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Cos'è stato il caso Matteotti? Quando e in che modo si risolvono le questioni? Che cosa sono le
leggi fascistissime? Vengono prese altre decisioni importanti? Il partito socialista era diviso in due
parti. Quali? Cosa si intende con la parola Aventino?
La crisi che determinò l'accelerazione della costruzione della dittatura fu determinata dal rapimento
e dall'assassinio di Giacomo Matteotti, leader emergente dei socialisti riformisti, che fece seguito
alla sua denuncia, all'apertura della Camera, dei brogli e delle violenze compiute durante le elezioni
che ne inficiavano i risultati elettorali. Resta il sospetto che i documenti pericolosi che Matteotti
avrebbe potuto rendere pubblici da un momento all'altro fossero contenuti nella borsa che quella
mattina del 10 giugno 1924 aveva con sé e che non fu più ritrovata. Questo lungo impasse che di
fatto favoriva Mussolini perché col tempo la protesta morale tendeva ad esaurirsi, si concluse il 3
gennaio 1925 con il discorso pronunciato alla Camera nel quale il duce dichiarava di assumersi tutte
le responsabilità politiche di quello che era stato il processo rivoluzionario e che quindi aveva avuto
caduti da una parte e dall'altra a suo dire. Questo discorso proclamò il passaggio da fascismo a
dittatura politica. Mussolini puntava a presentarsi come l'uomo in grado di garantire l'ordine e la
pace sociale. Emanò tra il 1925 e il 1926 le cosiddette “Leggi Fascistissime”, ovvero una serie di
norme giuridiche che iniziarono la trasformazione di fatto dell'ordinamento giuridico del Regno
d'Italia nel regime fascista, ossia in uno stato autoritario di tipo nazionalista, centralista, statalista,
corporativista ed imperialista. Inoltre nel 1929 viene riconosciuta da parte del governo fascista la
Chiesa Cattolica, attraverso lo Stato del Vaticano, come entità statale italiana. Si va proprio in questi
anni verso una maggiore partecipazione ed a un maggiore coinvolgimento delle masse nella vita
politica. Il partito socialista era diviso in due parti: la parte riformista legalitaria (moderati) e la
parte rivoluzionaria. I primi vogliono cambiare la società mediante le riforme e quindi attraverso gli
strumenti del Parlamento (es: riforme del lavoro, situazione contro gli infortuni, previdenza
sociale). Pensavano che i lavoratori avrebbero patito grandi sofferenze, senza ottenere, anche in
caso di vittoria, alcun miglioramento della vita. I secondi auspicavano una rivoluzione (lotta di
classe prospettata da Marx) che cambiasse radicalmente la società borghesia. Pensavano che la
guerra avrebbe aperto al strada alla rivoluzione sociale. Fra loro c'era Benito Mussolini, che
abbandonò la direzione del giornale socialista “Avanti!” e fondo “Il Popolo d'Italia”, per sostenere
l'intervento. Il gruppo che uccise Matteotti era molto vicino alla presidenza del consiglio ed era
individuato con la sigla C.E.K.A. gruppo che si era formato in seguito a tutta una serie di atti
intimidatori. A questo punto le opposizione guidate dal liberale Giovanni Amendola dichiararono di
astenersi dai lavori parlamentare finché il re non avesse ripristinato la legalità costringendo
Mussolini alle dimissioni (Aventino, 27 giugno 1924). In pratica gli aventiniani puntavano ad
attivare una procedura legalitaria di dimissione del governo Mussolini. L'aventino fu una sorta di
modo di dire per indicare la secessione dell'opposizione nelle sedute della camera; iniziativa partita
dai comunista, dai democratici e dai socialisti. Da qui i comunisti proposero uno sciopero generale
il quale non venne appoggiato dagli altri esponenti dell'Aventino perché avevano paura che
precipitasse verso uno scontro civile, nonostante l'idea fosse quella di convincere il re a far ritirare
l'incarico di Mussolini. L'Aventino è stato insomma un fallimento totale se non una testimonianza
morale di tutte le brutalità nascenti dal partito fascista.
Parla di Leone XIII
L'ascesa al soglio pontificio di Leone XIII (1878 – 1903) segnò la svolta. Con il nuovo papa
prevalse la linea dell'intervento e dell'azione. L'enciclica Au Milieu (1892) invitava i cattolici
francesi al riavvicinamento alle istituzioni della Repubblica francese. Niente di analogo accadde in
Italia dove il Non Expedit, ossia il divieto per i cattolici di partecipare alle elezioni politiche come
elettori e come candidati (introdotto da Pio IX), rimase operante fino alla svolta di Pio X e
ufficialmente fu tolto solo dopo la guerra mondiale. Tuttavia con l'enciclica Rerum Novarum (1891)
il pontefice spingeva i cattolici ad intervenire nella questione sociale. Restava ferma la
contrapposizione alle lotta di classe rivendicata dai socialisti. Al centro dell'enciclica stava il
principio solidaristico che negava la contrapposizione fra capitale e lavoro. Il proprietario, fosse
esso terriero o industriale, veniva richiamato ai suoi doveri di comprensione e sostegno sociale
dell'operaio. In sostanza la Chiesa continuava a negare il conflitto sociale come realtà connaturata
ad una società in fase di modernizzazione e nella quale il processo di industrializzazione procedeva
a rapidi passi, ma spingeva i cattolici all'azione, promuovendo quelle correnti di cristianesimo
sociale che hanno avuto una grossa espansione nell'Europa del XX secolo. Questo favorì la
diffusione nelle campagne delle classi rurali, delle cooperative di produzione e di consumo, delle
società operaie ed anche delle leghe di braccianti, di mezzadri e di piccoli proprietari.
Russia ne l'”800: Chi era e cosa fece lo Zar Alessandro II?
La sconfitta subita dalla Russia nella guerra di Crimea accelerò il processo riformatore in un paese
che viveva in grave stato di arretratezza, sia politica sia economica. Alessandro I era un reazionario
che cercò quindi di attuare politiche volte alla modernizzazione del paese. Il regno dello zar
Alessandro II che durò fino al 1881 coincise con l'abolizione della servitù della gleba, sancita dal
Manifesto di emancipazione (marzo 1861). la conseguenza della liberazione operata dallo zar, ed
estesa dalle proprietà nobiliari alle terre della famiglia imperiale, fu colossale nel numero di soggetti
coinvolti e nella portata economica e sociale. All'emancipazione fece seguito il trasferimento a
comunità agricole (mir), non a singoli contadini, salve che in Ucraina, di circa la metà della terra. I
proprietari furono indennizzati con un anticipo in buoni tesoro erogati dallo stato rimborsabili in 49
anni dai contadini (riforma agraria). Non si trattò di una riforma facile né i suoi effetti furono
sempre positivi; provocarono turbolenze e reazioni sociali anche violente nelle campagne russe,
tanto più perché intervenivano in una struttura sociale affetta da secolare immobilismo. A queste
riforme ne seguirono altre: con la riforma del 1864 le amministrazioni locali acquistarono
autonomia e favorirono la diffusione di presidi sanitari e dell'istruzione elementare, anche se
restarono sotto il controllo della nobiltà. La riforma del sistema legale avvenne nel 1864 e
contrassegnò la separazione del sistema giudiziario dall'amministrazione, favorendo la diffusione di
istituti minimi di garanzia e la nascita stessa della categoria degli avvocati. Il bilancio dello stato e
la stessa gestione della moneta fu garantita dalla nascita della Banca di stato nel 1866 e dalla
creazione di un'unica tesoriera. La leva militare inoltre fu ridotta da 26 a 6 anni liberando forza
lavoro. Infine la rivolta della Polonia, domata con una dura repressione l'anno successivo e
sottoposta ad un processo di russificazione, e l'attentato allo zar del 1866 rappresentarono grossi
ostacoli al progredire delle riforme.
Rivoluzione e concessione della Duma da parte dello zar Nicola II. Parlane.
La sconfitta militare subita dal Giappone fu di nuovo un grande acceleratore di riforme. In tutta la
Russia e in particolare nelle grandi città scoppiarono rivolte, che culminarono nella cosiddetta
domenica di sangue del 22 gennaio 1905, duramente represse. Le stesse forze armate manifestarono
pericolosi segni di ribellione che avrebbero potuto portare il regime dello zar al collasso. È noto fra
questi l'ammutinamento della corazzata Potemkin (episodio di insubordinazione nella marina).
Dopo lunga incertezza che denotò l'incapacità di Nicola II di affrontare con prontezza e
determinazione situazioni di emergenza e a seguito dello sciopero generale dell'ottobre 1905, lo zar
emanò il Manifesto di ottobre con il quale garantiva la libertà e la formazione di un parlamento
elettivo (duma). Si parlò di rivoluzione del 1905 a SanPietroburgo. Quando nel maggio 1905 fu
materialmente costituita la prima duma, lo zar varò le leggi fondamentali che la inquadravano in un
modello costituzionale puro, tale per cui il governo rispondeva solo allo zar e quest'ultimo
manteneva poteri molto forti. La prima duma formata a suffragio quasi universale, e la conquista
del 38% dei seggi da parte dei Cadetti, sembrò avviare la Russia verso la normalizzazione
parlamentare. Ma non fu così perché ci fu lo scioglimento della prima duma a seguito del conflitto
fra governo e zar. Ci furono nuove elezioni cui partecipò la sinistra che vide una grossa
affermazione e il un nuovo scioglimento per mano del presidente del Consiglio Stolypin, con
successivo cambiamento della legge elettorale che restituiva del 50% dei seggi alla nobiltà.
900 in generale: come si è evoluto il progetto di decolonizzazione dell'India?
La legge britannica Rowlatt (marzo 1919) che dotò il viceré di diritti di controllo sociale e
repressivi aggiuntivi provocò la mobilitazione del movimento di disobbedienza civile, ispirato da
Ghandi, che degenerò per la dura reazione britannica (strage di Punjab). Il governo britannico tentò
la soluzione estrema di mettere fuori legge il Congresso disponendo 36000 arresti di dirigenti del
partito, Ghandi compreso, per piegare i metodi della disobbedienza civile. L'entrata dell'India nel
conflitto mondiale dichiarata dal viceré, senza consultare gli esponenti dei partiti indiani, fu motivo
di divaricazione interna al Congresso: Ghandi rappresentò la linea di neutralità e quindi di
avversione alla guerra, mentre Nehru si schierò a favore della difesa dei principi di libertà e di
autonomia nazionale minacciati dalla Germania nazionalista. Nell'estate del '46 la Lega rivendicò la
costituzione del Pakistan e mise in atto azioni per perseguire questo obiettivo. Si scatenò la guerra
civile con massacri di indù e reazioni che misero a dura priva lo sforzo di Ghandi di mediare fra le
due comunità. Nel luglio 1947 il Parlamento britannico votò l'India Indipendence Act che divenne