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Toscana sulla costa tirrenica a presidiare contro eventuali sbarchi dei nemici. Dopo l’apparente fine

della guerra torna in Veneto, entra nel Partito d’azione, cioè l’evoluzione del movimento

antifascista Giustizia e libertà, e diventa un partigiano. Nel 1964, quindi 20 anni dopo, pubblica I

piccoli maestri in cui racconta la sua esperienza di partigiano. Attorno alla Resistenza si era creato

un mito dei partigiani come eroi. Meneghello rifiuta tutto ciò e fa vedere tutti gli errori commessi per

inesperienza e ingenuità dai partigiani perché, secondo lui, non sapevano fare la guerra. Dopo la

fine della guerra viene fondato il Comitato di liberazione nazionale (Cln), cioè strutture politico-

militari che avevano il compito di organizzare la Resistenza. Quando venne proclamato l’armistizio,

la maggior parte degli italiani credeva che la guerra fosse finita, am si sbagliavano perché gli anni

più duri dovevano ancora arrivare. Dopo la fine della guerra, il Regio esercito si disciolse e quindi

non esisteva più un esercito italiano. Siccome non c’era nemmeno più uno Stato, gli italiani si

trovarono a scegliere se arruolarsi con la Repubblica sociale o entrare a far parte della Resistenza.

Coloro che scelsero di combattere per la repubblica di Salò lo fecero in onore della Repubblica

fascista. Le bande partigiane erano all’interno politicamente diverse, non si vestiva l’uniforme 16

perché ricordava l’esercito fascista e c’era una specie di democrazia interna. Ogni banda aveva un

comandante eletto accanto al quale c’era la figura del commissario politica. La figura del

commissario politica era stata inventata da Trockij per controllare che gli ufficiali zaristi non

remassero contro le idee bolsceviche. I partigiani dovevano sapere precisamente e politicamente

per quale ragione lottare. La prima guerra è stata patriottica e di liberazione dall’occupazione

tedesca, la seconda guerra è stata una guerra civile tra italiani del nord tra partigiani (fascisti) e

repubblichini (antifascisti) e la terza guerra è stata una guerra di classe perché molti dei partigiani

erano d’estrazione operaia e contadina e speravano, liberandosi del fascismo, di costruire una

società basata sull’eguaglianza. Le tre guerre furono combattute insieme e le motivazioni erano

intrecciate. La battaglia scoppiò anche a Firenze, dove i partigiani controllavano le montagne e i

fascisti controllavano le città. Il comandante Aligi Barducci, detto il Potente, è stato un partigiano

ricordato come eroe della guerra. La fine della Resistenza è avvenuta nel 1945. Mussolini tenterà

di scappare, ma verrà riconosciuto dai partigiani e fucilato insieme ad altri fascisti a Piazzale

Loreto, dove c’era stata un’esecuzione fascista contro i partigiani. Finita la guerra, i partigiani

devono riconsegnare le armi e alcune speranze della liberazione vennero deluse nei primi anni

della Repubblica. Alcuni partigiani sotterrarono le armi, nascondendole per un’altra possibile

guerra dato che c’era la condizione che non era finita. Per molti era la prima volta che avevano

fatto un’esperienza di libertà perché in passato i partigiani erano stati educati con l’idea che la vera

virtù era quella dev’obbedienza. Quella della disobbedienza era stata un’esperienza molto forte.

Nel 1945 vennero liberate le principali città del Nord e venne proclamata la liberazione. Il governo

fu affidato al partigiano Ferruccio Parri. Il suo difficile compito era quello di togliere le armi dalle

mani del popolo. Purtroppo Parri si dimostrò poco competente in questo compito e seguì un

antifascista della Democrazia cristiana chiamato De Gasperi, il quale aveva il compito di “dominio”

della democrazia cristiana. La Dc è uno dei due grandi partiti di massa assieme al Partito

comunista. De Gasperi era un cattolico nato nella provincia di Trento. Trento faceva parte

dell’Impero austroungarico. A Vienna difende i diritti dei trentini, i quali si sentivano italiani e

volevano venire a far parte dell’Italia. Col movimento irredentista di queste zone, i trentini

entrarono a far parte dell’Italia. Durante il fascismo è costretto a nascondersi in Vaticano: darà un

bibliotecario della biblioteca vaticana. Finito il fascismo, fonda nel 1943 la Democrazia cristiana.

De Gasperi e la Dc immaginano un’Italia e un’Europa fondata su valori cristiani, lontani dai valori

comunisti. De Gasperi sarà presidente del consiglio in vari governi dal 1943 al 1953. Questo

periodo coincide anche col periodo di massima egemonia cristiana in Italia. La Dc aveva

l’appoggio della Chiesa e dell’associazionismo cristiano, che era molto forte e molto diffuso sul

territorio italiano. Alla fine, la Dc diventa il referente per gli Stati Uniti: nel 1947, De Gasperi fece un

famoso viaggio negli Stati Uniti tornando con molti soldi. Gli americani minacciavano che, se l’Italia

avesse votato per il Partito comunista, avrebbero smesso di inviare soldi. Questa relazione con gli

Stati Uniti favorì sicuramente il Pc. Il successore di Roosvelt, morto improvvisamente nel 1945, fu

Truman. Truman annunciò la Dottrina Truman, che puntava al contenimento del comunismo.

Truman spinse affinché i due paesi d’Europa con il maggior numero di comunisti, cioè Francia e

Italia, si liberassero proprio dei comunisti. De Gasperi si fece garante della Dottrina Truman,

arrivando ad espellere i comunisti dal governo. Il Partito comunista, durante la guerra, era stato più

organizzato, decisivo e combattivo. Esso era guidato da Palmiro Togliatti. Togliatti, inizialmente

socialista, fonda il partito comunista e ne fu leader indiscusso. Togliatti fu sempre molto vicino a

Stalin e all’Unione Sovietica. Dopo 20 anni di esilio dovuto al fascismo, torna in Italia nel 1944 con

l’idea della “via italiana al socialismo”: il Pc è un partito fedele all’Unione Sovietica, ma è anche un

partito democratico. Togliatti pensa quindi alla democrazia progressiva, cioè una democrazia che

guarda al socialismo come obiettivo finale, ma attraverso una via democratica. Togliatti si fa

promotore della “svolta di Salerno” in cui, oltre a chiedere l’abdicazione del re, accetta il governo

Badoglio e la monarchia in nome di una collaborazione tra i vari partiti antifascisti. Il Pc ha

l’appoggio degli operai, di una parte del mondo contadino (l’altra parte vota per la Dc) e degli

intellettuali. Storia dell’Italia repubblicana: la nascita della Repubblica

Il re aveva abdicato un mese prima a favore del figlio, in modo di spingere gli italiani a votare la

monarchia. Dopo la vittoria della Repubblica al Referendum del 2 giugno 1946, l’assemblea

costituente di mise al lavoro. Il clima fu di collaborazione tra i partiti antifascisti. L’unica spaccatura

17

riguarda l’articolo 7 della Costituzione che dichiarava validi i Patti lateranensi. Una gran parte delle

forze laiche volevano ristabilire nuovi rapporti tra Stato e Chiesa. Togliatti fece votare i comunisti a

favore della conservazione dei Patti lateranensi per amor di pace: Togliatti temeva che in Italia si

sarebbe potuta aprire una guerra religiosa tra Italia laica e Italia religiosa.

Le prime elezioni politiche del 1948 si svolsero in un clima di crociata tra comunismo e

anticomunismo. Furono le prime elezioni condotte in democrazia e con una nuova legge elettorale.

Furono delle elezioni sentitissime e fortissime a livello emotivo perché gli italiani potevano

discutere apertamente in quale partito schierarsi. La Chiesa fece una propaganda fortissima a

favore della Dc e descrissero i comunisti come dei veri e propri mostri. Anche gli americani

parteciparono a queste elezioni offrendo risorse economiche affinché gli italiani avrebbero votato

Dc. Alla fine, il fronte popolare fu sconfitto e la Dc vinse nettamente. Si conclude la fase storica del

passaggio tra fine della guerra e avvio della vita repubblicana. Inizia l’epoca del centrismo, in cui la

Dc governa grazie all’appoggio di piccoli partiti, ma essenzialmente ha in mano l’intero paese. Nel

1948 succede l’ultimo attentato a Togliatti, il quale finisce in ospedale. Dopo questo evento, ci fu

addirittura il rischio di ricadere in una guerra civile.

Giovannino Guareschi scrisse una serie di vari libri che avevano come protagonista il prete Don

Camillo. Guareschi era uno scrittore, umorista e caricaturista. Inventò molte vignette a favore della

Dc ed era un cattolico e monarchico. Fatto prigioniero dai tedeschi, finì i suoi ultimi giorni in un

campo di concentramento. I comunisti sono detti trinariciuti, cioè esseri dotati di tre narici: la terza

gli faceva perdere il cervello e obbedire a quello che gli ordinava il partito. Peppone è il secondo

personaggio che inventa. Le storie di Don Camillo e Peppone sono ambientate nella Bassa

Padania. Don Camillo rappresenta la figura del cattolico che cerca di far cambiare idea al

comunista Peppone.

Italo Calvino ha scritto invece La giornata di uno scrutatore. Calvino è stato un militante del partito

comunista ed è stato un partigiano. Quando nel 1956 l’Unione Sovietica interviene militarmente in

Ungheria reprimendo una rivolta popolare, Calvino decide di uscire dal Partito comunista perché

ritiene che il vero comunismo non possa usare l’esercito contro il popolo. Nel 1963 pubblica poi La

giornata di uno scrutatore in cui descrive la giornata di uno scrutatore comunista. Il protagonista

Amerigo viene inviato in un seggio speciale all’interno del Cottolengo, un’associazione speciale

che si occupava di curare i disabili. Amerigo viene inviato a controllare che non ci fossero brogli

elettorali perché si sospettava che alcuni disabili del Cottolengo, incapaci di intendere e di volere,

venissero spinti a votare per la Democrazia Cristiana. L’ideologia di Amerigo entra in crisi perché si

rende conto che nessuna rivoluzione buona, come ad esempio quella comunista, potrà togliere il

male, al esempio quello fisico, dal mondo. Dentro il Cottolengo c’è una realtà che non potrà mai

essere cambiata da nessun partito politico e lì l’unica cosa che veramente conta è l’amore.

Storia dell’Italia repubblicana: gli anni Settanta

Nel secondo decennio degli anni Settanta, si passerà dai movimenti collettivi a un vero e proprio

terrorismo. Vengono chiamati “anni di piombo” perché fu usato molto piombo inteso come i proiettili

delle armi. In Italia, a differenza di altri paesi come la Francia che si esaurisce in un mese, il 1968

continua per tutti gli anni Ottanta e l’autunno del 1969 viene chiamato “autunno caldo” per la

quantità e l’estensione delle proteste, che continuarono fino al 1973. Gi&agrav

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A.A. 2016-2017
31 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher likelikelike di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia culturale e sociale dell'età contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Tasca Luisa.