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VITTORIA MUTILATA

La Prima guerra mondiale non bastò a spegnere gli antagonismi. L’Italia vince in quanto ha stipulato il patto di

Londra segreto con le forze dell’Intesa nel 1915. Le condizioni dell’entrata in guerra predisponevano condizioni nel

caso di vittoria, ma queste verranno solo parzialmente rispettate. Nel 1920 diventano note in quanto nel 1917 il

crollo dell’impero zarista comportò la scoperta di archivi sovietici, quindi nel 1920 arrivarono in occidente i

documenti del patto di Londra. Vittoria mutilata, vittoria dissacrata, ridotta rispetto a quella che avrebbe dovuto

essere. Il 24 ottobre 1918 (la guerra finisce formalmente il 4 novembre) sta per arrivare l’offensiva, sul corriere

della sera compare un componimento poetico che parlava di politica di guerra scritto da D’Annunzio che esprime

le sue preoccupazioni per le insidie che la guerra può portare con se, denuncia dentro la pace elementi negativi

“pace inviata alla tristezza degli uomini […]”. Impedire che la grande espressione della guerra venga spenta in una

disputa diplomatica, disputa lunga di vecchi. Sindrome da patriottismo tradito. Questo clima avvelena tutto il

dopoguerra italiano. Il fascismo si presenterà come il continuatore della vittoria della 1GM. Questo patriottismo

ferito trova incarnazione nella formula di vittoria mutilata dannunziana. Vittoria mutilata funziona perché richiama

in un tempo che è imbevuto di classicismo e ricorda la vittoria di Samotracia che è priva delle braccia e dall’altro

lato pesca nella società un fenomeno drammatico che è quello dei mutilati (Italia invasa da decine di persone

mutilate). I mutilati erano sotto gli occhi di tutti. Nel 1917 viene costituita l’associazione nazionale mutilati e invalidi.

Il termine mutilato passa dal linguaggio colto a linguaggio corrente. Mito della vittoria mutilata. Assiomi:

- Vittoria italiana era qualitativamente diversa e migliore rispetto agli altri, aveva un valore diverso, perché

dovuta al valore e al sacrificio dell’uomo e non alla ricchezza (Italia stato più piccolo e meno forte rispetto

agli altri e ha vinto lo stesso)

- Si attribuisce agli alleati di sfruttare il sacrificio italiano, gli altri volevano raggiungere scopi egoistici e quindi

stanno defraudando l’Italia della sua vittoria

- I frutti della vittoria si vedevano nell’espansione territoriale

 questi assiomi furono argomentanti dalla pubblicistica pubblica e da D’Annunzio.

Che cosa non era vero in questo mito? L’Italia non si era sacrificata a vantaggio degli alleati, i francesi hanno avuto

molti più morti. Non era vero che l’Italia ha combattuto da sola contro Austria e Ungheria, quando la Russia esce

dal conflitto rischia di soccombere (Caporetto) e gli alleati l’aiutano con uomini e materiali, in particolare aiuti

americani. Non è vero che l’Italia si trovava in posizione di sconfitta, ha tratto enorme vantaggio: è stato sconfitto

l’impero austroungarico e ha risolto il problema della sua sicurezza verso l’Europa centrale e in più ottiene

comunque delle terre.

Che cosa era vero? Era in parte vero che gli altri tre alleati si stavano mostrano non disposti verso le richieste

italiane. Era vero che l’Italia era considerata una potenza di 2 piano e scarsamente affidabile, era motivato dalle

richieste italiane e da una linea furba e poco coerente della delegazione italiana a Versailles, Sonnino ostinato nel

chiedere il rispetto del Patto di Londra anche a costo del principio di nazionalità, Orlando pronto alla stessa

posizione pur di ottenere l’annessione di Fiume, la delegazione italiana avrà un iter complicato. Gli alleati si

oppongono alle richieste degli italiani, gli italiani dicono “noi ce ne andiamo se non ci date quello che vogliamo” gli

altri dicono “andate” e loro se ne vanno, quindi sono fuori dai giochi. Con il neutralismo italiano si erano procurati

un vantaggio in quanto sottrae forze aprendo un fronte meridionale. Le promesse erano su una parte di territorio

di maggioranza croata ma ritenuta importanti dagli italiani per il controllo dell’Adriaco. Già nel 1915 questa richiesta

aveva creato un problema con la Russia che era tradizionalmente protettrice delle popolazioni slave. La Dalmazia

era fondamentale dal punto di vista militare per l’Italia? Il precedente di Sonnino, marchese di San giuliano, la

pensava diversamente, cioè che l’impegno sull’adriaco fosse più un problema che una risorsa. I capi dell’esercito

vedevano con preoccupazione di dover vedere alla difesa di una linea così estesa dell’adriatico, in quanto vi era

anche una popolazione ostile, quindi era un problema tenere la terra. L’ostinazione di Sonnino, che era privo delle

capacità diplomatiche, non si rendeva disponibile ad un punto di incontro. Questo obiettivo era sentito solo dai

nazionalisti estremi. In più la delegazione italiana non si rendeva conto che la guerra era stata lunga e le condizioni

sono cambiate e un po’ bisognava adattarsi al cambiare delle condizioni, ci sono gli USA e non c’è più l’URSS, Wilson

ha fatto la differenza inserendo i suoi punti metodologici basati sulla mentalità americana, in particolare

l’autodeterminazione dei popoli.

I fautori dell’amicizia con gli slavi hanno dovuto fronteggiare il nazionalismo sempre più estremo.

I “rinunciatari” si trovano nella posizione di chi, non condividendo la linea dei propri rappresentanti ufficiali, si

esponone all’accusa di rompere la solidarietà nazionale, vengono accusati di indebolire la posizione negoziale del

paese. Era più facile appellarsi alla retorica nazionalista. D’Annunzio spostò gli equilibri, segna la storia del paese,

sarà lui a tentare di trasformare questa faccenda con l’epopea della presa di Fiume. Pochi hanno la forza di opporsi

al messaggio retorico propagandistico di D’Annunzio, o stai con la patria o stai dall’altra parte. I socialisti

massimalisti (Mussolini) trovano dentro alle parole di D’Annunzio degli strumenti a loro favorevoli perché possono

rinfocolare a posteriori la politica contro la guerra. Spesso questo avviene con un livello di polemica politica

indiscriminata.

La soluzione raggiunta con il trattato di Rapallo (Istria all’Italia, Dalmazia alla Jugoslavia, Fiume città libera) viene

accolta con favore all’opinione pubblica. Grazie alla sindrome della vittoria mutilata, l’Italia vive un dopoguerra da

paese vinto e non da vincitore, idea di essere degli sconfitti. Le conseguenze sul piano della coesione della società

civile sono drammatiche, come per la Germania l’Italia del dopoguerra si porta dietro che quelle istituzioni arrivano

da una vittoria mutilata. Su queste condizioni lavora una forza politica nuova del tentativo totalitarista del fascismo.

Fascismo lavora su tutti questi temi. Il fascismo si proclama come il completatore della vittoria del 15-18, fortissimo

legame anche con il mondo militare dalla prima guerra. All’inizio cavalca il tema del giovanilismo, movimento fatto

dai giovani per i giovani che vogliono costruire la nuova Italia. Azione, vuole essere un movimento rivoluzionario.

Questo va a cavalcare i temi del reducismo, tornati dalla guerra e non sanno cosa fare e il fascismo si rivolge a loro.

Molti componenti sono ex militari. È uno spin off del socialismo, Mussolini in partenza era un socialismo. Questo si

sviluppa dentro un dopoguerra:

- Periodo di crisi economica, la fine della guerra crea un problema di riconversione

- La crisi economica denota una clamorosa novità: non si può continuare lo sviluppo su quei livelli senza lo

Stato, è lo Stato che ha coordinato l’economia e le politiche durante la guerra e quindi se si vuole proseguire

questa linea di sviluppo bisogna continuare con lo Stato. alcuni iniziano a pensare che se facesse tutto lo

stato andrebbe bene.

- Cresce il desiderio di regimi autoritari dettati dalla situazione di crisi

- La pace di Parigi mostra che i vincitori vogliono i frutti della vittoria

Giappone e Usa hanno partecipato allo sforzo bellico, ma hanno impiegato meno risorse sfruttando al meglio la

situazione. Usa diventano il centro dominante di quel momento, diventano il centro della finanza mondiale.

Quasi ovunque ci sono diffusi gruppi paramilitari, squadre armate delle diverse forze politiche (SA naziste, fasci). A

Weimar ci sono delle forze paramilitari fedeli ai socialdemocratici. Le squadre fasciste erano una “regola” in Europa.

Al diffondersi di questi gruppi paramilitari si diffonde anche la giustificazione della violenza come soluzione politica.

In più c’è uno spirito di solidarietà che rafforza i gruppi di classi (leghe contadine, sindacati, ecc.) che accorpano

uno spirito di coesione dal basso avanzano richieste sempre più pressanti. C’è anche la paura della rivoluzione

bolscevica, focolai rivoluzionari. Vengono in luce tutti i limiti dei sistemi parlamentaristici (termine per indicare i

sistemi parlamentari in tono dispregiativo). In molti paesi l’opinione pubblica si schiera contro i parlamentari, su

temi come: vittoria mutilata, revisione dei trattati, ecc. in generale vi è sfiducia verso le istituzioni. Durante la guerra

il Parlamento era tagliato fuori, esperienza forte. Finisce la guerra, arrivano i partiti di massa, partiti a struttura

rigida, in teoria era possibile il trasformismo, maggioranze ancora più faticose di prima. Le strutture parlamentari

erano arretrate rispetto a quel periodo, si vede il parlamento come superato.

In quel momento entra in Italia il fascismo. Alle elezioni del ‘19 l’Italia vota con un metodo proporzionale che da

risultati frammentari, fa esplodere le tensioni del paese. I grandi scioperi dei primi anni venti premono e cominciano

a produrre manifestazioni visibili nella società e portano ad una situazione di scontro. Giolitti cerca di ricompattare

il sistema con il fascismo, cioè assorbirli nella società e farlo diventare come le altre forze. N.B. il fascismo non è

una forza come le altre e non può essere annullato includendolo all’interno delle forze politiche.

Il fascismo sale al potere usando vie costituzionali, attraverso Mussolini che riceve l’incarico dal capo dello Stato.

Alle ultime elezioni politiche che precedono l’incarico di Mussolini partecipano 15 partiti e si tengono nel maggio

del 1921. Il fascismo sale al potere approfittando di un “vuoto costituzionale”, il sistema politico non riesce ad

affrontare le sfide che si trova di fronte. Desiderio di stabilizzazione politica nell’opinione pubblica. Da un punto di

vista costituzionale il re che attribuisce il potere a Mussolini segue una via costituzionalmente valida. Non

dimentichiamo le serie di violenze che le forze paramilitari fasciste eseguono sugli scioperi a favore di imprenditori

e ric

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A.A. 2019-2020
54 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beatrice.M96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Colombo Paolo.