa aumentare il numero di ripetitori.
il successo realizza l’informazione di massa perché, il telegiornale è una delle trasmissioni
Così in un biennio si
più seguite. Per un breve periodo il tg diventa più vivace, quando il direttore della Rai, Ettore Bernabei,
chiama Enzo Biagi a dirigerlo. Biagi elimina dal tg una serie di ufficiosità, tuttavia non riesce a
rinnovarlo come vorrebbe e, dopo meno di un anno, preferisce ritornare alla carta stampata. Nel
frattempo, l’Italia si popola rapidamente di antenne. L’azienda Rai sta diventando una colossale
macchina che produce spettacolo e informazione.
1957: viene inserita la pubblicità del “Carosello”.
- 1962: primo collegamento via satellite tra Stati Uniti e Italia. Si apre l’era della comunicazione
-
interplanetaria. Grandi eventi possono essere visti da milioni di persone nel momento in cui
avvengono come, la diretta del primo uomo sulla Luna nel 1969.
3. I quotidiani a una svolta
Con l’avvento della radio, la stampa aveva già perso il monopolio dell’informazione primaria che aveva
esercitato per secoli. Ora si trova di fronte un mezzo che attira milioni di persone e che fa vedere
eventi e protagonisti. Diventa quindi indispensabile cercare di valorizzare le caratteristiche del
quotidiano, cioè la spiegazione, l'interpretazione delle notizie per quanto riguarda i quotidiani nazionali
e la diffusione di informazioni locali per i quotidiani minori. In molti paesi l'editoria giornalistica
manifesta segni di crisi determinati soprattutto dall'aumento del divario tra i costi di produzione e i
ricavi. Ad esempio al Londra, il “Times” entra in crisi; scompare inoltre il più diffuso settimanale
illustrato mentre nelle grandi città americane si riduce il numero dei quotidiani. Un'eccezione a questa
tendenza si verifica in Giappone dove nel dopoguerra la stampa quotidiana ha compiuto una serie di
progressi considerevoli. In Italia nel ’60 i quotidiani più forti e ricchi entrano in una fase di espansione
per due motivi: l’aumento del numero delle pagine e dei servizi da un lato; la tensione suscitata
dall’evoluzione della situazione politica sul internazionale dall’altro.
piano
4. Le prime concentrazioni 23
A poco a poco, oltre alle fusioni di testate quotidiane appartenenti lo stesso proprietario, cominciano
da parte di imprenditori. Quest’ultimi sono interessati
ad emergere le prime concentrazioni a rilevare
giornali perché questi proteggono e assecondano le proprie iniziative ma rappresentano anche merce
di scambio politico. La federazione della stampa invece è più preoccupata della scomparsa delle
testate piuttosto che delle concentrazioni, in quanto questo comporta rischi di disoccupazione. 24
CAP. 9 - STAMPA, RADIO E TV NELL'ITALIA IN FERMENTO
1. Un giornalismo d'attacco
Nel biennio ’68-’69, la contestazione giovanile, la riscossa dei sindacati e la nascita e lo sviluppo del
movimento femminista, scuotono anche il mondo dei media. Nasce la pubblicistica aggressiva e le
parole d’ordine di questi fogli saranno: “abbattere il sistema”. In varie città si assiste alle dimostrazioni
di giovani e operai contro la stampa borghese. Le azioni più dirette sono rivolte ai due colossi
dell’informazione: “Corriere” e “La Stampa”. I nuovi dirigenti della federazione della stampa
rivendicano invece una serie di principi come l'autonomia professionale, la completezza
All’inizio degli anni
dell'informazione e più potere ai giornalisti. 70 si assiste ad un mutamento che
tocca non solo la stampa ma, anche i nuovi media. La prima novità è la comparsa di quotidiani della
“Il manifesto” creato
sinistra extraparlamentari. Sono fogli di battaglia politica e ideologica. Il primo è
da un gruppo di comunisti. Ha un’impostazione grafica sobria che ricalca modelli ottocenteschi. Non
pubblica fotografie e non ha pubblicità. All’inizio le vendite sono brillanti ma, poi iniziano a calare. Così
è costretto a rinunciare al suo prezzo e ad adeguarsi a quello degli altri che è più alto e, più tardi deve
fare affidamento sulla pubblicità. Il secondo quotidiano è “Lotta continua” che esce sempre a Roma
nel ’72. È un tabloid aggressivo, con titoli slogan, vignette e fotografie.
2. La prova del terrorismo
La sanguinosa ondata di terrorismo che si verifica alla fine degli anni 70 coinvolge anche i mezzi
d’informazione. I giornalisti si trovano di fronte a problemi imprevisti e a scelte drammatiche e a partire
dal ’77 anche i giornalisti entrano nel mirino del terrorismo rosso. Nel ’69 si ha la strage di Milano, con
l’opposizione fra coloro che sostengono la colpevolezza degli anarchici e coloro che denunciano la
matrice di ordine fascista. Da una parte sono schierati la tv, la radio e la maggior parte dei giornali che
seguono la tesi del governo e degli inquirenti; dall’altra parte ci sono i fogli della nuova sinistra e alcuni
quotidiani di partito che invece credono nella complicità di alcuni servizi segreti. Un aspetto grave
situazione è il comportamento dei mezzi d’informazione che spesso fanno circolare notizie false
della
o precostruite. Per quanto riguarda l'attacco terroristico, ancora oggi non si sono trovati i colpevoli
della strage ma, si ipotizza una certa implicazione dei servizi segreti.
Per quanto riguarda il terrorismo rosso, invece, la maggior parte dei media sono convinti che si tratti
sempre di terrorismo di destra, i cui rappresentanti non sono altro che dei provocatori. Altri invece
hanno un giudizio favorevole nei confronti di questo terrorismo perché combatte l'autoritarismo e
difendono la giustizia. Fa parte del terrorismo rosso il cosiddetto gruppo delle brigate rosse che nel
A partire dal ’77
corso degli anni 70 mette a punto una serie di atti terroristici. le Brigate rosse
cominciano a colpire anche i giornalisti. Lo scopo è quello di intimorire il mondo giornalistico. Ma i
problemi più complessi sorgono con il sequestro di Aldo Moro, presidente della Dc. Il sequestro di
’78 dalla radio, dalla televisione e dalle edizioni
Moro e il massacro della sua scorta viene diffuso nel
di molti giornali. Il governo non chiede nulla ai giornali e loro pubblicano tutto sino al momento
dell’assassinio. Il dilemma se trattare o no con le Br per salvare la vita a Moro divide il partito
socialista dagli altri partiti di maggioranza e coinvolge anche i giornali. Quasi tutti i quotidiani si
schierano per la fermezza. Di fronte al terrorismo non si può restare neutrali. Per la trattativa sono
invece l’”Avanti”, “il manifesto”, “Lotta continua” e Radio radicale. Alla fine del 1980, le Br sfidano
il magistrato Giovanni D’Urso, i terroristi chiedono che siano
direttamente i giornali. Per rilasciare
pubblicati i proclami dei loro compagni incarcerati a Trani e a Palmi. Socialisti e radicali sono
25
favorevoli all'accoglimento della richiesta di brigatisti, ma la maggior parte delle testate non vuole
cedere al ricatto. Alla fine, però alcuni giornali pubblicano i proclami mentre il corriere decide di
adottare il completo silenzio stampa, senza dare nessuna notizia riguardante il terrorismo. Alla fine,
subito dopo la pubblicazione dei documenti brigatisti, il magistrato viene rilasciato.
3. Novità nell'etere
Il panorama radiofonico e televisivo italiano comincia a movimentarsi all’inizio degli anni ’70 con le
prime radio locali e con la nascita delle tv locali via cavo. Nel ’74 inizia a cimentarsi con il cavo un
giovane imprenditore milanese, Silvio Berlusconi, che diventerà il re incontrastato delle tv commerciali.
comincia intanto a suscitare l’interesse dei pubblicitari e degli editori.
La nascita delle tv private Una
spinta decisiva in questo senso si ha con due sentenze della Corte costituzionale. La prima sentenza
sentenza consente a tutti l’uso
riconosce il diritto ai privati di replicare programmi stranieri. La seconda
Un’altra riforma arriva nel ’75.
del cavo per trasmissioni in ambito locale. Con questa legge, alle due
Ma, nel ’76 una
testate televisive e alle tre radiofoniche viene riconosciuta autonomia informativa.
nuova sentenza della Corte costituzionale modifica la situazione. Questa sentenza riconosce infatti la
libertà di trasmettere in ambito locale. Dopo questa sentenza, le emittenti televisive e radiofoniche
cominciano a spuntare come funghi e spariscono le tv via cavo. 26
CAP. 10 - UNA LEGGE PER LA STAMPA, IL FAR WEST PER LE TV
1. I prodigi di Berlusconi
All’inizio degli anni ’80 nascono le prime reti televisive commerciali. I primi network sono Canale 5 di
Silvio Berlusconi e Prima Rete del Gruppo Rizzoli. Berlusconi in particolare ha intuito le potenzialità
della televisione e che in Italia sta crescendo il bisogno di pubblicità commerciale. Prima Rete, che fa
parte di un gruppo editoriale, è invece priva di idee chiare. Canale 5 parte nel 1980 e attira molti
e inserzionisti. Subito dopo l’editore Rusconi si fa avanti con Italia 1 e l’anno dopo
telespettatori
debutta Rete 4 fondata dalla Mondatori. Le emittenti che si raggruppano in queste reti non possono
usare la dire