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17. CONSUETUDINI E CULTURA GIURIDICA
In un periodo tra il basso e l’alto Medioevo esiste una cultura giuridica,
dai limiti precisi però. Si tratta di una cultura prevalentemente pratica,
all’interno della quale si muovono notai e giudici. Essi rappresentano
un ceto pluricompotente e una classe onnicomprensiva e preparata.
Essi sono nominati dai conti in rappresentanza del potere supremo e
mantengono un collegamento diretto. Si firmano come notai del sacro
palazzo.
21 Sono formati da una struttura che tendenzialmente si ripete e sono
controllati dai capitolari longobardi. Il capitolare ecclesiastico ionese
nel 825, affida l’istruzione alla Chiesa e divide gli studenti secondo
l’area geografica di provenienza. La Scuola di Pavia, studiava gli editti
longobardi e il capitularem italicum, tutti ricompresi in una raccolta
ordinata chiamata libre papiensis.
L’expositio ad librum papienses fu forse redatto nel 1070. Consiste in
un’esegesi di norme barbariche interpretabili dal diritto romano.
L’autore era esperto di diritto romano. Ci si avvalse dell’uso di
questiones per colmare lacune ripercorrendo il diritto romano.
Nasce nella scuola per la scuola e per informazione sulla scuola.
18. LA CHIESA DELL’ULTIMO SECOLO FINO ALL’ANNO 1000
Alla fine dell’Impero Carolingio, scoppia il caos più totale. Finché Carlo
è al potere, lui è il maggior sostenitore della Chiesa: redige infatti i
Capitolari che riprendono questioni relative alla Chiesa. Ma con la
sua morte (l’estinzione della dinastia carolingia) il rinnovamento
religioso non trova più supporto nella politica dell’Impero: si formano
due spade: una spada da Cesare e l’altra dal Papa.
C’è un continuo calpestio tra Impero e Chiesa e la risposta arriva dalla
Chiesa attraverso i monasteri che vivono con le regole benedettine.
Alla fine dell’Impero carolingio, vi è momento di vuoto fino a quando
non sale al potere Ottone I. Egli era un sassone quindi portò all’Impero
un’influenza germanica.
Egli vuole restaurare il patto dell’Impero Romano in tutti i suoi segni,
anche quelli esteriori: si fa chiamare Cesare Augusto e da vita alla
renovato imperi.
a. Regalie: sono dei poteri specifici di fare certe cose che spettano
solo all’Imperatore in quanto titolare del potere esecutivo.
b. Diritti esclusivi: su tutti i territori, sulla corona, sulla coniazione
della moneta, sull’esercito (solo l’Imperatore poteva coniare
moneta e gestire il mercato), esazione delle imposte e dei dazi di
passaggio.
Davanti a questo, la Chiesa non rimane in silenzio: deve provvedere a
sé stessa, trovando delle autorità vere di attribuzione degli atti.
La Chiesa prende dei personaggi autorevoli della sua storia e
attribuisce loro delle espressioni, norme e testi che le servono per
sopravvivere.
Inizia tra l’800 e il 900 l’età delle falsificazioni: si rispolverano testi
che erano attribuiti a Carlo Magno, le ispana.
Guglielmo d’Aquitania nel 910 fonda un monastero importante dal
quale nascerà la figura del cardinale: da lì parte il potenziamento della
disciplina di comportamento della Chiesa. Hanno in mano il potere
22 della conoscenza e della formazione e creano il filo diretto tra i
monasteri e il Pontefice. Il Pontefice sa di avere il controllo diretto dei
monasteri, senza avere di mezzo i preti che molto spesso erano
corrotti. Si crea inoltre tra i monasteri un potere specializzato che
diventa un schema di monarchia (monasteri di Quido): tutti si
ritrovano sotto il potere del vate e tutti si dispongono sotto il Papa,
non sotto il vescovo. A ciò corrisponde una forte disciplina e forte
scritturazione: un elenco articolato di opere di quel periodo.
Inizialmente la Chiesa interviene sul potere politico, poi è il potere
regio a considerare la Chiesa come potere e il Re inizia a emanare
contenuti sulla liturgia. Nell’817 Ludovico il Pio stabilisce che tutti i
monasteri debbano seguire le regole benedettine.
Azegiso riunisce tutti i testi di Carlo Magno.
Dal 900 la Chiesa rimane sola: fioriscono vari testi (tra 847 e 848) e si
creano dei nuovi capitolari attribuendoli al Sovrano:
Vengono redatte le decretati seudo isidoriane (847) attribuite alla
figura di Isidoro (vescovo di Siviglia) perché era un autorità
ecclesiastica e giuridica. Aveva redatto il primo dizionario di termini
giuridici: “Etimologie”, mettendo insieme 100 testi (lettere Papali,
pezzi da testamento). Per il clero, rappresenta una certa auctoritas e
quindi ha una finalità politica: rafforzare l’autorità vescovile e
riformare la gerarchia ecclesiastica, sottraendo la Chiesa dal controllo
dell’Impero.
Costantino dona allora i territori dell’Impero Romano occidentale al
Papa: questo gesto viene considerato la base del potere temporale
della Chiesa e il suo nucleo.
In questo Costantino inserisce la riforma gregoriana (dall’Imperatore di
Soana Gregorio VII). Ne nasce un movimento di scontro tra la Chiesa
che vuole diventare gherocratica (vuole essere indipendente e
superiore al potere temporale) e l’Impero che non ci sta.
Lo scontro inizia nel 900 e si protrae fino al 1122 dove il continuo
braccio di ferro trova la sua composizione nel concordato di Word.
Alcuni personaggi della Chiesa elaborano dei testi scritti
a. Decretino, Panormia, Tripartita.
Nel 1075 viene redatto il dictatus Papae di Gregorio VII, contenente 27
indicazioni brevi. È un promemoria di istruzione per i vescovi. Vede e
vuole il mutamento della Chiesa in un organismo centralizzato, dove
tutto il potere era nelle mani del Papa: potere giudiziale, legis,
controllo e ordinamento delle gerarchie ecclesiastiche (vescovi).
Il Papa ha la giurisdizione in seconda istanza e in prima istanza per le
cause più importanti.
Egli è superiore a tutti i vescovi e concili: preside e convoca le riunioni
dei vescovi, nominandoli ed eventualmente sanzionandoli. Può anche
sciogliere le riunioni e scomunicare i vescovi.
23 Gregorio VII, ad esempio, scomunicò Enrico e lo costrinse al perdono.
Tutte queste pretese di Gregorio sono molto meno forti rispetto
all’equilibrio che aveva predicato Gerasio. Il contenuto era diverso
perché secondo Gregorio l’ordine sacerdotale era superiore al potere
temporale.
Il collettivo canonum di Anselmo è la collezione più vicina a Gregorio:
il Papa da questo momento ha il potere di deporre l’Imperatore.
In Britannia si trascrivono passi interi del Digesto con contenuti diversi
da quelli che userà l’università bolognese.
a. 3 opere di Chartres: decretum (il più importante) è il più grande
mosaico di fonti della Chiesa fino all’anno 1100.
Con il decretum si costituiscono le fondamenta del diritto canonico
medievale: da qui inizia a comparire il ragionamento sulle fonti.
b. Concordato di Worms: Il 23 settembre 1122 viene siglato il
Concordato di Worms in cui si attribuisce al Pontefice il potere di
investire e nominare i vescovi. Enrico riconosce che l’investitura dei
vescovi debba svolgersi secondo le regole canoniche e placet
romane anche nel regno di Teodorico.
19. LE CROCIATE
Si manifestano nel 1095. Furono otto movimenti in direzione del santo
sepolcro. Non tutte ebbero, tuttavia, la stessa portata.
a. Prima Crociata
Urbano II decise di combattere i nemici della fede. La Chiesa si
assunse la responsabilità morale e diplomatica dell’impresa,
garantendo la remissione di ogni peccato per chi avesse compiuto
l’impresa militare e la protezione dei beni della famiglia che
rimaneva in patria. Le crociate ebbero la funzione di guerre di
conquista in realtà. Il Papa pose a capo dell’impresa Ademaro di
Montel. Nel 1099 riuscirono a conquistare Gerusalemme. Siria e
Palestina adottarono il sistema feudale.
Ai 60000 mila uomini si aggiunsero anche i poveri. Assunse quindi
anche il nome di crociata dei poveri.
b. Terza crociata
Fu la crociata dei sovrani. Parteciparono Riccardo Cuor di Leone,
Federico Barbarossa e Filippo Augusto. Conquistarono la città di San
Giovanni d’Acri. Era la crociata con il maggior numero di sovrani.
Non riuscirono, tuttavia, a conquistare Gerusalemme.
c. Quarta crociata
Voluta da Innocenzo III, e quindi dai veneziani.
d. Quinta crociata
Voluta e finanziata dal clero. Fu fallimentare.
e. Sesta, settima ed ottava crociata
24 Organizzate dai sovrani di Francia. La sesta fu organizzata da Luigi
IX detto Il Santo e così pure la settima. L’ottava viene considerata
una battaglia all’interno della settima.
20. I COMUNI
Nel corso dell’anno 1000, vi furono grandi cambiamenti. I campi
iniziarono a rendere di più e ciò portò a una rivitalizzazione
economica. Vi fu una vera e propria rinascita delle città (i romani le
chiamavano centri cittadini).
Nell’XI secolo comparì il fenomeno dei Comuni. Ovviamente non al sud
a causa dell’esistenza del Regno delle due Sicilie, governato da un
unico Sovrano.
Tutti i cittadini in ogni realtà urbana costituivano un corpo unitario che,
attraverso degli organi, esercitava il governo della cosa pubblica.
Comune: il Comune era un’unità giuridica autonoma che finiva nella
cornice dell’Impero. Esso riconosceva la piena sovranità dell’Impero,
nonostante quest’ultimo provò a debellarlo, poiché il Comune
esercitava un potere legislativo, cosa poco gradita all’Impero.
L’Imperatore, infatti, riteneva che il potere legislativo dovesse essere
solo nelle sue mani.
L’Italia settentrionale e la Lombardia erano dunque urbanizzati. In
campagna vivevano i rustici. I cives erano coloro che abitavano nelle
città.
L’organizzazione delle città si basava sul giuramento degli uomini
liberi per mantenere la pace. Chi viveva in città, era libero (“l’aria
della città rende liberi”).
Il Comune fu un fatto medievale che nulla aveva a che vedere con
l’Impero Romano.
Il Comune si iniziò ad ergere a Stato, poiché si collocava sempre in
una cornice più grande che era l’Impero.
Il giuramento era considerato un elemento sia religioso che personale,
poiché coinvolgeva il decoro della persona.
Dal punto di vista governativo, il Comune all’inizio si organizzava
secondo un modello di gestione misto dando il potere a dei soggetti
che provenivano dall’interno della comunità, che prendevano il nome
di Consoli, ma che nulla avevano a che vedere con le magistrature
democratiche dell’epoca romana.
Il numero dei Consoli che gestivano il potere non era fisso.