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Le fonti nella storia contemporanea

Le fonti sono un tema centrale per il compito dello storico. Le fonti della storia contemporanea sono diverse rispetto alle fonti di altre epoche storiche, poiché lo storico contemporaneo dispone di una quantità e varietà di fonti spesso sovrabbondanti.

Lo storico contemporaneo ha anche una quantità di fonti provenienti da altri ambiti oltre a quello scritto. Il fatto di avere a che fare con fonti sovrabbondanti non significa che non vi siano delle lacune su determinati argomenti, e questa sovrabbondanza di fonti può essere anche un rischio, perché da una parte obbliga lo storico alla lentezza, e dall'altra lo può impaurire, portandolo spesso a scorciatoie pericolose, ossia o ad evitare di leggere delle fonti che potrebbero essere essenziali, oppure ancor peggio al plagio ("copia e incolla").

La diversificazione nella qualità, connessa con l'abbondanza delle fonti rende più complicato il processo di analisi e interpretazione per lo storico contemporaneo.

Tradizionalmente le fonti principali sono state considerate i documenti scritti prodotte dalle pubbliche autorità e dalle istituzioni, e questo tipo di fonti costituiscono i nuclei essenziali di archivi di vari paesi (insieme agli archivi centrali dello Stato ci sono anche gli archivi di vari ministeri, e poi gli archivi di Stato presenti in ogni provincia). Man mano che lo Stato ha dilatato il campo dei suoi interventi nella società e le sue istituzioni si sono articolate, si sono differenziati e accresciuti i documenti da esso prodotto, con tutte le problematiche del caso (richiedono lavoro di persone, locali per conservare queste migliaia di documenti e tempo). Le strutture archivistiche dell'età contemporanea proprio per la massa di documenti con cui hanno a che fare si trovano ad affrontare il problema dei documenti che lo Stato produce giorno dopo giorno.

L'ampliamento del campo della ricerca storiografica è un altro dato da considerare.

Fino agli anni 30 del secolo scorso, la storiografia si occupava solamente dei documenti prodotti dalle istituzioni, ma con la rivoluzione dell'Annales, la ricerca storiografica ha ampliato a dismisura il campo delle sue attività di ricerca. È sempre più difficile trovare un punto di equilibrio fra la crescente attrattiva esercitata da svariati settori di ricerca (e quindi il desiderio di avere a disposizione documenti che riguardino tutte le attività umane) e il problema che non si può accumulare tutto. Spesso gli archivi si ritrovano a decidere di scartare o buttare alcuni documenti, che può essere però un rischio: quello che potrebbe essere ora considerato inutile potrebbe aprire un altro campo di ricerca nel futuro. A questo si aggiunge anche un altro fattore fondamentale: in età contemporanea, l'egemonia delle fonti scritte è stata intaccata dalle nuove tecniche di comunicazione, che pongono nuovi problemi sia di

interpretazione che di conservazione. L'allargamento del campo delle fonti (tutto può essere fonte) si ripercuote poi sul rapporto storia-opinione pubblica, sempre oggetto di studio della storiografia contemporanea, le cui opere diventano fonte nel tempo. Ci sono vari generi di fonte: fonti scritte, orali, materiali, letterarie, audiovisive ed elettroniche. È chiaro anche che anche la metodologia dello storico non è più oggettiva, ma è adattata al singolo caso e alla singola fonte dalla sensibilità e intelligenza dello storico. Anche con riferimento delle fonti, l'oggettività non esiste nemmeno nei documenti. I testi vanno interpretati attraverso un esame intrinseco (lo stile, se si tratta di una fonte scritta, contenuti), considerando che anche il documento falso può dare delle notizie. Esiste poi il problema di accessibilità delle fonti: dopo quanti anni dalla loro formazione i documenti storici possono essere

accessibili per gli storici? In molti ordinamenti di Stati e istituzioni, è prevista la libera e piena consultabilità delle fonti, ma questa regola subisce diverse eccezioni riconducibili in linea generale a due categorie, ossia la tutela del segreto di Stato e la privacy dei cittadini.

Per ovviare a queste due legittime problematiche, in linea di massima la norma prevede che i documenti possano diventare accessibili dopo 40 anni dalla loro formazione. Però, anche qui, le due problematiche risultano essere ancora presenti: il periodo passa da 40 a 70 anni. In teoria, lo Stato italiano oltre a queste due norme sconta anche una norma non scritta, cioè il ritardo con cui le amministrazioni versano i documenti.

Negli ultimi anni si sono fatti dei tentativi per ridurre il problema della tutela del segreto di Stato: l'allora presidente del consiglio Matteo Renzi (che fu presidente del consiglio dal 2014 al 2016) con la "direttiva Renzi" chiedeva alle

disposizione.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
3 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher meowbinie di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Scirocco Giovanni.