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Origini della Prima guerra mondiale

Paesi che circondavano l'India, ossia la Persia e l'Afghanistan, nel cosiddetto "Great Game". Questa alleanza, insieme alle altre due alleanze bilaterali, porta a definire la "Triplice Intesa". Un'altra origine della Prima guerra mondiale è individuata nel fallimento del piano militare adottato dalla Germania: nel 1905 il capo di stato maggiore tedesco Schlieffen fonda il "Piano Schlieffen", con cui la Germania entrò in Guerra. Era un piano che era fondato sul ripetere la Blitzkrieg, ossia la "guerra lampo" che nel 1970 aveva permesso alla Prussia di sconfiggere la Francia di Napoleone III.

Nell'ipotesi di una Guerra contro la Triplice Intesa il piano consisteva nel lanciare le truppe della Triplice Alleanza contro la Francia e poi contro la Russia, che, essendo uno Stato molto grande e povero nei trasporti (poiché arretrata), avrebbe impiegato più tempo per attivarsi. Questo piano

Si sviluppava anche sull'ipotesi che l'Inghilterra sarebbe rimasta neutrale. Questo piano non aveva alternative (non c'era un piano B) e questo è uno dei tanti motivi per cui questo piano fallisce. Il piano Schlieffen fallisce anche perché la Gran Bretagna attacca a seguito della violazione tedesca della neutralità del Belgio (con cui la Gran Bretagna era legata tramite un patto di alleanza), e la Germania fallisce nello sfondare il fronte francese.

Quando la crisi si complica, l'Austria manda un ultimatum alla Serbia a seguito dell'attentato del 1914, che viene rifiutato dalla Serbia (perché voleva dire rinunciare alla propria sovranità), portando l'Austria a dichiarare guerra alla Serbia. La Guerra Lampo diventa Guerra europea.

La propaganda gioca un grandissimo ruolo nelle origini della Guerra. I giornali di quest'epoca cominciano a parlare di politica estera, di contrasti tra potenze e parlano accentuando le

caratteristichedi propaganda contro un possibile nemico. Quaranta anni di propaganda nazionalistica nell'epoca di "nazionalizzazione delle masse" creano un clima di tensione e odio contro il vicino nemico (austriacicontro slavi, italiani contro francesi...) che poi, quando si verifica l'attentato si Sarajevo, goccia chefa traboccare il vaso, si verifica quello che Joll definisce come "comunità di agosto" o "spirito del1914", dove gli abitanti dei paesi spingono il governo a entrare in guerra (i soldati andarono in guerracantando, quasi felici di andare al massacro). Venticinque anni dopo, quando scoppia la SecondaGuerra Mondiale, non si ha questo spirito, poiché si hanno memorie del massacro successo nel periododella Prima Guerra Mondiale.Di fronte ad uno stesso evento, i giornalisti individuano una sola causa per un avvenimento, mentre lo storicomoltiplica le cause e le mette in una gerarchia stabilendo i rapporti che

Legano tra di loro questi fattori. Eglideve moltiplicare le cause di un avvenimento e ordinarli secondo un ordine gerarchico. L'argomento che la storia non abbia, o ignori, il principio di causa-effetto è stato adottato contro la storia per dimostrare la sua natura non scientifica, che le toglierebbe la possibilità di fare previsioni.

Per affrontare questo problema, nel corso dell'Ottocento ha preso piede una corrente filosofica che prese il nome di storicismo, che ha tentato di dare una spiegazione che tenti di tenere insieme il problema causa-effetto ma anche il problema della libertà dell'uomo di agire e di scegliere.

Lo Storicismo in tutte le sue due versioni (sia quella di Hegel che quella di Marx) considera la storia come filosofia progressiva, ideologica, e fondata sulla dialettica. Questo vuol dire che esse si oppongono alle considerazioni cicliche della storia (quelle evidenziate dall'opera di Vico "Corsi e ricorsi storici").

che segue “B”), si arriva ad una sintesi (momento “C”) che supera e unisce i due momenti precedenti. Questo processo si ripete ciclicamente nel corso della storia, portando ad un continuo avanzamento e miglioramento delle società umane. Il concetto di storicismo implica anche che la storia sia influenzata da molteplici fattori, come le idee, le istituzioni, le condizioni economiche e sociali. Questi fattori interagiscono tra loro e determinano il corso degli eventi storici. Inoltre, lo storicismo riconosce che la storia non è solo una successione di eventi isolati, ma è anche il risultato delle azioni e delle scelte degli individui e dei gruppi sociali. Le decisioni prese dagli attori storici hanno un impatto significativo sullo sviluppo della storia. In conclusione, il concetto di storicismo sottolinea l'importanza di comprendere la storia come un processo dinamico e complesso, in cui si alternano fasi di sviluppo e regressione, ma che tende sempre a progredire nel tempo.della storia che porta ad un avanzamento "B"ecc. come spiega Aristotele). La dialettica, il contrasto e il conflitto sono il meccanismo per cui la storia nonsi ripete ma progredisce e si sviluppa.Queste caratteristiche riguardano tutti e due i tipi di storicismo, il primo è quello idealistico hegeliano.Nel 1807 (non casualmente è l'anno dopo la battaglia di Jena, avvenuta il 14 ottobre 1806, in cui le armatenapoleoniche giungono al loro massimo della loro espansione territoriale in Europa), Hegel scrive la"Fenomenologia dello spirito", in cui egli individua di grande importanza il rapporto servo-signore. La storiaumana dall'antichità alle Rivoluzioni francese-americana si è fondato, secondo Hegel, sulla relazione tra servoe signore, dove, dopo che il servo si è abbassato ad essere cosa del signore, egli intraprende una lotta perritrovare la sua figura umana attraverso il lavoro e attraverso la lotta per i suoi

diritti.Quella di Hegel è una metafora per indicare la serie di ceti della società che emergono durante le rivoluzionisettecentesche, sino ad allora estranea alla storia.

Nel 1848 Marx (allievo dello stesso Hegel) nel suo "Manifesto" sostiene nella sua interpretazione della storia che i risultati ottenuti dalle Rivoluzioni americana-francese (proclamazione per l'uguaglianza e diritti degli uomini) sono solo un passo per il percorso di progresso della storia. Un passo, e non la fine della storia come pensava Hegel, poiché attraverso le due rivoluzioni si definiva l'uguaglianza giuridica tra gli uomini, mentre Marx sosteneva che era necessaria anche un'uguaglianza sotto al punto di vista materiale ed economico.

Al quadro delineato da Hegel, Marx aggiunge la sua teoria economica e sociale, che si fonda su una concezione economica che discende dall'economia classica (di Smith e Ricardo), che poi Marx elabora ulteriormente attraverso la

teoria della lotta tra classi. Secondo Smith e Ricardo, e secondo gli economisti classici, il valore di una merce sta nel lavoro che viene utilizzato per produrre quella merce. Secondo Marx, una buona parte del valore di quella merce è intascato dal capitalista, che si appropria del "plusvalore". Questo significa che, al produttore materiale della merce (operaio) non viene riconosciuto tutto il valore del suo lavoro sotto forma di stipendio, poiché parte di questo valore viene intascato dal capitalista. Per Marx è giunto il momento in cui le classi operaie devono riappropriarsi di questo plusvalore attraverso lo strumento della lotta di classe che deve condurre ad una "autocoscienza" da parte del proletariato del proprio ruolo nella storia e quindi a porre fine alla proprietà privata dei mezzi di produzione per instaurare il comunismo, che è considerato da Marx come fine della storia (uguaglianza materiale tra tutti gli uomini). Anche lo

Lo storicismo marxista è una filosofia della storia progressiva, dove però è diverso sia il telos (rispetto a Hegel, il telos per Marx è la fine della proprietà privata dei mezzi di produzione e il raggiungimento della creazione di una società comunista) ed è diverso anche lo strumento della dialettica (alla dialettica servo-signore, Marx sostituisce la dialettica proprietario dei mezzi di produzione-proletariato).

Nella Parigi degli anni '30 una figura (per certi versi ancora misteriosa), ossia l'esule russo Alexander Kojeve, intrattenne un seminario sullo storicismo, ponendo a confronto i due tipi di storicismo. Questo seminario è importante perché vi assistettero tutti i principali intellettuali della Francia dell'epoca che diventarono poi famosi nel dopoguerra (Sartre, De Beauvoir, Aron...).

In questo seminario, Kojeve sostenne che tra Hegel e Marx aveva ragione Hegel.

Nel 1992 il politologo americano di

Origini giapponesi Francis Fukuyama scrisse un articolo e poi un libro chiamato "La fine della storia e l'ultimo uomo" (che scrisse dunque dopo il crollo del muro e la fine del comunismo) in cui riprendeva Kojeve sostenendo che la fine del comunismo e il suo crollo aveva dimostrato la validità dell'interpretazione di Kojeve, sostenendo dunque il pensiero che, tra Marx e Hegel, aveva ragione Hegel.

Anche il cristianesimo è da considerare come un'interpretazione della storia di carattere teologico, dove la fine della storia corrisponde con l'avvento del Messia sulla Terra e il Giudizio Universale (la religione venne profondamente criticata sia da Hegel, che la considerava una tappa della vita dell'uomo che lo avrebbe condotto alla filosofia, ossia libertà assoluta, e Marx, che la considerava come sviamento della ragione umana rispetto alla presa di coscienza del proprio ruolo da parte del proletariato, tanto da considerarla come.

“oppiodei popoli”).Lo storicismo nella seconda metà dell’Ottocento ha conosciuto il proprio apogeo e declino. Il positivismo harappresentato l’apice di una concezione ottimistica e progressiva della storia. Negli anni della SecondaRivoluzione Industriale cominciano a diffondersi quelle inquietudine, incertezze e contrasti a seguito deicontrasti delle grandi potenze e che poi sfociarono nella Prima Guerra Mondiale, considerata come la tombadi tutte quelle concezioni ottimistiche della storia.Alla fine dell’Ottocento si cominciano a diffondere delle concezioni filosofico-letterarie che di progressivo oottimistico hanno ben poco: si può pensare al decadentismo, alla psicanalisi, al relativismo o al nichilismo(antitesi dello storicismo nel negare qualunque significato tra la storia e la vita dell’uomo; per Nice l’uomovive la storia per caso, ma non ha alcun significato ad attribuire al percorso della sua esistenza).Indubbiamente lo

Lo storicismo ha dei limiti: nel tentativo di far apparire necessario quello che prima sembrava causale, il rischio è quello di cadere nel determinismo, ossia l'idea che le cose non possono che andare così (per Marx nel dare per scontato che si debba verificare la vittoria del comunismo).

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Publisher
A.A. 2020-2021
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher meowbinie di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Scirocco Giovanni.