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FABIO MASSIMO,
adottava nell’affrontare l’avversario. Per i fabiani era possibile affermare il socialismo
gradualmente; secondo questo movimento inglese le riforme socialiste si sarebbero
attuate quando arrivava il momento più opportuno. Questo atteggiamento si diffuse nel
movimento operaio inglese, il quale accettava le istituzioni dello stato britannico e non si
proponeva di abbatterle con la rivoluzione.
I rapporti tra stato e movimento dei lavoratori in Germania furono diversi da quelli
inglesi. Il capo del governo tedesco: il cancelliere Bismark nel 1878 introdusse una serie
di leggi che miravano ad indebolire il partito socialista, vietando le manifestazioni e le
organizzazioni sindacali. Bismark realizzò anche i primi provvedimenti europei per
per l’assicurazione di
istaurare lo stato sociale., tali provvedimenti prevedevano misure
una parte dei lavoratori contro le malattie, gli infortuni e la vecchiaia.
questi provvedimenti si diffonderanno in Europa dopo la seconda guerra mondiale.
Bismark li introdusse in quegli anni in Germania per cercare di favorire il sostegno della
classe operaia allo stato tedesco. Se lo stato si prendeva cura delle esigenze dei
lavoratori, quest’ultimi avrebbero abbandonato le posizioni rivoluzionarie e avrebbero
accettato le istituzioni capitalistiche.
Nel 1889 Edward Bernstein (esponente del partito social democratico tedesco) pubblicò
del 900 intitolato “I
un libro fondamentale per il cambiamento delle strategie socialiste
PRESUPPOSTI DEL SOCIALISMO E I COMPITI DELLA SOCIETÀ CAPITALISTICA”.
Bernstein notò che nella società capitalistica le condizioni di vita dei lavoratori erano
migliorate rispetto al primo periodo di industrializzazione ed era cresciuta non solo la
classe operaia, ma anche la classe media. Lui fu l’iniziatore di una corrente revisionista del
marxismo, che avrebbe fornito i presupposti teorici al socialismo riformista.
Il socialismo riformista non condivideva le posizioni rivoluzionarie di Marx. Marx aveva
previsto una graduale espansione della classe operaia. Nella realtà grazie
all’industrializzazione erano considerevolmente aumentati anche i ceti medi, in particolare
gli impiegati nelle aziende private e i funzionari nel sistema burocratico pubblico.
Mentre il MARXISMO ORTODOSSO considerata inevitabile la rivoluzione per emancipare
il proletariato, il REVISIONISMO, riteneva possibile il socialismo attraverso le riforme del
sistema capitalistico. Nacque così un nuovo modo di interpretare la possibilità di
cambiamento della società. presenti all’interno dei
Nel 900 si contrapposero due diverse visioni del capitalismo,
singoli partiti socialisti:
• RIVOLUZIONARIA in Russia questi erano i Bolscevichi, che nel 1912 si divisero
dagli altri;
• RIFORMISTA in Russia erano chiamati Menscevichi.
Saranno i Bolscevichi nel 1917 a fare una rivoluzione e ad istaurare il primo regime
comunista in Europa. CLELIA GOLFARELLI
Si tratta di un personaggio marginale della storia italiana che risulta particolarmente utile
per mettere a fuoco i rapporti tra donne italiane ed egiziane tra la fine dell’800 e l’inizio del
900. Le donne italiane che lottavano per l’emancipazione non conoscevano le coetanee
perché c’era assenza di conoscenza,
del mondo arabo-mussulmano le poche informazioni
che si avevano provenivano dall’estero (ad esempio dalla Francia).
Nel corso del 1800 la penisola italiana è stata attraversata da numerose istanze
emancipazioniste, che andavano dalla rivendicazione di diritti politici e civili alla richiesta di
rinnovamento del ruolo della donna all’interno della società italiana.
CONTESTO STORIOGRAFICO
Questo rapporto tra donne occidentali orientali si sviluppa nel contesto dell’imperialismo.
Vengono utilizzati i termini “occidentali” e “orientali” erroneamente, in quanto questi termini
non sono così impermeabili come sembra. Un esempio è quello fornito da Edward Said
nella ricerca “ORIENTALISM” del 1978 l’occidente è una costruzione che coloro i quali si
proclamano occidentali hanno costruito per gerarchizzare la società. Il ruolo di supremazia
spettava agli occidentali.
La storiografia sull’imperialismo era di natura anglofona. I primi studiosi della storia del
colonialismo e imperialismo erano però spesso anche consiglieri della corona britannica in
materia di politica estera; la primissima storiografia sul colonialismo era quindi filo-
imperialista.
Questo modo di riflettere sulla storia coloniale è stato fortemente criticato nella seconda
metà del 900. In questo periodo si diffondono alcune ricerche che sottolineavano i risultati
negativi sulle economie dei paesi conquistati, altre che parlavano della storia passata dei
paesi colonizzati e infine altre ancora che si concentravano sulla storia dei nascenti stati
nazione. Quest’ultime ricerche furono fortemente criticate perché si diceva che in questi
studi non si fosse tenuto conto della condizione dei subalterni. La rivendicazione
dell’importanza delle masse negli stati nazione avviene grazie a Renajit Guha con
“subalternal studies”. gli studiosi che si occupavano degli studi di genere iniziano
Nel contesto dell’imperialismo
a problematizzare il ruolo della Gran Bretagna come nazione imperiale. In questi anni si
iniziano a tirare fuori le questioni di genere; si inizia a pensare che GENERE non significhi
solo recuperare la presenza femminile nella nazione storica. Questo avviene grazie agli
pubblica “GENDER: A USEFUL
studi di una scrittrice Joan Wallach Scott che nel 1986
CATEGORY OF HISTORICAL NALISYS”. Lei evidenzia come il rapport tra nazioni e
colonie abbia sempre comportato concetti sessuali.
La storiografia sociale e quella sull’imperialismo si incontrano proprio sul terreno
dell’imperialismo.
IL RUOLO DELLE DONNE NELL’IMPRESA COLONIALE
Per capire il loro ruolo è importante lo studio fatto da due studiose: Nupur Chauduri e
Margaret Strobel intitolato “WESTERN WOMEN AND IMPERIALISM. COMPLICITY AND
RESISTENCE” del 1992. Qui indagano nel rapporto tra donne orientali e occidentali in
alcune colonie africane, riuscendo a superare l’idea di donna subalterna o di donna che si
fosse emancipata con l’impresa coloniale. Le ricerche di queste donne mettono in
evidenza la complessità del mondo coloniale, dovuta dalla tensione strutturale tra mondo
occidentale gerarchicamente superiore e orientale e dalla condivisione della loro
condizione di inferiorità rispetto agli uomini.
All’interno di questo studio c’è un saggio di una studiosa che mette a confronto un gruppo
di europee, uno di egiziane e uno di levantine attive intorno al dibattito del ruolo della
donna nella società. Analizza i loro scritti per capire cosa pensassero le une delle altre. Le
levantine (Levantini: gruppi di immigrati che vivevano dalla Libia e Palestina che vivevano
nei
in territori egiziani). erano quelle donne che mantenevano maggiormente l’imparzialità
giudizi per le occidentali e le egiziane, le altre avevano idee molto stereotipate.
Un’altra studiosa che si occuperà di questo tema in seguito sarà Antoinette Burton che nel
1994 pubblica “BURDENS OF HISTORY: BRITISH FEMINISTS, INDIAN WOMEN AND
In questo studio inizialmente si analizza il movimento
IMPERIAL CULTURE 1865-1915”.
femminista britannico, lei dimostra come le femministe islamiche di epoca vittoriana si
fossero assunte strategicamente il compito di occuparsi di alcune questioni note
all’opinione pubblica, erano questioni di natura sociale.
Le femministe inglese avevano insistito molto per cancellare il “COUNTAGIOUS
DISEASES ACT” con il quale si voleva evitare la trasmissione delle malattie veneree
(sessualmente trasmissibili). Le femministe contestavano che le questioni sessuali
femminili erano trattate in modo diverso dalle questioni sessuali maschili. Le donne erano
visitate in modo invasivo, gli uomini no. Loro cercavano di mostrare alla nazione britannica
il loro ruolo essenziale per la nazione britannica per ottenere maggiori diritti civili e politici
(come il diritto di voto). Dopo 18 anni questi atti vengono aboliti soltanto in Gran Bretagna
e non nelle colonie. Nasce quindi una lotta per le rivendicazioni delle donne colonizzate.
Queste rivendicazioni però furono un’arma a doppio taglio perché non fecero altro che
confermare la condizione subalterna delle donne.
IN ITALIA
Gli studi sono numericamente inferiori perché c’era la tendenza a considerare i movimenti
italiani meno importanti rispetto a quelli europei. Questo vale per il colonialismo italiano,
considerato inferiore e anche per il movimento femminista italiano che non era così
importante come quello britannico, francese ed americano. Questa tendenza tendeva però
a far perdere di significato a questi fatti storici.
CATIA PAPA ha scritto nel 2009 “SOTTO ALTRI CIELI: L’OLTREMARE NEL
Lei si interessa dalla situazione nel
MOVIMENTO FEMMINILE ITALIANO. 1870-1915”.
contesto coloniale tra ripensamento e ruolo di genere nei confini nazionali e gerarchie
raziali in ambito imperiale. Catia Papa individua due momenti per contestualizzare i
movimenti femministi italiani nell’ambito del colonialismo:
• Quello che ha per protagoniste le emancipazioniste dei primi decenni post unitari.
Critica la subalternità femminile sia in Italia che nei paesi di oltremare.
• Momento che va dal 1911-1912 cioè dalla guerra di Libia. In questo momento le
femministe cambiano punto di vista nei confronti delle donne mussulmane.
I pessimi rapporti tra queste femministe erano dovuti anche dai pessimi rapporti tra
occidente ed oriente e dall’appartenenza ad una società colonizzatrice.
–
STORIA DI CLELIA GOLFARELLI (1878 Firenze 1943 Roma)
Era un’insegnante fiorentina di lingua e letteratura francese, una traduttrice e anche una
scrittrice di romanzi (con poco successo) e soprattutto collaboratrice per molte riviste
femministe italiane del primo 900.
Ha vissuto in Egitto, al Cairo e ha lasciato una testimonianza della sua esperienze sotto
forma di articoli di giornale. Era andata al Cairo per raggiungere il marito Vincenzo Fago
che lavorava nella biblioteca della prima università egiziana del Cairo.
Clelia Goffarelli continua la sua professione di insegnante (di italiano) nelle scuole
aperte in Egitto dall’Italia perché gli italiani erano la seconda
professionali femminili serali
comunità di stranieri più ampia (dopo i greci) in Egitto. PER L’EMANCIPAZIONISMO
Il contatto con la società egiziana la rende UNA MILITANTE
FEMMINISTA. Si era occupato di queste questioni ma in maniera molto più moderata.<