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Il popolo tedesco e il fascismo italiano

Il libro "Hitler" di Goldhagen sostiene che il popolo tedesco sia responsabile dello scoppio della Seconda guerra mondiale, poiché fino agli ultimi giorni della guerra si era schierato al fianco di Hitler. Un altro storico italiano, Renzo de Felice, ha esaminato il rapporto tra il fascismo e il popolo italiano negli anni '30, quando l'Italia stava costruendo un proprio impero con la guerra di Etiopia del 1935/6. Questo portò ad un aumento del consenso del popolo italiano nei confronti della politica di Mussolini. Tuttavia, è difficile analizzare questa categoria di consenso in un regime dittatoriale, dove la popolazione non aveva accesso a una pluralità di mezzi di comunicazione.

In una democrazia: gli italiani leggevano, sentivano e sapevano da anni quello che il fascismo voleva che essi leggessero, sentissero o sapessero. È vero che l'intreccio fra la responsabilità dei popoli e quella dei suoi comandanti è stretto, soprattutto in un'epoca in cui le masse sono sempre più coinvolte nella vita della nazione, però non sempre questo rapporto è facilmente decifrabile, sia che si tratti di azioni in senso stretto o di complicità o silenzio (una cosa è il comportamento di chi sta zitto, un'altra cosa è il comportamento di chi va a dire che lì è nascosto l'ebreo o partecipa attivamente alle azioni di sterminio o saccheggio). Solitamente, però, quando si enfatizzano le colpe collettive si finisce per cancellare le responsabilità dei singoli: laddove sono tutti colpevoli, nessuno è colpevole davvero. Questi discorsi rimandano al rapporto tra oggettività e soggettività.

I fatti storici difficilmente possono essere puramente oggettivi, dal momento che diventano fatti storici in base al significato che lo storico attribuisce loro soggettivamente.

Il problema diventa ancora più evidente quando abbiamo di fronte il problema della testimonianza, e quindi il problema del complesso rapporto tra storia e memoria. Lo storico deve accettare il colloquio con i testimoni, portatori di memoria vivente, considerandoli sia come risorsa che come problema/rischio.

Pensiamo alla nostra stessa memoria, che evolve nel corso degli anni, deteriorandosi: se dopo quarant'anni ci viene richiesto di ricordare ciò che è successo quarant'anni prima, è ovvio che la nostra memoria dei fatti è diversa a causa di motivi fisici. In più nel corso della nostra vita cambiamo sia sotto al punto di vista fisico, che sotto al punto di vista mentale, poiché in questi anni siamo entrati in relazione con persone, e abbiamo vissuto esperienze.

Che ci hanno portato a variare la nostra visione di un qualcosa su cui prima avevamo una visione diversa. La testimonianza varia anche in base al contesto in cui essa viene resa (se non ci presentiamo con un registratore o una videocamera, il testimone dirà delle cose differenti rispetto a quando non abbiamo né un taccuino né una telecamera), questo per dire quanto bisogna affrontare con cautela la testimonianza storica.

Lo storico (ma che di formazione è un letterato) Alessandro Portelli (attento alle canzoni popolari) ha pubblicato il libro "L'ordine è stato eseguito" il cui tema è la memoria della strage di via Rasella e dell'eccidio delle fosse Ardeatine.

Il 22 marzo del 1944 nella Roma occupata dai nazisti, i partigiani romani fecero un attentato ai danni di una colonna di soldati altoatesini che facevano parte dell'esercito nazista, portando alla morte di 35 soldati e di 6 passanti. A seguito dell'attentato,

L'esercito nazista che occupava Roma prese dalle carceri di Regina Cieli 335 tra ebrei, fascisti e detenuti politici (prigionieri già detenuti nelle carceri di Regina Cieli, e che quindi non potevano avere a che fare con l'attentato) e li portarono in una cava a Roma, li fucilarono e fecero saltare la cava per nasconderne i corpi.

Nei giorni successivi alla strage si diffuse la voce/l'autosuggestione che i tedeschi avessero pubblicato un manifesto in cui promettevano che, se gli attentatori si fossero consegnati, la rappresaglia non sarebbe stata eseguita. Questa convinzione ha diviso nel corso degli anni successivi le famiglie delle vittime della rappresaglia, ma Portelli ha dimostrato (e c'è gente convinta di aver assistito a questo proclamo delle truppe tedesche) che questa è stata un'autosuggestione della memoria: l'unico manifesto che fu affisso dal comando nazista fu quello in cui veniva indicato che la rappresaglia era stata eseguita.

Questo per dire quanto possano essere forti le autosuggestioni della memoria. Lo storico contemporaneo oltre che alla memoria dei viventi (qualora ci siano), che è mobile e cangiante per motivi di carattere fisiologico e psicologico, dispone anche di memorie di epoche remote che si sono stratificate nel corso del tempo, ossia della storiografia: la memoria che gli uomini del Risorgimento avevano della loro epoca entra nell'analisi della memoria che noi abbiamo del Risorgimento, anche se nessuno dei protagonisti dell'epoca è ancora vivo, noi abbiamo le loro testimonianze.

Per lo storico, quindi, la memoria è certamente una fonte, ma è molto particolare e non può essere trattata come le altre fonti, avendo una sua evoluzione. La memoria procede al fianco della storiografia e della storia, ma non coincide con essa. La memoria è una fonte per la storia e per lo storico, ma di per sé non è la storia.

Il territorio ampio di confine

tra memoria e storia è poi contrassegnato da molte e diverse tracce, che possono essere di studio per lo storico. Ma, per esempio, anche i monumenti a persone e/o eventi vengono eretti per sancirne il passaggio alla storia e per garantirne la memoria di carattere collettivo con finalità talvolta di "Nation Building" (di costruzione dell'identità nazionale). La materializzazione della memoria ha creato dopo la guerra i monumenti alla memoria, che riportano per primi i nomi dei caduti nella Prima Guerra Mondiale del paese, come il monumento del milite ignoto. Ma anche l'onomastica (nomi dati ai figli) segnano la memoria di vari eventi patriottici (in Italia nell'epoca fascista numerosi bambini avevano come nome "Benito"). Ora le passioni politiche sono molto meno forti. I mutamenti dei nomi dati alle vie offrono la testimonianza di come avvengono i mutamenti nel contesto politico. In Italia sono ora scomparse quasi tutte le tracce.davvero necessario cancellare o riscrivere la storia. Secondo Rieff, la riconciliazione nazionale non può essere raggiunta attraverso la rimozione del passato, ma piuttosto attraverso una comprensione critica e un confronto aperto con esso. Questo dibattito sulla toponomastica e sulla memoria storica è particolarmente rilevante in Italia, dove molte città e strade portano ancora i nomi di personaggi legati al periodo fascista. Alcuni sostengono che questi nomi dovrebbero essere cambiati per cancellare il passato fascista, mentre altri ritengono che sia importante mantenere la memoria storica e affrontare criticamente il periodo fascista. In conclusione, la toponomastica e la celebrazione di anniversari storici sono strumenti importanti per comprendere come un popolo si rapporta con il proprio passato e come il potere influenzi la memoria collettiva. Il dibattito sulla riconciliazione nazionale e sulla gestione del passato rimane aperto e complesso.più utile o l'oblio o l'assunzione critica del passato, Rieff è a favore dell'arimozione. Consideriamo il caso italiano: nel 1947 l'allora guardasigilli emanò un decreto di amnistia nei confronti di coloro che avessero compiuto dei crimini durante il periodo della guerra civile dal 1943 al 1945, purché non fossero stati compiuti con estrema crudeltà. Se quel decreto è da considerarsi un tentativo di riappacificazione che chiude un certo periodo, dall'altra questa sua infelice formulazione (formulata da magistrati che in parte avevano servito nel fascismo) fece sì che ci fu un'interpretazione molto ampia data dalla magistratura e quindi torturatori, assassini ecc. si ritrovarono dopo poco in libertà, al punto che si parlò più che di un'amnistia diamnestia (oblio). Come vediamo, il rapporto tra memoria individuale e collettiva, tra assunzione critica del passato o rimozione, è

Esternamente delicato, in cui si verificano molto spesso continui e reciproci rinvii poiché dal rapporto individuale si passa a generalizzazione. Da una parte la memoria individuale elabora soprattutto sentimenti ed emozioni, e dall'altra parte quella collettiva coltiva dei giudizi che talvolta trasmette alla storiografia e a volte alla politica, che prende decisioni a volte opportune (come ad esempio l'istituzione della giornata del ricordo/della memoria), ma che a volte possono avere grossi rischi (la memoria può mangiare la storia una memoria non esaurisce la storia memoria e storia sono destinati a coesistere, a volte percorrendo la stessa strada, a volte scontrandosi uno può accontentarsi della memoria senza studiare a volte la storia "muore" sotto agli oppressori il fascismo voleva costringere memoria e storia in momenti positivi, come la memoria sulla marcia di Roma o l'Impero Romano, e altri momenti di cui voleva

cambiamento storico. Ogni individuo ha la propria esperienza e percezione degli eventi, che si riflette nella sua memoria personale. La pluralità delle memorie è importante perché ci permette di avere una visione più completa e sfaccettata della storia. Ciò significa che non esiste una sola verità storica, ma molteplici interpretazioni e punti di vista. Questo ci aiuta a comprendere meglio i fatti passati e a evitare la manipolazione della storia da parte di regimi autoritari. È compito degli storici raccogliere e analizzare le diverse memorie, confrontandole con le fonti documentali disponibili. Questo processo richiede un lavoro di ricerca e interpretazione, al fine di ricostruire accuratamente gli eventi storici. In conclusione, la pluralità delle memorie è un elemento fondamentale per una corretta comprensione della storia. Ciò ci permette di apprezzare la complessità degli eventi passati e di evitare semplificazioni e manipolazioni.rielaborazione di quella memoria.
Tratti di memorie uguali possono coesistere in soggetti diversi: la Prima Guerra Mondiale generò dellememorie ufficiali, ma anche un proliferare di memorie che sono apparse nel corso degli anni dei combattenti.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
4 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher meowbinie di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Scirocco Giovanni.